Napoli, 26ott2022: Incontro con J. P. Stédile del MST del Brasile

Italia: per Giorgia Meloni non sarà facile mantenere la sua coalizione

di Atilio Boron

La Meloni e l’estrema destra italiana rappresentano la reazione di fronte alla crisi del capitalismo, alle guerre dell’impero e al suo corollario di povertà e immigrazione.

L’estrema destra ha ottenuto una clamorosa vittoria alle elezioni italiane. La sua rappresentanza parlamentare, dalla quale verrà il primo ministro, raggiunge i 235 seggi. Questo deriva dalla somma di Fratelli d’Italia – di gran lunga la maggiore espressione -, Lega Nord di Matteo Salvini, Forza Italia del “cavaliere” Silvio Berlusconi e del contributo minimo di Noi Moderati. La maggioranza assoluta necessaria per formare un governo è di 201 deputati. La coalizione di centro-sinistra (Partito Democratico – più Alleanza dei Verdi e Sinistra, Più Europa e un’altra forza minore) ha 80 seggi. Il Movimento 5 Stelle, in perenne mutazione ideologica, ha conquistato 51 seggi, Azione più Italia Viva altri 21 e altre forze politiche minori 4.

Allo stato attuale, è molto probabile che la neofascista Giorgia Meloni diventi primo ministro d’Italia, il primo dalla fondazione della Repubblica nel 1946.

Resta da vedere come riuscirà a governare un Paese complesso come l’Italia di oggi, con un sistema di idee in cui il neoliberismo economico convive con grande difficoltà con un forte tradizionalismo ideologico (in relazione a temi come il ruolo della donna nella società, l’aborto, la sessualità, la religione) condito da una dose esplosiva di xenofobia e islamofobia.

Senza nulla togliere alla sua vittoria, tuttavia, va ricordato che il peso dei consensi di Fratelli d’Italia è stato tutt’altro che schiacciante: il 26% dei voti. La Meloni ha vinto, ma non è stata una vittoria schiacciante. Inoltre, i suoi partner, grazie ai quali ha ottenuto il 44% dei voti, non sono esattamente un modello di fedeltà o coerenza politica. Il “Cavaliere” è un uomo che non si fa scrupoli quando si tratta di candidarsi al potere e Salvini non smetterà di complottare contro la Meloni per diventare Presidente del Consiglio. In altre parole, non sarà facile mantenere la sua coalizione, soprattutto quando inizierà a governare e dovrà prendere decisioni economiche difficili in un contesto di alta inflazione e di prezzi esorbitanti di energia e prodotti alimentari.

In ogni caso, la performance elettorale della Meloni è ben lontana dai risultati ottenuti in Ungheria e Polonia, i due Paesi europei con la più alta percentuale di voti di estrema destra. Le cifre elettorali in questi due Paesi oscillano intorno al 60% nel caso dei magiari e al 50% in Polonia. In altri Paesi europei con forti formazioni di estrema destra, il loro peso elettorale oscilla tra il 20 e il 30%: Belgio, Svizzera, Slovacchia e Italia. In Spagna, di cui si parla molto, Vox ha una media del 15% dell’elettorato. La Meloni è importante ma non eccezionale.

L’ultradestra europea è figlia della profonda crisi del capitalismo globale e delle guerre che Washington sta provocando nel Mediterraneo orientale (Siria, Libano, Iraq), in Libia, in Medio Oriente (Yemen, genocidio dei palestinesi per mano del regime israeliano), della sua criminale e fallimentare avventura in Afghanistan e, ora, della “guerra per procura” che, grazie a Volodymir Zelenski, un criminale di guerra travestito da Rambo e completamente al servizio di Washington, viene condotta in Ucraina, mettendo ulteriormente a dura prova l’equilibrio delle società europee.

Se la prima, la crisi del capitalismo, ha gettato nelle metropoli coloniali milioni di subsahariani e di abitanti del Medio Oriente e dell’Asia centrale, le interminabili guerre dell’impero hanno finito per modificare con le loro grandi ondate di profughi la fisionomia sociologica della vecchia Europa del dopoguerra: bianca, cristiana, etnica, politicamente e culturalmente omogenea.

Questo appartiene ormai al passato e tutti sanno che in questi processi di trasformazione accelerata della struttura socio-demografica e culturale di una società, immancabilmente emergono gruppi che rifiutano visceralmente questi cambiamenti e sviluppano comportamenti aggressivi nei confronti degli “invasori” indesiderati provenienti da altre latitudini e, per di più, portatori di culture, valori e pratiche sociali radicalmente diversi da quelli preesistenti, che, ovviamente, sono considerati “normali” e universalmente validi.

Meloni e l’estrema destra italiana rappresentano la reazione a questo stato di cose. Se la crisi del capitalismo e le guerre dell’impero danno vita a figure mostruose come Orban, Trump o Bolsonaro, non è meno vero che il neofascismo si nutre anche della reticenza della sinistra – o della sua debolezza – quando si tratta di promuovere un programma di trasformazioni radicali all’altezza della radicalità dell’olocausto sociale ed ecologico che il capitalismo attuale ha prodotto. In una situazione estrema come questa, dove è in gioco il futuro dell’umanità, non c’è spazio per la tiepidezza o la neutralità, né per chi confonde la politica con un infinito dialogo habermasiano da cui presumibilmente emergerà un accordo.

Questo va bene per le lezioni universitarie, ma per governare bisogna parlare il minimo indispensabile e agire con la massima energia per piegare coloro che difendono ferocemente i propri interessi, che non vogliono che nulla cambi e che tutto rimanga com’è. Non si lasceranno convincere con le parole o con l’eterna ricerca di un consenso impossibile.

Gli agenti sociali della disuguaglianza e dell’ingiustizia non si piegano ai discorsi; devono essere subordinati ai fatti, alle decisioni dei governi. L’incapacità dimostrata dalla sinistra (o dal progressismo in generale) in Europa ha fatto sì che la protesta contro le devastazioni della mal denominata civiltà del capitale venisse capitalizzata da demagoghi neofascisti. Sarebbe bene che in America Latina imparassimo la lezione e che la sinistra e il progressismo facessero quello che devono fare, senza aspettare modifiche magiche dei famosi “rapporti di forza”. Un anno dopo la Marcia su Roma del 1922, tanto ammirata in questi giorni dalla Meloni, la marxista e femminista tedesca Clara Zetkin (a cui dobbiamo la celebrazione dell’8 marzo come Giornata Internazionale della Donna), scrisse che “il fascismo era la punizione inflitta al proletariato per non essere stato in grado di continuare la rivoluzione iniziata in Russia”. Sarebbe imperdonabile per noi dimenticare un’osservazione così saggia.

 

Da Cuba all’Italia: chiarezza sui vaccini!

da Comitato Nazionale “Chiarezza sui Vaccini”Marxismo e metodo scientifico nella nuova fase pandemica

Riceviamo e volentieri pubblichiamo il documento fondativo.

Riteniamo che Cuba socialista sia un punto di riferimento imprescindibile anche per quanto riguarda la ricerca scientifica e lo sviluppo delle biotecnologie, come nel caso dell’Istituto Finlay de La Habana e del CIGB all’avanguardia nel disegno e nella realizzazione dei nuovi vaccini contro la Covid-19.

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MARXISMO E METODO SCIENTIFICO: LOTTA IDEOLOGICA E POLITICA NELLA NUOVA FASE PANDEMICA

Riportare al centro gli interessi di classe e la difesa della salute collettiva per uscire dall’emergenza e aprire nuove prospettive

Un anno e mezzo di pandemia ha messo a nudo la crisi del sistema capitalistico.

L’evidente fallimento delle misure di contenimento – sempre parziali e tardive – attuate dai paesi capitalistici europei, nordamericani ed in generale dalla stragrande maggioranza dei paesi OCSE che seguono le dottrine neoliberiste e le crescenti conseguenze della tattica delle mezze misure prolungate sulle attività economico-sociali maggiormente colpite, hanno provocato disastrosi effetti in termini di salute pubblica, in un clima altalenante di sfiducia ed incertezza.

INFODEMIA

Nel quadro del lento massacro culturale del sistema di educazione pubblica e nel disorientamento ideologico di molti, si sono fatte strada le più fantasiose teorie. In tale clima – mentre infezioni, ricoveri e decessi crescevano – si è diffusa una infodemia incontrollata di “notizie” spesso esaltate, decontestualizzate nonché manipolate (e difficilmente verificabili dai più). Le pseudo-informazioni si sono moltiplicate attraverso un pullulare di blog acchiappa-click ed una informazione mainstream confusionaria e spesso calibrata sulle esigenze economiche immediate di alcuni gruppi dominanti. In questo contesto, hanno avuto gioco facile le attività di nuove sette e altri gruppi reazionari, spesso orientati da campagne abilmente costruite e veicolate trasversalmente in differenti ambiti culturali, sociali, economici e politici e si sono fatte strada le più svariate e fantasiose teorie cospiranoiche circa la reale esistenza o la genesi dell’epidemia da SARS-CoV-2 o in relazione alla natura e alla presunta pericolosità dei vaccini.

UNA GESTIONE FALLIMENTARE NEI PAESI CAPITALISTICI

Da un anno e mezzo denunciamo e condanniamo la gestione della pandemia, nel mondo capitalistico occidentale in generale ed in Italia in particolare, spesso contraddittoria e costellata da errori clamorosi, a partire dalla mancata zona rossa di Alzano e Nembro (Bergamo) e dall’imperdonabile ritardo nella strategia di tracciamento nel 2020, fino alle complicazioni della prima fase della vaccinazione di massa con le case farmaceutiche inadempienti, senza alcuna seria risposta a livello europeo, proseguita con la sclerotica e confusionaria gestione della vicenda Astrazeneca. Tale pessima e contraddittoria gestione, tuttavia, non è la prova di complotti e cospirazioni, come credono taluni, ma la risultante dell’incapacità delle istituzioni borghesi a garantire il “bene comune”. I governi dei paesi capitalistici, stretti dalle lobby industriali che hanno imposto di non fermare la produzione dopo il primo parziale lockdown del governo Conte e che hanno ritardato in modo irresponsabile ogni iniziativa di contenimento, proprio nelle fasi di crescita esponenziale dei contagi (si pensi alla seconda ondata dello scorso ottobre), hanno scelto la strada della cosiddetta “convivenza con il virus”, privilegiando la difesa di interessi particolari anziché la salute pubblica. Si tratta dell’incapacità a sostenere gli interessi generali che Marx stesso aveva compreso fin dagli scritti giovanili e che purtroppo non è chiara a molti militanti ed intere organizzazioni. In tutta evidenza, queste ultime, nonostante si definiscano comuniste, non sono ancora in grado di conquistare la sufficiente e necessaria autonomia ed indipendenza ideologica e politica dall’influenza delle classi dominanti, rendendo decisamente sterili e velleitari i loro stessi proclami rivoluzionari.

Le istituzioni politiche, sempre più screditate a causa della loro incapacità di gestione, incapacità propria di una classe politica di arruffoni e navigatori a vista, più che di una classe dirigente, non sono in grado di fornire una comunicazione efficace, alimentando scetticismo ed assenza di fiducia che pervadono una fascia di popolazione certamente più ampia rispetto a quella degli “anti-vaccinisti ideologici”: la pandemia sempre più colpisce questi ultimi, tra i quali troviamo molti pazienti delle terapie intensive nell’ultimo periodo, ma anche strati di popolazione non protetta, soprattutto a causa della disinformazione e dell’incapacità dei governi borghesi oltre che per la presa di una propaganda reazionaria che ha fatto breccia o disseminato dubbi anche in ambienti tradizionalmente distanti dalla destra più estrema.

IL DISEGNO REAZIONARIO DEI NEOCONS E LO SBANDAMENTO DELLA SINISTRA DI CLASSE

In differenti paesi, dall’America latina all’Europa dell’est, fino in Italia, con le cronache degli ultimi giorni, assistiamo al diffondersi di ideologie e posizioni anti-scientifiche ed irrazionali, alla base di mobilitazioni di matrice chiaramente reazionaria. Purtroppo queste tendenze sono diffuse non solo tra le organizzazioni di natura conservatrice, se non dichiaratamente neofascista, e nei settori di piccola-media borghesia (in molti casi le piccole attività) particolarmente colpiti dalle mezze misure prolungate, ma anche negli ambiti del “pensiero critico” e di un certo attivismo sociale; mentre tra le larghe masse della popolazione – nonostante l’inettitudine delle classi dominanti – ha prevalso in Italia una netta adesione alla campagna di vaccinazione che al momento tocca circa il 73% della popolazione (con l’impressionante numero di quasi 44 milioni di persone che ad oggi hanno aderito alla campagna di vaccinazione in Italia, pari ad oltre l’80% della popolazione vaccinabile). L’orientamento e le tendenze in vario modo anti scientifiche – sia pur minoritario ed apparentemente residuale – sta attraversando in forma trasversale ogni formazione politica ed ogni ambito sociale organizzato, interessando la maggior parte delle organizzazioni politiche e sindacali della sinistra di classe, sia nella base militante sia nei gruppi dirigenti. Questa situazione spiega l’ambiguità nelle posizioni e indicazioni politiche, mostrando un perverso meccanismo di ricerca del consenso, o una errata interpretazione della linea di massa, piuttosto che la costruzione di una direzione politica basata sulla chiarezza e su una visione scientifica della realtà: in questo senso la scarsa comprensione della realtà concreta è indice di una forte debolezza e subalternità ideologica. Non è un caso che dietro ad una certa propaganda si nascondano soggetti ambigui legati ai locali circuiti della setta nordamericana “QAnon” e dell’estrema destra. Si tratta di una dinamica operante non solo in Italia e nell’Unione Europea, ma anche in Russia, nel Brasile di Bolsonaro, in Argentina ed in altri paesi: una campagna che abbiamo osservato attentamente e visto crescere sin dall’inizio, e che ha preso avvio negli USA all’ombra della precedente amministrazione Trump. Chi condivide piazze e parole d’ordine con questi soggetti deve prendere consapevolezza che si sta assumendo la responsabilità di favorire il loro disegno apertamente reazionario.

Si sta diffondendo un approccio limaccioso, che mescola frammenti di pensiero (apparentemente) critico con atteggiamenti anti-scientifici e irrazionalistici, in un mix che alimenta in maniera indistinta la sfiducia nel potere costituito a prescindere dal suo carattere (borghese conservatore, riformista, o socialista), diffidenza e scetticismo nei riguardi di ogni dato ufficiale o informazione scientificamente fondata, arrivando persino alla aperta avversione verso i medici e gli stessi lavoratori della sanità. Questo fenomeno sta producendo una crescita del pensiero anti-progressista che, anziché dirigere le più ampie masse verso la prospettiva di un’alternativa di sistema in chiave anticapitalista e comunista, affonda nel ribellismo senza prospettive o nel ripiegamento familistico e comunitaristico, nell’individualismo soggettivista e antisociale, o nella polarizzazione esasperata da social network. 

Le forze che si dichiarano apertamente neofasciste stanno tentando di cavalcare e orientare queste inquietudini, finora con esiti piuttosto scarsi, ma con sempre maggiore visibilità e con l’obiettivo di alimentare confusione e diversione dalla lotta di classe, una dinamica favorita dai riflettori mediatici, deviando l’attenzione su una polarizzazione in realtà sterile ed utile alle classi oggi ancora dominanti ma sempre meno dirigenti.

LA NECESSITÀ DI FARE CHIAREZZA SUI VACCINI

È giunto il momento di fare chiarezza su alcuni aspetti, centrali per chi non ha abbandonato una visione del mondo dialettica e storico-materialistica, una visione scientifica della realtà, nonché della necessità e possibilità della sua trasformazione, e che non ha intenzione di sostituirla con un vuoto ribellismo velleitario.

Nelle prime fasi dello scorso anno, 2020, immediatamente a ridosso del primo lockdown, era già necessario rivendicare l’attuazione di misure nette di contenimento, test massivi e gratuiti e misure anticipate all’inizio della seconda ondata di ottobre, seguendo l’esperienza cinese “covid zero” (anziché quella “convivenza con il virus” dei paesi OCSE con poche eccezioni), iniziative tali da evitare il disastro sanitario e un periodo interminabile di mezze misure, invece che legittimare – come hanno fatto alcuni – mobilitazioni contrarie ad ogni pur tardiva ed insufficiente misura di contenimento. Allo stesso modo chi oggi insegue le mobilitazioni anti-vacciniste o variamente riduzioniste non fa che aggiungere confusione invece che fare chiarezza, diversione anziché direzione rispetto ai movimenti spontanei.

Basta con le ambiguità, le banalizzazioni e i luoghi comuni: sui vaccini occorre fare chiarezza!

In merito alla campagna vaccinale, ed alla pandemia in generale, occorre osservare con attenzione i dati, i numeri, i risultati di iniziative di contenimento e di diffusione della vaccinazione nei differenti paesi. Un dato ormai evidente è la protezione dalle forme più gravi di infezione della popolazione vaccinata, consolidato negli ultimi mesi ed in relazione all’uso di tutti i vaccini in circolazione, siano essi di produzione occidentale capitalistica o meno. Ottimi i dati in Uruguay, ad esempio, con una copertura altissima della popolazione, raggiunta in breve tempo con la vaccinazione di massa, in larga parte immunizzata con il vaccino cinese Sinovac (crollo verticale di casi positivi, casi gravi e decessi).

Se il dato sulla protezione a livello clinico in ogni paese deve essere osservato nel tempo, l’aspetto e la ricaduta della vaccinazione sul piano epidemiologico richiede una attenta valutazione là dove la vaccinazione ha raggiunto percentuali elevate della popolazione. Si tratta di considerare molte variabili, sapendo che i vaccini non sono bacchette magiche miracolose, ma potenti strumenti da affiancare ad una vigilanza sanitaria puntuale, con test massivi a disposizione di tutti e tracciamento, con lo sviluppo di un sistema sanitario pubblico e con la messa a punto di cure specifiche per questo tipo di patologie. Chi si illude di risolvere il problema con le sole cure precoci mostra di non comprendere cosa sia una epidemia di questo tipo e le sue conseguenze senza misure di contenimento e mitigazione degli effetti, altrimenti disastrosi e tali da travolgere qualsiasi sistema sanitario, anche il più evoluto.

Non dobbiamo mai stancarci di ripeterlo e sottolinearlo:

1. il vaccino, qui ed ora, è indispensabile ed imprescindibile ma non va contrapposto alle altre misure. Le altre misure di profilassi generale non sono in alternativa alla vaccinazione di massa ma sono complementari ad essa. Il “consenso informato” non è una liberatoria e consente comunque la richiesta di risarcimento per i rarissimi casi di conseguenze da reazioni avverse, come confermato da sentenza della Corte Costituzionale, che equipara i vaccini obbligatori a quelli consigliati dalle istituzioni statali e regionali.

2. la sanità pubblica e il suo rafforzamento, in prospettiva, non devono essere considerati “spesa” da tagliare, bensì pubblico investimento, anch’esso indispensabile ed imprescindibile, per il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione.

Riguardo all’adozione di questo o quel vaccino da parte dei differenti enti regolatori (EMA, FDA, ecc.) ogni paese opera proprie scelte, ma occorre denunciare la differenza tra la validazione di questo o quel vaccino da parte degli enti regolatori, dal riconoscimento di ogni vaccino sviluppato seguendo i protocolli codificati di sperimentazione clinica e quantomeno dal riconoscimento doveroso di ogni vaccino considerato valido dall’OMS (si pensi ai vaccini cinesi). Il mancato riconoscimento da parte di Italia e UE (ma non da parte di altri paesi membri) dei vaccini non di produzione occidentale non ha motivazioni sanitarie ma solo geopolitiche.

Il non riconoscimento di questi vaccini, usati in decine di paesi, ha conseguenze negative nelle relazioni economiche, sociali e culturali tra i popoli, oltre che conseguenze negative per le comunità italiane all’estero (ad esempio in America latina dove prevalente è l’uso dei vaccini di produzione cinese o russa) e per i lavoratori stranieri residenti in Italia. Lo stesso dicasi per il riconoscimento dei vaccini cubani attorno ai quali c’è grande attenzione da parte della comunità scientifica mondiale e di molti governi. In queste ore si registra grande interesse per il vaccino cubano Soberana II che assieme ai cinesi Sinovac e Sinopharm è sviluppato per la vaccinazione già in età pediatrica.

Assodato dunque che il vaccino non fa miracoli, non siamo certi che questa verità elementare che con un minimo di conoscenza storica dell’argomento dovrebbe essere evidente, sia chiara ai governi della borghesia. Soprattutto nei paesi capitalistici dell’area OCSE, infatti, i governi hanno prodotto una comunicazione esageratamente ottimistica sull’imminente uscita dalla pandemia una volta portata a termine la campagna vaccinale, che forse rientra nel libro dei sogni della borghesia e dei propri comitati d’affari per consentire un immediato ritorno alla situazione economica pre COVID-19.

LE CONTRADDIZIONI IN SENO AL GOVERNO DEL CAPITALE

Il capitalismo ogni giorno deve fare i conti con le contraddizioni che egli stesso ha creato ed anche in questo caso non riesce ad uscirne. I governi borghesi, stretti da un lato dalla difesa degli interessi privati come quelli delle case farmaceutiche, dall’altro lato dall’impossibilità di uscire dalla pandemia con questo quadro d’insieme, stanno iniziando a rendersi conto della necessità di permettere la vaccinazione anche agli abitanti dei paesi più poveri, naturalmente non per ragioni etiche ma nell’interesse degli stessi paesi imperialisti. Perfino Biden ha accennato mesi fa alla necessità di una temporanea sospensione dei brevetti, dimostrandoci ancora una volta come la realtà sia dialettica e il capitalismo sia costretto ad avventurarsi in terreni completamente al di fuori dal proprio recinto per cercare soluzioni a problemi altrimenti insormontabili. Ma, per ora, il capitalismo ha soltanto contribuito ad esasperare e rendere più evidente la differenza fra poveri e ricchi, tra oppressi ed oppressori, anche su questo aspetto vitale, e non possiamo dimenticare il criminale bloqueo e le sanzioni contro il popolo cubano, contro la Siria, l’Iran e troppi altri paesi ai quali in piena pandemia viene impedito perfino l’acquisto dei medicinali. Se i dati dei primi di settembre 2021 ci parlano di oltre il 40% della popolazione mondiale che ha ricevuto almeno una dose di vaccino, con oltre 5,5 miliardi di dosi somministrate, l’atrocità della sperequazione si riassume nel dato analogo per i paesi oppressi dall’imperialismo: meno del 2%. Contro il 65% dell’UE e il 54% del Nord America; prodighi di dichiarazioni di principio e avidi nei fatti ad accaparrarsi i vaccini sul “mercato”.

UNA STRATEGIA INTEGRATA CONTRO LA COVID-19

Misure come la sospensione delle licenze dei brevetti sarebbero dunque fondamentali per un’uscita quanto più veloce possibile dalla pandemia, così come lo diventano in prospettiva la ricerca ed il potenziamento della sanità pubblica, che consentirebbe agli stati di non dipendere dalle multinazionali del farmaco e che si profila come aspetto strategico necessario alla stessa infrastruttura economico-produttiva. Da questo punto di vista, Cuba, che è un paese piccolo ma socialista – differenza qualitativa non trascurabile – sotto embargo e continuamente boicottato dal blocco imperialista statunitense, ci dimostra come una soluzione del genere sia non solo possibile ma di gran lunga più efficace, data la capacità che ha avuto di brevettare, produrre e distribuire almeno sul proprio territorio vaccini integralmente pubblici e di promuovere la collaborazione per la produzione di vaccini in altri paesi. Anche questo a dimostrazione della superiorità strategica dei paesi con persistenti elementi di socialismo nell’affrontare le minacce pandemiche. Tutto ciò conferma e rafforza in noi la granitica certezza che l’umanità ha un futuro solo nell’organizzazione socialista della società.

I vaccini rappresentano dunque, sotto l’aspetto sanitario, l’architrave di una strategia integrata che coniuga medicina territoriale (che a differenza dell’ideologia anti-vaccinista, non contrappone ad essa la vaccinazione di massa), tracciamento, prevenzione e ricerca pubblica.

Sul fronte del tracciamento, diventa indispensabile la gratuità dei tamponi, degli esami degli anticorpi e di tutte le analisi finalizzate al contrasto della COVID-19.

IL “GREEN PASS” E L’OBBLIGO DI LEGGE

In una situazione di isteria collettiva, una misura contingente e temporanea come il “Green Pass” diventa l’immaginaria linea gotica che divide due schieramenti contrapposti. La polarizzazione che ne consegue configura nella sostanza un’ennesima arma di distrazione di massa.

Si tratta di un provvedimento contraddittorio che rientra perfettamente nel quadro delle mezze misure, dove le forze politiche non hanno il coraggio di imporre l’obbligo vaccinale. Dunque, ci troviamo davanti ad una politica che non decide ma scarica le proprie responsabilità sulla popolazione aprendo una frattura tra i lavoratori. Benché la vaccinazione stia riscuotendo una larghissima adesione, vi sono settori con un numero significativo di lavoratori ancora scettici, che rischiano di pagare il prezzo più alto in termini sia di salute sia di provvedimenti conseguenti alla mancata vaccinazione.

Le conseguenze pratiche di questa (non) scelta sono ambivalenti: se da un lato questo strumento incentiva la vaccinazione di massa, dall’altro crea la pericolosissima illusione di isole “Covid-free”, che purtroppo nella realtà ancora non possono esistere.

La soluzione più avanzata sarebbe quella di convincere la parte ancora disorientata della popolazione a vaccinarsi attraverso una comunicazione seria ed efficace: al momento riscontriamo come questa prospettiva sia molto lontana e che la scelta del governo sia orientata ad una estensione di un obbligo di fatto ma non giuridico.

SCIOPERO GENERALE DELL’11 OTTOBRE 2021

Riteniamo fondamentale questo appuntamento, che deve mantenere come aspetto centrale la lotta contro i licenziamenti e non quella contro il “Green Pass”, che certamente Confindustria sta cercando di utilizzare a proprio vantaggio, esattamente come la borghesia ed i suoi governi hanno sempre fatto per ogni evento della storia umana e per ogni suo provvedimento consequenziale. Tuttavia, ribadiamo come il tema centrale dello scontro tra capitale e lavoro in questa fase sia quello dei licenziamenti, che dopo il pesantissimo assaggio di questi mesi (come mostrano i casi della Whirlpool e della GKN su tutti), verrà fuori in tutta la sua drammaticità una volta concluso il periodo di cassa integrazione.

Oltre alla lotta contro lo sblocco dei licenziamenti, è fondamentale un impegno massiccio delle organizzazioni sindacali per garantire le condizioni di sicurezza sul posto di lavoro, con il rispetto rigoroso dei protocolli anti-Covid-19 e nei trasporti pubblici, fondamentali per il raggiungimento del posto di lavoro e di studio e che necessariamente devono essere potenziati, oltre all’investimento nella sicurezza e sulle condizioni di lavoro nel settore pubblico (in particolare sanità, scuola e università) e nella ricerca. Non possiamo dimenticare i 621 lavoratori contagiati sul posto di lavoro, morti causa Covid nei primi mesi del 2021, ovvero morti per infortunio sul lavoro, come da relativa richiesta agli enti previdenziali.

IN CONCLUSIONE

Consideriamo che la pandemia da Covid-19 ha messo definitivamente a nudo la crisi del capitalismo e l’incapacità della borghesia di governare il mondo; evidenza che emerge con forza ancora maggiore in presenza di eventi avversi come la pandemia (che alcuni preferiscono definire come ‘sindemia’, sottolineando la sovrapposizione di aspetti naturali ad altri di tipo sistemico).

– Denunciamo gli effetti tossici di un’informazione interessata solo ai click e non alla salute pubblica.

– Condanniamo la gestione disastrosa della pandemia da parte di una classe politica per niente autorevole ed incapace di indirizzare una comunicazione chiara ed efficace.

– Esprimiamo tutta la nostra preoccupazione per il disegno reazionario della componente maggioritaria degli anti-vaccinisti per principio ideologico ed il nostro disappunto e disaccordo con quelle componenti progressiste e comuniste che aderiscono e si accodano alle loro campagne, condividendo piazze e parole d’ordine con neocons e neofascisti dichiarati.

– Rivendichiamo a gran voce la necessità della vaccinazione di massa in tempi rapidi nei paesi oppressi dall’imperialismo, il riconoscimento di tutti i vaccini smarcandosi dai giochi geopolitici, la sospensione delle licenze brevettuali, la gratuità dei tamponi e di tutti gli esami utili per il contrasto alla Covid-19, nonché il massiccio finanziamento alla ricerca pubblica valutando le possibilità della produzione di vaccini pubblici seguendo l’esempio di Cuba.

– Riteniamo che il “Green Pass” sia una mezza misura che scarica le responsabilità sui cittadini, incentiva la vaccinazione ma crea la pericolosissima illusione di luoghi “Covid-free”. Ogni cosa sotto il cielo ha la sua ora ed è giunto il momento del superamento delle fin troppo spesso ipocrite “mezze misure”.

– Chiamiamo le lavoratrici e i lavoratori allo sciopero generale dell’11 Ottobre 2021, contro lo sblocco dei licenziamenti, per adeguate misure di contrasto alla Covid-19 nei luoghi di lavoro, nelle scuole e sui mezzi di trasporto pubblici.

– Facciamo appello alle compagne ed ai compagni, oggi presenti come noi in differenti ambiti o gruppi organizzati, a sostenere apertamente una battaglia di chiarezza oggi necessaria al fine di uscire dall’emergenza e dalle nebbie della polarizzazione controllata, ricostruire una autonomia politica ed ideologica e aprire nuove prospettive di trasformazione rivoluzionaria.

Comitato Nazionale “Chiarezza sui Vaccini”
Marxismo e metodo scientifico nella nuova fase pandemica

8 settembre 2021

https://chiarezzasuivaccini.wordpress.com/
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Prime adesioni individuali: 

Anika Persiani
Massimo Zucchetti
Adriano Ascoli
Gianfranco Fornoni
Francesco Piccioni
Giorgio Cremaschi

Dario Parisi
Domenico Di Dato
Clara Statello
Ciro Brescia

Francesco Fumagalli
Vito Maiorano
Massimiliano Romanello
Tommaso Pola
Nicolò Santerini
Rosa Maura La Tella
Silvia Benedetti
Duilio Romanello
Marco Nieli
Marco Riformetti

Samuel Fabbri
Eugenio Leozappa
Susanna Angeleri
Daisy Rapanelli
Aldo Romaro
Franco Specchio
Omar Minniti
Giovanni Di Maio
Maria Vittoria Tirinato
Mariagrazia Giannuzzi

Giovanni Bruno
Fabio Rocca
Nicola Beltrano
Antonella Montaruli
Dario Caputo
Svetlana Mazur
Carmen Malaika
Antonio Currò
Mariagrazia Pippia
Vincenzo Leone

Giada Galletta
Roberto Lesignoli
Daria Furlan
Alessio Decoro
Luciano Pomona
Francesco Artosi
Giovanna Antico
Renzo Amenta
Sebastiano Caspanella
Ada Romito

Simone Bruni
Massimo Cerullo
Paolo Maria Emiliani
Dussan Crevatin
Mario De Luca
Marcello Piantadosi
Elena Masera Arigoni
Patrizia Donadello
Giovanni Li Vigni
Felicia Violi

Rossella Giordano
Edoardo Carusillo
Stefano Ruggieri
Daniele Romeo
Barbara Lattanzi
Maddalena Celano
Alfonso Gentile
Onofrio Castriotta
Angelo Iacobbi
Massimo Pin

Giuseppina Ficarra
Vincenzo Bellantoni
Ettore Scamarcia
Arianna Organo
Walter Menicocci
Kaiiri Harir
Francesco Ballerini
Stefano Nincheri
Cristina Sordi
Giovanni De Caprio

Antonio Simonetti
Enzo Pellegrin
Michele Cirinesi
Giuseppe D’Angelo
Eugenio Gurreri
Lavinia Parisi
Giorgio Luppi
Mirco Mazzotti
Davide Agostinelli
Riccardo Agostinelli

Domenico Cortese
Stefano Mussuto
Pietro Guiducci
Renzo Carlini
Asdrubal Cruz
Gennaro Esposito
Chiara Monaco
Giuseppe Lauri
Andrea Martocchia
Massimo Campus

Katia Albini
Flavio Crotti
Barbara Maffione
Antonio Campisi
Silvana Sale
Enzo Cadei
Pia Panseri
Thomas Moro
Giuseppina Cataldi
Ivan Bach

Simone Ratti
Massimo Betti
Alessio Niccolai
Peppe Graziano
Luca De Crescenzo
Stefano Macri
Ugo Maisto
Riccardo Izzum
Denis Valenti
Antonio Giongo

Fabio Matteo
Franco Ollando
Alberto Tarozzi
Domenico Martelli
Carmen Berta
Mario Ronchi
Barbara Mangiapane
Roberto Barbieri
Maria Rita Burgio
Diana De Carlo

Enrico Morza
Daniela Agostini
Leonardo Nicoli
Salvatore Giordano
Anna Carmela Buble
Tiziano Cardosi
Domenico Caruso
Fiorenza Arisio
Giuseppe Nastro
Lucia Biondi

Enrico Vair
Denis Serravalle
Paolo Utzeri
Teresa Prinsi
Marco Bagozzi
Moez Chamkhi
Francesca Torre
Cristiana Boscarelli
Sergio Orazi
Omar Núñez

Brunello Arborio
Pietro Maffione
Alessandro Tosolini
Antonio Bove
Umberto Oreste

Silvia Di Fonzo 
Mattia Cavatorti 
Donatella Iacobelli
Danilo Consalvo
Stefano Mori

Fabrizio Burattini
Alberto Caffi
Walter Iannuzzi
Ada Josefina Martínez

Gianni Fasciotto

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Brasile: movimento no-vax una seria minaccia per la salute globale

a cura di Marco Nieli

Con gravi ritardi nella stipula dei contratti con la Pfizer (risalenti allo scorso 19 marzo) ma con all’attivo un’interessante precoce sperimentazione/produzione locale a San Paolo (Ist. Butantan) del Coronavac, su brevetto Sinovac (cinese), nel Brasile la campagna vaccinale stenta a decollare con circa un quarto della popolazione di 214 milioni di abitanti che ha completato il ciclo vaccinale e circa 125 milioni che hanno ricevuto la prima dose.

Il ritardo, dovuto a vari fattori, tra cui l’atteggiamento criminalmente riduzionista (in realtà, secondo alcuni, cinicamente lucido nella volontà di perseguire obiettivi di pulizia etnica) da parte della Presidenza Bolsonaro e dei suoi accoliti, pervicaci sostenitori dell’inutilità/dannosità dei vaccini (specie quelli a matrice virale come il Coronavac) e dalla visione fatalista di vari culti/sette riconducibili alla cosiddetta “teologia della prosperità”, continua a ricadere quotidianamente sui tassi di contagio/ricoveri di base o per terapia intensiva e letalità/mortalità rilevati tra la popolazione brasiliana.

Qui di seguito, alcuni dati utili, al 24/08/2021, desunti dall’OpenDATASUS (sistema di rilevazione/archiviazione/comunicazione dati ufficiali del governo brasiliano):

-Casi accertati di positività: 20.614.866

-Decessi dovuti al Covid-19: 575.742

-Letalità media: 2,8%

-Persone vaccinate con la prima dose: 125.339.734 (59,19%)

-Persone vaccinate con la seconda dose: 56.820.544 (26, 83%)

-Totale dosi inoculate: 182.160.278

 

Il Movimento no-vax: una seria minaccia alla salute globale

21 SET 2020

di LUIZ CARLOS DIAS | ISTITUTO DI CHIMICA dell’Unicamp di San Paolo (Brasile) [https://www.unicamp.br/unicamp/ju/artigos/luiz-carlos-dias/movimento-antivacinas-uma-seria-ameaca-saude-global]

 

Il movimento no-vax è criminale e rappresenta una minaccia seria e crescente per la salute globale. C’è, a tutti gli effetti, un movimento no-vax in crescita in Brasile, quindi non possiamo ignorarlo.

Un articolo pubblicato il 10/09/2020 sulla rivista Lancet, che coinvolge 284.381 persone in 149 paesi, mostra che il movimento no-vax, l’estremismo religioso, l’instabilità politica, il populismo, le notizie false e questioni come la sicurezza possono danneggiare le campagne di vaccinazione di massa e la dipendenza dai vaccini nei paesi con questi problemi. Vaccini, servizi igienico-sanitari di base, acque reflue trattate e acqua pulita sono i nostri migliori strumenti di salute pubblica.

I vaccini sono responsabili dell’aumento della nostra aspettativa di vita, sono stati i principali responsabili della diminuzione della mortalità infantile e sono una pietra miliare nella storia della salute umana. I vaccini salvano circa 3 milioni di persone all’anno, ovvero 5 persone ogni minuto. In Brasile, negli anni ’50, circa il 10% dei bambini moriva prima dei primi cinque anni di vita. Malattie come il morbillo, la poliomielite, la varicella, la parotite, la rosolia, il tetano, la difterite, il rotavirus, la pertosse sono state messe sotto controllo. Il vaiolo è stato debellato nel 1980.

 

Secondo i dati del Programma Nazionale di Immunizzazione (P.N.I.) del 2019, dopo 20 anni, il Brasile osserva un calo delle coperture vaccinali per i bambini e non raggiunge l’obiettivo dei principali vaccini indicati per i bambini fino a 2 anni. I dati del Sistema Nazionale Immunizzazione (archivio Datasus) mostrano che il tasso di abbandono di nove vaccini in Brasile, come il meningococco C (due dosi), l’MMR (in due dosi contro morbillo, rosolia, parotite) e la poliomielite (tre dosi), è cresciuto di circa il 48% negli ultimi cinque anni. La copertura vaccinale contro la polio nel paese era del 96,5% nel 2012 e dell’86,3% nel 2018, con il peggior tasso di vaccinazione nel 2019 dall’anno 2000.

Il vaccino ha eliminato il morbillo dalla popolazione brasiliana, ma questo è ritornato nel paese e nel 2019 abbiamo avuto circa 18mila casi in 526 comuni e 23 stati della Federazione, con 15 decessi. Le statistiche sull’abbandono includono anche i bambini che hanno assunto una dose iniziale di un determinato vaccino, ma non tornano per le dosi successive. Questi dati sono preoccupanti ed evidenziano la necessità di un’intensa mobilitazione per espandere la copertura vaccinale contro il Covid-19 in Brasile.

Il calo della copertura può avere una serie di ragioni, che vanno dal sottofinanziamento delle priorità di salute pubblica a questioni logistiche come l’approvvigionamento e la distribuzione, fino alla mancanza di campagne di sensibilizzazione pubblica. Questa riduzione della copertura vaccinale potrebbe anche essere stata influenzata dal successo del Programma Nazionale di Immunizzazione nel paese, poiché abbiamo eliminato alcune delle principali malattie e la difficoltà di accesso delle famiglie ai servizi sanitari essenziali.

Abbiamo bisogno di informazioni scientifiche di qualità, didatticamente accessibili, esposte con un linguaggio chiaro, per combattere il crescente movimento no-vax e negazionista nel paese, soprattutto in questo momento di polarizzazione politica. Abbiamo bisogno di persone che moltiplichino messaggi e informazioni corrette sull’importanza della vaccinazione contro il Covid-19. Tra le ragioni che sono state sollevate sui social network da gruppi no-vax ci sono teorie del complotto, alterazioni del DNA, Bill Gates, chip nei vaccini, che causerebbero autismo, conterrebbero mercurio, feti abortiti, rappresenterebbero un pericolo o al massimo, sarebbero inefficaci e molte persone stanno leggendo queste notizie false.

Dobbiamo avviare una campagna per coinvolgere e preparare la popolazione brasiliana e l’infrastruttura del SUS (=Sistema Universale di Salute) a combattere questo movimento no-vax e a non lasciarlo crescere. È necessario incoraggiare e portare un messaggio chiaro alla popolazione brasiliana sulla necessità e l’importanza della vaccinazione di massa contro il Covid-19. Dobbiamo agire su più fronti, il compito sarà complesso, complicato e non ci vorrà molto per agire se vogliamo evitare che i gruppi no-vax inizino a diffondere menzogne e fake news sui social riguardo ai vaccini contro il nuovo coronavirus. L’espansione delle teorie del complotto sulla vaccinazione è anche correlata ai problemi di comunicazione tra ricercatori, scienziati, medici e altri professionisti della salute con la società.

 

La buona notizia: nove vaccini candidati nell’ultima fase della sperimentazione

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), abbiamo 192 candidati vaccinali registrati, di cui 146 in studi preclinici, 37 nelle fasi 1 e 2 e 9 nella fase 3. Quasi tutti hanno avuto bisogno di due dosi negli studi di fase 2, per indurre una risposta anticorpale, alcuni inducendo anche una risposta delle cellule T.

• Università di Oxford/AstraZeneca (UK) – AZD1222 – Vettore virale non replicante, adenovirus di scimpanzé attenuato, due dosi, intervallo di 28 giorni

• Janssen Pharmaceutical Companies (USA) – AD26CoV-S1 – Vettore virale non replicante, adenovirus umano, due dosi con intervallo di 56 giorni

• CanSino Biologics Inc./Beijing Institute of Biotechnology (Cina) – AD5-nCoV – Vettore virale non replicante, adenovirus umano Ad5, attenuato, 1 dose

• Istituto di ricerca Gamaleya (Russia) – Sputnik V – Vettore virale non replicante, adenovirus umano, due vettori, una dose di rAd26-S e una dose di rAd5-S dopo un intervallo di 21 giorni.

• Sinovac (Cina) – CoronaVac – Virus inattivato, due dosi a distanza di 14 giorni

• Sinopharm/Wuhan Institute of Biological Products (Cina) – Virus inattivato, due dosi a intervalli di 14 o 21 giorni

• Sinopharm/Beijing Biological Products Institute (Cina) – Virus inattivato, due dosi a distanza di 14 o 21 giorni

• Moderna/National Institute of Allergy and Infectious Diseases (USA) – mRNA-1273 – RNA messaggero, due dosi con intervallo di 28 giorni

• Pfizer/BioNTech/Fosun Pharma (USA e Germania) – BNT162 – Messenger RNA, due dosi, intervallo di 28 giorni

Sebbene non sia ancora chiaro quale sia il principale marker di protezione contro il Covid-19, lo studio clinico di fase 3 mira a valutare l’efficacia della prevenzione dell’infezione e della prevenzione dei casi di Covid-19 nella popolazione vaccinata o di rendere più lieve la malattia. Un vaccino ideale sarebbe efficace in una sola dose, inducendo (da subito) l’immunità sterilizzante, immunizzando la maggior parte degli inoculati, producendo un’immunità di lunga durata, con poca reatto-genicità e pochi effetti collaterali immediati o tardivi, facilità di conservazione, distribuzione e applicazione. Che non abbia bisogno di una catena del freddo con temperature molto basse e che sia accessibile, disponibile ed economico.

 

Terminate tutte le fasi della sperimentazione, quali i passi successivi?

Avremo sicuramente più di un vaccino approvato contro il Covid-19. L’ANVISA (l’Ente regolatorio brasiliano per l’approvazione di farmaci e vaccini, n.d.T.) dovrà inoltre lavorare in maniera accelerata per registrare i vaccini approvati nella fase 3, mantenendo il necessario rigore scientifico. Ma c’è una reale possibilità che avremo bisogno di almeno due dosi di vaccino. Siamo 212 milioni di brasiliani, se avremo l’80% di adesione, vaccineremo circa 170 milioni di persone. Se il vaccino offre protezione in una singola dose, avremo bisogno di 170 milioni di dosi, ma se ha bisogno di due dosi, avremo bisogno di 340 milioni di dosi. E poiché questo sarà il più grande programma di vaccinazione nella storia umana, possiamo aspettarci alcune sfide logistiche, oltre a sperare che le persone che prendono la prima dose, tornino per la seconda dose e tornino per un’eventuale terza dose – in particolare, i gruppi di anziani e delle persone con comorbilità o con un sistema immunitario più carente e meno robusto in termini di risposta vaccinale. Le persone dovranno prendersi un congedo dal lavoro, perdere tempo in lunghe file e tutto ciò due volte. E probabilmente, sperimenteranno effetti collaterali spiacevoli come febbre, dolore e gonfiore nel sito di applicazione, tutte e due le volte in un breve periodo di tempo.

Bisogna produrre milioni di dosi e avremo bisogno di acquisire componenti e coadiuvanti dai mercati esteri, poiché il Brasile non li produce qui. Dall’acquisizione dell’Ingrediente Farmaceutico Attivo (IFA) e dei coadiuvanti, iniziano le fasi di formulazione, controllo qualità, riempimento ed etichettatura. Segue la fase di stoccaggio, la catena del freddo, il trasporto e la movimentazione, la distribuzione e l’amministrazione.

Sono necessari anche dispositivi di protezione individuale per la manipolazione dei vaccini nelle celle frigorifere, in modo che i lotti di dosi possano essere adeguatamente imballati e spediti. E dopo, avremo bisogno di siringhe, aghi, fiale di vetro, tappi per le fiale, imballaggi per conservare le fiale del vaccino, guanti, tutti materiali monouso. Verranno generati molti rifiuti sanitari e sarà necessaria una grande cura per lo smaltimento. Le sfide sono molteplici, oltre a sperare in una buona efficacia, sostenibilità e durata della protezione vaccinale.

La stabilità dei vaccini dipende dalla temperatura di conservazione. I vaccini possono perdere efficacia a causa delle variazioni di temperatura nella produzione in serie, nello stoccaggio e nel trasporto. I vaccini sono prodotti molto sensibili e il calore, il freddo e la luce ambientale possono indebolire un vaccino, a seconda della formulazione. Alcuni di essi possono essere conservati a temperature comprese tra lo 0° e i 10°C, ma è necessario pensare a strategie di catena del freddo, in modo che venga mantenuto un corretto stoccaggio in tutte le fasi di produzione, immagazzinamento, trasporto e distribuzione fino all’arrivo, nel centro di salute o sito di applicazione.

Poiché le molecole di mRNA sono molto sensibili, i candidati vaccini della società americana Moderna e Pfizer/BioNTech possono comportare sfide logistiche, poiché avranno sicuramente bisogno di congelatori con temperature da -20 gradi Celsius a -70 gradi Celsius, che sono comuni nei laboratori delle università e istituti di ricerca, ma non presso le postazioni sanitarie del SUS.

I vaccini a virus inattivati, come il cinese Sinovac, possono forse essere conservati nei comuni frigoriferi, ma è necessario aver cura della loro stabilità e mantenere una temperatura bassa, soprattutto nei luoghi con instabilità nella fornitura di energia elettrica.

Il Brasile è un paese gigantesco, con persone sparse in luoghi molto remoti, quindi i vaccini devono arrivare via terra, acqua e aria. Alcuni vettori come l’UPS e la DHL si stanno attrezzando e gli aeroporti devono fare lo stesso. Avremo bisogno di buone scorte di ghiaccio secco per mantenere la temperatura bassa, allo scopo di garantire che le dosi non vengano compromesse durante il trasporto in luoghi senza elettricità.

Non ci possono essere errori in questo percorso, poiché qualsiasi esposizione a troppa luce o temperatura inadeguata può danneggiare la qualità dei vaccini, portando alla perdita di potenza, il che sarebbe un enorme disservizio.

E, naturalmente, i professionisti responsabili delle applicazioni devono ricevere formazione, istruzioni per il confezionamento, l’apertura e la manipolazione delle fiale con i vaccini.

Il Brasile ha molta esperienza nelle campagne di vaccinazione di massa, il Programma Nazionale di Immunizzazione (PNI) funziona molto bene e grande articolazione dei vari segmenti della società civile. I candidati al vaccino sono nelle mani degli scienziati, ma per quanto riguarda la vaccinazione? In Brasile, chi deciderà chi la prenderà per primo? Quali sono i meccanismi decisionali? È una decisione politica? Quale sarà il ruolo della scienza in questo momento di decisione? Siamo pronti per la vaccinazione di massa, pensando di applicare due dosi in periodi che vanno dai 14 ai 60 giorni? E come sarà attuato il monitoraggio dei possibili effetti avversi nella fase di farmacovigilanza dopo le applicazioni? Spero che la pianificazione logistica sia già iniziata.

[Trad. di Marco Nieli per ALBAinformazione]

 

Rusia: los comunistas y la pandemia

por Svetlana Mazur y Marco Nieli*

[en idioma italiano]

Hemos leído con mucho interés el artículo que proponemos traducido para los lectores de idioma castellano también, y nos dirijimos al autor algunas preguntas, el camarada Vladimir Andreev (que lo redactó en nombre del PCOR – PCUS) para que nos haga algunas aclaraciones.

Muchas gracias por su apreciación del artículo “Una vez más sobre Covid-19 y la vacunación”. Sin embargo, debo subrayar que el artículo es una expresión de la posición de nuestro partido -el Partido Comunista Obrero Ruso- y que sólo se me encargó escribirlo.

Es un artículo singular, que expresa una división de tipo ideológico y político. ¿Se siente aislado en esta polémica?

En realidad, no estamos tan solos. Al fin y al cabo, decenas de partidos comunistas y obreros de todo el mundo firmaron el pasado febrero una declaración conjunta sobre la situación mundial provocada por la nueva pandemia de coronavirus. ¿No es esta declaración un elemento de fuerza, a pesar que algunos de los firmantes, como es el caso del PCFR (el partido de Ziuganov) tienen opiniones muy ambiguas sobre las medidas necesarias en la lucha contra la infección por coronavirus?

Diré algo sobre la cuestión del revisionismo en el movimiento comunista de la Rusia actual. Habitualmente, cuando se habla de este tema, se hace referencia al “revisionismo de derechas”, cuyo principal representante es el Partido Comunista de la Federación Rusa (PCFR). El principal problema no es que el líder de este partido haya declarado que “Rusia ha sobrepasado el límite de las revoluciones” y que el PCFR, en opinión de muchos, vea en las elecciones parlamentarias y presidenciales la única vía de acceso al poder. De hecho, ¡el PCFR ni siquiera pretende ganar elecciones! Para ellos, basta con tener representación en la Duma Estatal (parlamento ruso), lo que les garantiza la financiación estatal. Y, además, durante el empeoramiento de la situación política y social en Rusia, el PCFR ha tratado de obstaculizar el desarrollo de la situación revolucionaria, haciendo todo lo posible por eludir las contradicciones formadas en la sociedad, en lugar de aprovecharlas como deberían hacer los comunistas revolucionarios. Lo hemos denunciado repetidamente durante mucho tiempo. Es interesante que algunos de los antiguos miembros de la dirección del PCFR hoy en día simpaticen con nuestra posición. Por ejemplo, puede leer el artículo de Y. M. Voronin, antiguo miembro del Comité Central del PCFR en rusrand.ru.

¿Seria este el revisionismo histórico en Rusia al que se refiere, más institucional y vinculado a los círculos oficiales?

Por supuesto, hay diferentes estados de ánimo en las organizaciones de base del PCRF. Pero cualquier intento de volver a la estrategia y la táctica marxista-leninista “desde abajo” es reprimido con éxito por la dirección del PCRF.
Sin embargo, además del revisionismo de “derecha”, también existe el revisionismo de “ultraizquierda”.

Los representantes de esta corriente -criticada en el artículo- están dispuestos a rechazar inequívocamente cualquier acción de las autoridades burguesas. Hay que señalar que si fueran tan radicales no sólo en las palabras sino también en los hechos, tendrían que ir sin pantalones, porque tanto el presidente ruso Vladimir Putin como el primer ministro M. V. Mishustin llevan pantalones…

Creemos que la reacción de la oposición comunista a las acciones de las autoridades debe ser dialéctica. Algunas medidas deberían rechazarse por completo proponiendo su propio plan de acción. Algunas decisiones deben tratarse con neutralidad. Y algunos otros deben ser apoyados, total o parcialmente. Como ejemplo de esta política dialéctica, podemos recordar las acciones de los bolcheviques que apoyaron a Kerensky durante el motín de Kornilov.

En el marco de la lucha contra la infección por coronavirus, hay que denunciar a las autoridades rusas por el colapso de la medicina en el país, por los recortes drásticos e injustificados del personal médico, por el cierre de hospitales, etc.

¿Qué más identifica esencialmente esta forma de oportunismo que usted llama “revisionismo de izquierdas”? Aparte de la típica ilusión “velleitaria” y poco realista ¿qué actitud prevalece en estos ámbitos?

Una característica del revisionismo de “ultraizquierda” es, sin duda, su disposición a formar todo tipo de alianzas políticas sin principios tambien con las fuerzas de extrema derecha. Como ejemplo podemos citar el indigno “frente transversal”. Está claro que de esta manera “la ultraizquierda” busca ampliar su base social. Sin embargo, en realidad, al aliarse con las fuerzas reaccionarias, están comprimiendo esta base al cambiar significativamente su composición cualitativa. A través de esta alianza ganarían un número de partidarios entre los elementos más obscuros y atrasados, pero harían imposible ganar el apoyo de los progresistas, los partidarios de una visión científica.

Por último, es característico que los numerosos “ultraizquierdistas” apoyen a cualquiera que sea “perseguido” en la sociedad burguesa. Al hacerlo, este apoyo suele acabar protegiendo los derechos de la minoría, al tiempo que se pisotean los derechos de la mayoría de la población. En el caso de la infección por coronavirus, esta actitud se reduce en apoyar a los “antivacunas” con propaganda de ultraizquierda. Pero el aumento del número de ciudadanos no vacunados conduce inevitablemente a un aumento del número de enfermos, no sólo entre los opositores ideológicos a la vacunación, sino también en el resto de la sociedad, empeorando la situación epidemiológica en su conjunto y prolongando en última instancia las medidas de cuarentena.

Saludos al camarada Vladimir Andreev y a los camaradas de la Federación Rusa.

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Una vez más sobre Covid-19 y las vacunas

12 de agosto de 2021

El 13 de agosto se actualizó el récord diario de muertes por coronavirus en Rusia: 815 pacientes con coronavirus murieron en un día, lo que supone un nuevo máximo desde el inicio de la pandemia. Esto supone un 0,87% más que el día anterior (808), cuando se estableció el anterior récord. El número total de muertos ascendió a 168.864, según la central federal COVID-19.

La humanidad ha sufrido enfermedades infecciosas a lo largo de su historia. Se han utilizado diferentes métodos para tratar a los enfermos y también para prevenir la propagación de infecciones. Al principio, la gente recurría a las oraciones a las deidades según la religión predominante de un pueblo determinado. ¡Ay! Ayudó muy poco. Las epidemias siguieron cobrándose la vida de millones de personas. La situación sólo empezó a cambiar tras la introducción de medidas de cuarentena y la llegada de la vacunación.

El año 1796 marcó un punto de inflexión en el uso de la vacunación, cuando el médico inglés E. Jenner, durante su trabajo en el Reino Unido, introdujo una nueva vacuna. Jenner, mientras trabajaba en un pueblo, observó que las lecheras que trabajaban con vacas infectadas con el virus de la vacas no contraían la viruela. Jenner supuso que el virus de las vacas fuese la base de la protección contra la viruela humana y decidió hacer un experimento revolucionario para la época: inoculó a un niño el virus de la vaca y demostró que se volvía inmune a la viruela; todos los intentos posteriores de infectar al niño con viruela humana fueron infructuosos. Así nació la vacunación, del latín ‘vacca’ – vaca, aunque el propio término empezó a utilizarse más tarde.


Parecería que el júbilo por el descubrimiento de una forma eficaz de prevenir el contagio de una infección tan peligrosa debería haber sido universal. También parecía que habían llegado tiempos bastante ilustrados y que se había acabado la caza de brujas medieval, ¡pero no! Al mismo tiempo que las vacunas, aparecieron los antivacunas. Según ellos, a los vacunados con la vacuna bovina les podrían crecer cuernos y ubres.

Han pasado más de dos siglos. A ninguno de los vacunados contra la viruela de las vacas les han salido cuernos y ubres, pero los antivacunación no han desaparecido. Los oscurantistas y los ignorantes abundan en todas las épocas y en todos los países. Aunque en menor medida, lamentablemente también estaban presentes en la URSS. Precisamente a ellos estaba dedicado el cartel soviético de los años 60.

Es significativo que una familia que se niega a ser vacunada esté representada en negro en el cartel. ¿Qué otro color puede utilizarse para representar a los oscurantistas que, por culpa de ridículas supersticiones, condenan a una posible muerte no sólo a ellos mismos, sino también a quienes les rodean, incluido su propio hijo?

En cambio, los ciudadanos conscientes comprendieron los beneficios de las vacunas, como, por ejemplo, el personaje del siguiente cartel.

Por cierto, los diversos carteles sanitarios y educativos sobre el tema de la lucha contra las infecciones estaban muy extendidos. Y no sólo carteles. Incluso en las cajas de cerillas se imprimían imágenes que invitaban a la gente a llevar mascarilla durante las epidemias de gripe.

Para los más pequeños, había maravillosos dibujos animados como “El hipopótamo que tenía miedo a las vacunas”. La propaganda soviética había logrado su objetivo: la mayoría de los ciudadanos de nuestro país recibieron todas las vacunas necesarias. Sin embargo, también habría sido difícil rechazarlos. Sin ser una serie de vacunas obligatorias, un niño de toda manera no podía asistir ni al jardín de infancia ni a la escuela. Así, la vacunación contra diversas enfermedades en la URSS era, de hecho, obligatoria. Los ciudadanos soviéticos fueron vacunados casi sin excepción contra el sarampión, la tos ferina, la poliomielitis, la rubeola, el tétanos y la tuberculosis. De 1929 a 1980 también se les vacunó contra la viruela.

En la década de 1980 se eliminó la vacunación contra la viruela, pero se añadió la vacunación obligatoria contra las paperas.

La caída del poder soviético vino acompañada de la sustitución en la sociedad de la visión materialista del mundo imperante por la fe en lo sobrenatural. Las masas se volvieron hacia la religión. La ortodoxia reforzó enormemente su posición en Rusia. Además, se han extendido muchos tipos de sectas de todos los colores. La llegada de Internet ha permitido a los partidarios de ciertas opiniones anticientíficas y místicas comunicarse entre sí directamente en línea, incluso sin ninguna sede formal. Por eso no es de extrañar que, en cuanto comenzó la vacunación masiva contra la infección por coronavirus en Rusia, aparecieran con no menos fuerza los antivacunas.

Entre ellos también se encuentran los fanáticos religiosos que afirman que ninguna vacuna puede ayudarnos y que la única vía de salvación es postrarse ante Dios. Y también hay, al parecer, patriotas “prosoviéticos” que alaban la vida en la URSS y reprochan el capitalismo. De ellos se puede escuchar: “Confiamos en las medidas soviéticas contra las infecciones peligrosas, porque fueron utilizadas por nuestro querido gobierno soviético. Pero ahora no podemos confiar en las mismas medidas médicas porque ahora son utilizadas por el régimen antipopular de la RF capitalista”.

Si nos atenemos a esta lógica y consideramos que las medidas soviéticas para luchar contra la enfermedad se vuelven automáticamente inservibles porque ahora los capitalistas están en el poder, ya no deberíamos utilizar termómetros, hacer ecografías y fluorografías, medir la presión arterial, poner inyecciones, utilizar los mismos medicamentos que tomábamos en la URSS y que se utilizan hasta hoy. Se acabaron los partos en maternidades y los tratamientos en residencias y hospitales. ¿Tonterías, tonterías? Exactamente. Es más o menos como decir: “En la URSS respetábamos las normas de tráfico porque vivíamos en nuestro país, pero ahora ya no respetamos las mismas normas porque vivimos en un país burgués”. Cualquier persona que tenga sentido de la razón entiende a qué conduce este enfoque.

Entre los antivacunas “prosoviéticos” de la Rusia actual también hay quienes se autodenominan comunistas. Se trata de una sección de antiguos miembros del partido que se escindió del PCUS PCOR y que ahora se autodenomina PCUS PCOR(b) y que acaba de emitir otra declaración con un título largo e ilegible, al igual que el texto de la propia declaración, a saber: “Declaración del Comité Central del CPUS PCOR(b) sobre las declaraciones de los 50 y 70 partidos comunistas y obreros sobre la situación del coronavirus, firmada también por el Comité Central del CPUS PCOR(m). [1] Esta “declaración sobre las declaraciones”, en particular, dice: “Pedimos a las autoridades de la Rusia burguesa que adopten la experiencia soviética en la lucha contra las infecciones…”. ¡Muy bien! Yo, por mi parte, estoy totalmente de acuerdo. Pero el siguiente párrafo dice “Pedimos a las autoridades de la Rusia burguesa que supriman las absurdas medidas restrictivas y la vacunación obligatoria…”.

 

Acabamos de analizar cómo iba la vacunación contra enfermedades peligrosas en la URSS. De hecho, la vacunación en la URSS contra una serie de enfermedades era obligatoria. Así que, queridos “declarantes sobre declaraciones”, finalmente ¿qué queréis, que “las autoridades de la Rusia burguesa adopten la experiencia soviética para luchar contra las infecciones” o que “las autoridades de la Rusia burguesa supriman las absurdas medidas restrictivas y la vacunación obligatoria…”? Sólo hay que elegir uno de los dos. ¿O acaso no es necesario en tales declaraciones presentar el texto con sentido y sin contradicciones? Lo más importante es hacer ruido, demostrar que estás vivo. Pues bien, han hecho ruido. Hagamos un favor a nuestros antiguos compañeros: seguiremos analizando el texto de su declaración.

 

Pasemos a las “absurdas medidas restrictivas”. En qué consisten… ya sabes. Principalmente el uso de mascarillas en el transporte público y en las tiendas y también el código QR para visitar los establecimientos de restauración. No conozco los datos de toda Rusia, pero en Moscú a veces se ha introducido este código y a veces se ha eliminado. No puedo decir cuándo hace falta este código ahora en la capital – no frecuento los establecimientos de restauración pública, como en casa. Sin embargo, si el código QR es estrictamente necesario en la ciudad de “Thumen” y por ello uno de los firmantes de la “declaración” no ha podido entrar en su bar o restaurante favorito, expreso mi más sentido pésame.

 

Pero, ¿cómo fueron las cosas con las “medidas restrictivas” en la URSS? Como ejemplo podemos recordar la epidemia de viruela en Moscú a finales de los años 1959-1960. La lucha contra la peligrosa infección importada de la India siempre estuvo acompañada de medidas restrictivas. No sólo las estructuras del Ministerio de Sanidad, sino también las del Ministerio del Interior, junto con el KGB, fueron utilizadas para localizar el brote. Cientos de personas que estuvieron en contacto con la fuente de la enfermedad fueron identificadas por su nombre. Los probables portadores de viruela fueron llevados a la fuerza a los hospitales de enfermedades infecciosas. Incluso los aviones dieron la vuelta después de comprobar que había un pasajero potencialmente infectado a bordo del vuelo. El gobierno soviético ordenó la administración urgente de la vacuna contra la viruela para la vacunación general de la población de Moscú y su provincia. Gracias a las medidas adoptadas se impidió la propagación de la epidemia de viruela, deteniendo la propagación de la peligrosa enfermedad por el territorio de la URSS. Por cierto, en 1966 se hizo la película “Trouble Comes to Town” sobre estos hechos.

 

Aquí hay una imagen de la película.

 

Se trata de la imagen de un episodio en el que una persona sana, que quizás entró en contacto con un portador de la infección, fue ingresada a la fuerza.

Testigos presenciales de aquellos hechos afirman que todo está reflejado en la película de forma bastante correcta con una pequeña excepción: los equipos de médicos que se dedicaban al ingreso obligatorio, para que los internos opusieran la menor resistencia, iban acompañados de funcionarios del Ministerio del Interior.

 

Sí, casi me olvido de otra importante demanda de los peticionarios: “devolver a los hospitales rediseñados para la covid-histeria su trabajo habitual de tratamiento de enfermedades reales”. Pero los peticionarios no mencionan qué hacer con los pacientes de los hospitales “reformados”, en particular las unidades de cuidados intensivos.

 

“Los peticionarios, en comparación con la declaración de los 50 partidos comunistas, están muy indignados porque los comunistas exigen pruebas, análisis, mascarillas, vacunaciones y otros servicios médicos gratuitos. En su fervor ultrarrevolucionario explican que “las llamadas vacunas gratuitas, mascarillas, etc. etc. serán sin embargo pagadas indirectamente del bolsillo de los trabajadores, a través de un astuto esquema presupuestario: del bolsillo del trabajador – impuestos – presupuesto – pago de “vacunas gratuitas, mascarillas, etc.” a la burguesía que las produce. Con todo esto, los firmantes de la declaración de los 50 partidos ayudan a la burguesía a saquear a los trabajadores”.

 

Entonces, ¿nuestros declarantes también harán pasar otros derechos de los trabajadores, como la educación (presupuestaria) gratuita, los seguros médicos, etc., por ayudas al capital? De hecho, la facilitación (y el analfabetismo) es a veces peor que el robo.

 

Sería largo y tedioso analizar toda la “declaración sobre la declaración”. Los autores se adhieren a las teorías de la conspiración. Animan sus frases con “es absolutamente evidente”. Por cierto, en opinión de los firmantes, ¡no es necesario argumentar ni probar ninguna tesis gratuita!

 

“Absolutamente evidente” es todo lo que hay. La pandemia es una conspiración mundial de los capitalistas que aparentemente lograron superar las contradicciones al lanzar el proyecto “Covid-19” y al mismo tiempo no les importó la subsiguiente caída de la producción industrial y la consiguiente disminución de sus ganancias.

 

Por cierto, ¿qué pasa, por ejemplo, con Corea del Norte, que no puede considerarse de ninguna manera entre los Estados capitalistas? Pero en Corea del Norte el Covid-19 se considera una enfermedad peligrosa…

 

La declaración contiene las siguientes conclusiones, y cito, conservando tanto el estilo de presentación como las faltas de ortografía:

 

“Los resultados de la vacunación y también las investigaciones de científicos médicos independientes nos permiten llegar a las siguientes conclusiones: Número uno: la mortalidad por la vacuna y también por otras enfermedades, que aparecieron como resultado del mal funcionamiento del sistema inmunitario tras la inoculación de la vacuna (a la que el sistema inmunitario podía hacer frente mucho antes de la vacunación) superó la mortalidad por complicaciones causadas por el propio virus”. – ¿Dónde se han publicado estos resultados? La respuesta no está ahí. Personalmente, entre docenas y docenas de mis conocidos y sus familiares que se vacunaron con “Sputnik”, no murió nadie. Incluso yo mismo, participante voluntario en los ensayos postclínicos de la vacuna “Sputnik-V”, estoy vivo y sano.

 

El efecto secundario más típico entre mis conocidos vacunados -una pequeña fiebre y dolor en las articulaciones después de la segunda dosis- mientras que entre los no vacunados unas cuantas personas murieron y muchas más enfermaron gravemente.

 

Las “conclusiones” posteriores también son muy bonitas y contienen, por ejemplo, frases maravillosas como “modificación genética del genoma humano” (a echar un vistazo, por ejemplo, en Wikipedia para comprobar el significado de la palabra “genoma” a los firmantes, quizá, les falte tiempo). Para abreviar, las conclusiones recuerdan al texto humorístico sacado de Internet: “¿Por qué no hay que llevar sombreros cuando hace frío?”.

Cita: 

1. El sombrero no proporciona el 100% de defensa contra el frío.

2. No me fío de los sombreros rusos.

3. Los sombreros están mal probados.

4. Los sabañones no existen, es todo propaganda.

5. Nos obligan a llevar sombreros para entrenarnos en la sumisión.

6. Todos los que usan sombreros morirán en dos años.

7. Los sombreros tienen muchos efectos secundarios, incluida la esterilidad.

8. Aunque el sombrero te haya ayudado una vez, tendrás que volver a usarlo en el siguiente invierno, por lo que no tiene ningún efecto.

9. El cuerpo se acostumbra al frío por sí mismo, no debemos impedirlo llevando un sombrero.

10. El sombrero es la fase de transición por la que el gobierno se prepara para irradiarnos con rayos 5G.

11. Los fabricantes de sombreros inventaron los sombreros para ganar dinero con nosotros.

12. El organismo produce por sí solo el sombrero en forma de cuero cabelludo, pero al portador del sombrero se le produce la sustitución, el pelo deja de crecer y se le hace imposible vivir sin sombrero. Este es el comienzo del “sombrerismo”.

Fuente: https://vsac.mirtesen.ru/blog/43166685274/Pochemu-v-moroz-ne-nuzhno-nosit-shapku-Antiprivivochnikam-ne-smo

Algunas diferencias, ciertamente, están ahí. El texto sobre los sombreros es más correcto, más corto y más inteligente en todos los casos. Así que, firmantes de la “declaración sobre las declaraciones”, ¡tenéis algo que tomar como ejemplo para vuestra futura actividad literaria!

Vladimir Andreev

PCOR- PCUS

* Queremos agradecer la colaboración: a los compañeros del FC Italia, del PCOR – PCUS de la Federación Rusa, Adriano Ascoli, Ciro Brescia y especialmente al compañero Vladimir Andreev por la disponibilidad mostrada.

___

[1] De hecho, incluso para nosotros los lectores no rusos, más que para los lectores rusos, la “declaración sobre la declaración” en cuestión tiene un “título largo e ilegible”, exactamente como señala el camarada Andreev.

Así que aquí lo explicamos: los partidos que firmaron la declaración original fueron 50, y luego pasaron a ser 70 y más. El PCOR(b) del Partido Comunista de la URSS se autodenomina “bolchevique” (b)… y a su vez llama “menchevique” (m) al PCOR del Partido Comunista de la URSS (del que se escindió)… con torpes y evidentes intenciones de burla, jugando con el hecho de que el apellido del líder del PCOR empieza por la letra “m”, Malentsov.

 

(FOTO+VIDEO) Nápoles, 19jun2020: el ejemplo que países como Cuba nos han dado en esta pandemia

 

EL SISTEMA DE SALUD PÚBLICA AL SERVICIO DEL PUEBLO: EL EJEMPLO DE CUBA

El arte, la ciencia y el protagonismo popular son el ejemplo que países como Cuba nos han dado en esta pandemia.

 

El avanzado sistema de salud territorial cubano y las brigadas médicas internacionalistas “Henry Reeve” son un ejemplo claro e inequívoco de que un modelo sanitario y social que pone en el centro a las personas, su salud y sus necesidades no sólo es más justo sino también más eficaz.

La pandemia de Covid-19 nos muestra de forma negativa que el mundo está objetivamente cada vez más interconectado e interdependiente. Nos muestra que el individualismo es cada vez más perjudicial. Nos muestra que nadie puede salvarse a sí mismo y que para salvarse hay que organizarse, luchar y participar.
Necesitamos construir una alternativa política, cultural y social que vaya en contra de la muerte y la devastación causadas por la lógica del beneficio y los intereses de unos pocos que gobiernan el mundo.

Hoy, más que nunca, está claro que necesitamos una nueva concepción del mundo, una concepción que revolucione la Ciencia con la Ciencia de la Revolución, del cambio. Todos los organismos que promueven la iniciativa tienen como objetivo abrir un debate serio y una acción común consecuente con estos principios.

Con motivo del 75º cumpleaños del que se fue a otro plan Francesco Ruotolo, Galleri@rt, la Consulta Popolare Salute e Sanità de la Ciudad de Nápoles, la Associazione Resistenza, el Comitato San Gennaro, Medicina Democratica, con las Redes y Brigadas de solidaridad activas en nuestro territorio, con los que están comprometidos en el frente artístico y en el desarrollo general de la creatividad invitan a todas las demás realidades políticas, sindicales y populares de la ciudad a conectar las mejores experiencias y a hacer frente contra los que no sólo no cuidan la vida y la salud de la mayoría de la población sino que son su principal enemigo.

¡Somos la cura y la prevención!

¡Unidos ganamos!

Los ponentes serán:

– Fabrizio Chiodo, investigador
– Indira Pineda, socióloga cubana
– Jorit, artista muralista
– Davide Secone, Brigate Mediche Quarto
– Daniele Maffione, Red de Solidaridad Cuba-Nápoles
– Vincenzo Caporale, Consejo Popular – Salud y Sanidad de Nápoles
– Luca Mandara, Brigadas “Francesco Ruotolo
– Danilo Della Valle, ALBAinformación
– Francesca Menna, Consejera de Políticas Sociales Nápoles

Moderadores:

Ciro Brescia, GAlleЯi@rt
Marco Coppola, Asociación Resistencia
Seguido de un aperitivo musical con:

El Sol y la Luna

Vaccini COVID-19: storie di monopolio, ricatti e disuguaglianze

Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo "CUBADEBATE NT Diseño: Edilberto Carmona Tamayo"di Randy Alonso Falcón*

Le apprensioni sollevate in alcuni paesi dal vaccino AstraZeneca/Oxford, la sporca campagna degli Stati Uniti contro lo Sputnik V russo e il rifiuto ratificato delle nazioni più potenti di consentire alle loro case farmaceutiche di rilasciare temporaneamente i brevetti dei loro antidoti contro COVID-19, hanno ulteriormente messo a dura prova la disponibilità di vaccini e hanno approfondito le profonde differenze nel diritto alla vita tra potenti e poveri in questo mondo. Mai prima d’ora un’emergenza sanitaria ha colpito così tanti in così tanti luoghi e in così poco tempo.

 

COVID-19 ha già colpito più di 120 milioni di persone nel mondo e ha causato la morte di oltre 2,6 milioni di esseri umani.

Una sfida così universale meritava una risposta globale e coordinata.

Ma ancora una volta, oltre alle richieste dell’ONU e dell’Organizzazione mondiale della sanità, hanno prevalso il nazionalismo, la meschinità, il potere travolgente delle multinazionali, chiunque fosse per se stesso.

I vaccini sembrano essere le uniche barriere efficaci alla pandemia.
Solo un’immunizzazione maggioritaria della popolazione mondiale potrebbe fermare la crescente trasmissione del virus SARS-CoV-2.

Ma né le multinazionali farmaceutiche né i governi del mondo ricco hanno quella vocazione di risposta collettiva e solidarietà globale.

Chi può sviluppare e produrre vaccini?

L’industria farmaceutica e biotecnologica soffre di alta concentrazione e transnazionalizzazione.
Le grandi aziende dei paesi sviluppati e delle economie emergenti monopolizzano la ricerca, la produzione e la distribuzione dei farmaci.

Nove di loro sono tra le 100 aziende che generano il maggior reddito a livello mondiale
Secondo Euromonitor Global, l’industria farmaceutica è responsabile di quasi il 4% dell’attività di produzione globale.

Se fosse un paese, sarebbe tra le 15 economie più ricche del pianeta.
Quasi la metà delle vendite totali del settore proviene da Cina e Stati Uniti, seguite da Svizzera, Giappone, Germania e Francia.

La produzione di vaccini, in particolare, concentra oltre l’80% del mercato in 4 grandi aziende, secondo i dati del 2019: la britannica GlaxoSmithKline, le americane Merck Sharp & Dohme e Pfizer, e la francese Sanofi.

Questo mercato globale ha generato circa 37 miliardi di dollari nel 2018 e si stima che entro il 2027 supererà i 64,5 miliardi.

Come è noto, le nazioni sottosviluppate – che sono la stragrande maggioranza – difficilmente hanno la capacità di sviluppare i propri vaccini (Cuba è una delle poche eccezioni onorevoli) e nemmeno hanno le proprie capacità produttive.

Ciò ha lasciato loro poco spazio di manovra per influenzare l’evoluzione disomogenea dei vaccini nel mezzo della pandemia.

Come sono stati finanziati i vaccini COVID-19?

Poiché l’11 marzo l’OMS ha dichiarato COVID-19 una pandemia, ha chiesto una soluzione concertata e congiunta alla minaccia.

Ma la logica furiosa del mercato detta le direzioni nel nostro mondo e quella che è stata da allora è una corsa frenetica per fare un obiettivo (immunitario e finanziario), in cui non sono mancati inciampi, pressioni e persino ricatti.

Le grandi potenze si sono alleate fin dall’inizio con le più grandi multinazionali farmaceutiche per gestire convenientemente la ricerca di una soluzione che permettesse loro di trarre vantaggio dalla crisi sanitaria ed economica che sta devastando il mondo.

Secondo la società di ricerca Airfinity, i governi hanno fornito almeno 8,6 miliardi di dollari per lo sviluppo di vaccini.

Gli Stati Uniti, l’UE e il Regno Unito hanno investito miliardi nel vaccino AstraZeneca, sviluppato dall’Università di Oxford.

La Germania ha investito 445 milioni di dollari nel vaccino sviluppato da Pfizer e dal suo partner tedesco, BioNTech.

Il vaccino di Moderna è stato interamente finanziato e co-prodotto dal governo degli Stati Uniti.
Mentre le organizzazioni filantropiche hanno contribuito con 1,9 miliardi.

Personalità individuali come Bill Gates, il fondatore di Alibaba Jack Ma e la star della musica country Dolly Parton hanno contribuito appena hanno sentito profumo di profitto.

Solo 3,4 miliardi di dollari provengono dagli investimenti delle società farmaceutiche, parte dei quali sono stati ottenuti anche da finanziamenti esterni.

Nonostante Big Pharma abbia fornito solo un terzo del finanziamento, chi ne ottiene i benefici economici?

Chi ha stabilito le regole del gioco nella distribuzione dei vaccini?

Gioco sporco

Il raggiungimento del vaccino contro COVID è diventato, al di là dell’interesse sanitario, un obiettivo geopolitico.

Chiunque fosse riuscito a ottenere il vaccino avrebbe capitalizzato sulla sua commercializzazione e chiunque avesse più risorse finanziarie potrebbe monopolizzare più immunizzazioni.
Scandalosa è stata la notizia della manovra dell’amministrazione Trump, già nel marzo 2020, per la società tedesca CureVac – che aveva iniziato a indagare su un possibile vaccino – di lasciare la sua sede nel Paese europeo e trasferirsi negli Stati Uniti.
In cambio di “big”. somme di denaro.

“Proprio come ha accumulato test PCR, ventilatori polmonari, maschere e accessori per la biosicurezza, Washington fin dall’inizio ha deciso di accumulare anche la produzione e la distribuzione di vaccini.
A loro si sono aggiunte campagne di discredito, a volte subdole e altre volte palesi, contro i candidati vaccini provenienti da Russia e Cina, in un tentativo concertato di sbarrarsi la strada verso altri mercati.
Molti dubbi sono stati seminati sulla velocità degli sviluppi, sulla qualità delle sperimentazioni cliniche e sull’efficacia dei candidati di entrambe le nazioni; soprattutto contro lo Sputnik V dei Laboratori Gamaleya.

Dopo che il vaccino principale della Russia è stato certificato dalle sue autorità e ha suscitato interesse in diverse nazioni, gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno fatto inciampare ovunque. Il rapporto annuale 2020 del Dipartimento della salute e dei servizi umani (HHS) degli Stati Uniti ha recentemente rivelato che l’Ufficio per gli affari globali (OGA) ha utilizzato l’Ufficio dell’addetto sanitario in Brasile per persuadere il governo di quel paese sudamericano che “respinge Vaccino contro il covid19”.

Di fronte alla divulgazione, il portavoce presidenziale russo Dimity Peskov ha dichiarato: “In molti paesi l’entità della pressione è senza precedenti … Tali tentativi egoistici di costringere i paesi ad abbandonare alcuni vaccini sono senza prospettiva.

Numero possibile di dosi di vaccino in modo che tutti i paesi, compresi i più poveri, hanno la possibilità di fermare la pandemia”.
L’Unione Europea, da parte sua, non ha ancora concesso il via libera al vaccino russo da applicare nei suoi paesi membri, nonostante quella regione sia rimasta indietro nella disponibilità di vaccini rispetto a USA, Canada e Regno Unito, Stati Uniti e Israele, e sebbene la prestigiosa rivista sanitaria The Lancet abbia riconosciuto in una pubblicazione l’elevata efficacia di Sputnik V.

Al di là di tali barriere, i vaccini russi e cinesi si sono fatti strada in diverse regioni, a causa dell’efficacia dimostrata e della carenza globale di immunizzatori.

La Slovacchia ha addirittura lasciato l’ovile dell’Unione Europea per acquisire 2 milioni di dosi di Sputnik V e l’Ungheria, che ha approvato anche l’uso del vaccino russo, è stata fatta di dosi del Sinopharm cinese, che non ha ricevuto neanche il via libera dall’Agenzia europea per i medicinali.
Ricatto senza anestesia

Gli Stati hanno fatto l’investimento più grande, ma BigPharma ha stabilito le condizioni e mantiene le entrate.

Il monopolio di alcune multinazionali nell’approvvigionamento e nella produzione di vaccini COVID-19 conferisce a tali società un potere schiacciante.

Rapporti recenti mostrano come il gigante farmaceutico Pfizer abbia cercato di imporre condizioni onerose alle nazioni latinoamericane per fornire loro determinate quantità del suo iniettabile.
Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha mostrato in questi giorni il suo disagio per le richieste della Pfizer al suo governo, rilevando che tra le condizioni poste dal consorzio c’è quella di una clausola nel contratto di acquisto che lo esonera da “ogni responsabilità” prima di possibili effetti collaterali del tuo immunizzatore.

“Siamo stati molto duri e loro sono stati molto duri con noi.
Non cambiano una sola virgola.
Il governo se ne occupa insieme al Congresso e se ne discute in termini di rendere la legge più flessibile”, ha recentemente respinto testimoniato Ministro della Salute brasiliano, Generale dell’Esercito Eduardo Pazuello.

Anche l’Argentina, il Perù e la Repubblica Dominicana hanno subito forti pressioni da parte della Pfizer, come dimostrato da un’indagine del The Bureau Investigative Journalism.

I rappresentanti della Pfizer hanno chiesto a Buenos Aires un risarcimento per qualsiasi pretesa civile che i cittadini potrebbero presentare se avessero sperimentato effetti negativi dopo essere stati vaccinati.

“Ci siamo offerti di pagare milioni di dosi in anticipo, abbiamo accettato questa assicurazione internazionale, ma l’ultima richiesta è stata straordinaria: Pfizer ha chiesto che anche i beni sovrani dell’Argentina facessero parte del supporto legale”, ha confessato un funzionario argentino. “Era una richiesta estrema che avevo sentito solo quando si doveva negoziare il debito estero, ma in questo caso come in questo l’abbiamo respinta immediatamente”.

Ci sono diverse voci che avvertono che l’urgenza di avere vaccini per una malattia che ha causato così tanti decessi nel mondo potrebbe aver portato alcuni governi ad accettare limitazioni di responsabilità significative e richiedere trasparenza sugli accordi con le aziende farmaceutiche.

Il professor Lawrence Gostin, direttore del Centro di collaborazione dell’Organizzazione mondiale della sanità in diritto sanitario nazionale e globale, ha apprezzato a questo proposito che “le aziende farmaceutiche non dovrebbero usare il loro potere per limitare i vaccini che salvano vite nei paesi a basso e medio reddito”. e ha osservato che la protezione contro la responsabilità non dovrebbe essere usata come “la spada di Damocle che pende dalle teste di paesi disperati con popolazioni disperate”.

Anche la potente Europa sembra aver sentito le pressioni.

Sebbene gli accordi dell’UE con i produttori di vaccini siano tenuti segreti con le loro clausole principali, la Strategia per l’acquisizione di vaccini pubblicata dalla Commissione europea afferma che “la responsabilità per lo sviluppo e l’uso del vaccino, inclusa qualsiasi compensazione specifica richiesta, ricadrà su Stati membri che lo acquisiscono”.

Chi potrà vaccinarsi nel 2021?
Le capacità di produzione di vaccini nel mondo sono insufficienti per avere quest’anno le dosi necessarie per immunizzare la popolazione mondiale.

La Federazione internazionale dei produttori e delle associazioni di prodotti farmaceutici (IFPMA) afferma che la domanda globale stimata di vaccini nel 2021 è compresa tra 10 e 14 miliardi di dosi. Secondo le statistiche citate dalla società di dati Statista, gli Stati Uniti possono produrre quasi 4,7 miliardi di dosi di vaccino COVID-19 e l’India più di 3 miliardi di possibili dosi.

La Cina, in precedenza non uno dei principali attori nel mercato delle esportazioni di vaccini, si è impegnata a produrre più di 1 miliardo di dosi. Anche Gran Bretagna, Russia, Germania e Corea del Sud sono tra i centri di produzione consolidati, ma con una capacità di produzione inferiore.

Di fronte a questa realtà, l’ingiustizia del mondo attuale è ancora una volta evidente:
i paesi più ricchi hanno acquistato la maggior quantità di vaccini che verranno prodotti nel 2021 (anche per riserva), mentre le nazioni povere non avranno dosi nemmeno per somministrarlo ai segmenti di popolazione più vulnerabili.

Più di 100 nazioni stanno aspettando l’arrivo del primo lotto.
Si stima che il 90% degli abitanti dei quasi 70 paesi a più basso reddito non avrà l’opportunità di vaccinarsi contro il COVID-19 quest’anno.
Le nazioni più potenti hanno usato il loro potere d’acquisto e gli investimenti nello sviluppo di vaccini per assicurarsi le forniture dell’antidoto tanto atteso.

Finora sono state acquistate in anticipo circa 12,7 miliardi di dosi di vari vaccini contro il coronavirus, sufficienti per vaccinare circa 6,6 miliardi di persone.
(Ad eccezione di Johnson & Johnson, tutti i vaccini approvati finora richiedono due dosi.)

Più della metà di quelle dosi, 4,2 miliardi di assicurati, con la possibilità di acquistarne altri 2,5 miliardi, sono state acquistate da paesi ricchi che ospitano appena 1,2 miliardi di persone.

Il Canada ha acquistato dosi sufficienti per inoculare ogni canadese cinque volte, mentre Stati Uniti, Regno Unito, UE, Australia, Nuova Zelanda e Cile hanno acquistato abbastanza per vaccinare i propri cittadini almeno due volte, sebbene alcuni dei vaccini non siano ancora stati approvati.
Israele ha raggiunto un accordo per ottenere 10 milioni di dosi e la promessa di un rifornimento costante da Pfizer in cambio di dati sui destinatari del vaccino.

Secondo quanto riferito, il paese ha anche pagato $ 30 per dose, il doppio del prezzo pagato dall’UE.
Come ha valutato il quotidiano El País lo scorso dicembre Irene Bernal, ricercatrice sull’accesso ai medicinali della ONG Salud por Derecho, “stiamo vedendo che chi ha i soldi sono quelli che hanno accesso. Abbiamo mantenuto il 53% dei vaccini 14% della popolazione, i ricchi. E le aziende hanno una capacità produttiva limitata.
“Quando arriveranno le dosi ai paesi più poveri, allora?”

I paesi a basso e medio reddito, con l’84% della popolazione mondiale, hanno trattato direttamente con le aziende farmaceutiche, ma finora si sono assicurati solo il 32% della fornitura.
“Siamo in una crisi così massiccia”, ha detto Fatima Hassan, fondatrice della South African Health Justice Initiative.

“Se anche in Sud Africa non possiamo vaccinare presto metà della nostra popolazione, non riesco nemmeno a immaginare come faranno Zimbabwe, Lesotho, Namibia e il resto dell’Africa.
Se questo deve continuare per altri tre anni, non otterremo alcun tipo di immunità continentale o globale”.

Il presidente del Messico, Andrés Manuel López Obrador e il suo ministro degli Esteri Marcelo Ebrard hanno chiesto alle autorità statunitensi di consentire loro di acquistare parte delle decine di milioni di vaccini AstraZeneca prodotti negli Stati Uniti, che Washington ha accumulato senza aver approvato l’uso di questo farmaco.
Altri paesi che hanno già autorizzato questo vaccino chiedono di averli.

Il Messico, uno dei paesi con la più grande presenza di COVID-19, ha finora applicato circa 4,4 milioni di dosi utilizzando i vaccini Pfizer, AstraZeneca, Sinovac e Sputnik V, su una popolazione di oltre 128 milioni di abitanti, il che significa una bassa vaccinazione tasso, secondo il sito web www.ourworldindata.org governato dall’Università di Oxford.

Le statistiche più recenti di questo osservatorio mostrano la bassa proporzione e la distribuzione ineguale del numero di persone completamente vaccinate (con tutte le dosi necessarie) nel mondo:
Secondo i dati raccolti da Bloomberg, a partire da questo giovedì, più di 410 milioni di dosi di vaccini anti-COVID sono state somministrate in tutto il mondo in circa 132 paesi. Ciò rappresenta solo il 2,7% della popolazione mondiale.
Apartheid vaccino
Scienziati e attivisti avvertono che siamo sulla buona strada per un “vaccino apartheid” in cui gli abitanti del Sud del mondo verranno vaccinati anni dopo quelli dell’Occidente.
Non solo i paesi più poveri saranno costretti ad aspettare, ma molti stanno già facendo pagare prezzi molto più alti per ogni dose.
L’Uganda, ad esempio, ha annunciato un accordo per milioni di vaccini AstraZeneca, al prezzo di 7 dollari a dose, più del triplo di quanto pagato dall’Unione Europea.
Comprese le spese di trasporto, costerà 17 dollari per vaccinare completamente un ugandese.
Gli effetti di questa iniquità sarebbero gravi.
Un modello sviluppato dalla Northeastern University indica che se i primi 2 miliardi di dosi di vaccini Covid-19 fossero distribuiti proporzionalmente dalla popolazione nazionale, i decessi in tutto il mondo sarebbero ridotti del 61%.
Ma se le dosi fossero monopolizzate da 47 dei paesi più ricchi del mondo, si salverebbe solo il 33% in meno di persone.
Gli scienziati temono anche che, poiché ci sono paesi che non saranno in grado di immunizzare gran parte della popolazione, ci saranno maggiori opportunità per il virus di continuare a mutare e aumentare le morti in quei paesi sottovaccinati e rendere disponibili i vaccini meno efficaci nel tempo.

Come ha osservato all’inizio di quest’anno il direttore generale dell’OMS, il dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus: “… affrontiamo il vero pericolo che mentre i vaccini portano speranza ad alcuni, diventano un altro mattone nel muro della disuguaglianza tra coloro che hanno risorse e coloro che le hanno”.

Un’alternativa sobria

La difficoltà nell’assicurarsi la fornitura di vaccini renderà molti paesi più poveri dipendenti da Covax, un’organizzazione creata nell’aprile 2020, coordinata dall’OMS, la Coalition for Innovations in Epidemic Preparedness e GAVI, l’alleanza internazionale per i vaccini.

Covax mira a fornire 2 miliardi di dosi a livello globale, di cui almeno 1,3 miliardi per 92 paesi a basso e medio reddito, entro la fine del 2021.
Ciò sarebbe sufficiente per inoculare il 20% della popolazione in ciascun paese, dando priorità agli operatori sanitari, gli anziani e persone con condizioni mediche di base, sebbene tale obiettivo sia stato criticato come inadeguato per affrontare la pandemia.
Invece, gli analisti stimano che Covax fornirà al massimo tra 650 e 950 milioni di dosi, divise tra 145 nazioni, comprese alcune di quelle che hanno abbastanza accordi confermati per i vaccini per vaccinare i loro cittadini più volte come il Canada e la Nuova Zelanda.
Le aziende farmaceutiche non hanno rispettato le consegne promesse a COVAX e AstraZeneca, che era il principale fornitore, deve anche affrontare la sua particolare situazione di milioni di dosi trattenute negli Stati Uniti e in Europa.
Nemmeno l’Europa si salva dalla stagnazione
La Germania ha sospeso la vaccinazione con AstraZeneca da lunedì 15.

Anche l’Unione Europea è frustrata dagli ostacoli che ha incontrato nel vaccinare la sua popolazione. L’unico vaccino europeo finora, il vaccino AstraZeneca/Oxford è in gravi difficoltà dopo la segnalazione di circa 30 casi di problemi di coagulazione in persone immunizzate con quell’iniezione.
Ci sono già 13 paesi dell’UE che hanno sospeso la vaccinazione con AstaZeneca, nonostante il fatto che l’OMS e l’agenzia di regolamentazione europea ne difendano l’uso come avente più benefici che impatti dannosi.
Per i mali maggiori, in mezzo alla ricrescita nella regione, AstraZeneca aveva consegnato all’UE solo il 25% delle dosi concordate per il primo trimestre e anche Pfizer ha avuto ritardi nelle consegne. All’inizio del 2021 l’Italia ha minacciato di citare in giudizio la Pfizer per aver ridotto del 29% la distribuzione delle dosi in quel paese.
Ora la Commissione Europea annuncia di aver raggiunto un accordo con Pfizer / BioNTech per anticipare 10 milioni di dosi per il secondo trimestre dell’anno.
Sebbene BioNtech e CureVac siano tedeschi, quel paese europeo ha avuto problemi con la vaccinazione.
Il quotidiano Der Spiegel ha sottolineato poche settimane fa che “l’Unione Europea e la Germania potrebbero mancare di forniture di vaccini.
Il ritardo nella firma dei contratti con le aziende farmaceutiche potrebbe significare che i vaccini sono in ritardo, oltre a non essere sufficienti.
L’UE ha finora somministrato 11 dosi per 100 persone, rispetto a 33 dosi negli Stati Uniti e 39 dosi nel Regno Unito, secondo l’indice Bloomberg Vaccine Tracker.
La scarsa disponibilità e la distribuzione disomogenea all’interno dell’Unione ha portato paesi come Austria, Bulgaria, Repubblica Ceca, Croazia e Lettonia a esprimere pubblicamente il proprio disagio e a chiedere una “correzione” nella distribuzione.
Di fronte al dilemma, la Commissione europea ha stabilito che le aziende farmaceutiche che hanno fabbriche di vaccini nei territori dell’UE non saranno in grado di esportare la produzione che generano in altre regioni se non ricevono il permesso di rimuoverle dal paese dalle autorità di quelle nazioni.
Già il 4 marzo, l’Italia, uno dei paesi più colpiti dalla pandemia, si è basata su questa decisione della comunità di vietare l’esportazione in Australia di 250.000 dosi del vaccino Astrazeneca, che l’azienda farmaceutica anglo-svedese ha prodotto nello stabilimento di cui dispone nel comune di Agnani, vicino Roma.
Con l’intensificarsi delle frustrazioni, alcuni funzionari europei incolpano gli Stati Uniti e il Regno Unito.
Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha affermato che gli Stati Uniti, insieme alla Gran Bretagna, “hanno imposto un divieto totale all’esportazione di vaccini o componenti di vaccini prodotti sul loro territorio”.
Alla domanda, Jen Psaki, addetto stampa della Casa Bianca, ha detto ai giornalisti che i produttori di vaccini erano liberi di esportare i loro prodotti fabbricati negli Stati Uniti purché rispettassero i termini dei loro contratti con il governo.
Ma poiché il vaccino di AstraZeneca è stato prodotto con l’aiuto del Defence Production Act, per il quale ha ricevuto più di $ 1 miliardo di finanziamenti, Biden deve approvare le spedizioni di dosi all’estero.
Nessun ostacolo per un giro d’affari
I paesi più potenti hanno messo i profitti delle aziende farmaceutiche al di sopra dell’immunità globale, nonostante il discorso politico secondo cui non ci sarà soluzione alla pandemia se non sarà messa alle strette in tutto il mondo.
La scorsa settimana, lo stesso giorno che ha segnato l’anno in cui l’OMS ha dichiarato il COVID-19 una pandemia, gli Stati Uniti, l’UE, il Regno Unito e il Canada (tutti con un numero sufficiente di vaccini assicurati) hanno bloccato il tentativo più recente di reddito medio o basso nazioni per accelerare l’accesso ai vaccini e ai trattamenti per COVID-19, revocando temporaneamente le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio che proteggono la proprietà intellettuale.
Una risoluzione sponsorizzata da Sud Africa e India e sostenuta da 57 paesi, che chiedeva di sospendere durante le parti pandemiche dell’Accordo TRIPS (Protezione relativa ai diritti di proprietà intellettuale) che protegge i brevetti medici, è stata respinta dal blocco delle nazioni ricche.
Aveva già avuto la stessa sorte nelle discussioni tenutesi all’OMC nell’ottobre e nel dicembre 2020. Un accordo avrebbe consentito alle nazioni sottosviluppate o emergenti di produrre farmaci e vaccini COVID senza attendere o aderire ad accordi di licenza con le aziende farmaceutiche che possiedono la proprietà intellettuale di quei prodotti medici.
Ciò avrebbe ampliato la produzione di antidoti contro la malattia mortale e avrebbe abbassato i costi delle cure.
I governi delle nazioni ricche, principali finanziatori dei vaccini COVID, hanno basato la loro negazione sulla preoccupazione che il rilascio di proprietà intellettuale, anche temporanea, potesse ridurre gli incentivi per la ricerca aziendale e si sono anche chiesti se le “nazioni in via di sviluppo” potessero iniziare la produzione dei farmaci in anticipo abbastanza per impedire la diffusione del virus.
La verità è che le multinazionali Big Pharma erano inizialmente riluttanti a finanziare la ricerca sui vaccini contro COVID a causa dell’incertezza di una corsa contro il tempo per ottenere risultati e per la scarsa redditività in passato della creazione di vaccini per le emergenze sanitarie.

I farmaci che queste aziende cercano sono fondamentalmente quelli che offrono ai cittadini dei paesi ricchi, e soprattutto quelli necessari per le malattie croniche che richiedono dosi sistematiche, che le rendono molto redditizie.
Ma dopo aver visto la redditività che la durabilità del COVID-19 può lasciare loro, ora non vogliono alcun limite al “partito” di reddito di cui stanno godendo di fronte alla domanda urgente di vaccini.
Moderna ha riferito di aver firmato accordi di acquisto anticipato per oltre $ 18 miliardi di forniture da consegnare quest’anno, mentre Pfizer ha previsto circa $ 15 miliardi di entrate quest’anno dal suo vaccino con BioNTech.
I principali sviluppatori di vaccini hanno beneficiato di miliardi di dollari in sussidi pubblici, ma alle aziende farmaceutiche è stato concesso il monopolio sulla loro produzione, così come sui profitti che generano.
I prezzi di vendita dei vaccini ai diversi paesi (sono variabili) sono tenuti sotto il velo della segretezza degli accordi siglati tra le case farmaceutiche ed i governi, sebbene il sito specializzato Statista abbia calcolato i prezzi medi per dose negli importi che trovate sotto (cerca grafico statista).
Moltiplichiamo quei numeri per i miliardi di dosi che sono richieste ogni x anni (dipende dal tempo di immunità che raggiungono questi vaccini) e calcoleremo già quanto ammonterà la danza dei milioni.
Ma, mentre le aziende farmaceutiche beneficiano e controllano il tasso e la portata delle vaccinazioni, i costi della distribuzione ineguale dei vaccini nell’economia mondiale potrebbero raggiungere i 9 miliardi di dollari, secondo Katie Gallogly-Swan, una ricercatrice che lavora con la Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e sviluppo (UNCTAD).
“È inconcepibile che nel mezzo di una crisi sanitaria globale, enormi aziende farmaceutiche multimiliardarie continuino a dare la priorità ai profitti, proteggere i loro monopoli e aumentare i prezzi, piuttosto che dare la priorità alla vita delle persone in tutto il mondo, compreso il Sud del mondo, gli Stati Uniti. Il senatore Bernie Sanders ha giustamente twittato pochi giorni fa: “Il mondo è sull’orlo di un catastrofico fallimento morale”, ha condannato il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Nel frattempo, qui, incrociamo le dita perché Soberana e Abdala ci immunizzino tutti, indistintamente, prima della scadenza di quest’anno.


* Giornalista cubano, direttore del portale web Cubadebate, del sito web Fidel Soldado de las Ideas e del programma televisivo cubano “Mesa Redonda”.

Ha diretto altre pubblicazioni cubane come Somos Jóvenes, Alma Mater e Juventud Técnica.
Premio nazionale di giornalismo Juan Gualberto Gómez in TV nel 2018.

Ha vinto diversi premi al Concorso nazionale di giornalismo il 26 luglio.~Articolo di Edilberto Carmona Tamayo Responsabile del Dipartimento di Produzione Multimediale, Monitoraggio e Innovazione di Cubadebate e Mesa Redonda. Laureato in giornalismo nel 2016 presso l’Università di Holguín.~

~Cubadebate Contra el Terrorismo mediático ~

Traduzione: Silvana Sale

Nápoles 5mar2021: “Chávez Corazón del Pueblo”

Desde Nápoles invitamos al encuentro online: “Chávez Corazón del Pueblo” – Homenaje al Comandante Eterno en el 8vo Aniversario de su Siembra, el 5 de marzo de 2021. Hora 11.00 am.
Enviar confirmación de participación a: redportiamerica.cu@gmail.com

La Campaña “Febrero Rebelde” 2021 en Nápoles

La Campaña “Febrero Rebelde” desde la ciudad de Nápoles continúa su ciclo de iniciativas, con el objetivo de apoyar la instalación del Congreso Bicentenario de los Pueblos el 4F, y apoyar la iniciativa del Plan “Carabobo 200” promovido por el Presidente obrero Nicolás Maduro: “Plan 200 Carabobo”.

Desde la Solidaridad Internacional reafirmamos que Venezuela es ejemplo de rebeldía y resistencia. Sirvan nuestros encuentros para romper el cerco mediático. Enviamos un saludo Revolucionario a la muchachada venezolana, a los Jóvenes de la Tierra de Bolívar que constituyen la Cantera del Futuro en la construcción del Mundo Mejor a travès de los ideales de El Libertador y del Comandante Chávez.

Saludamos a los Jóvenes del Psuv, a los que conforman el Sistema de Orquestas,  al Movimiento “Somos Venezuela” a las jóvenes glorias del deporte venezolano, a todos los que constituyen  futuro del país.

Se suman a la Campaña:

Partido Refundación – Sinistra Europea

ExOPG

Potere al Popolo

Albainformazione

GalleryArt

Cìrculo Italia Cuba “Granma”

Asociaión Italia – Cuba Salerno

SuraméricaAlba

FEBRERO REBELDE VENEZUELA:

UNA REVOLUCION EN REVOLUCION

SALUDAMOS EL CONGRESO BICENTENARIO DE LOS PUEBLOS

Y LAS INICIATIVAS ADOPTADAS EN EL “PLAN CARABOBO 200”

PARA RECUPERAR EL ESTADO DE BIENESTAR DEL PUEBLO

Para acompañar a la República Bolivariana de Venezuela en la conmemoración del mes “FEBRERO REBELDE”, desde Nápoles, Asociaciones de Solidaridad, Representantes de Redes Sociales, Colectivos Autorganizados, Movimientos de base, Partidos políticos, activistas e intelectuales hacemos un llamado a expresar nuestra solidaridad con la patria de Bolívar y Chávez, acompañando y generando actividades en las fechas patrias del mes:

4 de Febrero de 1992  – Día de la Dignidad Nacional

12 de Febrero –  Día de la Juventud

En conmemoración a los jóvenes que acompañaron a José Félix Ribas y Vicente Campo Elías durante la Batalla de la Victoria en 1814.

16 de Febrero de 1985 – Siembra de Alí Primera

El Cantor del Pueblo Venezolano

27 de Febrero de 1989 – “El Caracazo”

Sirva nuestro acompañamiento para apoyar la iniciativa del Plan “Carabobo 200” promovido por el Presidente obrero Nicolás Maduro: “Plan 200 Carabobo” establece una agenda articulada para recuperar el estado de bienestar del pueblo. En el Bicentenario de la Batalla y victoria de Carabobo, el liderazgo bolivariano y chavista que tiene responsabilidades de mando se agrupa en una agenda articulada para recuperar al país de los efectos negativos del bloqueo imperial y las mal llamadas sanciones.

Desde la solidaridad internacional saludamos la instalación del Congreso Bicentenario de los Pueblos  el 4F, instancia para la consolidación de la unidad monolítica de las fuerzas sociales y políticas de Venezuela, que tiene como objetivo central, reconfigurar y reunificar la fuerza popular de Venezuela, desde los distintos frentes de batalla, sumado a la ejecución de la gran tarea pendiente: instalación y funcionamiento de los Consejos Populares.

Vacunas cubanas contra el Covid y contra el Bloqueo

Cuba, Covid-19, vacunapor Red Continental de Solidaridad con Cuba (Latinoamerica) 

Siendo la salud el principal derecho humano de su población, Cuba prioriza la atención del Covid-19 y sus consecuencias, a través de la implementación de medidas y mecanismos preventivos de rápida acción, la creación de nuevas facilidades hospitalarias, a la vez que intensifica el trabajo científico en la fabricación de una vacuna.

Cuba no solamente tiene la experiencia produciendo vacunas, sino que cuenta con el compromiso, el capital humano altamente calificado y las condiciones para desarrollar cualquier candidato vacunal, a pesar de las restricciones que impone a la isla el criminal y genocida bloqueo por el gobierno de Estados Unidos, por ya más de seis décadas.

Es una gran victoria cientifica y política de Cuba el desarrollar y fabricar vacunas para salvar vidas, al tiempo que desenmascara y rompe el control de las transnacionales que trabajan la salud como una mercancía más.

Al día de hoy Cuba tiene 4 vacunas en proceso contra la Covid-19: Soberana 01, Soberana 02, Mambisa y Abdala.Fue el primer país de América Latina y el Caribe, y el número 30 a nivel mundial, en recibir la autorización para comenzar los ensayos clínicos de un candidato vacunal contra la Covid-19: Soberana 01 (agosto 2020). Así también, en noviembre la Organización Mundial de la Salud (OMS) incluyó un segundo candidato de vacuna cubana (Soberana 02) en el sitio oficial de proyectos en fases de ensayos clínicos contra la enfermedad del Covid-19.

La medicina cubana avanza de manera simultánea con 4 proyectos de vacunas. Estos resultados no solamente hablan ante el mundo de la calidad de sus científicos, ofrecen también la esperanza de que los pueblos más necesitados contemos con una vacuna que nos inmunice contra tan letal enfermedad porque #CubaSalva, #CubaEsSolidaridad y con esta dimensión de pensamiento su comunidad científica se consagra hoy en la batalla contra la pandemia global de la Covid 19, desde una perspectiva de humanidad y de solidaridad, en total armonía y emulación de la máxima martiana que “Patria es Humanidad”.

Ante todo este cuadro de buenas noticias, no podía faltar la agenda de los enemigos del pueblo cubano, inspirados por el bloqueo y el gobierno de los Estados Unidos. En lugar de festejar el triunfo de la ciencia cubana y sus consecuencias favorables para los vecinos del sur y otros países del mundo, han comenzado a desarrollar una campaña de confusión y de medias-verdades con el propósito de desprestigiar la política relativa a la salud de la Revolución Cubana.

Promover y alentar que las personas viajen a Cuba para que puedan ser vacunados, es una sucia treta dirigida a crear confusión y desaliento en las personas. De manera descarada escriben: “¿Te imaginas viajar a otro país, disfrutar del sol, de la playa y, al mismo tiempo, ser inmunizado contra el Covid-19?”. Esta promoción no solamente es incorrecta, sino que no es la clase de promoción que el gobierno cubano hace o haría en la atención de este escenario.

Cuba logrará las cuatro vacunas, inmunizará toda su población, y a la vez, ayudará a todos los países del mundo que no hayan podido superar esas etapas. Entendiendo que solo Cuba podrá determinar a quién y cómo se canalizaría esa ayuda.

Alertamos sobre las falsas noticias que fabrican los enemigos de Cuba. Ante esta y otras posibles campañas para desacreditar a la medicina y sistema de salud en la isla, la solidaridad continental en América Latina y el Caribe hace un llamado a denunciar estas injuriosas calumnias y a difindir en nuestras redes y otros medios dispongamos los sitios oficiales de Cuba con información actualizada sobre el tema.

15 de febrero de 2021

Dai gorilla ai sub-primati “bianchi” al potere: il caso brasiliano

di Marco Nieli

ovvero la tragi-commedia dell’unico presidente anti-vaccino al mondo

Nella celebre frase marxiana sulla storia che si ripete sempre due volte, una prima volta come tragedia, la seconda come farsa, pare di leggere in nuce la parabola di un paese come il Brasile che, avendo già subito una dittatura ventennale (1964-84) non meno cruenta e feroce di quelle cilena e argentina (checché ne dica la storiografia borghese ufficiale), oggi deve vivere il suo momento di farsa quasi al limite del macchiettistico-folkloristico con il Presidente Bolsonaro. Che, sicuramente, incarna chaplinianamente la caricatura di una personalità fascistoide dai tratti psico-patici, ma che non può essere sicuramente liquidato a pura e semplice reazione di tipo dittatoriale dell’epoca dell’imperialismo inter-bellico, come ci ha brillantemente spiegato il politologo marxista argentino A. Borón (in vari articoli alcuni dei quali tradotti e pubblicati dal blog Albainformazione)[1].

Il regime di Jair Messias (sic!) Bolsonaro, che corrisponde più propriamente alle categorie del cesarismo o bonapartismo “regressivo” (categorie gramsciane, opportunamente riaggiornate da Borón), si distingue certamente da quelle forme primo-novecentesche di dominio fascista della borghesia imperialista, se non altro, per il carattere entreguista (ossia che svende le risorse naturali) della sua economia, consistente nell’abbattimento di tutti gli ostacoli o i controlli statali verso gli investimenti delle multinazionali straniere (soprattutto a traino U.S.A.), nella dismissione del welfare e dei diritti dei lavoratori e nella cessione incondizionata delle risorse naturali (tipo il Pre-sal, uno dei più grandi giacimenti petroliferi dell’Amarica latina) agli imperialisti statunitensi e, in parte, europei.

Un altro tratto tipico del bolsonarismo è la conquista elettorale del potere apparentemente soft (in realtà, violenta e traumatica per come ha polarizzato una società molto articolata politicamente come quella brasiliana), in seguito a una sequenza ben orchestrata e coordinata dai poteri forti interni ed esterni, fatta di ripetuti golpe “intra-parlamentari” e “giudiziari” contro Dilma e Lula, con definitiva spallata di golpe “mediatico”, finanziato dai capitali di varie ONG U.S.A., con l’abile strategia del suprematista (forse sarebbe più indicato chiamarlo sub-primatista) trumpiano Bannon. Per inciso, va fatto notare come, da buon vassallo dell’Impero, incarnato dal truculento energumeno Trump la-Briscola-che-vince-sempre[2] razzista in fatto di politiche migratorie e di diritti degli afro-americani ma protezionista in economia – il Bolsa-ou-a-vida[3] brasileiro ha riallineato il suo paese al ruolo di patio trasero (cortile posteriore) o colonia privilegiata dell’imperialismo statunitense, demolendo tutti i vincoli cooperativi-orizzontali dell’ALBA e degli stessi BRICS e ripristinando la stretta adesione al Washington consensus.

Ma questa, evidentemente, è la storia, atto secondo, della farsa del Bolsonarismo e su questo già si è scritto abbondantemente.

Per tutto il corso del 2020 e fino al presente, l’accumularsi e l’incrociarsi degli aspetti tragici con quelli comici nella fase della farsa in Brasile sono stati determinati dall’acuirsi della crisi sociale ed economica del modellosuddetto alla prova del fuoco della pandemia da Sars-Cov-2 (comunemente detto corona-virus). Il “riduzionismo” se non proprio negazionismo, del Boris Johnson di marzo 2020, con il relativo corollario della necessità di alcune migliaia di morti di fragili/anziani per raggiungere in breve tempo la presunta “immunità di gregge” (herd immunity in inglese; immunidade de rebanho in portoghese) si è rivelato una fallacia pseudo-scientifica, che l’Inghilterra pare adesso stare scontando a duro prezzo. Eppure, se i governi conservatori di quel paese e degli U.S.A. paiono essere, seppure tardivamente, corsi al riparo nel ricorso a elementari strumenti di contenimento del contagio (l’uso della mascherina, i lockdown mirati o generalizzati, le misure di profilassi e sanificazione) e poi nella rincorsa frenetica verso il vaccino, il Bolsonarismo si è arroccato su posizioni biecamente e cinicamente negazioniste e non-interventiste, che sono constate al popolo brasiliano già 210.000 morti “evitabili” e 8.500.000 positivi circa, oltre a ingenti e difficilmente stimabili danni all’economia formale (il PIL) e informale, che, ricordiamolo, in Brasile costituisce una parte rilevante della ricchezza prodotta al di là delle statistiche ufficiali.

Il fatto è che la comunità scientifica internazionale sta raccogliendo sempre più prove del fatto che, con questo tipo di virus, l’immunità di gregge, non importa se perseguita col metodo brutale dell’aumento esponenziale dei decessi o con campagne vaccinali più o meno rapide, rischia di diventare un obiettivo continuamente disatteso dallo sviluppo di varianti mutageniche, come dimostrato abbondantemente dai ceppi inglese e brasiliano. Le quali producono una sorta di effetto boomerang con ulteriore balzo in avanti della contagiosità ed, eventualmente, letalità del virus stesso.

È esattamente quanto successo in Inghilterra nell’ultimo mese e nelle ultime settimane a Manaus, capitale dello stato Amazonas del nord-ovest brasiliano.

Per capire nel dettaglio come si è arrivati al vero e proprio collasso del sistema di Salute Pubblica il 14 gennaio scorso nello stato di Amazonas, bisogna partire dalla prima ondata (marzo-maggio 2020), analizzando l’intreccio delle dinamiche a livello federale, statale e municipale.

Effetto dell’atteggiamento negazionista e riduzionista del Presidente (“è so’ uma gripezinha”, è solo una piccola influenza, frase rinnegata in seguito[4]) è stata la scelta della politica non-interventista a livello federale, che si è tradotta, tra l’altro, nell’assenza di direttive o anche solo indicazioni sull’uso di misure preventive come la mascherina, il distanziamento sociale e, in caso di necessità, anche del lock-down, utile a bloccare l’aumento esponenziale del contagio. Dopo le dimissioni pilotate di ben due ministri vagamente competenti sull’argomento, i medici Mandetta (ortopedico) e Teich (oncologo) lo scorso maggio, che chiedevano con una certa cognizione di causa qualche forma, seppure blanda, di intervento federale, il messianico Bolso ha pensato bene di nominare un militare del tutto inesperto, il generale Pazuello, a gestire la pandemia, per riuscire a imporre la sua ossessione psicopatica per l’efficacia dell’idrossiclorochina nella fase precoce dell’infezione, in barba a tutta la comunità scientifica. È questo che il neo-nominato Ministro della Salute ha raccomandato alle varie Segreterie Statali, molte delle quali, intanto, adottavano misure più o meno dure e risolutive, ma senza mai giungere a un lock-down generalizzato, a livello statale. È da notare che il Bolsa-ou-a-vida, quando e laddove ha potuto, ha ironizzato, polemizzato e anche più o meno sotterraneamente intralciato le iniziative dei singoli governatori, giungendo ripetutamente ad accusare i giornalisti di gonfiare il caso. Altre volte, i suoi commenti sono stati ispirati a una visione biecamente e cinicamente suprematista (sub-primatista) sulla impossibilità di intervenire sulla legge naturale di selezione del più forte. Lui stesso sarebbe sopravvissuto all’infezione, contratta lo scorso luglio, curandosi con l’idrossiclorochina (l’episodio ha generato in molti Brasiliani il sospetto di una messa scena, ma nella parte credulona della popolazione, plagiata dalle sette e dalle Chiese protestanti, l’efficacia della narrazione ha avuto il suo peso nel confermare la fiducia verso il losco figuro e i suoi protettori sovrannaturali).[5] In ogni caso, le misure di lock-down sono state dal Presidente sistematicamente sconsigliate e ostacolate, con l’inconsistente argomento che il Brasile non poteva permettersi il lusso di fermare l’economia nemmeno per un giorno. Una parte del consenso perduto durante la prima ondata, poi, il Bolsa-ou-a-vida l’ha recuperato facendo arrivare un sussidio di 400 reais (il Congresso aveva proposto circa 600) alle famiglie indigenti.

A livello statale, intanto, il Governatore Wilson Lima (PSC, Partido Socialista Cristão, alleato del Presidente), nel maggio 2020 faceva smontare un ospedale da campo dell’esercito, allestito in fretta e furia e con pochissimi macchinari per fronteggiare la prima ondata. I trattamenti a base di clorochina si erano già largamente dimostrati inefficaci, anche nella fase precoce dell’infezione, ma l’ossessione dell’Eletto Bolsa-o-a-vida non poteva essere smentita dall’evidenza dei fatti. Per cui, si è continuato con la produzione massiccia di clorochina, affidata addirittura all’Esercito. La circolare del Ministero della Sanità del 20 maggio 2020 raccomandava l’uso di idrossiclorochina, azitromicina e ivermectina (medicinali efficaci rispettivamente per la cura del lupus, di alcuni ceppi batterici e di alcune tipologie di parassiti intestinali) per il trattamento precoce del corona-virus, cosa che è stata applicata alla lettera, con risultati pressoché nulli. Viene da pensare che chi dirige oggi il paese e anche lo stato dell’Amazonas non conosca la distinzione basilare tra malattia auto-immune, infezione batterica o micosi: ma tant’è, questi rimedi erano stati dati per miracolosi dall’idolo del Bolsa-ou-a-vida, vale a dire la Briscola-che-non-perde-mai… che non poteva mica sbagliare… (salvo poi curarsi con la terapia monoclonale messa a punto dai medici Italiani e ancora non sperimentata dall’AIFA a casa nostra, ma questa è un’altra storia).

Il resto del copione che segue potrebbe essere presentato sotto il titolo di “Cronache di un genocidio annunciato”. Appena finita la prima ondata, nonostante autorevoli organismi scientifici come la Fondazione Oswaldo Cruz (FIOCRUZ) e la Fondazione Getulio Vargas (FGV) avessero messo in guardia contro la ripresa della pandemia in forme ancora più virulente con l’arrivo delle grandi piogge (dicembre-marzo), praticamente nulla è stato messo in campo in Amazzonia per attrezzarsi all’arrivo dello tsunami rappresentato dalla seconda. Non bisogna dimenticare che la popolazione dell’Amazonas, pur avendo espresso un governatore e una maggioranza filo-bolsonarita, è composta in prevalenza di mestizos, pardos (mulatti), pretos (afro-brasiliani), indios con vari gradi di contatto e integrazione con la civiltà urbana occidentale, soprattutto Manaus e Santarem, raggiungibili dal sud solo via fiume e via aerea. I missionari protestanti hanno ripreso a visitare le comunità di indios nelle località più remote dello stato, spesso portando il virus dalle città, mentre nelle favelas urbane di Manaus, date le pessime condizioni igieniche, l’addensamento demografico e la mancanza di acqua corrente in casa, i focolai hanno continuato a covare sotto la brace nell’umida ma afosa estate amazzonica. Come stiamo ormai cominciando a capire a fatica anche in Europa il tasso di letalità aumenta esponenzialmente quando manca un’idonea preparazione in campo sanitario a fronteggiarlo. Il che significa, sostanzialmente, trattarlo in una fase precoce e poi isolare i focolai con rigide misure di tracciamento: la Cina docet ma, evidentemente, il pregiudizio ideologico, in Europa come in Brasile, ci impedisce di imparare qualcosa da un paese comunque socialista, che è riuscito a contrastare l’avanzata del virus ancora prima del vaccino (e con perdite infinitamente minori in termini di vite umane e di PIL).

A tutti questi fattori di impreparazione logistica, dovuti a incompetenza e cialtroneria tipici degli stati-vassallo dell’Impero, si è aggiunto, a partire da dicembre, l’ultimo, la mancanza di adeguate scorte di ossigeno. Quando i contagi hanno ripreso la parabola ascendente, oltre alle carenze già menzionate di posti-letto e macchinari per la respirazione, si è palesata l’incapacità della principale ditta fornitrice di ossigeno locale, la White Martins a sostenere il ritmo di produzione richiesto. Già nel corso del mese di novembre, la ditta in questione aveva comunicato al Governatore e al Governo Federale il rischio di non riuscire a coprire il prevedibile aumento esponenziale del fabbisogno, ma le autorità competenti hanno nascosto la comunicazione e non hanno predisposto la logistica ai rifornimenti necessari. Prima di Natale, il principale ospedale pubblico dello Stato, il Delphina Aziz di Manaus, segnalava di aver raggiunto il 100% di letti occupati, nei settori clinico e di TI, mostrando altresì carenze di macchinari funzionanti, personale formato e bombole di ossigeno. Il 26 dicembre entrava in vigore un decreto di Wilson Lima per attuare una prima, tardiva misura di lock-down quasi totale per 15 gg nell’intero stato e così impedire la libera circolazione del virus, di cui intanto si segnalava una pericolosa mutazione, la cosiddetta variante brasileira, su cui le fondazioni scientifiche mettevano in guardia. Il giorno stesso, le proteste della popolazione, in parte dovute alla necessità economica, in parte anche alla propaganda manipolatoria dei bolsoniti, costringeva il pavido governatore a ritirare la misura, per ragioni elettoralistiche e di quieto vivere.

A partire dalla fine dell’anno, mentre si cercava una soluzione tecnica all’avio-traporto di forniture di ossigeno, a Manaus – pare che l’unico aereo disponibile per un tale cargo fosse in manutenzione – la popolazione infetta, rifiutata dall’ospedale e accolta in un nuovo ospedale da campo rimesso su in tutta fretta, ha cominciato letteralmente a morire di asfissia. La scena finale della farsa è stata il giorno 11 gennaio scorso con la visita del Ministro della Sanità, il generale Edoardo Pazuello, che seguiva un primo carico tardivo di bombole con un aereo affittato realizzato l’8 gennaio – gli Embraer della F.A.B. (Forze Armate Brasiliane) erano impegnati in Nordamerica per un’operazione congiunta con la NATO  e gli alleati U.S.A., che avevano tra l’altro promesso di mettere a disposizione alcuni velivoli della propria flotta militare, tardavano a mantenere l’impegno. Il generale, raccontando ai giornalisti di aver dovuto rispondere anche alla cognata, preoccupata per il marito affetto da covid, che “non c’era nulla da fare”, non si lasciava sfuggire intanto l’occasione di cacciare dal cilindro il coniglio magico, che consisteva in che? Forse in un contratto con la Cina per la produzione a San Paolo del vaccino, a un costo stracciato e in grado di avviare una risoluzione su lungo termine della crisi pandemica? Nemmeno per idea! Il coniglio in questione era ancora una volta, quello di sempre: un geniale Kitanti-covid direttamente elaborato dall’Ufficio presidenziale del Planalto – senza inutili perdite di tempo in consulenze di scienziati, virologi e altri cospiratori filo-comunisti – a base di… indovinate? Una sostanza miracolosa come l’acqua del Giordano in cui dicono che il Bolsa-ou-a-vida sia stato battezzato: l’idrossiclorochina![6]

I ritardi nell’organizzazione sanitaria, unita all’incompetenza scientifica e all’arroganza cinica e spregiudicata dei politicanti locali e federali ha provocato nel solo stato di Amazonas, dall’inizio della prima ondata, circa 6800 morti evitabili – per nulla “naturali”, come la propaganda del regime vorrebbe far passare – su di una popolazione complessiva di circa 4 milioni e duecentomila abitanti, di cui contagiati ufficiali 245.000. Se la mortalità, calcolata sull’intera popolazione statale, rimane tutto sommato relativamente bassa, per ragioni di densità demografica (circa lo 0,16 %), il tasso di letalità apparente – cioè, calcolata sui numeri di risultati positivi al tampone molecolare – risulterebbe oscillare tra un 2,77 e un 9%. Nell’ultimo mese, nello Stato si sono toccate punte di 132 morti per Sars-Cov-2 al giorno.

Con un indice di mortalità di circa lo 0,9 %, calcolata su di una popolazione di circa 217 milioni complessivi, ma di letalità presunta tra il 2,4 e il 6,4% (su 8 milioni e mezzi di contagiati ufficiali), il Brasile, secondo i dati ufficiali risultanti all’OMS, risultava già in cima alle classifiche negative dei paesi che hanno peggio risposto alla pandemia, per incompetenza, irrisolutezza di fronte alla pressione delle lobbies economiche e fattori demografici e ambientali. C’è già chi, nei media, nei partiti oppositori al Bolsa-ou-a-vida e tra i governatori più responsabili, come quello del limitrofo Stato dell’Acre o quello PT del Piauì, che parla dell’attuazione di un intento genocida ai danni delle minoranze di indios e di pardos/pretos che, guarda caso, il “messianico” deputato Jair ha ripetutamente, da circa 17 anni fa, indicato come una palla al piede della crescita economica del paese. Da questo fardello storico, l’uomo “bianco” civilizzatore sarebbe stato finalmente chiamato a liberare il Brasile, con la benedizione della teologia della “prosperità” e grande vantaggi per il già deficitario bilancio dello Stato. Già lo scorso luglio, vari sindacati di professionisti del settore avevano inviato una domanda di incriminazione per genocidio al TPI dell’Aja contro il signore Jair Messias Bolsonaro e ben 60 richieste di impeachment sono state insabbiate fino a oggi dal malfido (corrotto?) Presidente del Congresso Rodrigo Maia (DEM-RI). L’ultima richiesta in tal senso si sta costruendo tra i partiti dell’opposizione a traino PT-PDT, PSOL e PCdoB, proprio mentre scriviamo e il giorno quindici è stato realizzato un panelazo (protesta pacifica al rumore dei coperchi di pentole), convocata sulle reti sociali con l’hashtag: “senza ossigeno – senza vaccino – senza governo – il Brasile sta morendo – #asfissiato” (rilanciato anche stasera, 23 gennaio).

Bisogna, infatti, aggiungere all’atteggiamento criminale descritto anche l’aggravante del rifiuto del vaccino come possibile soluzione alla pandemia e il contenzioso in corso con l’esperienza dello Stato di San Paolo, che sta producendo il vaccino cinese Sinovac all’Istituto Butantan per distribuirlo a prezzi politici anche agli altri stati. Gli argomenti utilizzati dal Subprimate al potere sono anche in questo caso folkloristicamente risibili e tragicamente macchiettistici nella loro ascientifica pregiudiziale di matrice ideologica – “non si sa che vi mettono nell’organismo quelli, insieme ai Cinesi, volete diventare dei coccodrilli? Volete che ai maschi venga la voce delle femminucce? O che alle vostre donne crescano i baffi?”, “Chi si assume la responsabilità di quello che vi inoculano? E se vi inoculano un virus ancor più potente? Io di certo non me ne assumo la responsabilità”. Dove si evince che nessuno ha mai spiegato a questo luminare della “scienza” post-vax del XXI secolo quale sia la definizione di base di un vaccino, da Jenner in poi, vale a dire l’iniezione di una quantità di virus depotenziato nell’organismo in modo da stimolare le sue proprie difese immunitarie contro gli agenti patogeni esterni. Per non parlare dei vaccini di ultima generazione, quelli a Rna messaggero.

Ultimo atto della tragicommedia brasiliana: lo scorso lunedì mattina è arrivato a Manaus un cargo di camion proveniente via Roraima, dal Venezuela, su decisione del Governo bolivariano guidato dal presidente Nicolás Maduro, il quale, sordo alle continue provocazioni e minacce di invasione degli anni passati dei Subprimati Trump e Bolso, si è sentito coinvolto nella tragedia umanitaria del popolo brasiliano ed ha deciso di fare un gesto concreto per dimostrare il valore della cooperazione e della solidarietà tra i popoli, nell’ottica integrazionista inaugurata dal Comandante Hugo Frías Chávez con l’ALBA, la CELAC e altre iniziative. Si è trattato di un atto umanitario reale e politicamente fondato, implicante la consegna di 100.000 kg di ossigeno e lontano anni luce dalla pagliacciata mediatica e politica messa in piedi dal golpista Juan Guaidó in combutta con le forze imperialiste della CIA e dell’alleato colombiano nel 2019, con l’unico scopo (miseramente fallito) di provocare una defezione nelle Forze Armate Bolivariane e scatenare un’invasione militare. Il Cancelliere venezuelano Arreaza sta firmando un protocollo con gli Stati di Amazonas e Roraima per la consegna via terra di carichi settimanali che consentiranno di salvare chissà quante vite umane.[7] Un piccolo gesto di solidarietà e vicinanza, nelle more della costruzione del Banco Vaccini Continentale, di cui il governo di Cuba insieme a quello del Venezuela si stanno facendo promotori.

Orbene, esiste un detto popolare, risalente al noto The Travels of John Mandeville del XIV secolo, che vuole che il coccodrillo pianga, dopo aver mangiato qualche preda umana. Se qualcuno si aspettava qualche parola di gratitudine, anche dettata da considerazioni di circostanza, da parte del Bolsa-ou-a-vida, si è dovuto ricredere di fronte all’ostinata e pervicace testardaggine di questa forma primordialmente coriacea e regressiva di simil-vita che si è impadronito criminalmente del potere nel Brasile. A dimostrazione che il virus più difficile da combattere è quello dell’ignoranza arrogante e presuntuosa, che nutre il razzismo e il suprematismo “razziale”, allo stesso tempo solleticando gli istinti più bassi e cinici presenti nella natura umana.

Il giorno seguente, davanti a una claque addomesticata di subprimatoidi sostenitori e giornalisti prezzolati, in puro stile neroniano, il Messia brasileiro commentava beffardamente che “il cuore di Maduro è grande, perché il personaggio pesa circa 200 kg… certo che il suo cuore deve essere grande, si capisce” (rsrsssss, risate della claque) e che “il Venezuela non è in grado di aiutare nessuno, con quei salari che non gli permettono nemmeno di comprare un chilo di riso… In Venezuela, voi vedete cani per strada? No, perché in quel paese si mangiano i cani per fame” (nuova risata della claque, rrrrsssss).[8]

Come dice un altro proverbio portoghese-brasiliano, depositario, questo, della saggezza popolare atavica: Para um bom entendedor, poucas palavras (bastam), equivalente dell’italiano: a buon intenditor (cioè, a chi è in grado ancora di decodificare/comprendere criticamente quello che succede sotto i propri occhi), poche parole…


[1]Per esempio…

[2] Trump in inglese significa briscola, ma anche trionfo. La briscola trionfante è, ovviamente, anche un riferimento al sua brillante spirito sportivo e alla sua egregia capacità di incassare la sconfitta elettorale ad opera del Democratico J. Biden. Infallibile come il Papa, anche l’ex-Presidente U.S.A. aveva cominciato col minimizzare la pericolosità del virus e a propalare gli effetti miracolosi della idrossiclorochina per il trattamento precoci delle infezioni da esso prodotte.

[3]Bolsa in portoghese è la borsa. L’espressione a bolsa ou a vida riproduce l’atteggiamento banditesco della Massima Autorità Responsabile della Salute Pubblica in Brasile, che ha terrorizzato la popolazione dicendo che sarebbero morti di fame, se avessero chiuso l’economia. Il risultato è che, dopo un anno di quest’andazzo, in Brasile le morti evitabili per corona-virus sono circa 210.000 su una popolazione di circa 217 milioni (0,9%) La letalità risulta invece oscillare tra il 2,4 e il 6,4 % ca.

[4]In http://www.terra.com.br/noticias/coronavirus/bolsonaro-diz-que…

[5] Appena ritornato negativo dalla presunta infezione da corona-virus, l’invincibile superuomo se ne è uscito con le solite battutine tra il macho e il cinico-TV, chiamando il Brasile “pais de maricas” (paese di femminucce), e dicendo che lui non era un becchino che fa la conta dei morti e che “tutti un giorno dovremo morire”. In http://www.onzedemaio.com.br/maricas-e-dai-nao-sou-coveiro-e-so…

[6]https://bncamazonas.com.br/rapidinhas/pazuello-grande-decepcao-em-manaus/

[7]httpssolidaridad-oxigeno-20210123-0015.html://www.telesurtv.net/news/venezuela-brasil-manaos-

[8]https://www.hoybolivia.com/Noticia.php?IdNoticia=325193.

El partido Farc debatirá cambio de nombre y estrategia electoral

por Prensa CCPP- Caracas

22-1-21.- El partido Farc dio comienzo este viernes 22 de enero de 2021 a la II Asamblea Extraordinaria, por la Vida, la Unidad y la Paz con Justicia Social; allí se definirá el nuevo nombre y logo, la representación legal y el programa político y estrategia electoral en el contexto de las próximas elecciones legislativas y presidenciales en el 2022.

La instalación, realizada en horas de la mañana, contó con los saludos de representantes de organizaciones nacionales e internacionales; entre ellos Roy Daza, Secretario de Relaciones Internacionales PSUV, Diputado de la Asamblea Nacional de la República Bolivariana de Venezuela, e integrante de la Comisión Especial de Diálogo, Reconciliación y Paz de la AN.

Daza destacó que Colombia y Venezuela siempre serán hermanas más allá de lo que piense el imperialismo y la oligarquía colombiana. Señaló que el futuro de las dos naciones se encuentra estrechamente ligado y que la paz es un anhelo de toda la sociedad latinoamericana.

En Venezuela existe actualmente una estructura local del partido Farc que congrega a colombianos y colombianas que residen en el territorio bolivariano y que acogieron en algunos casos luego del exilio y la persecución, las banderas del partido de la Rosa, difundiendo sus postulados y los términos del Acuerdo de Paz firmado en la Habana del que afirman es también legado del comandante Chávez.

Esta Estructura Local en Venezuela contemplada por la dirección nacional del partido como parte de la estructura nacional de FARC tendrá representación en la Asamblea semipresencial que culminará el domingo en horas de la tarde con una rueda de prensa.

En un documento de reciente publicación en las redes, el senador Julián Gallo explicó la urgencia de debatir estos tres temas porque para lograr la implementación cabal del Acuerdo de la Habana y el cese de la violencia política es necesario establecer convergencias que permitan “ganar el gobierno en la próxima contienda electoral por parte de las fuerzas que estamos por la vida, por la paz, por la democracia”. Para Gallo, conocido en la lucha armada como Carlos Antonio Lozada, “esa es la tarea central del momento y en ella está implícita la defensa del Acuerdo y la seguridad de los exguerrilleros y los líderes sociales”.

El Documento de Losada puede leerse completo en:
http://www.45-rpm.net/2021/01/20/elementos-para-el-debate-en-el-partido-farc/

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Il punto di vista umano. «Essere radicale vuol dire cogliere le cose alla radice. Ma la radice, per l’uomo, è l’uomo stesso» (K. Marx). «Emancipando se stesso, il proletariato emancipa l’intera umanità» (K. Marx).