Miguel Díaz-Canel Bermúdez: «Ci hanno colpito per annientarci ma siamo vivi!»

L'immagine può contenere: 2 personedi Silavana Sale 

~ Toccante e bellissimo discorso pronunciato in chiusura del VI Periodo Ordinario de Sesiones de la Asamblea Nacional del Poder Popular dal Presidente Cubano Miguel Díaz-Canel Bermúdez, pochi giorni fa , il 18 dicembre 2020.

Lo traduco per i compagni italiani che avranno la voglia e la pazienza di leggerlo, spunto per tantissime riflessioni ~

“Caro generale dell’esercito Raúl Castro Ruz e colleghi della generazione storica, compagno Esteban Lazo, presidente dell’Assemblea nazionale del potere popolare e presidente del Consiglio di Stato,

Deputati e Compatrioti,

Cuba è onorata di contare in un giorno come oggi sei anni fa il ritorno in Patria, sul compagno Gerardo Hernández Nordelo come membro del nostro Consiglio di Stato (Applausi).

Un anno fa, proprio da questa tribuna abbiamo detto:
“Ci hanno colpito per annientarci ma siamo vivi!”

Abbiamo quindi ipotizzato che nulla potesse essere peggio di quell’escalation di misure per inasprire il blocco imperialista e attaccare le fonti di approvvigionamento energetico, le brigate mediche e qualsiasi possibilità di finanziamento.

Fino all’arrivo del 2020, un anno duro e impegnativo come pochi altri a causa della sconcertante pandemia di COVID-19 che ha sbattuto le porte dell’economia e della vita stessa per mesi.

Tutto è andato peggio, perché il suo impatto è universale e ha raggiunto momenti insopportabili, con l’opportunistica ripresa del blocco statunitense, prova definitiva del profondo male dei nostri avversari.

Hanno insistito per annientarci, ma noi insistiamo per vivere e vincere!

Cuba Viva è andata oltre le proprie possibilità.

È il destino di questa città: crescere con le sfide.

È nei geni della nazione cubana, forgiata nella resistenza e ribellione degli schiavi che si rifiutavano di essere schiavi e nella volontà degli emigranti carichi di sogni.

È nell’eredità dei leaders indipendentisti che hanno bruciato le loro ricchezze nel fuoco della Rivoluzione, nelle madri con i loro figli nati in mezzo ai combattimenti e nella forte identità del creolo maturata nei lunghi anni in cui il paese era libero solo nella boscaglia.

È nelle generazioni successive che hanno lasciato sangue e seme in combattimenti impari nelle strade e sulle montagne fino alla vittoria.

Non c’è modo di piegare l’esistenza della Rivoluzione, il suo trionfo e la sua sopravvivenza di fronte a spietate aggressioni e dolorosi abbandoni, senza quelle essenze che ogni giorno ci mettono di fronte a una storia che già accumula così tante eroine ed eroi per abitante che diventa difficile contarli.

Ma l’esempio è contagioso.

In questi mesi di pandemia, abbiamo assistito a imprese quotidiane di persone di tutte le età e mestieri, donne e uomini, giovani e anziani.

Anche i bambini sono diventati educatori esemplari dei loro genitori riguardo all’uso della mascherina, lavandosi le mani e mantenendo il distanziamento fisico, i tre pilastri della responsabilità individuale in questa battaglia che riguarda tutti.

Voglio dire qui oggi che ogni ora di questi mesi di confronto con COVID-19 è stata di crescita e apprendimento.

Sono state giornate tese, estenuanti, ma non ci siamo mai scoraggiati, grazie soprattutto al popolo.

Lo scoraggiamento non è possibile di fronte all’eroismo, non di una persona o di un gruppo, ma di un’intera nazione.

E quell’eroismo ci spinge costantemente, ci ispira a dare di più, a fare di più, a vergognarci quando il corpo ci chiede una pausa.

Perseguendo carenze di ogni tipo, code estenuanti e una rinuncia temporanea a feste e abbracci, i cubani accettano le sfide più dure del 2020.

Il nuovo coronavirus è una sfida gigantesca in mezzo alla crisi imposta dal blocco.

Ma lo assumiamo senza paura.

Abbiamo avuto meno medicine, meno cibo, meno trasporti…, ma anche meno infezioni, meno malati e meno morti.

Questo può essere spiegato solo perché abbiamo avuto più volontà politica, più solidarietà e più giustizia sociale.
Più socialismo.

In Scienza e Medicina sono stati stabiliti record in termini di dedizione e sacrificio personale e collettivo, che hanno permesso al Paese di collocarsi rapidamente tra coloro che sono riusciti a controllare la pandemia.

Per illustrarlo con i dati significativi: il Paese accumula 1.294.052 tamponi effettuati, con 9.771 casi positivi, di cui, purtroppo, sono 137 decessi, per un tasso di letalità di 1,40%, inferiore al tasso generale del 2,25%, e anche al di sotto del tasso della regione delle Americhe di 2,54%.

Siamo uno dei pochi paesi al mondo a non aver registrato morti per COVID-19 di donne incinte, bambini o personale sanitario.

Circa il 90% di tutti gli infetti si è ripreso grazie a protocolli robusti che vengono continuamente perfezionati.

Le sale di terapia intensiva non sono collassate.

E parallelamente alle cure mediche, gli operatori sanitari lavorano su più di 800 ricerche, che hanno generato centinaia di pubblicazioni scientifiche.

Nei trattamenti vengono utilizzati più di una dozzina di biofarmaci cubani, mentre sono in fase di sperimentazione quattro vaccini candidati e sono già stati realizzati prototipi di tre modelli di ventilatori polmonari, la cui produzione sarà affidata all’industria nazionale.

Come la storia, con i suoi secoli di lotte e resistenze, il lavoro educativo e il modello di sviluppo umano che la Rivoluzione ha scelto per i suoi figli, ci ha messo, di fronte alla pandemia, davanti a paesi di sviluppo simile o superiore.

Il talento naturale del popolo e quella frase premonitrice di Fidel che saremmo diventati un paese di uomini – e donne – di Scienza, ma soprattutto la sua idea concretizzata nella volontà politica di investire in ambiti così nuovi e quasi esclusivi dei paesi del primo mondo, come l’ingegneria genetica e le biotecnologie, le neuroscienze e la produzione di farmaci, ci hanno permesso di porci in prima linea negli studi sulla pandemia e sui protocolli di cura e monitoraggio dei contagiati.

Un principio umanista, inseparabile dalla Rivoluzione: la vita umana come bene supremo della società è alla base della strategia nazionale per affrontare l’epidemia a Cuba e in altri 39 paesi, dove in questi mesi sono arrivati ​​circa 3.000 professionisti Cubani, raggruppati in 53 Brigate del contingente Henry Reeve.

Le aggressioni, la persecuzione, la diffamazione e le pressioni violente dell’attuale governo degli Stati Uniti contro altri paesi per aver ricevuto o semplicemente richiesto il sostegno del prestigioso Contingente, non hanno precedenti.

Ma il suo lavoro è già penetrato così profondamente nelle nazioni che lo ricevono, che dalla sua gratitudine è nata la proposta del Nobel per la Pace al Contingente Henry Reeve, una candidatura che onora profondamente un progetto di Fidel in questo mondo governato dall’individualismo e dall’egoismo, dalle regole del mercato.

Si riconosce così la dedizione dei nostri operatori sanitari per salvare vite nelle condizioni più difficili e nei luoghi più remoti, dove non arriverà mai nemmeno un sussidio dei loro persecutori.

Senza cedere all’eccesso di ottimismo, sempre pericoloso perché smobilita le azioni che devono essere mantenute nel tempo, stiamo superando tutte le prove della pandemia grazie al popolo e alla spinta precisa della Scienza, potente motore a trazione multipla, se mi perdonate l’analogia.

Perché va detto che i contributi dell’intelligenza collettiva non si limitano all’area vitale della Medicina e dei servizi di sanità pubblica.

Siamo grati che alcune delle menti più brillanti del nostro Paese siano rimaste attente e abbiano contribuito, dalle piattaforme digitali, con acutezza critica, alle analisi scientifiche che, anche dall’economia e dalle scienze sociali e storiche, dovrebbero fornire un corpo teorico alla nazione indispensabile in questo momento gravido di emergenze.

Il contributo che viene dalla conoscenza e dall’impegno al destino della nazione non è mai poco o banale.

È un segno che distingue i tanti cubani che accompagnano la Rivoluzione in tutti i suoi sforzi e vogliono aiutare a raggiungere la prosperità che ci attende.

E per quelli di noi che oggi adempiono al dovere di governare, ci aiuta a rettificare mentre avanziamo, qualcosa di cui non ci vergogneremo né negheremo mai.

Comprendiamo che studiare, apprendere e prendere decisioni, basate sulla conoscenza collettiva, porta sempre a percorsi più sicuri e più equi.

Compatrioti,

nel 2020 ci troviamo di fronte a condizioni economiche eccezionali.

Qualsiasi aggettivo sarebbe insufficiente per descrivere l’atroce combinazione di blocco rafforzato e pandemia sull’economia e sulla società.

Si tratta degli effetti cumulati delle persecuzioni finanziarie e dell’assedio di qualunque fonte di reddito in valuta estera, che si rafforzano opportunisticamente in mezzo alla pandemia e alla contrazione economica universale che provoca, con la conseguente interruzione dell’attività turistica, uno delle principali fonti di reddito del Paese, la contrazione delle importazioni, la diminuzione dell’attività produttiva e dei servizi, sia nel settore statale sia non statale, e le spese sanitarie aggiuntive rispetto a quelle previste dal piano, unitamente all’aumento dei finanziamenti dal Bilancio dello Stato, tra gli altri.

Nella progettazione del Piano Economico per il 2020 avevamo previsto, anche in condizioni di forti restrizioni, di raggiungere una crescita dell’ordine dell’1%.

Come è accaduto praticamente in tutte le regioni e paesi, COVID-19 ci ha costretti a modificare tutte le previsioni.
Il fatto è che non ci sarà crescita.

Come riportato qui, diminuirà di circa l’11%. L’economia cade, ma non si ferma.

Abbiamo approvato la Strategia Economico-Sociale e il Piano Nazionale per lo Sviluppo Economico e Sociale fino all’anno 2030 e sono stati conclusi gli studi per l’attuazione dell’ordine monetario, che inizieranno il prossimo 1° gennaio.

Nel mezzo dello scenario peggiore, importanti investimenti sono stati conclusi nei principali programmi di sviluppo, anche abitativo, con 47.400 immobili finiti, turismo, con 2.000 nuove camere, il primo impianto bioelettrico operativo nel paese e investimenti nel settore idraulico e nella produzione alimentare, tra gli altri.

Contemporaneamente, sono stati approvati 29 progetti di investimenti esteri per 2.455 milioni di dollari, 5 dei quali nella Mariel Special Development Zone, importante e strategica enclave economica del Paese, dove operano aziende di 21 Paesi e 11 multinazionali.

Qui sono state approvate 55 imprese, con un importo di investimento impegnato che supera i 3 miliardi di dollari, generando 11.763 nuovi posti di lavoro.

Sebbene nello scenario in cui viene redatto il Piano Economico 2021 prevale l’incertezza associata all’evoluzione della pandemia e ai suoi gravi impatti sull’economia mondiale, per il prossimo anno si prevede un graduale processo di ripresa, con una crescita tra il 6% e il 7%, che richiederà un lavoro intenso da parte di tutti gli attori economici.

Il raggiungimento di questo obiettivo ci impone di mantenere il controllo di COVID-19, per non affrontare contrattempi nell’apertura che abbiamo già avviato nel turismo e nell’attività produttiva in genere.

Il paese continuerà a lavorare sul suo sviluppo.

Il piano di investimenti aumenta del 22% rispetto al 2020, Il 60% delle risorse è concentrato nei settori prioritari: produzione alimentare, medicinali, difesa, turismo, fonti di energia rinnovabile, programma abitativo e stabilimenti di produzione di cemento e acciaio.

Nonostante la contrazione che ci lascia quest’anno, non rinunciamo a realizzare la crescita prevista per la seconda fase del Piano Nazionale di Sviluppo Economico e Sociale, compresa nel periodo dal 2022 al 2026.

Per questo, è necessario continuare ad avanzare con maggiore rapidità e chiare priorità nell’attuazione della Strategia economico-sociale, e tenere sotto controllo l’inflazione, evitando che si esprima al di sopra dei livelli previsti nel sistema monetario, favorire la creazione di nuovi posti di lavoro, fondamentalmente nell’attività produttiva, per la quale è fondamentale promuovere lo sviluppo locale, privilegiando il turismo, a sostegno della sua graduale ripresa e con enfasi sulle forniture per la circolazione commerciale al dettaglio in tutti prodotti di ampia richiesta.

Allo stesso modo, la promozione degli investimenti nella Zona di Sviluppo Speciale Mariel e l’aumento delle vendite di enti nazionali alla Zona al di sopra di quanto previsto nel Piano, e la partecipazione dell’industria nazionale come fornitore della vendita di valuta al dettaglio e all’ingrosso.

In questo contesto, sarà necessario migliorare il deficit fiscale previsto, basato su una maggiore efficienza nella spesa pubblica e maggiori entrate dal bilancio dello Stato.

Con l’inizio dell’ordine monetario, l’anno 2021 sarà decisivo per la graduale ripresa dell’economia, purché riusciremo a creare condizioni più favorevoli per lo sviluppo del settore produttivo nazionale.

Tali priorità si collegano ad alcuni progressi compiuti durante questo anno difficile, come i programmi di sviluppo territoriale, la gestione della scienza e dell’innovazione, le reti di laboratori di biologia molecolare, i nuovi poteri concessi al sistema aziendale, il programma per il progresso delle donne, la politica di commercializzazione dei prodotti agricoli, la creazione di parchi tecnologici e società commerciali all’interfaccia tra università e aziende.

La condotta dell’economia è stata progettata in base al principio di garantire, come obiettivi essenziali, l’accesso a cibo, carburante, fertilizzanti e pesticidi, medicinali, soddisfacendo le esigenze della difesa, nonché la priorità nell’ottenere finanziamenti per l’industria nazionale, rendendo efficace lo scopo di non importare ciò che possiamo produrre in modo efficiente nel paese.

Il principio è stato quello di introdurre modifiche per ottenere maggiore flessibilità, obiettività e innovazione nella risposta ai problemi e nella ricerca di soluzioni.

Compagne e compagni:

La sfida del periodo che stiamo valutando oggi è stata più grande che in qualsiasi altro momento, poiché riteniamo, nello stesso anno della pandemia e dell’intensificarsi del blocco, avviare l’applicazione del sistema monetario e rispettare un programma legislativo molto intenso che lo concede forza pratica alla nostra Costituzione.

Il compito di ordinare il processo economico, è, senza dubbio, più complesso degli ultimi anni.

Ma rimandarlo sarebbe ancora più costoso nel tempo.

Seguiamo con interesse e rispetto le preoccupazioni della popolazione, di cui ci sforziamo di costruire il benessere.

Per rispondere a loro, ministri e specialisti spiegano e risponderanno più di una volta e in dettaglio alle domande che possono generare dubbi, quasi tutte dovute alla novità del processo.

Ci sono preoccupazioni per quanto riguarda i salari e anche per quanto riguarda le tariffe elettriche. Potremmo dare un’unica risposta limitandoci a spiegare il mantenimento di grossi sussidi ai settori che consumano meno; ma nell’ordine monetario nessuna misura può essere vista al di fuori del contesto economico nazionale e mondiale, dove i prezzi e l’accesso ai combustibili costringono i paesi meno sviluppati ad adeguare i propri consumi.

Quello che possiamo dire categoricamente è che non si tratta di una politica di terapia d’urto, o di “corralitos” finanziari, come alcuni insistono nel proiettare.

Ciò che deve essere rivisto verrà rivisto e ciò che deve e può essere corretto verrà corretto (Applausi).

La Rivoluzione insiste sulla sua ferma intenzione che nessuno rimarrà impotente.

È vero che si è dovuto ricorrere a misure come i depositi in valuta liberamente convertibile, così contestati, ma indispensabili per favorire le rimesse, canalizzarle e risolvere una contraddizione segnalata in modo persistente e critico da economisti e altri esperti, ovvero la fuga all’estero di valuta estera che stava prosciugando lo scarso reddito del paese tramite acquirenti privati.

La soluzione è stata quella di attirare quelle risorse sul mercato interno e con il reddito in valuta liberamente convertibile per finanziare le spese di cibo e carburante del Paese, in un momento in cui non c’erano nemmeno arrivi turistici e la pandemia gravava pesantemente sul magro capitale a disposizione.

Il vice primo ministro Alejandro Gil Fernández lo ha già spiegato più di una volta: la vitalità del servizio nazionale di energia elettrica e i minimi del paniere di base standardizzato di cui nessuno vuole fare a meno, non potrebbero essere garantiti senza la valuta estera che ci vorrà ancora tempo per recuperare per conto di produzioni nazionali ed esportazioni.

Deputate, deputati:

Sicuramente molti di voi hanno visto le crescenti manipolazioni e pressioni attraverso le quali accusano Cuba di ritardo e paralisi nel programma legislativo.

Cercano di ostacolare la leadership della Rivoluzione, cancellare più di 60 anni di battaglie per i diritti delle donne e contro ogni tipo di discriminazione e abuso, contro la violenza e l’esclusione dei settori sociali che fino al 1959 non contavano nella politica nazionale.

In questa Sessione, in ottemperanza alle disposizioni transitorie della Costituzione, sono state approvate due importanti leggi, che rispondono agli standards richiesti per l’organizzazione e il funzionamento degli organi locali del Potere Popolare.

Abbiamo apprezzato che entrambe le disposizioni normative siano state oggetto di un duro lavoro da parte dei responsabili della loro preparazione, soprattutto, sulla base dell’elevato numero di pareri a seguito dei processi di consultazione effettuati, sia nel Governo che tra i vertici delle province e comuni, deputati e accademia.

Come specificato in entrambi gli organi giuridici, il suo contenuto sarà soggetto a valutazione da parte dell’Assemblea Nazionale, un anno dopo la sua entrata in vigore.

L’esperienza nella sua applicazione ci consentirà di apportare i relativi adeguamenti, vista la novità delle istituzioni in esse stabilite.

Con queste leggi sono state approvate quest’anno in totale sei, in conformità con il Piano Legislativo, che ora abbiamo dovuto riadattare, e sono espressione dello sforzo compiuto per rispettare le complesse circostanze imposte dal COVID-19.

L’attività legislativa e, in particolare, i gruppi di lavoro preposti alla redazione dei progetti preliminari non sono stati interrotti.

In alcuni casi, a causa della complessità delle regole, è stato necessario ampliare le domande e correggere molti dei loro contenuti.

La creazione normativa, come sapete, non si limita solo alle leggi.

Come qui affermato, il Consiglio di Stato ha approvato quest’anno 25 decreti legge, 11 dei quali nel rispetto del Programma delineato, a dimostrazione dell’impegno profuso anche in questa attività.

Il ri-adeguamento ora approvato mostra una maggiore obiettività, in conseguenza delle esperienze acquisite dopo la sua approvazione da parte di questa Assemblea.

Nel caso particolare del codice della famiglia, rimaniamo impegnati a fare progressi in tutto ciò che è necessario, nonostante le circostanze attuali.

Questa regola, come sappiamo, ha un ampio impatto sulla società e richiede la massima preparazione, istruzione e consenso sociale.

Il gruppo di lavoro, coordinato dal Ministero della Giustizia e composto da specialisti in diritto di famiglia, psicologi e ricercatori di varie istituzioni, si è adoperato per definire le politiche fondamentali.

Allo stesso modo, siamo stati costretti a rimandare nel tempo altre disposizioni normative, tra cui alcune di quelle previste dalle disposizioni transitorie della Costituzione e altre che regolano questioni di interesse della popolazione.

Vogliamo ratificare l’invariabile volontà di perseverare per poter contare sulle norme giuridiche necessarie per attuare il nuovo testo costituzionale ed evitare in futuro ogni vuoto giuridico.

Nelle circostanze eccezionali che ci sono state imposte dalla pandemia, è stato svolto un intenso lavoro per far avanzare la discussione e l’approvazione di leggi volte ad approfondire la giustizia sociale e rafforzare lo Stato di diritto.

E chiederemo più dinamismo per ottemperare al mandato di rendere efficace la Costituzione.

Con la costante insistenza del generale dell’esercito Raúl Castro Ruz a capo di questi processi, il nostro partito e il nostro governo hanno dato la massima priorità alla realizzazione di un programma intenso e complesso, in cui lavoreremo fino a quando le consultazioni non saranno esaurite e valutati i punti di vista, giudizi e apprezzamenti, spesso contraddittori, della maggioranza della popolazione.

Non è qualcosa che possiamo risolvere alla leggera, perché andremmo contro lo spirito della nostra Magna Carta.

La legislazione è un atto molto serio, che determina il destino di tutti i cittadini.

Sta a noi farlo nel più breve tempo possibile, ma sempre, prima di tutto, con la premessa che siamo un’assemblea libera da pressioni lobbistiche.

Siamo l’Assemblea del popolo cubano e dobbiamo dare conto alle sue richieste e ai sui tempi. A nessun altro (applausi).

Colleghe, colleghi:

Passando ai temi dell’agenda internazionale, dobbiamo anche evidenziare l’impatto unico e inaspettato della pandemia, che ha aggravato le contraddizioni già esistenti nel mondo e le tensioni di un’economia globale che tendeva a rallentare i volumi di produzione e i flussi commerciali.

Come in simili circostanze storiche, il peso maggiore della crisi è ricaduto sui più svantaggiati e diseredati che, nella maggior parte dei paesi, hanno subito l’aggravarsi delle loro difficoltà, mentre la povertà in generale cresce insieme alla disuguaglianza e alla povertà, alla polarizzazione sociale.

Incredibilmente, le più grandi fortune del pianeta, quelle di cui godono pochi, hanno ottenuto guadagni senza precedenti con la pandemia.

E, per la maggioranza, le prospettive non sono più promettenti per l’anno che sta per iniziare.

L’impatto complessivo dei disadattamenti già sperimentati continuerà a peggiorare, con grandi domande su quando e come si riprenderà la produzione manifatturiera generale e la fornitura di servizi nei grandi centri economici e nei paesi in via di sviluppo; con l’incertezza sui flussi commerciali, l’occupazione e la stabilità finanziaria.

La politica estera marcatamente aggressiva e unilaterale degli Stati Uniti negli ultimi anni ha aggravato le minacce alla pace, alla sicurezza e ai meccanismi multilaterali, regionali e internazionali che per decenni, e anche con limitazioni, hanno sostenuto il sistema delle relazioni internazionali, alla cooperazione e al diritto internazionale come quadro di riferimento per l’interazione tra le nazioni.

Per Cuba e per la maggior parte dei paesi le possibilità di scambio diretto sono state ridotte.

Gli incontri internazionali hanno dovuto ricorrere a deliberazioni virtuali, con l’uso di tecnologie di comunicazione, che introduce un nuovo modo di praticare la diplomazia bilaterale e multilaterale, ma limita l’effetto insostituibile dell’interazione personale nel promuovere la conoscenza reciproca, costruire la fiducia e la capacità di deliberare in profondità su questioni delicate.

In questo contesto impegnativo e senza trascurare nessuna delle priorità, il Paese ha continuato a rafforzare e sviluppare le sue relazioni con la comunità internazionale, sulla base dei principi della Carta delle Nazioni Unite, combattendo sempre a favore della pace e della tutela dell’ambiente, promuovendo i postulati del Movimento dei Paesi non allineati, e costantemente impegnato per l’unità e l’integrazione dei popoli dell’America Latina e dei Caraibi.

Dimostriamo la capacità di sostenere e portare la cooperazione solidale, pietra angolare e caratteristica unica della nostra politica estera, in nuove aree.

Prima o poi verrà scritta la storia di questa terribile pandemia e del suo impatto a livello globale.

Se narrato con onestà, sarà impossibile ignorare il ruolo di Cuba e delle migliaia di cubani che volontariamente si sono recati in altre terre per affrontare il pericolo e onorare il giuramento d’Ippocrate che accompagna la coscienza e il cuore dei nostri abili operatori sanitari.

D’altra parte, abbiamo adottato misure volte a proteggere e sostenere i cittadini cubani che si trovano all’estero.

A tal fine e in considerazione della necessità di rispettare rigorosi protocolli di tutela e distanziamento, abbiamo promosso lo svolgimento delle procedure consolari a distanza.

Nonostante la necessaria cancellazione dei voli di linea per circa sette mesi, è stato fornito il supporto per 94 voli charter che hanno consentito il rientro a Cuba di oltre 5.000 connazionali da 56 Paesi, mentre sono state adottate misure eccezionali come l’estensione automatica di soggiorno all’estero.

La volontà di continuare a rafforzare i legami tra Cuba e i suoi cittadini all’estero è irrevocabile.

Pochi giorni fa, l’8 dicembre, abbiamo celebrato il Settimo Vertice Caricom-Cuba, che ha confermato il consolidamento di strette relazioni con i fratelli caraibici, basate sul sostegno reciproco, la cooperazione e la solidarietà di fronte alle sfide che dobbiamo affrontare nel sistema internazionale, ingiusto e ineguale.

In questi tempi, in cui la cooperazione è più necessaria, condividiamo con orgoglio la disponibilità e la dedizione dei nostri medici e professionisti sanitari che forniscono servizi in tutte le nazioni della Comunità caraibica e per la prima volta anche in cinque territori non indipendenti .

Abbiamo ringraziato i Caraibi per la solidarietà e il rispetto per Cuba e abbiamo coraggiosamente difeso l’amicizia reciproca.

Pochi giorni dopo, abbiamo tenuto il XVIII Summit ALBA-TCP, in cui abbiamo ratificato il nostro rifiuto del comportamento interventista dell’imperialismo nell’emisfero e i tentativi di reimporre la Dottrina Monroe, nello stesso momento in cui abbiamo riaffermato il nostro sostegno alla Rivoluzione Bolivariana e Chavista, al governo della sorella Nicaragua e celebriamo il ritorno dello Stato Plurinazionale della Bolivia a quell’organizzazione.

Il quarto e ultimo anno dell’attuale governo degli Stati Uniti, il dodicesimo dal trionfo della Rivoluzione, sta per concludersi.

Impegnato nei settori più rabbiosamente anti-cubani di quel paese, ha scatenato una sordida guerra contro Cuba in questo periodo, con l’assurda pretesa di metterci in ginocchio, spezzando la resistenza della Rivoluzione e costringendoci a fare concessioni, sia in politica estera che in la nostra realtà interna.

Il suo fallimento è clamoroso e noto.

Le conseguenze sull’economia e il suo impatto sulla vita e sul benessere di milioni di cubani, tuttavia, sono state di vasta portata.

La guerra economica è stata perfidamente diretta contro le principali fonti di reddito e contro l’approvvigionamento di carburante, con misure di natura non convenzionale, inadatte al tempo di pace.

L’ambizione di soffocare la performance economica del Paese è stata dichiarata apertamente e c’è stato chi ha iniziato pubblicamente a contare i giorni.

All’effetto già schiacciante del blocco, sono state aggiunte misure che lo scalano a un livello qualitativamente superiore.

L’uso del titolo III della legge Helms-Burton per punire o minacciare coloro che legittimamente commerciano con Cuba o investono qui, l’attacco alle rimesse, l’elaborazione di liste stravaganti per applicare ulteriori restrizioni al sistema commerciale cubano, le limitazioni aggiunte al le ristrette possibilità di viaggio, la persecuzione criminale delle forniture di carburante, la molestia delle transazioni finanziarie in qualsiasi angolo del mondo e la campagna di pressione contro i paesi terzi affinché rifiutino di richiedere la nostra cooperazione medica, anche quando ne hanno bisogno, sono azioni che portano a il marchio Trump e il marchio della coorte di estremisti che oggi governano senza scrupoli quel paese.

Nei media nazionali e nei forum multilaterali abbiamo discusso in dettaglio il costo per l’isola di quella guerra, che, nel contesto della pandemia, gli Stati Uniti rafforzarono con volontà crudele e spietata.

Come abbiamo già detto, è qualcosa che i cubani non possono dimenticare.

La verità non può essere nascosta: il blocco economico è moralmente e legalmente insostenibile.

Questo è noto a molti politici negli Stati Uniti con i quali abbiamo condiviso per anni e saremmo sorpresi se qualcuno potesse ancora argomentare il contrario.

Nessun governante potrebbe giustificare da un punto di vista etico che è legittimo usare il travolgente potere economico e tecnologico di una superpotenza come gli Stati Uniti per sottoporre una nazione relativamente piccola con poca ricchezza naturale all’asfissia economica per 60 anni.

Si sostiene che ci siano discrepanze politiche tra i nostri due governi, e ovviamente ci sono.

Abbiamo molte differenze e riserve su quanto sta accadendo negli Stati Uniti.

Ma questo non dà a quel paese il diritto di tentare di imporre la sua volontà con la forza su questa terra e su questo popolo.

Abbiamo dimostrato una resilienza unica e siamo determinati a rifiutare tale sforzo.

Insistiamo sulla convinzione che sia possibile costruire un rapporto rispettoso e duraturo tra le due nazioni e, come è già stato detto abbastanza chiaramente, siamo pronti a discutere qualsiasi questione.

Quello che non siamo disposti a negoziare e quello a cui non daremo una virgola è con la Rivoluzione, il socialismo e la nostra sovranità.

I principi non saranno mai sul tavolo! (Applausi.)

Compatrioti:

Non dimenticheremo sicuramente che questo scenario complesso che abbiamo descritto oggi è coinciso nel tempo con il periodo elettorale del nostro vicino settentrionale.

E Cuba è diventata ancora una volta una questione nell’agenda elettorale interna.

Sono piovute minacce e sono piovuti soldi per promuovere quello che molti credevano sarebbe stato il colpo finale a Cuba, Nicaragua e Venezuela in un presumibilmente secondo mandato dell’ancora presidente.

Oppure una situazione di instabilità e tensione che impedirebbe ogni possibile ritorno al dialogo in caso di vittoria democratica.

Con tutto, ci sono state lanciate provocazioni da atteggiamenti mercenari legati a falsi scioperi di presunti artisti che cercavano di attirare l’opinione pubblica e l’intellighenzia per imporre dialoghi mimetizzati in autentiche preoccupazioni del settore.

Ma c’erano più rivendicazioni extra-artistiche con l’evidente scopo di fungere da piattaforma per progetti di confronto precedentemente articolati, con l’obiettivo di creare un’opposizione politica senza base sociale.

E sullo sfondo, azioni terroristiche, notizie false e minacce violente sulle reti.

Cioè, in poche parole, il riassunto del colpo di stato non così morbido che è stato preparato per Cuba come il bonus finale di un anno difficile.

È qualcosa che i nostri media hanno spiegato, coraggiosamente e in dettaglio, motivo per cui stanno tentando invano di denigrare su alcune piattaforme finanziate dall’estero.

Abbiamo visto proiettati in tempo reale i vecchi e nuovi piani dei servizi speciali americani contro la rivoluzione, il prodotto dei corsi di formazione alla leadership di NED e USAID, l’attenzione che ipocritamente pretendono di prestare ai problemi che affliggono e irritano gli Stati Uniti la popolazione, in maggioranza causata dal crudele blocco dello stesso governo che le inasprisce per generare malcontento, ma anche da lacune ed errori delle nostre istituzioni nel loro legame essenziale con chi svolge attività connesse.

È una guerra spietata, che ignora etica e principi e che, sotto l’ombrello di premi e altri doni, attraverso presunte ONG e agenzie dipendenti da governi stranieri, gruppi finanziari e azioni volte a denigrare e indebolire lo Stato.

I “leader di laboratorio” sembrano prendere le distanze dai violenti, si travestiranno da pacifici negoziatori politici e cercheranno di imporre i loro programmi, scommettendo sullo scoppio sociale se le loro richieste non saranno soddisfatte.

Sotto quel fuoco, che mira a distrarci dai compiti essenziali, dobbiamo continuare a lottare per un Paese migliore, senza stancarci.

Non è la prima volta nella storia che i nemici della Rivoluzione Cubana cercano di colpirla opportunisticamente, in un momento difficile per l’economia e la società.

Non è la prima volta che i lupi si sono travestiti da pecore e hanno cercato di prendere una testa di ponte.

Non è la prima volta che mentono e presentano al mondo un paese diverso dalla loro realtà.

La narrazione è quasi fittizia e non mancano mezzi potenti per amplificarla in spagnolo e inglese.

Gonfiano i fatti così tanto che in un momento di tante sfide e urgenze, corriamo il rischio di distogliere l’attenzione dalle questioni in cui la vita della nazione si muoverà al ritmo di chi vuole distruggerla.

Questo non è un governo disconnesso dalle persone rinchiuse negli uffici.

Giriamo sistematicamente le province, visitiamo università, centri di ricerca, fabbriche, scuole, ospedali, centri agricoli.

Là abbiamo dialogato con chi pensa e lavora come Paese, con chi rende possibile a Cuba di vivere in mezzo agli attentati e alle difficoltà più dure.

Non dimenticare che per ciascuno di coloro che si uniscono alle reti, convocato dall’odio, dalla vendetta e dal desiderio di nuocere a un governo, anche se questo significa danneggiare l’intero popolo, ce ne sono molti di più uniti nella passione per salvarlo, portalo avanti e avvicinalo un po ‘alla prosperità desiderata.

Per le prestazioni di molte strutture, istituzioni e spazi statali cubani, questo è stato un anno di crisi a causa del COVID-19.

Da una crisi sanitaria, economica e produttiva, ma è stato anche il momento di imparare a utilizzare al meglio gli strumenti che la tecnologia ci offre e di dare una spinta, ancora inaccettabilmente lenta, al governo elettronico, necessariamente connesso alle preoccupazioni e alle domande del la cittadinanza.

È anche urgente promuovere cambiamenti più profondi a livello strutturale per liberare le forze produttive, mettere all’angolo la burocrazia e chiudere le strade alla corruzione.

Spetta a tutti noi promuovere le trasformazioni con agilità e chiarezza.

È una sfida a cui stanno attualmente partecipando team multidisciplinari, in modo che ogni azione sia avallata da criteri scientifici di direzione e avvenga con il minor numero di traumi possibile.

Ci siamo orientati e chiediamo che le organizzazioni e le istituzioni abbiano come priorità nelle loro agende il legame reale e costante con le loro basi e con la popolazione in generale.

La vita ci ha dimostrato molte volte che le decisioni inappropriate e gli errori che ne derivano possono essere corretti in modo tempestivo se l’orecchio è tenuto vicino al suolo, il che in questo momento può significare attenzione incollata al battito cardiaco delle persone, sia virtualmente o di persona.

L’ho detto e lo ribadisco: questa è la sinergia essenziale per lo sviluppo in una società partecipativa come la nostra.

È la manifestazione contemporanea dell’efficacia dell’autentico potere popolare.

Compagni e compagni:

Anche se oggi abbiamo ampliato più di altre volte, c’è una riflessione che non posso non condividere con voi e con tutta la nostra gente.

A parte le manipolazioni attraverso le reti, l’uso di mezzi e formule efficaci per un pubblico sensibile e colto, ci chiediamo: perché hanno attaccato la nostra cultura?
Non è difficile decifrare il mistero.

A Cuba, Cultura e Rivoluzione sono equivalenze fin dall’origine della nazionalità.

Basti ricordare quel 20 ottobre quando Perucho Figueredo scrisse il testo dell’Inno di Bayamo alla groppa del cavallo sul quale si lanciò in combattimento con Céspedes.

Puntare alla cultura, alla frattura della cultura cubana, è puntare al cuore della rivoluzione cubana, all’identità nazionale.

Chi se non i nostri grandi intellettuali e artisti sono i creatori dell’ideologia della ribellione e dell’antimperialismo?

Sono loro e loro che hanno sempre segnato, con le loro idee e le loro opere, i limiti di ogni dialogo nella nazione che emergeva con un’identità ben definita, lottando contro un impero per la sua indipendenza e un altro per la sovranità.

Dal suo genio è emersa la nazione che ha definito il suo destino in una fedeltà superiore al testamento politico di José Martí: antimperialista a tutti gli effetti.

Un popolo che ha sfidato le potenze imperiali ed è crudelmente punito con il blocco più lungo della storia per la sua decisione di conquistare tutta la giustizia, come una vera aspirazione, e costruire il socialismo, con i fucili alzati e Fidel e Raúl all’avanguardia, solo 90 miglia.

Il contesto è più complesso e aggressivo che mai e non possiamo essere ingenui.
C’è uno sciame annessionista che vuole che il progetto del nostro paese crolli, cercando di sfruttare le nostre carenze e di paralizzare le trasformazioni in corso.

L’industria controrivoluzionaria sposta molti soldi e chiede azioni a coloro che le paga.
Questo è il motivo per cui i vandali manifestano la loro violenza ei terroristi non si vergognano di dichiarare le loro operazioni.

La scena del soft coup è ancora attiva e la guerra non convenzionale cerca gli spazi più diversi per scatenarsi.

Sono in corso nuove provocazioni e le sconfiggeremo ancora.

Con unità, con coerenza, con disposizione, senza paura, con il popolo, senza aspettare una guida, senza indugio, con fermezza, con mano ferma, con intelligenza, con decenza, con lucidità e con adesione alla nostra Costituzione e ai principi che difendiamo, possiamo sempre vincere e ogni volta con più forza (Applausi).

È anche nostra responsabilità valutare i difetti, le lacune, la sistemazione, l’insensibilità, il formalismo, la burocrazia e l’immobilità radicati in alcune istituzioni.

Rivediamo più e più volte il concetto di Rivoluzione che Fidel ci ha lasciato, così come il suo avvertimento che solo i nostri errori potrebbero portare all’autodistruzione della Rivoluzione.

Rafforzare l’operato del Governo e delle Istituzioni in diretta interazione con i cittadini è una responsabilità che si è approfondita con la nuova Costituzione.

È vitale per la nazione mantenere vivo e svilupparsi il dialogo con i giovani in tutte le istituzioni ea tutti i livelli.

Abbiamo il dovere e la responsabilità di attirarli, stimolando la loro realizzazione personale e professionale, la loro partecipazione a compiti importanti e anche con rispetto e attenzione alle loro proposte.

La formalità nelle risposte alla popolazione deve essere definitivamente bandita, andando a fondo e, quando possibile, faccia a faccia.

Non si tratta solo di ascoltare e registrare ogni reclamo o dichiarazione.
Si tratta di rispondere in modo efficace e tempestivo, quando possibile, con una soluzione.

Questo obbligo deve condurci costantemente alla base, ad ascoltare, a partecipare, a garantire la partecipazione dei cittadini, senza la quale la democrazia socialista non ha senso.

L’obiettivo è facilitare l’adempimento delle funzioni sostanziali di ciascuna entità.

Trattare i problemi sociali in modo freddo e formale significa tradire l’essenza della partecipazione popolare che chiediamo.

Dovrebbe essere chiaro che i problemi devono essere affrontati e risolti dalle istituzioni a cui corrisponde, a causa del suo ambito di azione.

Compatrioti:

A causa del suo impatto sulla vita di tutti, è una priorità nazionale rafforzare l’economia e ciò che contribuisce ad accelerare lo sviluppo del paese.

Non possiamo più rimandare ciò che il popolo ha ordinato negli ultimi congressi del Partito.

È necessario implementare senza indugio tutto ciò che è in sospeso, scuotere il sistema aziendale, garantire l’ordine, affrontare con intelligenza l’aumento dei prezzi.

Chiediamo anche il necessario settore privato e cooperativo.

È necessario bandire l’egoismo e la ricerca esclusiva del vantaggio personale che spinge alcuni a pescare nel fiume agitato dei bisogni della maggioranza, aumentando abusivamente i prezzi.

Questo popolo nobile e laborioso è sopravvissuto a tutti gli assedi e gli abusi imperiali con unastraordinaria dose di solidarietà e generosità che è già una parte inseparabile dell’essere nazionale.

L’egoismo è un atteggiamento che non prospererà nella nostra patria.

Cuba appartiene a tutti, alcuni hanno affermato in questi giorni, ma non sarebbe giusto provare il loro possesso senza badare ai loro bisogni.
Non insistiamo sul fatto che appartiene a noi.
Capiamo cosa significa appartenere a lei.
“La patria è per, non un piedistallo”, ha detto José Martí, sottolineando le profonde differenze tra coloro che sono disposti a sacrificarsi per servirla e coloro che vorrebbero usarlo o darlo a un altro.

Le organizzazioni politiche e di massa sono chiamate ad essere più proattive e inclusive.

Non trascurate mai l’importante componente sociale nel vostro lavoro politico ideologico e lavorate con tutti, non solo con i convinti, ma anche con gli apatici, nella cui indifferenza abbiamo una quota di responsabilità che non abbiamo potuto aggiungere.

Affrontare senza restrizioni il dibattito e l’attenzione a tematiche sociali quali marginalità, disonestà, volgarità, dipendenze, disfunzioni familiari, abbandoni scolastici, situazione dei più vulnerabili, femminicidio, discriminazione di qualsiasi tipo e altri problemi che un giorno ci saltano in faccia attraverso le piattaforme digitali, ma non attraverso entità che dovrebbero essere con le unghie sparse per terra.

Le organizzazioni sono convocate in modo permanente per agire nelle strade.
Non solo per organizzare eventi o proclamare i nostri slogan.
Sono chiamati a lavorare, a visitare scuole, quartieri, a interagire, a conoscere i problemi e le realtà della nostra gente.

Non possiamo permettere che tre o quattro provocatori trasformino un’area comunitaria in una discarica mediatica per coloro che la presentano come il territorio di persone che odiano la Rivoluzione.

Cubani e cubane :

Dopo un anno così impegnativo e difficile, il nostro personale merita di celebrare i propri progressi e la propria resilienza nel miglior ambiente possibile.

Lavoriamo socialmente e integralmente su progetti con le famiglie nei loro quartieri, riempiendole di rispetto, identità e autostima, in modo che tutti i loro vicini siano orgogliosi di quel pezzo di patria, del loro paese, del loro governo e della loro rivoluzione.

Abbiamo dimostrato la capacità di affrontare tutte le difficoltà e le sfide.

Funzioniamo in modo organizzato ed eccoci qui. Ancora una volta abbiamo sconfitto e smantellato le intenzioni più malvagie dell’impero di distruggere la Rivoluzione.

La città è cresciuta in questo 2020, così forte, che ha messo alla prova la nostra resistenza, la nostra solidarietà, la nostra unità, ma ci ha dato lezioni più grandi.

E ci ha dato la vittoria.

Con questi apprendimenti, il 2021 ci appare nell’orizzonte intenso e sfidante, come un trampolino di lancio per superare i propri limiti, sulla via del miglioramento e della continuità.

Dobbiamo dedicarci a trasformare in azione la convinzione condivisa che il lavoro di giustizia sociale che abbiamo intrapreso troverà il suo miglior supporto in una crescita produttiva ed efficiente basata sui nostri risultati.

In questi giorni di fine anno, incontro imprescindibile per continuare insieme a “spingere il Paese”, come scriveva il poeta, sentiamo profondamente l’assenza di voci accattivanti che per molti anni hanno incorporato la bellezza nell’analisi e nei dibattiti del Parlamento e la forza delle idee che intrecciano la nazionalità cubana, il sentimento di patria, la comunità di interessi e di sogni.

In primo luogo viene ricordato Fidel, capace di far crescere con la sua voce e le sue idee il pensiero imbattibile della nazione di fronte agli avversari.

La sua sedia è ancora qui, immortalando l’eredità insuperabile di lezioni politiche che ci ha lasciato come compito permanente.

E, più recentemente, è mancato uno dei suoi più stretti discepoli e collaboratori nella missione di parlare alla gente: la tribuna a lato della sala: don Eusebio dell’Avana, che ci ha sempre portato qui l’infinita ricchezza dell’intellighenzia Cubano, da cui si è nutrito il suo indimenticabile oratorio.

Ci ricordano che tutto il pensiero è un seme.

Pensare come un paese significa seminare e fertilizzare il futuro.

Vi invitiamo a continuare a pensare e ad agire come un Paese per consolidare la certezza del trionfo e della creatività di quella Cuba Viva che è diventata la premessa dei giorni nostri.

Ci sono ancora motivi per festeggiare, più ragioni sono state più dure le prove che abbiamo superato.

Congratulazioni cubane e cubane!

Siamo Cuba Viva!

Siamo il Paese determinato a resistere e sconfiggere gli assedi e gli attacchi più crudeli e perversi.

E qui continuiamo: vivere, resistere, creare e vincere.

Avanti nel 2021!

Cuba ti aspetta, viva e rafforzata nei combattimenti dell’anno che finisce.

I bambini della Centennial Generation, insieme alla nostra gente, hanno il dovere, l’impegno e l’onore di dare continuità alla storia che ci ha portato qui.

E il nostro slogan continua ad essere:

¡Patria o Muerte!

¡Venceremos! ” 💗🇨🇺✊

~ Discorso pronunciato da Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez, Presidente della Repubblica di Cuba, alla chiusura del VI Periodo Ordinario di Sessioni dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare, nella sua IX Legislatura, al Palazzo dei Congressi, il 17 dicembre, 2020, “Anno 62 della Rivoluzione”. ~

Presidencia y Gobierno de Cuba

Traduzione: Silvana Sale ~

Asilo político en Suecia: el caso Erlin Armando Mejía

por Luis Matute

Este es el caso de Erlin Armando Mejía Andino, activista hondureño en favor de los Derechos Humanos, de los Derechos de los Discapacitados.

Con tres años residenciado en Suecia desde el 01 de septiembre de 2017, este activista político perteneciente al partido de Izquierda Libre comenta que no puede volver a su tierra natal debido a que es perseguido político, sin embargo, él afirma que el gobierno hondureño es el que lo ha amenazado, reprimido y perseguido.

Buscó ayuda con patrocinio de una ONG llamada Oxfam, pero la Migración sueca dice que Mejía no tiene suficientes argumentos para solicitar el asilo político que mantiene el gobierno sueco, aunque la ONU en 2019 publicó un informe sobre los Defensores de los Derechos Humanos en el país centroamericano “Las personas que defienden los derechos humanos son estigmatizadas a través de campañas de desprestigio  y que el gobierno hondureño los equipara con terroristas y delincuentes”.

Consideramos que es mejor que Erlin sea el que relate un poco su historia, esto dijo en una entrevista que le hicieron los medios: “Yo en Honduras era un defensor de los Derechos Humanos. Empecé una lucha por las personas con capacidades especiales. Me acuerdo que, en enero de 2015, mande una carta al Secretario General de las Naciones Unidas cuando vino para Honduras y que esa acción apareció tanto en los medios nacionales como internacionales. Tuvimos un plantón en frente donde hizo un evento, en el hotel donde se hospedaba en Tegucigalpa. También participé en protestas estudiantiles, y ayudé a fundar un movimiento llamado “Los Indignados”, que encabezó la marcha de las antorchas, hecho que se supo a nivel mundial. Y en Honduras yo pertenecí al partido LIBRE, el cual encabeza el ex presidente Manuel Zelaya, al que le hicieron un golpe de estado en 2009. Es un partido de izquierda, con una tendencia socialista y mi ideología política es socialista también. La lucha yo la empecé por las personas con capacidades especiales, pero al final se fue extendiendo hacia la lucha estudiantil, la lucha contra la corrupción y luego la lucha contra la reelección del presidente Juan Orlando Hernández, lo que me trajo muchos problemas. Me trajo una persecución política muy fuerte. Teléfonos intervenidos, correos hackeados, Facebook hackeado, amenaza de muerte, y una situación de secuestro el 20 de julio de 2015 por parte de la policía a las afueras de la casa presidencial, porque también participe de una huelga de hambre. 

Entonces, la policía me secuestro a mí por unos minutos el día 20 de julio de 2015. También hubo amenazas de muerte por parte de agentes represores del estado hacia mi persona y lo último que paso el 4 de octubre del 2015 es que secuestraron a una de mis hermanas. Ella actualmente tiene 18 años.

En ese entonces tenía 15 años. Ella es sorda y ella fue secuestrada por una red de trata de personas donde, lógicamente, están involucrados políticos hondureños del partido que está en el poder, que es el Partido Nacional. Militares, Policías, Empresarios, ONG´S que dicen apoyar a las personas con discapacidad. Es una red de trata de personas muy grande que opera en muchos países de Latinoamérica, en México, El Salvador, Guatemala, Belice, Honduras, Nicaragua, Costa Rica, Panamá, Colombia, Venezuela, Chile, Perú y Bolivia. Yo incluso públicamente he denunciado la existencia de esta red. Se lo hice saber a la CIDH, hay incluso un expediente abierto en la CIDH y nosotros estamos exiliados aquí en Suecia y venimos a pedir asilo en Suecia desde el 2 de septiembre de 2017”.

En este contexto, podemos entender que si Suecia no apoya a la familia Mejía Andino y los envía de vuelta a Honduras no duraran mucho tiempo, tomando en cuenta que tanto los políticos, militares, ONG, policías, narcotraficantes y el propio gobierno han sido denunciados por este luchador en silla de ruedas, con sus huesos cristalinos y sufriendo de ataque de epilepsia.

Para los que no saben dónde queda Suecia, es un país escandinavo monárquico constitucional, que pertenece a la Unión Europea, queda en Europa del Norte y está ubicado entre Finlandia y Noruega; se destaca en el desarrollo humano, la calidad de vida, seguridad, salud, educación, igualdad, y prosperidad.

Pero parece ser que el gobierno sueco no recuerda su historia, cuando muchos de sus habitantes migraron a los Estados Unidos para evitar el hambre y la rebelión.

Esperemos que su Majestad del Reino de Suecia, acceda a otorgarle el asilo político a esta familia hondureña para que puedan aprender el idioma sueco y conocer la historia medioeval de estos vikingos, que en un momento dado conquistaron muchos países.

Maradona il Rivoluzionario

di Eugenio Lorenzano

La dipartita di Maradona ha generato un’incredibile serie di servizi speciali su tutte le tv italiane, argentine e mondiali. I servizi, talvolta ben fatti e montati ci hanno però propinato un’idea un po’ retorica del pibe de oro e spesso hanno raccontato di un Maradona, che quasi per riconoscenza verso Cuba e Fidel Castro si sarebbe schierato apertamente a fianco del socialismo del XXI secolo. O peggio, che quasi per ripicca contro la squalifica subita per assunzione di efedrina (si badi bene efedrina per dimagrire e non cocaina) ai mondiali statunitensi del 1994, l’asso argentino avrebbe voluto vendicarsi contro il sistema capitalista schierandosi al lato di Fidel, Chávez, Morales, Correa e soci. Non è stato così! Maradona ha acquisito una coscienza politica forte e determinata soprattutto alla fine della sua carriera sportiva.


Già si espresse chiaramente dopo l’epica partita dei mondiali del 1986 dove marcò un goal irregolare di mano contro la detestata Inghilterra, affermando che fosse in qualche modo una compensazione per la perdita delle isole Malvine (Falklands); o meglio una vittoria platonica della sfruttata America Latina contro l’imperialismo anglo-statunitense. Inoltre Maradona amava molto la canzone napoletana e quando venne a sapere che “Carmela” di Sergio Bruni fosse politicamente e poeticamente dedicata alla città di Napoli e non ad una donna, volle immediatamente recarsi a Villa Bruni per conoscere il grande Sergio Bruni e ne rimase ammaliato del suo passato di partigiano delle quattro giornate di Napoli.

Il pibe de oro rafforzò le sue convinzioni dopo il periodo di disintossicazione a Cuba. Voci autorevoli ed attendibili dissero che Maradona in quel periodo a Cuba si dedicò anche alla lettura di testi di Che Guevara. E per chi non lo sapesse Maradona aveva un vistoso tatuaggio sulla spalla rappresentante l’epica effige di Che Guevara. Per meglio stigmatizzare tutto ciò, il noto regista Paolo Sorrentino utilizzò un attore-controfigura nella parte di Maradona con un tatuaggio enorme di Karl Marx sulla schiena. Orgogliosamente Maradona intesse delle amicizie con i capi di stato del socialismo del XXI secolo dal venezuelano Chávez al boliviano Morales; dall’ecuadoriano Correa a Fidel Castro. Il lider maximo era addirittura considerato una sorta di secondo padre da Diego e vi era un filo diretto tra i due che spesso si sentivano per telefono. Nel frattempo ad inizio secolo Maradona conobbe anche il grande regista jugoslavo-bosniaco-serbo Emir Kusturica che influenzò ulteriormente il suo pensiero socio-politico.

Maradona produsse il meglio di sé in campo politico nel 2005 quando per tutta risposta all’allora presidente USA Bush jr., fu tra i maggiori promotori di una marcia di protesta. Bush jr. attraverso la OSA (Organizzazione degli stati americani) aveva indetto una riunione di tutti gli stati del continente, ad eccezione di Cuba (espulsa dall’organizzazione su pressione degli USA dopo la rivoluzione del 1959), al fine di creare un’area di libero commercio continentale, ovviamente a favore dell’egemonia commerciale ed economica degli USA. Tale area di libero commercio avrebbe dovuto chiamarsi ALCA come acronimo di Asociaciòn de Libre Comercio Americana, ed in inglese FTAA. L’entourage di Bush scelse come sede dell’incontro la località balneare Argentina di Mar del Plata. Coordinandosi con i capi di stato contrari all’iniziativa ed invitati a Mar del Plata, Maradona organizzò un treno di protesta da Buenos Aires a Mar del Plata e con la partecipazione di intellettuali del calibro del premio Nobel Adolfo Pérez Esquivél e di personaggi della vera vita politica argentina come la presidentessa delle madri de la Plaza de Mayo Hebe de Bonafini si recò a Mar del Plata. Insomma un treno anti-Bush, ed il campione argentino indossava una maglia con la scritta STOP BUSH. Una numerosa marcia di protesta arrivò sino alla sede del IV vertice OSA delle Americhe protestando energicamente contro la politica di sfruttamento degli USA verso i paesi latinoamericani. Si organizzò anche al contempo un controvertice con la presenza di Chávez, Morales, Correa, Lula, Kirchner e Ortega e si diedero le basi per la costituzione dell’ALBA, ovvero un mercato comune alternativo per i paesi latinoamericani e caraibici. Insomma un vero e proprio smacco diplomatico per gli Stati Uniti ed i suoi paesi vassalli del continente.

In quei frangenti si vide la vera anima politica ed antropica del fuoriclasse argentino, di quell’uomo che proveniva dai quartieri umili e poveri della vasta conurbazione bonairense. Il tutto fu magistralmente filmato e documentato dal regista Kusturica, che ne inserì anche alcune scene nel famoso film-documentario sulla vita del campione argentino. Credo che fu questa l’azione extracalcistica di maggior spessore del pibe del oro. Tanto grande, che come al solito, i proni mass media occidentali quasi non ne hanno proferito parola nei tanti servizi dedicati a Maradona.

Hasta siempre Diego!


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