Siria, la realtà sul campo di battaglia

da lantidiplomatico 

di Pedro García Hernández, inviato in Siria di Prensa Latina

Da Athriya, una città a nord della provincia di Hama, 210 chilometri da Damasco, l’esercito siriano ha iniziato un’offensiva per liberare Raqqa.

Fonti militari hanno confermato che le forze armate siriane sono riuscite ad avanzare otto chilometri verso l’aeroporto militare Tabqa diga, intorno alla “capitale” dello Stato islamico o Daesh,.

Questa nuova offensiva, sostenuta e coordinata pienamente con gli alleati russi, è lanciata su più assi ed è diretta da unità speciali come i Falchi del Deserto e dal Corpo dei Marines siriani.

La vasta esperienza di combattimento di questi distaccamenti è dimostrata sul campo di battaglia , nel mantenimento delle aree liberate, per esempio Palmira e nel rispetto della tregua dal 27 febbraio scorso.

Queste nuove azioni sono la dimostrazione che il metodo deterrente sostenuto da Siria e Russia dopo complessi negoziati per tutta la durata della tregua, ha funzionato a metà, soprattutto i doppi standard utilizzati dagli Stati Uniti e dei suoi alleati nella regione: Turchia, Arabia Saudita e Qatar.

Anche se la tregua ha fatto progressi nella politica di riconciliazione nazionale di Damasco e che finora è accettata da più di 120 località e da cinquanta gruppi armati, non è stata rispettata da gruppi terroristici come il Daesh e il Fronte Al-Nusra, tra gli altri.

Finora, secondo il governo siriano e il centro di coordinamento in russo di base a Hemymin in provincia di Latakia, la tregua è stata violata da questi gruppi più di 610 volte.

Mentre la realtà ha mostrato i pro e i contro della cessazione delle ostilità, gli Stati Uniti hanno aumentato il supporto per la cosiddetta opposizione siriana e le forze curde a nord di Aleppo e anche nella provincia settentrionale di Hasaka.

Stranamente senza coordinamento precedente e senza pianificazione, la cosiddetta coalizione guidata da Washington ha avviato l’attacco verso Raqqa, consolidando le posizioni conquistate dai curdi in quelle regioni con la possibilità pericolosa di molteplici incidenti dove vi è la presenza di più di 15 mila soldati di diverse tendenze e schieramenti.

Per gli esperti e gli analisti, gli obiettivi degli Stati Uniti e dei loro  alleati sembrano essere chiari. Propiziare lo smembramento della Siria, mantenere un caos operativo in scontri e in qualche modo evitare la distruzione totale di due altamente significativi per loro gruppi terroristici, come Daesh e il Fronte Al-Nusra.

Attualmente, la situazione sul combattimento a terra è molto complicata e richiede una maggiore e e più ampio coordinamento tra coloro che realmente lottano contro il terrorismo.

Da nord a sud, attraverso un arco geografico che si estende almeno su 13 fronti di battaglia, le forze armate siriane ed i suoi alleati hanno davanti a loro una delle più complesse fasi della lotta contro il terrorismo, i cui attori sono coinvolti in un lavoro che implica, come mai avvenuto prima nel Levante, la comparsa di numerosi “registi”.

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