di Eugenio Lorenzano
La dipartita di Maradona ha generato un’incredibile serie di servizi speciali su tutte le tv italiane, argentine e mondiali. I servizi, talvolta ben fatti e montati ci hanno però propinato un’idea un po’ retorica del pibe de oro e spesso hanno raccontato di un Maradona, che quasi per riconoscenza verso Cuba e Fidel Castro si sarebbe schierato apertamente a fianco del socialismo del XXI secolo. O peggio, che quasi per ripicca contro la squalifica subita per assunzione di efedrina (si badi bene efedrina per dimagrire e non cocaina) ai mondiali statunitensi del 1994, l’asso argentino avrebbe voluto vendicarsi contro il sistema capitalista schierandosi al lato di Fidel, Chávez, Morales, Correa e soci. Non è stato così! Maradona ha acquisito una coscienza politica forte e determinata soprattutto alla fine della sua carriera sportiva. Già si espresse chiaramente dopo l’epica partita dei mondiali del 1986 dove marcò un goal irregolare di mano contro la detestata Inghilterra, affermando che fosse in qualche modo una compensazione per la perdita delle isole Malvine (Falklands); o meglio una vittoria platonica della sfruttata America Latina contro l’imperialismo anglo-statunitense. Inoltre Maradona amava molto la canzone napoletana e quando venne a sapere che “Carmela” di Sergio Bruni fosse politicamente e poeticamente dedicata alla città di Napoli e non ad una donna, volle immediatamente recarsi a Villa Bruni per conoscere il grande Sergio Bruni e ne rimase ammaliato del suo passato di partigiano delle quattro giornate di Napoli.
Il pibe de oro rafforzò le sue convinzioni dopo il periodo di disintossicazione a Cuba. Voci autorevoli ed attendibili dissero che Maradona in quel periodo a Cuba si dedicò anche alla lettura di testi di Che Guevara. E per chi non lo sapesse Maradona aveva un vistoso tatuaggio sulla spalla rappresentante l’epica effige di Che Guevara. Per meglio stigmatizzare tutto ciò, il noto regista Paolo Sorrentino utilizzò un attore-controfigura nella parte di Maradona con un tatuaggio enorme di Karl Marx sulla schiena. Orgogliosamente Maradona intesse delle amicizie con i capi di stato del socialismo del XXI secolo dal venezuelano Chávez al boliviano Morales; dall’ecuadoriano Correa a Fidel Castro. Il lider maximo era addirittura considerato una sorta di secondo padre da Diego e vi era un filo diretto tra i due che spesso si sentivano per telefono. Nel frattempo ad inizio secolo Maradona conobbe anche il grande regista jugoslavo-bosniaco-serbo Emir Kusturica che influenzò ulteriormente il suo pensiero socio-politico.
Maradona produsse il meglio di sé in campo politico nel 2005 quando per tutta risposta all’allora presidente USA Bush jr., fu tra i maggiori promotori di una marcia di protesta. Bush jr. attraverso la OSA (Organizzazione degli stati americani) aveva indetto una riunione di tutti gli stati del continente, ad eccezione di Cuba (espulsa dall’organizzazione su pressione degli USA dopo la rivoluzione del 1959), al fine di creare un’area di libero commercio continentale, ovviamente a favore dell’egemonia commerciale ed economica degli USA. Tale area di libero commercio avrebbe dovuto chiamarsi ALCA come acronimo di Asociaciòn de Libre Comercio Americana, ed in inglese FTAA. L’entourage di Bush scelse come sede dell’incontro la località balneare Argentina di Mar del Plata. Coordinandosi con i capi di stato contrari all’iniziativa ed invitati a Mar del Plata, Maradona organizzò un treno di protesta da Buenos Aires a Mar del Plata e con la partecipazione di intellettuali del calibro del premio Nobel Adolfo Pérez Esquivél e di personaggi della vera vita politica argentina come la presidentessa delle madri de la Plaza de Mayo Hebe de Bonafini si recò a Mar del Plata. Insomma un treno anti-Bush, ed il campione argentino indossava una maglia con la scritta STOP BUSH. Una numerosa marcia di protesta arrivò sino alla sede del IV vertice OSA delle Americhe protestando energicamente contro la politica di sfruttamento degli USA verso i paesi latinoamericani. Si organizzò anche al contempo un controvertice con la presenza di Chávez, Morales, Correa, Lula, Kirchner e Ortega e si diedero le basi per la costituzione dell’ALBA, ovvero un mercato comune alternativo per i paesi latinoamericani e caraibici. Insomma un vero e proprio smacco diplomatico per gli Stati Uniti ed i suoi paesi vassalli del continente.
In quei frangenti si vide la vera anima politica ed antropica del fuoriclasse argentino, di quell’uomo che proveniva dai quartieri umili e poveri della vasta conurbazione bonairense. Il tutto fu magistralmente filmato e documentato dal regista Kusturica, che ne inserì anche alcune scene nel famoso film-documentario sulla vita del campione argentino. Credo che fu questa l’azione extracalcistica di maggior spessore del pibe del oro. Tanto grande, che come al solito, i proni mass media occidentali quasi non ne hanno proferito parola nei tanti servizi dedicati a Maradona.
Hasta siempre Diego!
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Maradona il Rivoluzionario
Pubblicato da ALBAinFormazione in dicembre 6, 2020
https://albainformazione.wordpress.com/2020/12/06/23765/
Napoli 13ago2020: ¡Hasta Siempre FIDEL!
NAPOLI RICORDA FIDEL
DOMANI 13 AGOSTO 2020, IN OCCASIONE DEL 94° ANNIVERSARIO
DELLA NASCITA DEL “COMANDANTE EN JEFE”
CI DIAMO APPUNTAMENTO PER RENDERGLI OMAGGIO DAVANTI AL MURAL A VIA MEZZOCANNONE, ORE. 18.00
Università Federico II — Napoli
Murale realizzato dagli artisti messicani Mono González e Tono Cruz.
Convocati amici di Cuba, attivisti e movimenti di solidarietà con l’America Latina e con i popoli in lotta.
Per l’amicizia e la solidarietà tra i popoli.
Per la Resistenza della Rivoluzione Cubana e contro il blocco economico — Per l’umanesimo e l’internazionalismo di Cuba attraverso le sue Brigate Mediche “Henry Reeve”.
Per l’esempio eterno del suo grande Leader.
Pubblicato da ALBAinFormazione in agosto 12, 2020
https://albainformazione.wordpress.com/2020/08/12/23503/
(FOTO) Addis Abeba e l’Africa celebrano Fidel
Addis Abeba, 4dic2016.- Giornata indimenticabile e cerimonia commovente quella che l’Associazione Etiopia-Cuba, insieme all’Ambasciata (e al Consolato) cubani ad Addis hanno dedicato oggi alla memoria dell’immortale Jefe Supremo della Rivoluzione cubana e mondiale, Fidel Alejandro Castro Ruíz.
All’ombra del Monumento al Dherg e tra le ali del monumento ai Caduti Cubani in Etiopia, circa 3000 partecipanti sbandieranti i simboli di Cuba e dell’Etiopia, hanno ascoltato i commossi discorsi delle varie rappresentanze diplomatiche, sudamericane e africane, che hanno reso omaggio alle gesta del vittorioso comandante, nel giorno del suo definitivo passaggio all’eternità.
Particolarmente sentiti i discorsi dell’Ambasciatore cubano, Juan Manuel Rodríguez Vasquéz, che ha ricordato i numerosi interventi di Cuba a sostegno dei processi rivoluzionari africani (dall’Algeria all’Angola, dalla Namibia all’Etiopia, dove il dispiegamento e il sacrificio di 18.000 soldati dell’Ejercito Revolucionario ha aiutato a respingere, a metà degli anni ’80, l’invasione della regione meridionale dell’Ogaden da parte della Somalia di Siad Barre, all’epoca alleata degli U.S.A.), quello dell’Ambasciatrice della Namibia, che ha ribadito l’importanza di Fidel per la lotta rivoluzionaria e di indipendenza nazionale dei popoli dell’Africa del Sud e quello dell’Ambasciatore Venezuelano ad Addis, Luís Mariano Joubert Mata, che ha sottolineato l’infaticabile ruolo di Fidel come mentore di Chávez e della svolta bolivariana di tanti paesi del Latino-america, all’inizio del nuovo secolo.
Mesfin Habtom, dell’Associazione Etiopia-Cuba, ha poi ricordato come gli stretti legami tra La Havana e Addis ai tempi del Dherg abbiano permesso a tanti giovani etiopi (circa 5000) di studiare e formarsi nell’isola dei Caraibi, per poi ritornare come professonisti (per lo più agronomi, medici e ingegneri) nel loro paese di origine, e contribuire con progetti mirati allo sviluppo dello stesso.
Nel frattempo, la presenza dei medici cubani, tra i più altamente specializzati al mondo, continua a farsi sentire nei progetti di cooperazione attivati coi paesi in via di sviluppo come l’Etiopia (si calcola che circa 35.000 medici cubani siano stati inviati dall’inizio della rivoluzione in missione all’estero, in Africa si conta oggi la loro presenza in 39 paesi su 57). Un altro segno dell’immenso legato di umanesimo rivoluzionario che lascia questo titano della storia del XX-XXI secolo, che alcuni da noi (in Europa) si ostinano a declassare a tirannucolo dell’ennesima repubblica delle banane, relitto destinato a essere spazzato via dal presunto trionfo del libero mercato a livello globale.
Pochi dalle nostre parti sono infatti oggi disposti ad ammettere che Cuba, sotto la sapiente guida di Fidel, è stata la promotrice di una sfida senza precedenti contro l’Impero più forte della storia dell’umanità e che, fatto ancora più mirabile, ne è uscita vincitrice, sia materialmente che moralmente (pur con tutte le difficoltà implicate da un processo dialettico tanto complesso come la costruzione di una società socialista sotto la pressione formidabile di cotali avverse potenze capitalistiche).
E mentre gli anti-castristi festeggivano a Miami, i popoli africani, per i quali la figura di Fidel ha significato la speranza di una patria sovrana e la fine dell’oppressione coloniale, hanno dimostrato con questa commossa cerimonia ad Addis che loro, in realtà, la pensano diversamente. Accompagnate dall’accensione simbolica di un cero a testimonianza della memoria imperitura che non può essere soffocata da nessun revisionismo storico, le parole storiche di Raúl, in altri tempi sentite nella giungla del Congo o alla battaglia di Cuito Cuanavale in Angola, hanno chiuso la celebrazione al grido di: Patria o muerte, vencer, venceremos!
Pubblicato da Marco Nieli in dicembre 4, 2016
https://albainformazione.wordpress.com/2016/12/04/17025/
(FOTO) Gli auguri della InterUnit dal Donbass per il 90° di Fidel!
Comunicato della InterUnit
(Unità degli Internazionalisti) per il 90esimo compleanno di Fidel Castro
Auguri Comandante!
Come militanti internazionalisti, organizzati in InterUnit all’interno della Brigata Prizrak, siamo onorati di partecipare alle celebrazioni del 90esimo compleanno del Compagno Comandante Fidel Alejandro Castro Ruz, organizzate dal Partito Comunista della Repubblica Popolare di Donetsk, Novorossiya.
Questo sabato 13 agosto 2016 accompagneremo a distanza i festeggiamenti del popolo cubano, tenendo in mente il vivo esempio di lotta rivoluzionaria, che ci ha dato durante tutta la vita il comandante Fidel.
In questa occasione, dalla nostra lotta come internazionalisti antifascisti, in questa guerra di liberazione che l’eroico popolo del Donbass ha intrapreso da più di due anni, ricorderemo le eroiche gesta che Fidel ha combattuto per il popolo cubano, tanto nel suo paese come in altre terre, dove il suo altruismo e il suo coraggio offrono alla storia dell’umanità il più grande esempio di internazionalismo proletario, come le rivoluzioni in America Latina o le guerre di liberazione in Africa.
Poiché oggi più che mai l’ingranaggio fascista e militarista dell’imperialismo yankee e dei suoi seguaci minaccia l’umanità, c’è bisogno di più Fidel, più Cuba, più internazionalismo rivoluzionario, per gridare uniti che i fascisti No Pasaran!
Viva il Comandante Fidel Castro!
Viva il Popolo di Cuba!
Viva i Popoli del Mondo!
Dalle terre libere del Donbass,
InterUnit, Agosto 2016
[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Clara Statello]
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Pubblicato da ALBAinFormazione in agosto 13, 2016
https://albainformazione.wordpress.com/2016/08/13/16564/
Mensaje de Fidel al Presidente Nicolás Maduro
por Fidel Castro Ruz
Querido Nicolás:
Me uno a la opinión unánime de los que te han felicitado por tu brillante y valiente discurso la noche del 6 de diciembre, apenas se conoció el veredicto de las urnas.
En la historia del mundo, el más alto nivel de gloria política que podía alcanzar un revolucionario correspondió al ilustre combatiente venezolano y Libertador de América, Simón Bolívar, cuyo nombre no pertenece ya solo a ese hermano país, sino a todos los pueblos de América Latina.
Otro oficial venezolano de pura estirpe, Hugo Chávez, lo comprendió, admiró y luchó por sus ideas hasta el último minuto de su vida. Desde niño, cuando asistía a la escuela primaria, en la patria donde los herederos pobres de Bolívar tenían también que trabajar para ayudar al sustento familiar, desarrolló el espíritu en que se forjó el Libertador de América.
Los millones de niños y jóvenes que hoy asisten a la mayor y más moderna cadena de escuelas públicas en el mundo son los de Venezuela. Otro tanto puede decirse de su red de centros de asistencia médica y atención a la salud de un pueblo valiente, pero empobrecido a causa de siglos de saqueo por parte de la metrópoli española, y más tarde por las grandes transnacionales que extrajeron de sus entrañas, durante más de cien años, lo mejor del inmenso caudal de petróleocon que la naturaleza dotó a ese país.
La historia debe dejar también constancia de que los trabajadores existen y son los que hacen posible el disfrute de los alimentos más nutritivos, las medicinas, la educación, la seguridad, la vivienda y la solidaridad del mundo. Pueden también, si lo desean, preguntarle a la oligarquía: ¿saben todo eso?
Los revolucionarios cubanos —a pocas millas de Estados Unidos, que siempre soñó con apoderarse de Cuba para convertirla en un híbrido de casino con prostíbulo, como modo de vida para los hijos de José Martí— no renunciarán jamás a su plena independencia y al respeto total de su dignidad. Estoy seguro de que solo con la paz para todos los pueblos de la Tierra y el derecho a convertir en propiedad común los recursos naturales del planeta, así como las ciencias y tecnologías creadas por el ser humano para beneficio de todos sus habitantes, se podrá preservar la vida humana en la Tierra. Si la humanidad prosigue su camino por los senderos de la explotación y continúa el saqueo de sus recursos por las transnacionales y los bancos imperialistas, los representantes de los Estados que se reunieron en París, sacarán las conclusiones pertinentes.
La seguridad no existe hoy ya para nadie. Son nueve los Estados que cuentan con armas nucleares, uno de ellos, Estados Unidos, lanzó dos bombas que mataron a cientos de miles de personas en solo tres días, y causaron daños físicos y psíquicos a millones de personas indefensas.
La República Popular China y Rusia conocen mucho mejor que Estados Unidos los problemas del mundo, porque tuvieron que soportar las terribles guerras que les impuso el egoísmo ciego del fascismo. No albergo dudas que por su tradición histórica y su propia experiencia revolucionaria harán el máximo esfuerzo por evitar una guerra y contribuir al desarrollo pacífico de Venezuela, América Latina, Asia y África.
Fraternalmente,
Fidel Castro Ruz
Diciembre 10 de 2015
6 y 42 p.m.
Pubblicato da ALBAinFormazione in dicembre 11, 2015
https://albainformazione.wordpress.com/2015/12/11/14/
Cuba svela il complotto occidentale contro la Siria
da prensa latina
«Nonostante le difficoltà incontrate dalla nostra gente, rimaniamo determinati a continuare la lotta contro il terrorismo e difendere la nostra sovranità», ha dichiarato Abdul Nasser al-Shafia, presidente dell’Associazione di Amicizia Siria-Cuba (AASC).
Prensa Latina ha parlato con al-Shafia, che è anche un membro del Comitato regionale del partito Arabo Socialista siriano al-Baath, nell’ambito delle celebrazioni per il 50° anniversario delle relazioni diplomatiche tra l’Avana e Damasco.
Per il leader siriano, ad unire davvero le due nazioni e due popoli è il fatto di condividere la stessa trincea contro un nemico comune, e mantenere posizioni identiche rispetto al colonialismo, al razzismo, all’egemonia sionista e imperialista e all’ingerenza negli affari stati interni.
«La politica estera cubana si basa sull’antimperialismo, sulla solidarietà e unità tra i paesi del Terzo Mondo. Cuba crede nei principi della “diplomazia popolare”, ispirato alle idee del Eroe Nazionale José Martí, che ha contribuito alla realizzazione di un pensiero rivoluzionario diffuso in America Latina e nel mondo», ha aggiunto al-Shafia.
L’esponente del Baath siriano ha ribadito che «la Siria sempre espresso la sua solidarietà con Cuba per le pressioni e le sfide che deve affrontare».
Al Shafia ha ricordato che «l’isola caraibica conferma il suo sostegno per il nostro popolo e il suo diritto di recuperare il Golan occupato e continua ad appoggiare il popolo palestinese nella sua lotta legittima per liberare la sua terra e stabilire uno Stato indipendente».
Per il presidente della AASC, i legami tra il popoli siriano e cubano ha radici storiche e di lotta comune, dal momento che la Siria è stato uno dei primi paesi a riconoscere la Rivoluzione cubana e stabilire relazioni diplomatiche.
Questo legame si è rafforzato con l’amicizia tra il defunto presidente siriano Hafez al-Assad e il leader storico della Rivoluzione cubana, Fidel Castro, stabilendo un solido rapporto politico e personale, che ha reso le relazioni bilaterali basate su solide basi solide.
«Siamo sempre a conoscenza delle posizioni degli alti dirigenti cubani, con i quali comunichiamo attraverso la nostra ambasciata a L’Avana, e nella direzione del partito le apprezziamo», ha spiegato.
Durante la sua ultima visita a Cuba, nel maggio di quest’anno, al-Shaifa ha constatato tra i cubani un grande interesse per ciò che accade in Siria, ed ha sentito un sostegno assoluto, senza riserve e un grande apprezzamento e ammirazione per la determinazione del popolo Siria.
«Sentiamo che Cuba elogia il coraggio e la fermezza del presidente Bashar al-Assad, nella guerra globale condotta contro la Siria dovuta alle sue posizioni e principi, quali la difesa della sua sovranità, dignità e indipendenza».
«Non dimentichiamo che la guerra che affronta il nostro paese è molto simile a quella alla quale hanno assistito i cubani in termini di piani di cospirazione occidentale nel corso della storia. Gli attacchi contro i nostri paesi è in gran parte dovuto l’attaccamento alla loro sovranità e all’indipendenza e per la difesa dei nostri diritti».
Al-Shaifa ha fatto anche riferimento al recente ripristino delle relazioni diplomatiche tra Cuba e gli Stati Uniti, e si è detto fiducioso che queste non pregiudicheranno gli obiettivi della Rivoluzione cubana nella sua politica estera.
«Credo che Cuba resterà ferma sulle sue posizioni di principio, nonostante tentativi degli Stati Uniti di sabotare le relazioni dell’isola con il Terzo Mondo che è stato uno dei suoi principali punti di forza in oltre 56 forza oltre 56 anni» ha affermato al Shaifa.
«In Siria continuiamo a sottolineare la necessità di togliere l’embargo ingiusto e le sanzioni Usa contro Cuba, perché sono misure unilaterali per mettere sotto pressione il popolo cubano e minare gli obiettivi e i principi della Rivoluzione».
Al Shaifa ha concluso: «Siamo certi che la leadership cubana conosce il ruolo imperialista che Washington e i suoi alleati giocano contro il nostro popolo».
[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]
Pubblicato da Francesco Guadagni in settembre 1, 2015
https://albainformazione.wordpress.com/2015/09/01/cuba-siria-4/
AL: non epoca di cambiamenti, un cambiamento di epoca
di Ida Garberi*
«Nella storia degli uomini ogni atto di distruzione trova la sua risposta, presto o tardi, in un atto di creazione».
(Eduardo Galeano)
La famosa frase del titolo, enunciato del presidente ecuadoriano Rafael Correa, oggigiorno, non è oramai qualcosa di profetico, bensì una realtà invariabile.
Stavo pensando proprio questo osservando John Kerry mentre parlava nel cortile della nuova ambasciata statunitense a L’Avana. Lui stesso ha dovuto ammettere: “Prima di terminare voglio, sinceramente, ringraziare i leader delle Americhe, che hanno spronato gli Stati Uniti e Cuba per molto tempo affinché ristabiliscano lacci diplomatici normali”.
Questa dichiarazione dimostra che il popolo cubano ha sconfitto il vicino del Nord.
Dal trionfo della Rivoluzione nel 1959, Cuba ha rappresentato un raggio di luce nel continente: però poi, ha dovuto pagare molto caro la sua disobbedienza. Il suo nemico, che dista solo 90 miglia, ha tentato di isolarla dall’America Latina (nel 1962 l’OSA – Organizzazione degli Stati Americani – rompeva le relazioni diplomatiche con l’isola), condannandola ad un bloqueo genocida, ancora vigente.
Dopo l’espulsione dall’OSA, il popolo di Cuba ha emesso la “Seconda Dichiarazione de L’Avana”, un appello a tutti i popoli dell’America Latina e del mondo dove rivendica il lascito martiano e segnala il principale nemico dell’indipendenza e della sovranità del continente: il potere imperialista di Washington.
Questa dichiarazione costituisce un appello all’insubordinazione ed alla disobbedienza di tutte le nazioni contro un potere egemonico che vuole schiacciare le aspirazioni di libertà, uguaglianza e giustizia sociale degli umili e dei poveri della terra americana.
Penso che questo testo, pilastro dei distinti processi di integrazione e Resistenza agli appetiti imperiali degli USA, sia una delle fonti di ispirazione dei nuovi leader progressisti dell’America Latina. Chavez, Correa, Morales sono arrivati al potere nel momento in cui l’America Latina già non era più un fuoco insorgente, le armi non risultarono essere la soluzione per vincere il “Norte revuelto y brutal”; il socialismo del XXI secolo è l’evoluzione del progetto emancipatore del secolo XIX di Josè Martì e Simon Bolivar, ed i popoli latinoamericani hanno capito che dovevano creare una federazione di tutte le forze progressiste con un piano di integrazione regionale basato nella solidarietà, nella reciprocità, nella giustizia sociale e nella preservazione della cultura per vincere, nell’unità.
Un’altra volta, Cuba, col suo Comandante in capo Fidel Castro, è stata il faro che, con Hugo Chavez, ha creato nel 2004 l’Alternativa Bolivariana per le Americhe, ora Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America, e che volle realizzare un’integrazione basata nella cooperazione, nella solidarietà e nella volontà comune per soddisfare le necessità e gli aneliti dei popoli latinoamericani e caraibici e, allo stesso modo, preservare la sua indipendenza, sovranità ed identità. Sorsero in seguito progetti come Petrocaribe, fino alla CELAC (Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici), organizzazione regionale intergovernativa che riunisce i paesi dell’America Latina e dei Caraibi, senza l’ingerenza degli Stati Uniti e del Canada.
Il suo Vertice di fondazione è stato il 2 ed il 3 dicembre 2011 a Caracas con la presenza dei Presidenti e dei Capi di Governo di 33 paesi latinoamericani e caraibici, presieduta da colui che sempre rimarrà il nostro Comandante Eterno, Hugo Chavez.
Tra i governi progressisti del XXI secolo, la Rivoluzione Cittadina di Rafael Correa presiede questo anno la strategica organizzazione e lo stesso presidente ha affermato che “la CELAC dovrebbe sostituire l’OSA, che è sempre stato uno strumento di dominazione del governo statunitense”. “La nostra agenda di lavoro avrà 4 assi: la pianificazione dell’integrazione per far scomparire la povertà estrema; la nuova architettura finanziaria regionale; la regolazione del capitale multinazionale ed, in maniera fondamentale, la garanzia dei diritti umani”.
E come sicurezza che per Correa la solidarietà non è solo una parola, possiamo ricordare il suo appoggio incondizionato a Cuba dal suo arrivo al potere nel 2006: ha sempre contribuito con appoggi materiali in seguito ai danni degli uragani che hanno colpito l’Isola e nel 2012 ha istituito la “Missione di Appoggio alla Riabilitazione ed alla Costruzione Ecuador-Cuba Eloy Alfaro” che ha reso possibile l’edificazione di ben 1600 soluzioni domiciliari in Santiago di Cuba; nella lotta politica è stato il primo presidente che ha avuto il coraggio di chiedere agli USA la liberazione dei Cinque cubani nel Vertice dell’OSA di Trinidad e Tobago con Obama fisicamente presente nel forum; nel campo diplomatico fu il primo presidente che ha avuto l’idea di disertare i Vertici delle Americhe fino a che Cuba non fosse riammessa. Ed in tutte queste sfide chi ha vinto è stato Rafael Correa, con l’appoggio di “Nuestra América”.
L’Ecuador è quello che ha bisogno di solidarietà, poiché è minacciato da “un golpe soave” come parte della restaurazione conservatrice di quei settori di destra che persero il potere. Cuba è pronta per offrire il suo appoggio incondizionato. Si sono emesse dichiarazioni dell’Assemblea Nazionale cubana e perfino lo stesso popolo ha inviato il suo spirito di Resistenza a Rafael Correa ed alla Rivoluzione Cittadina ecuadoriana.
Un’altra volta, per concludere, voglio utilizzare alcune affermazioni di Fidel Castro che possono servire per riflettere, sia per Cuba che per Ecuador, due paesi che affrontano momenti determinanti. Alla sua entrata a L’Avana a Ciudad Libertad l’8 gennaio 1959 egli affermava: “Credo che sia questo un momento decisivo della nostra storia: la tirannia è stata abbattuta. L’allegria è immensa. E tuttavia, rimane molto da fare, ancora. Non dobbiamo farci illusioni credendo che da adesso tutto sarà facile; magari, da adesso, tutto sarà più difficile”.
*corrispondente di Cubainformacion a Cuba
Pubblicato da Alessandro Pagani in agosto 21, 2015
https://albainformazione.wordpress.com/2015/08/21/uncambiodepoca/
La realtà e i sogni
Il leader della Rivoluzione cubana sottolinea che “mai e poi mai smetteremo di lottare nemmeno per un secondo per la pace e il benessere di tutti gli esseri umani, al di là del colore della pelle o il paese di origine di ogni abitante della terra”.
Scrivere è una maniera per rendersi utili se consideriamo l’importanza che riveste una tale attività, di fronte a una popolazione mondiale che ha bisogno di educazione per poter superare i propri limiti dovuti ad un alto livello di ignoranza. Tale ragionamento, esclude quei ricercatori che attraverso le scienze cercano di dare risposte soddisfacenti. E’ un concetto che in poche parole deve riflettere il suo contenuto infinito.
Ognuno di noi ha sentito nominare almeno una volta nella propria vita il nome di Einstein e, in particolare, all’indomani dell’esplosione delle bombe atomiche a Hiroshima e Nagasaki, che misero fine alla crudele guerra tra il Giappone e gli Stati Uniti. Quando quelle bombe furono lanciate, dopo la dichiarazione di guerra degli Stati Uniti come risposta all’attacco giapponese alla base di Pearl Harbor, l’impero giapponese era già vinto.
Gli Stati Uniti, il cui territorio nazionale e le proprie industrie rimasero indenni dai bombardamenti della guerra, divenne il Paese con la maggior ricchezza di armamenti in tutto il pianeta; tutto questo, di fronte a un mondo completamente distrutto, pieno di morti, feriti e affamati. Sia l’URSS che la Cina avevano perso oltre 50 milioni di vite, sommate alle enormi distruzioni materiali.
Quasi tutto l’oro della Terra fu trasferito negli Stati Uniti. Oggi si calcola che il totale di quel metallo, inteso come riserva monetaria di suddetta nazione, raggiunga gli 8.133,5 tonnellate.
Fu proprio allora che gli Stati Uniti decisero di non rispettare gli accordi sottoscritti a Bretton Woods, e dichiararono unilateralmente che non avrebbero rispettato il cambio pattuito tra il valore in peso dell’oro rispetto alla carta moneta.
Tale decisione decretata da Nixon violava palesemente i impegni contratti dal presidente Franklin Delano Roosevelt. Secondo non pochi esperti di tale materia, venivano create, così facendo, le basi di una crisi che tra i tanti disastri avrebbe creato le basi per l’instabilità stessa del modello economico degli Stati Uniti. Detto questo, mi sembra ovvio che sia necessario indennizzare Cuba per il danno provocato e che ascende a moltissimi milioni di dollari, come del resto ha denunciato il nostro Paese con prove e dati inconfutabili durante tutte le discussioni che si sono svolte in questi decenni nell’ambito delle Nazioni Unite.
Come fu affermato con precisione dal Partito e dal Governo di Cuba, sulla base della nostra buona volontà di costruire la pace tra tutti i Paesi di questo emisfero, ovvero assieme a tutti i popoli che fanno parte di questa grande famiglia umana, e con il fine di contribuire a garantire la sopravvivenza della nostra specie all’interno di quel modesto spazio che ci viene concesso di stare nell’universo, reiteriamo ancora una volta la nostra ferma volontà di non smettere mai di lottare per la pace e il benessere di tutti gli esseri umani, al di la del colore della pelle o del paese di origine di ogni abitante del pianeta. Questo è il desiderio che auguro a tutti coloro che condividono appieno o in parte le mie idee, a quelli che fanno un’analisi assai migliore della mia ma che condividono la mia stessa prospettiva. A tutti voi, voglio dirvi grazie, miei cari compatrioti.
[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Alessandro Pagani]
Pubblicato da Alessandro Pagani in agosto 13, 2015
https://albainformazione.wordpress.com/2015/08/13/la-realta-e-i-sogni/
Cuba e Siria: 50 anni di lotta, fraternità e solidarietà
da prensa latina
Le relazioni bilaterali tra la Siria e Cuba risalgono a 50 anni fa contrassegnate dalla cooperazione politica, economica e culturale. Oltre alla presenza di un coordinamento permanente e di consultazione tra i due paesi nelle sedi internazionali.
Queste relazioni hanno contribuito a rafforzare i rapporti tra i due paesi, leader indimenticabile Hafez al-Assad e il Comandante Fidel Castro, ebbero un solido rapporto politico e personale, e resero le relazioni siro-cubane basate su solide fondamenta, avendo una comune sugli eventi internazionali.
Fidel Castro ha descritto il defunto presidente Al-Assad come un uomo di forza, orgoglio e dignità, che non ha mai ceduto ai suoi principi e diritti, ha saputo difendere la sua causa e portare la Siria verso la gloria.
Allo stesso tempo, la leadership e il popolo della Siria hanno sempre visto Fidel Castro come un leader rivoluzionario che ha schiacciato i piani imperialisti contro Cuba, riuscendo con la sua saggezza, forza, resistenza e l’impegno per i principi della Rivoluzione cubana, a preservare l’indipendenza e la sovranità di Cuba, sostenendo tutti i movimenti e popoli che lottano per la loro libertà e la dignità è al continente latino-americano o in altri paesi.
Fidel non ha ceduto i diritti del suo popolo e ha trasformato Cuba in una fortezza per la difesa della pace e della libertà.
Indubbiamente, le relazioni tra i due paesi sono state basate su fondamenti e principi chiari, in quanto entrambi i paesi sono ancora bersaglio di un’aggressione imperialista e una cospirazione contro il loro popolo, e sono uniti nella stessa trincea per affrontare queste cospirazioni e aggressioni da parte dell’imperialismo e dei suoi alleati, oltre ad affrontare le correnti intellettuali reazionare.
La storia dei due paesi è stata testimone di importanti fatti politici e di lotta. A questo proposito, Cuba è sempre stata consapevole della verità del conflitto arabo-israeliano e ha sempre ribadito il suo sostegno alla Siria nel suo conflitto con Israele.
Nella guerra di liberazione nel mese di ottobre del 1973, Cuba ha inviato in Siria una forza d’elite come forte messaggio di solidarietà con l’esercito siriano arabo in quella guerra.
Un altro aspetto che rendono particolari questi rapporti è lo scambio di opinioni e di coordinamento tra i leader dei due paesi. Il presidente Hafez Al-Assad ha visitato L’Avana negli anni settanta per partecipare al Vertice del Movimento dei Paesi Non Allineati, dove i due leader si unirono per le loro posizioni basate sulla resistenza e la difesa dell’indipendenza e della sovranità del loro paese, e nel sostenere i movimenti di liberazione nel mondo.
I rapporti fraterni tra la Siria e Cuba hanno avuto un altro punto di svolta con la storica visita di Fidel Castro a Damasco nel maggio 2001, dove ha avuto colloqui con il presidente Bashar al-Assad sulla situazione in Medio Oriente e le modalità per rafforzare cooperazione tra i due paesi, soprattutto in campo economico.
Il Comandante Castro, il leader rivoluzionario che ha mobilitato l’America Latina e schiacciato piani imperialisti contro Cuba, visitò la Biblioteca Nazionale dove depose una corona di fiori presso la statua della indimenticabile presidente Hafez al-Assad.
In poche parole, davanti al monumento, Castro descrisse il leader Hafez al-Assad, come uno degli uomini più seri e cordiali e uno dei più carismatici e umani che avesse mai conosciuto in vita sua.
Il Comandante Fidel all’epoca visitò anche la Grande Moschea degli Omayyadi nella capitale siriana. Lì, scrisse alcune parole sul libro degli ospiti: «Questa magnifica opera architettonica è un faro civico e religioso e simboleggia la tolleranza religiosa in Siria», salutando i costruttori di questo capolavoro e i lavoratori che lo avevano restaurato.
Dieci anni dopo la visita del Comandante Castro in Siria, il presidente Bashar al-Assad ha fatto una storica visita a Cuba nel giugno 2010 come parte di un tour in diversi paesi dell’America Latina.
La visita giunse in un momento storico e decisivo, dove al-Assad incontrò il presidente cubano Raul Castro, e attraverso intensi colloqui tra i due presidenti ci fu un ulteriore impulso per la costruzione di relazioni strategiche a livello politico ed economico.
Il presidente al-Assad affermò durante la visita che «non è facile viaggiare per più di diecimila chilometri per visitare l’America Latina, ma quando veniamo qui si scopre e si sente che ci sono molte cose che ci appartengono».
Come parte della sua visita, al-Assad visitò l’Istituto di Ingegneria Genetica e Biotecnologia, considerato uno dei centri più avanzati a livello mondiale nei settori della ricerca genetica, e lo sviluppo e la produzione di vaccini e farmaci.
Il presidente al-Assad elogiò i risultati scientifici del Centro di Cuba, nonostante l’embargo imposto per 55 anni.
Il presidente al-Assad sottolineò che la vera battaglia nel mondo, in generale, è di natura cognitiva tra coloro che hanno la conoscenza e coloro che non la possiedono.
Il presidente continuò a riferirsi a condizioni simili vissute dalla Siria e Cuba per decenni, e la sua capacità di resistere e far fronte a queste difficili circostanze.
Ponendo una corona sul monumento dell’Eroe nazionale di Cuba, José Martí, il presidente al-Assad ribadì il sostegno della Siria a Cuba nella sua lotta contro il blocco imposto ingiustamente per oltre mezzo secolo per tentare di destabilizzare questo paese.
Al-Assad elogiò «la superiorità del popolo cubano in molti settori, soprattutto medico e nell’istruzione, che confermano la certezza della scelta della resistenza di questo popolo e la sua capacità di affrontare il blocco».
Durante la visita, furono firmati presso la sede del Ministero degli Affari Esteri di Cuba diversi accordi di cooperazione tra i due Paesi nei settori della “lotta contro il traffico di droga”, e nella cooperazione nei settori dell’agricoltura e dei media comunicazione.
Nella Stipula degli accordi di cooperazione si unirono gli sforzi per condividere le esperienze nella lotta contro il commercio illegale di droga, lo scambio di esperienze nel campo della semina di cereali e la produzione di vaccini; oltre allo scambio di notizie tra siriana Arab News Agency, “SANA” e l’agenzia di stampa latino americana “Prensa Latina”.
Inoltre, ci sono state visite di partito e di governo tra le delegazioni di Siria a Cuba, al fine di rafforzare le relazioni bilaterali tra le due parti. L’ultima visita è stata di una delegazione di alto livello del partito Baath a Cuba nel periodo 25-30 Maggio di quest’anno.
Per quanto riguarda le posizioni politiche dei due paesi, i popoli di Siria e Cuba sono fratelli e condividono un destino comune nella lotta per l’indipendenza e la sovranità nazionale e affrontano l’aggressione straniera e occupazione e i tentativi di egemonia, oltre ad essere popoli sentono la fraternità e il rispetto per quello che è stato realizzato in termini di lotta contro il colonialismo e l’ingerenza straniera.
I punti di vista dei due paesi sono concordi sugli sviluppi in Medio Oriente e America Latina. A questo proposito, la Siria ha sempre espresso solidarietà con Cuba e il suo sostegno per questo paese per le pressioni e le sfide che si trova ad affrontare.
Allo stesso tempo, Cuba ha sempre confermato il suo sostegno per la Siria e il suo diritto a recuperare il Golan occupato e ha sostenuto il popolo palestinese nella sua lotta legittima per liberare la loro terra, riconquistare i loro diritti e stabilire il loro stato indipendente.
C’è sempre stata un costante coordinamento per sostenere le giuste cause in Medioriente e America Latina nelle sedi internazionali, come la Siria ha sostenuto le posizioni politiche cubane, così Cuba ha sostenuto la causa dei detenuti siriani nelle prigioni dell’occupazione israeliana arrestati per la loro lotta contro l’occupazione.
La Siria, nel frattempo, ha espresso sostegno a Cuba nel caso dei Cinque Eroi cubani che sono stati imprigionati in carceri degli Stati Uniti mentre difendevano il loro paese contro il terrorismo, e che dopo essere stato liberati, ha sollevato la bandiera siriana davanti al monumento dell’eroe nazionale di Cuba, José Martí.
Per quanto riguarda il blocco economico, commerciale e finanziario imposto a Cuba dagli Stati Uniti da più di 55 anni, il popolo siriano è stato e rimane uno dei popoli che più ha compreso le conseguenze di questo blocco criminale contro Cuba.
La posizione della Siria è stata ferma e chiara su questo argomento in tutte le riunioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e nei vari forum internazionali.
La posizione siriana si è caratterizzata per il pieno sostegno alla leadership e al popolo di Cuba contro il blocco ingiusto imposto dagli Stati Uniti da più di 54 anni fa, opponendosi alla cospirazione volta a destabilizzare Cuba per colpire la sua indipendenza. Damasco ha condannato le misure coercitive di Stati Uniti e Unione europea hanno imposto ai popoli della Siria e Cuba, confermando che tali misure rappresentano una flagrante violazione dei principi del diritto internazionale e uno strumento di egemonia occidentale sui paesi e loro popoli.
La Siria ha continuato a ribadire la necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto a Cuba dal 1959 ed ha definito illegali queste misure unilaterali che non lasciano che conseguenze negative.
Damasco ha dichiarato che queste misure violano il diritto internazionale e condannano Cuba a subire ogni sorta di danni economici, sociali e politici, oltre che ad aumnetare la sofferenza del popolo cubano. Queste misure hanno anche messo gli Stati Uniti in un confronto diretto con il consenso internazionale che rifiuta il blocco ingiusto a Cuba e ha causato perdite materiali di gran lunga superiore ad un trilione di dollari.
Cuba ha deplorato costantemente l’occupazione israeliana del Golan siriano e ha ribadito la necessità che questo territorio torni alla sovranità siriana. Ha inoltre sostenuto la Siria nel suo confronto con la guerra globale che soffre da più di quattro anni. L’Avana ha inequivocabilmente condannato questa guerra e l’aggressione contro la Siria nelle varie sedi internazionali e ha svolto un ruolo significativo nel sostenere la Siria attraverso blocchi regionali a livello continentale in America Latina come ALBA, tra gli altri.
Coerentemente alle sue idee politiche, Cuba ha offerto alla fine del 2014, le cure mediche e farmaci per il popolo siriano che soffre le sanzioni del blocco statunitense e occidentale.
Per quanto riguarda le relazioni bilaterali, entrambe le parti hanno sempre avuto comune desiderio di sviluppare relazioni economiche e di promuoverle per raggiungere il livello delle eccellenti relazioni politiche tra Cuba e la Siria, tenendo conto delle iniziative specifiche che entrambi i paesi si stanno giocando.
Nel settore della sanità, i due paesi hanno rafforzato la cooperazione nel campo delle malattie oftalmologiche, sistema di gestione ospedaliera e il trasferimento di tecnologia cubana alla Siria.
Dopo la visita del presidente al-Assad a Cuba nel 2010, le prospettive di scambi reciproci aono aumentate e si sono sviluppate, contratti che superavano il valore di 5.000.000 di euro sono stati firmati, avviando una nuova fase con l’aumento del volume di commercio.
Gli anni 2010 e 2011 hanno testimoniato un salto di qualità nelle relazioni economiche e commerciali tra Cuba e la Siria.
Inoltre, uomini d’affari siriani hanno ripetutamente partecipato alla Fiera Internazionale de L’Avana.
I due paesi hanno firmato molti accordi commerciali, economici e informativi, di cui ricordiamo:
– Accordo di cooperazione economica, scientifica e tecnica.
– Accordo in materia di cooperazione culturale.
– Un accordo di cooperazione nel campo della sanità tra i Ministeri della Salute dei due Paesi.
– Un accordo nel settore del trasporto aereo.
– Un accordo di cooperazione nel settore delle opere pubbliche e delle costruzioni.
– Un accordo di cooperazione tra i due paesi per i media.
– Un accordo di cooperazione nel settore dei trasporti marittimi.
– Accordo tra l’agenzia di stampa SANA e Prensa Latina.
Per quanto riguarda le guerre, la Siria e Cuba hanno affrontato nel corso della storia i piani di cospirazione occidentale nei loro confronti. Forse il tentativo di invasione della “Baia dei Porci” nel 1961 ad opera degli Stati Uniti che prevedevano di rovesciare il governo cubano, è molto simile ai tentativi occidentali di attaccare la Siria.
Le aggressioni contro la Siria e Cuba da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati arabi, paesi della regione e occidentali sono dovuti all’attaccamento della Siria e Cuba per la loro sovranità e indipendenza.
Durante la guerra scatenata dai paesi occidentali e alcuni paesi della regione contro la Siria, Cuba ha sempre ribadito la propria posizione a sostegno della decisione siriana e il diritto del popolo siriano a trovare una soluzione politica alla crisi, e anche espresso il suo rifiuto ad un intervento straniero nella crisi.
Cuba, come ha detto il suo ministro degli Esteri, ha ribadito che la strenua resistenza condotta dal popolo siriano è un bisogno essenziale per il destino dell’umanità, riaffermando il rispetto de L’Avana alla resistenza del popolo siriano.
Alle Nazioni Unite, Cuba ha avvertito sui pericoli di un intervento straniero in Siria, sottolineando che ciò avrebbe gravi conseguenze per la pace e la sicurezza internazionale, soprattutto in Medio Oriente.
Il rappresentante di Cuba presso le Nazioni Unite ha denunciato l’uso del concetto di protezione dei civili e la loro manipolazione, come pretesto per un intervento straniero, direttamente o attraverso gruppi terroristici armati e mercenari che combattono in Siria.
Il delegato cubano all’ONU ha sostenuto che il dovere delle Nazioni Unite è quello di promuovere la pace e la non violenza, e prevenire la destabilizzazione piuttosto che aiutare finanziariamente, logisticamente i gruppi che vogliono destabilizzare la Siria.
Non vi è dubbio che l’attacco alla Siria e Cuba è dovuto al fatto che questi due paesi continuano a difendere la loro sovranità e indipendenza, e continuano a sostenere i movimenti di liberazione e la resistenza contro il colonialismo e l’egemonia.
Cuba e la Siria vogliono relazioni basate sul rispetto reciproco e sulla base del rispetto della loro indipendenza, e non vogliono essere governati da governi reazionari e burattini nelle mani dell’Occidente.
Nonostante tutte le difficoltà, la guerra, l’assedio e il terrorismo praticato contro questi due paesi fratelli, i siriani ed i cubani sono determinati a continuare la lotta contro il terrorismo e la difesa del loro approccio sovrano e indipendente.
[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]
Pubblicato da Francesco Guadagni in agosto 12, 2015
https://albainformazione.wordpress.com/2015/08/12/cuba-siria-3/
(VIDEO) Castro su Chávez: «Vero rivoluzionario Latinoamericano»
Nel dicembre del 1994, il tenete colonnello e leader della ribellione militare del febbraio 1992 contro il governo neoliberista guidato da Carlos Andrés Pérez, Hugo Chávez, si recò in visita a L’Avana dove incontrò Fidel Castro. Fu allora che ebbe iniziò una nuova storia per l’intera America Latina.
Nel 61° anniversario della nascita del Comandante Chávez, vogliamo ricordarlo con le parole di ammirazione ed elogio che il capo della Rivoluzione Cubana utilizzò per descrivere il futuro leader della Rivoluzione Bolivariana al quotidiano cubano Juventus Rebelde: «Chávez è un soldato pronto a dare la sua vita, in ogni momento, per la causa dei popoli dell’America Latina. Un vero rivoluzionario. Bolivariano. Latinoamericano».
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Pubblicato da Fabrizio Verde in luglio 28, 2015
https://albainformazione.wordpress.com/2015/07/28/fidel-chavez-rivoluzionario/
L’Assalto alla Caserma Moncada
da it.granma.cu
Il 26 di Luglio del 1953 fu la risposta del popolo cubano alla situazione creata da Fulgencio Batista con il colpo di Stato, il 10 marzo del 1952, e la ricerca di un cammino con una Rivoluzione che permettesse di sradicare i gravi danni economici e sociali provocati dal controllo nordamericano.
Il 26 di Luglio del 1953 fu la risposta del popolo cubano alla situazione creata da Fulgencio Batista con il colpo di Stato, il 10 marzo del 1952, e la ricerca di un cammino con una Rivoluzione che permettesse di sradicare i gravi danni economici e sociali provocati dal controllo nordamericano.
In quei giorni a Santiago di Cuba si realizzava il carnevale, una diversione, quando un gruppo di uomini guidati dal giovane rivoluzionario Fidel Castro attaccò la Caserma Moncada, la seconda fortezza dell’esercito batistiano.
Fu evidente che il fatto marcò un avvenimento storico, generazionale e rivoluzionario e la sua vigenza, dopo lo sbarco dello yacht Granma, è sempre assoluta tra gli eventi storici cubani e nello sviluppo politico successivo dell’America Latina.
Nessuno può negare che quando avvenne, l’Assalto alla Caserma Moncada fu un fatto slegato dalle politiche tradizionali esistenti in quell’epoca e con una visione distinta, che fece entrare in scena per lungo tempo la generazione del 1953, chiamata del Centenario per l’anniversario dell’Eroe Nazionale José Martí.
Dal principio proclamò la necessità d’effettuare cambi sociali nel paese, senza vincoli con nessuno dei partiti tradizionali, cercando l’autenticità di una Rivoluzione con tutti e per il bene di tutti, come proclamò José Martí, l’ispiratore intellettuale dell’azione.
Fidel Castro, in una conversazione sostenuta nel 1978 con dei giornalisti svedesi che lo accompagnarono e percorsero con lui gli scenari dei fatti del 26 di luglio, ricorda come pensava d’impadronirsi delle armi della caserma, chiamare ad uno sciopero generale e utilizzare le stazioni radio per convocare alla mobilitazione, partendo dalla situazione di scontento e odio verso Batista.
La piccola fattoria Siboney servì per concentrare le armi e i partecipanti.
Tatticamente era il luogo migliore per quell’operazione, perchè lì passava una strada che giungeva vicino alla Moncada.
Il luogo aveva il pretesto d’essere un allevamento di pollame alla periferia di Santiago di Cuba.
I giovani in quella fattoria non si esercitarono assolutamente, perchè sarebbe stato molto rischioso, ma lo avevano a L’Avana, dove si erano addestrati a sparare più di mille uomini, in diversi luoghi.
Centotrentacinque giovani si riunirono all’alba del 26 di luglio, mentre un altro gruppo si trovava nella zona di Bayamo, per prendere la Caserma Carlos Manuel de Céspedes, con l’obiettivo d’avere un’avanguardia organizzata nella direzione principale di un possibile contrattacco di Batista.
L’elemento sorpresa era il fattore decisivo dell’operazione nella quale era in gioco l’occupazione della seconda fortezza militare del paese, con più di mille uomini, e si poteva realizzare.
«Ancora oggi penso che il piano non era un cattivo piano: era un buon piano», precisò Fidel Castro.
«L’azione fu pianificata durante il Carnevale di Santiago per poter mobilitare le forze precisamente in quei gironi in cui i militari raddoppiavano la guardia attorno al reggimento», osservò.
«Questo complicò la situazione decisamente. Fu lo scontro attorno alla caserma e per la strada principale che originò il combattimento al di fuori. Al contrario avremmo sicuramente occupato la caserma», spiegò ancora.
Alla domanda di quante macchine erano in tutto, rispose che: “Prima partirono le tre macchine che andavano a occupare l’ospedale civile, poi le due verso l’udienza con trentacinque uomini. Con me c’erano quattordici macchine e novanta uomini”.
Fidel e i giornalisti arrivarono alla Caserma Moncada, dove continuò la testimonianza.
«La crisi si produsse perché le guardie venivano in questa direzione, verso di noi. Una macchina era passata prima di noi – quella che doveva disarmare le guardie – e si trovava cento metri davanti a noi.
Le disarmò ma le altre guardie che avevano visto passare la prima macchina restarono a guardare e quando videro che l’automobile disarmava quella pattuglia, si posero in guardia e all’erta.
Come risultato, il combattimento cominciò fuori dalla Moncada mentre lo si doveva realizzare dentro la caserma.
Si mobilitò il Reggimento e si mobilitò la difesa.
Realmente la sorveglianza esterna con le guardie era una novità, organizzata per via del carnevale.
Il piano doveva cominciare quando la guardia terminava perché allora avrebbero camminato senza fare caso alla truppa disarmata, alle altre macchine e noi avremmo occupato il luogo», indicò.
«Se non fosse avvenuto quell’incidente noi prendevamo la caserma, perché la sorpresa era totale. Era un buon piano. E se fosse necessario pianificare oggi un altro assalto con l’esperienza che abbiamo, disegneremmo un piano più o meno uguale. Il piano era buono!», affermò ancora Fidel Castro.
Pubblicato da Fabrizio Verde in luglio 26, 2015
https://albainformazione.wordpress.com/2015/07/26/assalto-caserma-moncada/