(VIDEO) Marinella: siamo tutti con te!

Roma, 28 feb 2013 – ore 13:24 Marinella Correggia ha fatto irruzione nell’aula di Villa Madama nel corso della conferenza stampa congiunta tra il segretario di Stato americano, John Kerry, il ministro degli Esteri, Giulio Terzi e il leader delle opposizioni siriane al Khatib, inveendo contro i tre leader internazionali e mostrando un cartello con su scritto: ”Usa ($) Europa, Turchia, Qatar ed Emirati Arabi supportano i terroristi e boicottano la pace”.

La dimostrante, incalzata dai giornalisti, ha spiegato di contestare attraverso la propria associazione la ”propaganda mediatica portata avanti dalle opposizioni”, colpevoli di sostenere ”gruppi armati terroristici pronti ad uccidere chiunque”.

(VIDEO) Cartellino rosso per Israele. Consegnata a Napoli lettera per Maradona

Lunedì 25 febbraio, verso le 21,45 nell’atrio dell’Hotel Royal-Continental il Presidente della Comunità Palestinese della Campania, dottor Shafik Kurtam, con un gruppo di attivisti del Comitato BDS Campania, ha consegnato ad Angelo Pisani, avvocato di Diego Armando Maradona la lettera, sottoscritta da numerose realtà sociali di base e singoli tifosi, cittadini e personalità pubbliche, in cui si chiede al Pibe de oro di pronunciarsi pubblicamente contro la scelta di Israele come sede per le finali del campionato UEFA Under 21, da tenersi il prossimo giugno Israele, che non è uno stato europeo, è stato evidentemente scelto come sede dei campionati europei per motivazioni tutte politiche, che non possono che risultare di appoggio alla politica razzista e di violazioni sistematiche dei diritti dei Palestinesi e dei diritti umani di questo stato, aiutandolo a nasconderla.

Ciò è reso maggiormente evidente dalle più recenti vicende che sono riuscite a giungere all’opinione pubblica, come le manifestazioni razziste dei tifosi del Gerusalemme Beitar contro l’acquisto da parte della squadra di due giocatori musulmani, perché avrebbero inquinato la “purezza” della squadra israeliana; come la scandalosa pratica di somministrazione di un potente anticoncezionale poi considerato potenzialmente cancerogeno ad ignare donne falashà (ebree etiopi) a condizione e prima del loro ingresso in Israele; come denuncia la tragica morte durante un “interrogatorio” del giovane Arafat Jadat, sabato scorso nel carcere israeliano di Megiddo a seguito di torture, secondo la denuncia dei familiari, dell’avvocato che ne aveva raccolto le testimonianze riportando al giudice la segnalazione prima del decesso di Arafat (dal 1967 sono più di 200 i prigionieri politici palestinesi morti nei carceri israeliani) e di autorità palestinesi.

La delegazione si è riunita, subito dopo, agli altri attivisti di diverse realtà di base che hanno aderito alla campagna “Cartellino Rosso contro l’apartheid israeliana” fuori l’Hotel e dietro lo striscione rosso come il cartellino di espulsione con la scritta in spagnolo per Diego: Israel estado terrorista no puede acomodar a la UEFA, mentre in un’auto che sfilava d’avanti ai tifosi inneggianti slogan, Maradona si allontanava dall’albergo.

Comitato BDS Campania

Ecuador: via alle riforme costituzionali dopo la vittoria di Rafael Correa

24FEB – Quitolatino

di Davide Matrone

Lo scorso 17 febbraio si sono svolte le elezioni presidenziali in Ecuador. Il popolo ha dato fiducia per altri 4 anni a Rafael Correa, presidente dell’Ecuador dal 2006. La vittoria era scontata ed era ben palpabile nell’aria. I sondaggi, durante l’intera campagna elettorale, davano sempre grandi margini di vantaggio tra il candidato di Alianza PAIS della sinistra progressista (R. Correa) e il principale avversario della destra, il banchiere del partito CREO OPORTUNIDADES (G. Lasso). Alle 17 (al termine delle votazioni) era già chiaro che non ci sarebbe stata LA SEGUNDA VUELTA cioè il ballottaggio, in quanto lo scarto tra il primo ed il secondo candidato alla Presidenza era ben superiore del 10%, secondo le proiezioni dei vari istituti di sondaggi politici. (+34.97%).

Lenin Moreno (Vice - Presidente della Repubblica dell'Ecuador uscente), Rafael Correa (Presidente della Repubblica dell'Ecuador) e Jorge Glass attuale Vice - Presidente della Repubblica

Lenin Moreno (Vice – Presidente della Repubblica dell’Ecuador uscente), Rafael Correa (Presidente della Repubblica dell’Ecuador) e Jorge Glass attuale Vice – Presidente della Repubblica

I risultati (in fase di conteggio definitivo) ci dicono quanto segue:

R. Correa – Alianza PAIS           57.37%      4.553.297        (SINISTRA PROGRESSISTA)

G. Lasso – Creo Oportunidades  22.40%      1.837.302        (CENTRO – DESTRA)

L. Gutierrez – PSP                       6.33%        552.991        (DESTRA)

M. Rodas –  SUMA                      4.46%        320.286        (CENTRO)        

A. Noboa – PRIAN                        3.47%        295.288       (DESTRA)

A. Acosta – UPDLI                       3.31%         269.750       (SINISTRA ANTICAPITALISTA)

N. Wray – Ruptura 25                   1.43%         108.253       (SINISTRA SOCIALDEMOCRATICA)

N.Zavala – PRE                            1.23%           94.751       (POPULISMO – CONSERVATORE)

Schede Bianche 0.7% –  Schede Nulle 2.7%

http://es.wikipedia.org/wiki/Elecciones_presidenciales_de_Ecuador_de_2013

Il nuovo Parlamento ecuadoriano dopo le elezioni presidenziali febbraio 2013

Il nuovo Parlamento ecuadoriano dopo le elezioni presidenziali febbraio 2013

90 Alianza PAIS – 12 Creo Oportunidades – 7 Partido Social Cristiano – 6 Partido Sociedad Patriótica – 6 Partido Movimiento Popular Democratico y Movimiento de Unidad Plurinacional Pachakutik – 4 Partido Avanza – 1 ARE – 1 PMOD – 1 Movimiento SUMA – 1 Partido Roldodista Ecuatoriano – 1 MRY.

I CANDIDATI

RAFAEL CORREA: Presidente della Repubblica in carica dal 2006. Già Ministro dell’economia del governo di Alfredo Palacios con il quale fu sempre contrario alla firma del TLC – TRATTATO DI LIBERO COMMERCIO imposto dagli USA. Per questo motivo lasciò l’incarico e fondò il Movimento di sinistra Alianza PAIS..

GULLERMO LASSO: Già Presidente Esecutivo del Banco di Guayaquil di cui oggi è il principale azionista. Già Presidente della Regione del Guayas e Super Ministro dell’economia durante il governo di J. Mahuad ed assessore economico e ambasciatore itinerante durante il governo Gutierrez. Già Vice – Presidente della multinazionale Coca – Cola in Ecuador nel 1984.

LUCIO GUTIERREZ: Già Presidente della Repubblica dell’Ecuador dal 2003 al 2005. Non terminò il suo mandato quadriennale a causa delle fortissimi proteste popolari che lo indussero ad abbandonare il Palazzo Carondelet (sede della Repubblica dell’Ecuador) in elicottero alla volta di Miami (USA).

ÁLVARO NOBOA: Imprenditore e leader del partito personalistico PRIAN. Uno degli uomini più ricchi del paese. Denominato “l’eterno candidato” per essersi presentato per ben 6 volte alle presidenziali ed è sempre risultato perdente. Attualmente ha problemi con la legge ed è accusato di evasione fiscale (200 milioni di $ non versati all’erario statale (SRI IN ECUADOR) dall’anno 2005).

NORMAN WRAY: Avvocato e fondatore del partito RUPTURA 25 che faceva parte del Movimento Alianza PAIS, di cui rappresentava l’ala destra dello schieramento politico. Già parlamentare del gruppo AP della passata legislatura e consigliere comunale della città di Quito. E’ stato tra i promotori dell’iniziativa di carattere ambientale BICI – Q. Un sistema metropolitano che incentiva l’uso della bici nella grande metropoli di Quito.

NELSON ZAVALA: Pastore evangelico e membro dell’Associazione dei Pastori Evangelici dell’Ecuador. Difensore dei diritti umani, civili e del culto religioso.

ALBERTO ACOSTA: Economista ed ex – Presidente dell’Assemblea Nazionale Costituente dell’Ecuador nel 2008. Già Ministro dell’Energia e delle Minerie durante il primo governo Correa. Fondatore e redattore del programma politico di Alianza PAIS. Marxista e terzomondista convinto lascia il partito del Presidente Correa per la questione e la gestione del Yasuni ITT a partire dal 2011.

MAURICIO RODAS: Giovane avvocato della città di Quito. Analista politico ed assessore in alcuni governi ecuadoriani. Ha svolto incarichi istituzionali a livello internazionale come per esempio in Cile e in Messico.

candidati elezioni Ecuador 2013

candidati elezioni Ecuador 2013


VEDIAMO UN PO’:

a) Aumenta il consenso popolare nei confronti di R. Correa. Ecco i dati + 5.37% (elezioni 2009 52% elezioni 2013 57.37%), + 969.061 voti (3.584.236 elezioni 2009 – 4.553.297 elezioni 2013), + 10.97% di differenza tra lui è il candidato principale della destra (52% R.Correa, 28% L. Gutierrez elezioni 2009 (scarto +24%) – 57.37% R. Correa, G. Lasso 22.4% (scarto 34.97%) elezioni 2013. I dati ancora ufficiosi ci dicono che per la prima volta, dal 2006, il partito Alianza PAIS avrà una maggioranza assoluta all’interno del Parlamento (Asamblea Nacional Legislativa) rispetto a una maggioranza relativa acquisita con le passate elezioni del 2009. Una curiosità : nella scorsa legislatura si era verificato un record in assoluto nella storia repubblicana dell’Ecuador, cioè dei 137 parlamentari (asambleistas) 42 erano donne (57.54% dell’intero Parlamento).

b) Perdono consensi e credibilità i rivali storici come Lucio Gutierrez e Álvaro Noboa che rappresentano la destra liberale e conservatrice del paese. Il primo passa dal 28% del 2009 al 6.3% del 2013 registrando un calo di consensi del -21.67% e – 1395176 dei voti a livello nazionale. Perde 6 province (regioni) rispetto al 2009. Nel 2009 il PSP (Partido Sociedad Patriótica) aveva conquistato la maggioranza in 7 province (Bolivar – Napo – Pastaza – Orellana – Tungurahua – Chimborazo e Morona Santiago), oggi resiste solo nella provincia del Napo (Amazzonia, Gutierrez è di origine amazzonica). Il secondo perde il 4.53% in termini percentuali e – 493733 voti. La destra continua a presentarsi disunita e frammentata per i forti personalismi dei vari leader politici. I tre candidati, che divisi hanno conseguito un 32,2%, potrebbero aumentare i consensi se si presentassero uniti agli occhi del proprio elettorato. Vedi il caso del Venezuela.

c) Il candidato “nuovo” della destra conquista un 22.40% di tutto rispetto se consideriamo la sua prima partecipazione alle presidenziali ma sarebbe anche il caso di ricordare alcune fasi storiche di cui Lasso è stato protagonista.

Anche lui. è stato artefice, della crisi economica e sociale che ha attraversato l’Ecuador negli anni ’90. Lasso è stato Ministro dell’Economia durante il governo del presidente ecuadoriano di origine libanese J. Mahuad, protagonista della dollarizzazione e dell’avvio della notte neo – liberale (per usare un termine caro a R. Correa). Nel periodo presidenziale 1998 – 2000, si ebbe il fallimento di una decina di banche e di numerosi istituzioni del sistema finanziario ecuadoriano. L’allora presidente J. Mahuad, con il consenso e la firma del Ministro dell’economia G. Lasso, emanò la legge conosciuta come del “salvataggio bancario” che destinò ingenti risorse dello stato a favore delle banche private. Questo provocò una crisi senza precedenti, ponendo in ginocchio l’intera economia. Inoltre si registrò la svalutazione della moneta nazionale il Sucre a favore del dollaro, che passò da 4.500 a 25.000 sucre in meno di un anno. Le conseguenze furono nefaste, si determinò un’emigrazione massiccia di 3.000.000 di ecuadoriani principalmente verso la Spagna, l’Italia e gli Stati Uniti.

d) A sinistra c’è la debacle dell’economista marxista A. Acosta che raccoglie un 3% sotto tutte le aspettative. Lo stesso candidato ha riconosciuto la sconfitta dal Centro Cultural Mindalae del centro nord di Quito e nello stesso tempo ha chiamato all’attenzione il vincitore Correa degli errori fatti fin qui della erronea “Rivoluzione cittadina”.

ED ORA LA NUOVA LEGGE DI COMUNICAZIONE?

Il Parlamento ecuadoriano

Il Parlamento ecuadoriano

Viste ed ascoltate le ultime dichiarazioni del Presidente neo – eletto si prospetta un’accellerazione delle riforme costituzionali. Correa ha dichiarato che bisogna riformare la Carta Magna per dare maggiore stabilità al paese. Le riforme riguarderebbero la salute, il lavoro, le risorse naturali e i governi locali. Ancor prima però, bisogna emanare la nuova legge di comunicazione che da troppo tempo giace nella Commissione di Comunicazione per l’ostracismo dell’opposizione (nella legislatura passata Alianza PAIS aveva una maggioranza relativa).

E LE ALTRE RIFORME?

Si prospettano alcune leggi che riguardano il CODICE PENALE immutato da 70 anni, la legge sull’acqua e sulla terra per salvaguardare le risorse naturali dalle speculazioni del mercato, il pensionamento per le casalinghe (un contributo mensile per le casalinghe appartenenti a famiglie con reddito basso), la proibizione dell’ingresso e della coltivazione di semi trasgenici o uso limitato degli stessi in base alla podestà del Presidente della Repubblica.

Secondo l’attuale Costituzione vigente (art. 441) sono due le vie, attraverso le quali si possono realizzare modifiche costituzionali. L’articolo 441 recita che: “l’emendamento di uno o vari articoli della Costituzione si possono realizzare sempre che, non alterino la sua struttura fondamentale, o il carattere e gli elementi costitutivi dello Stato, non stabiliscano restrizioni ai diritti e alle garanzie, o non modificano  il procedimento di riforma della Costituzione. Questo può essere realizzato attraverso due vie:

1_Mediante referendum richiesto dalla Presidenza o dal Presidente della Repubblica, o dalla cittadinanza con l’appoggio di almeno l’8% delle persone iscritte nel registro elettorale.

2_Per iniziativa di un numero non inferiore alla terza parte dei membri del Parlamento. Il progetto si trasmetterà in due dibattiti; il secondo si realizzerà in modo non prorogabile entro i 30 giorni seguenti. La riforma si approverà solo se ottiene il consenso dei 2/3 dei membri del Parlamento.”

Quindi non s esclude una nuova chiamata alle urne del popolo ecuadoriano che dal 2006, anno della vittoria di Correa, è già stato chiamato 2 volte per modifiche della Costituzione. La prima si è tenuta nel 2008 per l’approvazione della nuova carta costituzionale (oggi in vigore) che vide il consenso del 75.8%

I risultati del Referendum Costituzionale del 2008 in Ecuador_Vittoria con il 75.8%

I risultati del Referendum Costituzionale del 2008 in Ecuador_Vittoria con il 75.8%

e la seconda si ebbe il 7 maggio del 2011 dove venivano avanzate 10 proposte di riforme costituzionali in materia di diritti civili, giurisdizione e lavoro. In quel caso i SI furono il 53.1% e i NO il 46,9%. Staremo a vedere.

Le domande del Referendum popolare del 7 maggio del 2011_Vittoria del 53.1%

Le domande del Referendum popolare del 7 maggio del 2011_Vittoria del 53.1%

Diritti e solidarietà, un filo che unisce Napoli a Caracas

 20 febbraio 2013.- Si è svolto questa mattina, presso il consolato del Venezuela di via De Pretis a Napoli, un cordiale e lungo incontro tra i gruppi di solidarietà con il Venezuela Bolivariano, attivisti, militanti, amici, compagni e sostenitori dell’Associazione ALBA, del PRC, del Movimento 5 Stelle, del P-CARC e di Insorgenza Civile e il Console Generale venezuelano Bernardo Borges. Un saluto doveroso per augurare una pronta guarigione al Comandante e Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, appena rientrato da Cuba per continuare in Patria la convalescenza dopo l’operazione.

Molti i temi affrontati nel corso del confronto: il console ha spiegato di guardare con interesse a quanto accadrà in Italia alle prossime elezioni politiche, con l’auspicio che il Presidente possa presto venire a Napoli.

Partendo dal “modello” Venezuelano, si è discusso di cosa potrebbe accadere nei prossimi mesi anche in Italia, avviando una serie di iniziative volte a tutelare le fasce più deboli e con una rappresentanza parlamentare eletta direttamente dal basso. Diritti umani, le analogie tra Sud Italia e Sud America, la valorizzazione delle tipicità, le politiche contro le ingiustizie e le ineguaglianze, sono stati tra gli argomenti pregnanti sui quali si è incentrato il dibattito.

Al Console sono stati consegnati diversi prodotti tipici, tra cui alcuni dop, della zona irpina che, a causa delle imminenti trivellazioni petrolifere annunciate da alcune multinazionali del petrolio nella zona, rischiano la definitiva estinzione. Si è concordato infine, di organizzare scambi culturali e solidali con il Venezuela, partendo proprie dalle tipicità in via di estinzione meridionali, ripromettendosi di rivedersi dopo le elezioni politiche.

Assange: «Chávez ha realizzato cose davvero impressionanti»

Fonte: RT (en castellano mas abajo)

Le nuove rivelazioni di Wikileaks mostrano la disperazione crescente dei funzionari degli Stati Uniti d’America, a causa delle capacità dimostrate dal presidente del Venezuela Hugo Chávez nel processo di costruzione della rete di alleanze nel continente americano. Questo è ciò che dichiara il fondatore del sito Julian Assange.

Sabato scorso il portale WikiLeaks ha pubblicato una grande quantità di documenti, relativa allo scambio di e-mail tra l’agenzia d’intelligence e spionaggio statunitense Stratfor e diversi paesi dell’America Latina, che comprende più di un milione di file.

Tra le decine di migliaia di e-mail riguardanti il Venezuela era possibile individuare ogni sorta di speculazione: previsioni sulla situazione economica del paese, riflessioni sulla nazionalizzazione del settore privato, pettegolezzi in materia di commercio con l’Iran o teorie sulla natura della malattia Chávez.

Come rivelato dal fondatore del sito, Julian Assange, in un’intervista rilasciata al quotidiano venezuelano Ultimas Noticias, i file che fanno riferimento al presidente Chávez mostrano chiaramente le preoccupazioni dei funzionari degli Stati Uniti per la crescente influenza del presidente venezuelano nelle vicende politiche della regione. «Hugo Chávez ha fatto cose davvero impressionanti», afferma Assange.

I documenti rivelati descrivono in che modo i diplomatici degli Stati Uniti hanno cercato di convincere, senza successo, il ministro della difesa del Brasile a prendere le distanze dal Venezuela. Un altro documento spiega come Washington abbia rinunciato all’idea di ricorrere ai bombardamenti in Colombia per il timore «dello scandalo che Chávez avrebbe creato a livello continentale».

Julian Assange resta bloccato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra. Non può recarsi a Quito, nonostante l’offerta di asilo diplomatico ricevuta dal presidente dell’Ecuador Rafael Correa, perché, una volta uscito dal palazzo dell’ambasciata, rischia di essere arrestato dalla polizia britannica.

Assange, perseguito per presunti crimini sessuali, è sicuro del fatto che, in riferimento al suo caso, le motivazioni reali siano di natura politica. L’attivista australiano non si è arreso e ha intenzione di candidarsi alle elezioni parlamentari nel suo paese di nascita. «Il mio progetto consiste nel propormi come candidato per le prossime elezioni parlamentari in Australia», ha detto Assange in un’intervista rilasciata ai media venezuelani, citando sondaggi che gli attribuiscono oltre il 25% dei consensi, un dato più che sufficiente per l’attribuzione un seggio nel parlamento australiano.

[trad. dal castigliano Massimo Scotti Galletta]

Los nuevos cables revelados por WikiLeaks demuestran la creciente desesperación de los funcionarios de EE.UU. por el avance de las alianzas del presidente venezolano, Hugo Chávez, en el continente. Así lo indicó el fundador del portal Julian Assange.

El sábado el sitio de filtraciones WikiLeaks publicó un enorme archivo de correos electrónicos de la empresa estadounidense de inteligencia y espionaje Stratfor relacionados con varios países de Latinoamérica, que implica más de un millón de documentos. Entre decenas de miles de correos electrónicos sobre Venezuela figuraban todo tipo de especulaciones: pronósticos sobre la situación económica del país, advertencias acerca de la nacionalización del sector privado en el país, rumores sobre el comercio con Irán o teorías sobre la naturaleza de la enfermedad de Chávez.

Según reveló el fundador del portal, Julian Assange, en una entrevista con el diario venezolano Últimas Noticias, los archivos dedicados al presidente Chávez demuestran claramente las preocupaciones de los funcionarios estadounidenses acerca del considerable crecimiento de la influencia del mandatario venezolano en la región. “Hugo Chávez ha logrado cosas realmente impresionantes”, afirma Assange.

Los cables filtrados describen cómo los diplomaticos norteamericanos intentaban convencer, sin éxito, al ministro de Defensa de Brasil de distanciarse de Venezuela. Otro documento explica cómo Washington no se atrevió a bombardear en Colombia por miedo al “escándalo que formaría Chávez a nivel continental”.

Julian Assange permanece encerrado en la embajada de Ecuador en Londres. El presidente ecuatoriano, Rafael Correa, le dio asilo diplomático aunque, no obstante, no puede viajar a Quito por amenaza de ser arrestado por la Policía británica justo al salir del edificio de la embajada.

Assange, perseguido por supuestos delitos sexuales, está seguro de que su caso es puramente político. El australiano no se da por vencido y planea presentarse a las elecciones parlamentarias en su país natal. “Mi plan es lanzarme como candidato para las venideras elecciones parlamentarias en Australia”, dijo Assange en una entrevista con el medio venezolano, y citó encuestas que le dan más de 25% de apoyo, más que suficiente para optar por un curul en el parlamento australiano.

Texto completo en: http://actualidad.rt.com/actualidad/view/86853-assange-nuevas-filtraciones-hugo-chavez-logrado-cosas-realmente-impresionantes

Liliane Blaser: «Abbiamo l’orgoglio di essere stati il primo popolo a ribellarsi al FMI»

da Aporrea –

Caracas, 23 Feb. 2012 AVN.- «Abbiamo l’orgoglio di essere stati il primo popolo a ribellarsi al Fondo Monetario Internazionale. Adesso l’hanno fatto anche Grecia e Spagna, dove l’onda d’urto è arrivata un po’ più tardi perché avevano uno stato sociale più avanzato», ha affermato la documentarista Liliane Blaser, durante un incontro avente per tema El Caracazo, che si è tenuto a Caracas.

Sui fatti avvenuti il 27 febbraio del 1989, giorno nel quale centinaia di cittadini si ribellarono contro il pacchetto di misure economiche del governo di Carlos Andrés Pérez – promosso dal FMI – che stabiliva la liberalizzazione dei prezzi e dei tassi di interesse, l’aumento dei prezzi del gasolio (del 100%) delle tariffe dell’elettricità e del telefono (50%) così come l’eliminazione dei sussidi e del controllo di cambi, Blaser ha affermato che l’astio e la rottura delle aspettative sono state all’origine della sollevazione popolare.

Il paese aveva in quell’epoca un Presidente che arrivò al potere facendo credere al popolo che era il tempo delle vacche grasse e che, all’improvviso, afferma: «bhé, non è che morirete, però dovete stringere la cinghia». Questo tipo di cose, sommate ad una oppressione millenaria, si andarono accumulando fino a che aumentarono i prezzi del gasolio e la rabbia della gente esplose.

Nell’attività si è anche proiettato il documentario realizzato nel 1991 da Balser e Lucia Lamanna, Caracazo, 27 febbraio del 1989, Il risveglio della Rivoluzione, che Blaser descrive come un lavoro che mostra ciò che accadde realmente quel giorno, così come «le verità che furono occultate».

«I mezzi di comunicazione hanno dato molta importanza ai saccheggi ma non parlavano delle proteste, dicevano che la maggioranza dei morti erano dediti al saccheggio, quando, in realtà, erano persone che morirono dentro le loro case, massacrate».

Al cineforum ha partecipato anche lo storico Vladimir Acosta, il quale ha sottolineato l’importanza di ricordare questo fatto che egli definisce come «il risveglio del popolo venezuelano. Risulta fondamentale ricordare questa data, prendendo in considerazione che il neoliberalismo che si impose in Venezuela negli anni ’80 conduceva alla perdita completa della memoria, con l’obiettivo di cancellare questa data al fine di cancellare la nostra identità e poter essere manipolati».

Adesso stiamo riscattando la nostra memoria storica. Ha evidenziato che «la mobilitazione popolare ha preso di sorpresa questa classe dominante e arrogante che c’era nella 4′ repubblica, che non sapeva cosa fare all’inizio e quando reagì mise in campo la brutalità più spaventosa, massacrando migliaia di venezuelani in diversi giorni».

Secondo l’opinione del ‘historiador’, El Caracazo ha dato la stura a lotte e ricerche di cambiamento, «che si sono incarnate nella figura di (Hugo) Chávez, grazie al quale si sono ottenuti miglioramenti nel paese e l’ha trasformato in qualcosa di completamente diverso rispetto a quel paese che avevamo il 27 febbraio del 1989».

Liliane Blaser sarà presente in Italia il 20 febbraio, a Roma per presentare il suo  documentario 1992-1993: La Ribellione Popolare (Cronaca di un popolo nelle strade).

Appello di una eco-attivista contro le “guerre umanitarie” in vista delle elezioni italiane

Por Marinella Correggia

¡DÍGANLO ANTES!

En ocasión de las elecciones generales que se celebrarán en Italia el 24 y 25 de febrero:
Plataforma para una política exterior de su país que sea verdaderamente de paz.
Una vez más, la guerra volvió a entrar en la historia. Italia, detrás del Caballo de Troya de los derechos humanos, se lanza en guerras “humantiarias” reiteradas: último disfraz de las conquistas imperialistas. Más bien, una pólitica exterior de paz, debería tener como primer fundamento, el rechazo de la injerencia armada en terceros países, a pesar de su motivación, aunque fuera por violencias reales contra los derechos humanos. La violencia no se combate con otra violencia, sino con medios pacíficos, como nos enseñó Mandela.

1. Cambio radical con respecto a los conflictos armados en los que Italia está (o fue) involucrada, para eso hay que:
– En MALI: condenar el ataque de Francia (que ni siquiera fue autorizado por la ONU) en vez de apoyarlo;
– AFGHANISTAN: retirar inmediatamente cada presencia militar, indemnizar al país, en vez de seguir matando todavía por un año más;
– SIRIA: presionar por un alto el fuego y una negociación entre cada bando, en vez de proporcionarles ayudas militares a los grupos armados y apoyo político-económico al CNS ayer, y hoy a la Coalición Nacional Siria;
– LIBIA: reconocer los crímenes de Italia y de la OTAN, que se llevaron a cabo contra el mandato de la ONU; indemnizar a las víctimas; calificar a los refugiados como exiliados; desenmascarar los intereses que se esconden detrás de las mentiras que nos cuentan los medios;
– Repudiar la “guerra permanente” norteamericana, rechazando cada colaboración con ella, por ejemplo, acabando con las bases USA “Africom” en Vicenza y Napoli, que se construyeron para las guerras futuras de EEUU en África.

2. Cambio radicaldel uso de los recursos económicos destinados a la defensa de Italia, para eso hay que:
– Seguir una política de desarme y que convierta la producción bélica de las industrias italianas en producción civil;
– Anular los proyectos más gravosos como los F-35 y JSF; elicópteros NH-90; buques Fremm, etc.;
– Revocar la Ley 244/12 que permite a las fuerzas armadas de defensa convertirse en fuerzas armadas de ataque.

3. Cambio radical sobre la protección del territorio nacional italiano, para eso hay que:
– Usar el ahorro (vea punto 2) para sanear el territorio nacional contaminado (como el de Sardegna, Taranto, etc.);
– Negar a terceros países el uso de polígonos de tiro y cada actividad que contamine el territorio italiano;
– Prohibir en el territorio italiano el almacenaje de armas nucleares o la construcción de radar dañino (MUOS).

4. Cambio radical de la política exterior italiana, para eso hay que:
– Salir de la OTAN para evitar que nos arranquen en guerras que decidieron otros;
– Reclamar la extradición de los 23 agentes CIA, quienes fueron condenados por los tribunales italianos y que son fugitivos en EEUU;
– Revocar los convenios militares con Israel y presionarlo para que acabe con la ocupación salvaje y su política de apartheid que lleva a cabo impunemente en Palestina;
– Recuperar el papel como “protagonista de la paz” que Italia desempeñó durante la época del Renacimiento, cuando inventó la diplomacia internacional y logró solucionar muchas controversias en el mundo.

¡Basta sujeción! ¡Basta guerras! ¡En favor de una política exterior activa de paz!

Cristina, i Viet-cong e San Martin

cristindi Marco Nieli (articolo in italiano nel fondo)

En Italia y en Europa, las noticias que son consideradas dañinas o de mal ejemplo para preservar la imagen oficial de los paises suramericanos, no pasan. No sé cuantos períodicos o TV europeas habrán dedicado un espacio, aunque minímo, a la visita de la Presidenta argentina el pasado enero (19-22) a Vietnam. La presidenta Cristina Fernández, entre encuentros oficiales y otras incumbencias, encontró el tiempo de visitar los túneles de guerra de Cu Chi, después de reu­nirse con el titular del Comité Popular, Le Hoang Quan, en la ciudad de Ho Chi Minh (ex- Saigon).

Los túneles de Cu Chi, a 70 kilómetros de Ho Chi Minh, son un complejo sistema subterráneo construido por los resistentes vietnamitas durante la guerra anti-imperialista contra Francia, y utilizados tambien tras la invasión de Estados Unidos en los ‘60. Estos túneles llegaron a abrigar unos 18000 guerrilleros vietcongs (entre los cuales acerca de 4000 mujeres). Cristina visitó tambien el museo de la guerra contra los EE.UU. y se monstró muy interesada a la historia de la resistencia del pueblo vietnamita al imperialismo de marca europea y gringa. “Me sorprendió la imaginación en las trampas, los engaños a los soldados estadounidenses, todo lo que vi fue lisa y llanamente amor a la patria por sobre todas las cosas, y también amor a la paz, porque nadie que ama su patria ama la guerra, y solamente en la paz se puede crecer”, dijo la Presidenta.

Como testimonio de este interés, en charlas oficiales y semi-oficiales con los funcionarios del Estado vietnamita, recordó las figuras de Manuel Belgrano y de José de San Martín, a quien comparó con el libertador local Ho Chi Minh: “estando ahí me lo imaginaba a (el caudillo riojano Vicente) ‘Chacho’ Peñaloza, que vivía en una verdadera choza que yo visité, o a Manuel Belgrano ordenando quemar todo en el éxodo jujeño para combatir al enemigo, de esta manera se construyen las patrias y las historias de una Nación”. Tambien se entrevistó con el presidente del Comité Popular, Le Hoang Quan, en el Palacio de la Reunificación. Objeto de esta charla oficial fue la admiración para “la lucha maravillosa del pueblo vietnamita en la búsqueda de la independencia”, entre otras cosas. Cristina sobresaltó los vínculos de amistad que unen los dos países, Argentina y Vietnam, que tienen numeroso programas de intercambio economíco en curso.

Asimismo, durante esta misma conversación, Cristina dijo textualmente: “La unidad de los países emergentes que protagonizamos el crecimiento global en la última década es lo que va a permitir la unión sur-sur, seguir creciendo y sumar a nuestros compatriotas a una mejor calidad de vida”.

Durante su gira en el país, la Presidenta se informó con el comandante Van Tan por el mítico general Vo Nguyen Giap, héroe de las guerras de liberación contra Francia y Estados Unidos. Cristina sostuvo: “Mi amigo, el comandante Hugo Chávez (presidente de Venezuela), me habló de él y de la posibilidad de visitarlo, algo que sería una experiencia única”.

Ahora, yo me y Les pregunto: con toda la conciencia critíca de este mundo sobre los limítes del modelo social-democrata representado por el kirchnerismo, Ustedes se imagínan al proxímo probable Presidente del Consejo italiano (Bersani?) que baja en un túnel exacavado por los vietcongs contra la ocupación de los EE.UU., con el sombrero de guerrillero en la cabeza? Lo que falta, talvez, es el pequeño detalle de la conciencia de haber sido y ser todavía una colonia militar de los EE.UU y economíca de la Europa Desunida, y de no querelo ser más.

 

— ITALIANO–

In Italia e in Europa, le notizie che sono considerate dannose o di cattivo esempio nel preservare l’immagine ufficiale dei paesi del Sud America, non passano. Non so quanti giornali o TV in Europa hanno dedicato uno spazio, per quanto piccolo, alla visita della Presidentessa argentina nel mese di gennaio scorso (19-22) in Vietnam. La Presidenta Cristina Fernández, tra riunioni ufficiali e altre incombenze, ha trovato il tempo per visitare le gallerie di Cu Chi e per visitare il museo della guerra contro gli U.S.A., dopo l’incontro con il capo del Comitato Popolare, Le Hoang Quan, nella città di Ho Chi Minh City (ex Saigon).

Il tunnel di Cu Chi, a 70 chilometri da Ho Chi Minh, è un complesso sistema sotterraneo, costruito dai combattenti della resistenza vietnamita durante la guerra anti-imperialista contro la Francia, e utilizzato anche dopo l’invasione degli Stati Uniti negli anni ’60. Questi tunnels sono arrivati a ospitare circa 18.000 guerriglieri vietcong (tra cui circa 4000 donne). Cristina ha anche visitato il museo della guerra contro gli Stati Uniti, mostrandosi molto interessata alla storia della resistenza del popolo vietnamita contro l’imperialismo europeo e quello di marchio gringo. “Sono rimasta sorpreso dalla fantasia nelle trappole, negli inganni ai soldati degli Stati Uniti, tutto quello che ho visto è puro e semplice amore di patria sopra ogni cosa, e amore per la pace, perché nessuno che ama il suo paese ama la guerra, e questo solo in pace può crescere”, ha detto la Presidenta.
A riprova di questo interesse, nei colloqui ufficiali e semi-ufficiali con i funzionari statali vietnamiti, ha ricordato le figure di Manuel Belgrano e José de San Martín, cui ha paragonato il locale rivoluzionario Ho Chi Minh: “Ho immaginato di essere vicino al caudillo de La Rioja ‘Chacho’ Peñaloza, che viveva in una capanna vera che ho visitato, o a Manuel Belgrano che ordinava di bruciare tutto nell’Esodo di Jujuy per combattere il nemico, in modo da costruire la patria e la storia di una Nazione”. Si è inoltre incontrata con il Presidente del Comitato del Popolo, Le Hoang Quan, presso il Palazzo della Riunificazione. Oggeto di questa conversazione, è stata l’ammirazione per la “lotta meravigliosa del popolo vietnamita nella ricerca dell’ l’indipendenza”, tra le altre cose. Cristina ha sottolineato i legami di amicizia tra i due paesi, l’Argentina e il Vietnam, che hanno grandi programmi di scambi economici in corso.

Anche durante questa conversazione, Cristina ha detto testualmente: “L’unità di cui siamo protagonisti come paesi emergenti nella crescita globale degli ultimi dieci anni sta contribuendo a costruire il legame Sud-Sud, per continuare a crescere e far raggiungere ai nostri connazionali una migliore qualità della vita “.

Durante il suo giro nel paese, la Presidentessa si è informata presso il comandante Van Tan del leggendario generale Vo Nguyen Giap, eroe delle guerre di liberazione contro la Francia e gli Stati Uniti. Cristina ha detto: “Il mio amico, il Comandante Hugo Chávez (Presidente del Venezuela), mi ha parlato della possibilità di visitarlo, mi ha detto che sarebbe stata un’esperienza unica”.

Ora, io mi chiedo e Vi chiedo: con tutta la coscienza critica di questo mondo sui limiti del modello sociale democratico rappresentato dalla Kirchner, chi si immagina il probabile prossimo presidente del Consiglio italiano (Bersani?) scendere in un tunnel scavato dai Vietcong contro l’occupazione degli Stati Uniti, con il cappello guerriglia sulla testa? Quello che ci manca, forse, è il piccolo dettaglio della coscienza di essere stati e di essere ancora una colonia militare degli Stati Uniti e una colonia economica dell’”Europa Disunita”, e di non volerlo essere più.

(VIDEO) Solimar vive, la lucha sigue!

di Fabrizio Greco

Intervista a Solimar Cadenas Martorelli, cantante rivoluzionaria venezuelana del collettivo musicale “La Cantera”.

Purtroppo Solimar è scomparsa il 19 dicembre del 2009.

L’intervista è stata realizzata il 19 aprile 2009 al Centro de Arte La Estancia di Caracas durante la manifestazione “El alma de la cancion revolucionaria”. Il montaggio e le riprese sono di Fabrizio Greco per la rivista ALBAInFormazione.
Si ringrazia Kilka.

Entrevista con Solimar Cadenas, cantante revolucionaria venezolana de colectivo musical “La Cantera”.

Desafortunadamente Solimar desapareció el 19 de diciembre 2009.

La entrevista fue realizada el 19 de abril de 2009 en el Centro de Arte La Estancia en Caracas durante el “El alma de la Canción Revolucionaria”. La grabación y montaje: Fabrizio Greco para la revista ALBAInFormazione.

Gracias a Kilka.

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La Habana: Reti Sociali e Media Alternativi

da Cubahora

Il Palazzo de las Convenciones de La Habana, sarà la sede fisica del II Taller Internazionale: Le Reti Sociali e i Media Alternativi, nuovi scenari della comunicazione politica nell’ambito digitale, la sede virtuale sarà rappresentata da tutte le interconnessioni che può raggiungere l’hastag #conCubaenred da twitter, Facebook e altri spazi digitali di dibattito.

A partire dai risultati del primo incontro, effettuato a novembre 2011 a La Habana e considerando le nuove possibilità generate a partire dal vertiginoso sviluppo delle tecnologie della comunicazione e dell’informazione, il Ministero delle Relazioni Estere della Repubblica di Cuba, con l’obiettivo di dibattere sulle nuove realtà e le nuove sfide che sorgono, ha convocato il secondo Taller che si svolgerà dal 11 al 13 febbraio del 2013, nel Palazzo de las Convenciones de La Habana.

In questo contesto si intende proporre dibattiti sui cambiamenti dello scenario mediatico internazionale, a partire dallo sviluppo delle tecnologie, l’utilizzo politico delle nuove piattaforme e degli strumenti nati a partire dall’espansione degli ipermedia, esperienze sull’uso delle reti sociali come strumenti per contrastare il discorso egemonico dei media tradizionali e le proprie reti sociali e tendenze sullo sviluppo dei media di comunicazione ed informazione.

Durante l’evento si affronteranno quattro tematiche di discussione: le nuove modalità di comunicazione nella rete e le battaglie politiche, la Cyberguerra, le Sfide dei paesi del Terzo mondo di fronte al nuovo scenario della comunicazione digitale e l’incidenza dei media alternativi e delle Reti Sociali nell’opinione pubblica e nel fare della politica internazionale.

La presenza di un nutrito gruppo di colleghi venezuelani è stata confermata e sarà presente anche la Bielorussia. Il vicepresidente dell’associazione dei giornalisti bielorussi, Vadim Gigin, ha considerato di grande importanza la sua partecipazione in questo foro, ha evidenziato che l’evento permetterà scambi di esperienze intorno le nuove piattaforme di comunicazione e nel caso della Bielorussia che parteciperà per la prima volta, sarà un’opportunità di ampliare i vincoli con i comunicatori, gli accademici e gli esperti in nuove tecnologie della informazione e della comunicazione.

Cubahora offrirà una copertura completa al II Taller Internacional: “Las redes sociales y los medios alternativos, nuevos escenarios de la comunicación política en el ámbito digital”. Seguici.

Eduardo Galeano vince il Premio ALBA di letteratura

di Pedro de la Hoz – pedro.hg@granma.cip.cu

da Impressor Brasilienze

09/02/2013. Lo scrittore uruguayano Eduardo Galeano, è il nuovo vincitore del Premio ALBA per la letteratura, ha ricevuto la notizia della sua proclamazione in quanto vincitore del premio per l’anno 2012 pochi giorni dopo aver presentato in Cile il suo libro più recente Los hijos de los días.

Inoltre ha pubblicato da poco l’articolo La demonizzazione di Chávez, nel cui primo paragrafo si legge: «Hugo Chávez è un demonio. Perché? Perché ha reso possibile l’alfabetizzazione di due milioni di venezuelani che non sapevano né leggere né scrivere, nonostante vivessero in un paese che possiede la risorsa più importante del mondo, il petrolio».

Tali circostanze mostrano che sia l’uomo meglio di una dettagliata biografia o una relazione dei suoi lavori letterari. Prima e dopo aver scritto Le Vene aperte dell’America Latina, Galeano ha fatto causa camune con le realtà, i sogli e le speranze del continente, che vanno dalla riscrittura della storia fino la più immaginifica fabulazione. In questo compito è stato esplicito: Sono uno scrittore che desidera contribuire al riscatto della memoria sequestrata di tutta l’America, sopratutto dell’America Latina, terra disprezzata ed amata.

In occasione della pubblicazione summenzionata del suo libro in Cile, ha risposto ad un giornalista: «La storia dell’America Latina è la storia della spoliazione delle risorse naturali, e in questo non c’è stato alcun errore in Le vene aperte, poiché è un libro che descrive molto bene questo processo di svuotamento. Prendersi cura delle risorse naturali è importante. Non si può consegnare la natura alle fauci aperte del sistema di potere che divora tutto quello che gli si offre. Il sistema capitalista si mangia tutto quello che incontra. Include una ideologia, una morale, una concezione della vita e delle cose che sono pericolose per il genere umano e per il pianeta nel quale abitiamo».

Tali parole avrebbero potuto essere pronunciate il qualsiasi degli spazi della III Conferenza Internazionale per l’Equilibrio del Mondo, nella quale si è dato a conoscere la vittoria di Galeano del Premio, in quanto corrispondono con l’ideale martiano e l’agenda che sottolinea la vigenza del suo pensiero.

I Premi ALBA nelle loro due sezioni, le Arti e le Lettere, promosse dal Fondo Culturale della Alleanza Bolivariana dei Popoli della Nostra America e che riconoscono le straordinarie traiettorie intellettuali e creative, vitali per i popoli della regione, sono stati consegnati all’architetto brasiliano Oscar Niemeyer e allo scrittore uruguayano Mario Benedetti nel 2007; al cineasta boliviano Jorge Sanjinés e al poeta cubano Roberto Fernández Retamar nel 2009; al trovador cubano Silvio Rodríguez e allo scrittore venezuelano Luis Britto García nel 2010.

[trad. dal Castigliano di Ciro Brescia]

Leila Khaled, eroina dell’OLP: «Appoggiamo l’Esercito Arabo Siriano e la Siria!»

Notizie vere dalla Siria – Comunisti per la Siria

Leila Khaled, membro del Comitato Centrale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, è stata in Turchia per parlare ad un forum dal titolo “La dinamica della trasformazione in Medio Oriente”, organizzato dal Partito della Rifondazione Socialista. Khaled ha parlato dei piani imperialisti in Medio Oriente e della resistenza contro questi piani alla pubblicazione turca YURTA.

Cosa pensa degli ultimi eventi occorsi in Medio Oriente?

Il Medio Oriente è teatro di conflitti da secoli. I popoli della regione stanno muovendo guerre di liberazione. I colonialisti europei hanno fatto il loro comodo con la terra dei Palestinesi, così come gli Ottomani. Adesso è arrivata Israele. Mentendo a tutto il mondo e servendosi della religione, sono venuti e hanno detto che quella terra l’avevano ricevuta da Dio. Noi respingiamo quel concetto. Che vuol dire? Dio si è buttato nel mercato immobiliare? Terra promessa per alcuni, e per altri esilio. Noi rifiutiamo nel modo più assoluto una cosa del genere.

Ci sono forze imperialiste nella regione che appoggiano e difendono Israele. Ci sono leader arabi della regione che rendono omaggio a Israele. Gli Stati Uniti tradizionalmente promuovono una politica del bastone e della carota nella regione. Forze arabe reazionarie sono state alla Casa Bianca, si sono inginocchiati uno per uno e hanno chiesto scusa. “Faremo quello che dite voi, il nostro petrolio è vostro”, hanno detto. Ma gli Arabi si rifiutano di soccombere.

Dove si colloca la Turchia in questo momento?

La Turchia è a capo del gruppo che protegge Israele. Israele ha messo in ginocchio la Turchia. Nove persone provenienti dalla Turchia furono assassinate sulla Mavi Marmara. Successivamente, il console turco fu insultato. Il governo turco disse che Israele si sarebbe scusato pubblicamente, ma Israele non lo ha mai fatto. Si arrivò a dire esplicitamente: “Non chiederemo perdono”. A dispetto di tutto questo, il governo turco ha incrementato ulteriormente la cooperazione economica e militare con Israele. La vera difesa di Israele si porta avanti per mezzo della Turchia. La più grande base militare statunitense nella regione è la base di Incirlik. Il mio appello nei vostri confronti è questo: liberatevi di quella base. Estendete il boicottaggio contro Israele.

Simon Peres ha pubblicato un nuovo libro, “Il nuovo Medio Oriente”. Se ne accerti lei stesso, segue esattamente la “Iniziativa del Grande Medio Oriente” degli Stati Uniti: zummano su di noi e ci fanno a pezzi. Sono loro a determinare come vivremo. Voi e noi, siamo tutti nella stessa trincea, loro bersagli.

La Turchia sostiene incondizionatamente l’imperialismo. In Turchia i Curdi non hanno gli stessi diritti dei Turchi. Più di diecimila curdi sono ammassati nelle carceri. Proprio come i prigionieri palestinesi. Quello che Israele sta facendo ai palestinesi, la Turchia lo sta facendo ai Curdi.

Adesso lei si chiederà perché la Turchia riceve da me tanta attenzione. È ovvio, perché la Turchia mette il naso in tutto quello che succede nella regione.

Potrebbe spiegare la posizione del FPLP sull’aggressione imperialista contro la Siria?

Ora, loro vogliono instaurare il “Grande Medio Oriente” per mezzo di conflitti religiosi e settari. Questo è quello che sta succedendo in Siria. Secondo l’ultimo censimento, i Palestinesi sono undici milioni e ottocentomila. Tuttavia, solo la quarta parte di questi vive in territorio palestinese. Una fetta enorme della popolazione si è auto esiliata, e l’unico paese che ha ricevuto queste persone a braccia aperte è stato la Siria. Quello che è stato fatto a noi, adesso lo si sta facendo alla Siria.

Sto gridando con quanto fiato ho in corpo: siamo con l’esercito siriano e il popolo della Siria. Abbiamo fiducia nel popolo siriano, che ha offerto protezione a noi palestinesi e ci accoglie nella sua terra da oltre sessanta anni. Siamo sicuri che riusciranno a sormontare questo problema.

Il FPLP continua a propugnare l’opzione rivoluzionaria?

Sì. Dopo la morte di George Habas, Abu Ali Mustafa è stato eletto come Segretario Generale, per essere stato assassinato da Israele poco dopo. Il nostro terzo presidente, Ahmad Sa’adat, è stato eletto. Ora si trova detenuto in una prigione israeliana. Anche se i tempi sono difficili, come FPLP continuiamo la nostra lotta senza titubanze. La nostra priorità assoluta è l’unità dei palestinesi. Come FPLP stiamo lavorando di gran lena per ottenere quell’unità. Posso dire che il FPLP si trova in buona salute. E abbiamo svolto un ruolo importante nell’ultima guerra di Gaza.

Che dice della collaborazione di Hamas con la Turchia?

Hamas ha accettato la tregua con Israele. Come FPLP non lo accettiamo, lo riteniamo un atteggiamento sbagliato. In quanto al rapporto che Hamas ha stabilito con la Turchia, lo vediamo come un conflitto all’interno dell’islamismo politico. Hamas non rappresenta tutta la Palestina.

Ha qualche messaggio per le donne rivoluzionarie in Turchia?

Portate avanti la vostra lotta, unitevi, agite unite. Non credete alle bugie. Non è la “Iniziativa del Grande Medio Oriente” statunitense che darà forma al Medio Oriente, ma solo noi. Tutti noi popoli del Medio Oriente lo ricostruiremo insieme…

[trad. dal castigliano di Pier Paolo Palermo]

 

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