Sistemi elettorali distorti: dove vince e dove perde Hillary Clinton

trumpdi Alfredo A. Torrealba [i]

Fonte: aporrea.org

11nov2016.- La Clinton vince nella Gerrymandering, ma perde nella Mallapportionment

Costituisce davvero una sorpresa la vittoria di Donald Trump negli USA e nell’America latina? Per molti lo è! La campagna pubblicitaria portata avanti dai mezzi di comunicazione in lingua spagnola [compresi quelli in lingua italiana, N.d.T.] è stata, in modo incredibile, sproporzionatamente favorevole a Hillary Clinton, mentre faceva apparire come un “demone” a Trump. Invece in Europa, Oceania e Asia la vicenda si presentava in modo diverso. Qui i mass media hanno mantenuto una posizione più equilibrata e persino realista, al punto da prevedere che Trump difficilmente avrebbe perso le elezioni, nonostante lui “fosse in grado di scaricare un’arma contro la folla di qualche strada di New York”, come ebbe modo di dichiarare qualche mese fa. Ma al di là del gioco mediatico, esistono dei fattori di ordine tecnico-elettorale che spiegano politicamente alcune domande, in particolare una che è stata dibattuta in questi giorni: Perché la Clinton ha perso queste elezioni, dove ha investito 700 milioni di dollari, intanto che Trump ha investito solo circa 300 milioni? Per spiegare questa domanda è necessario soffermarsi su un fatto. Esaminando le fonti ufficiali si osserva che, difatti, la Clinton ha ottenuto 400 mila voti in più di Trump.

Sotto quest’aspetto non è improprio affermare che la Clinton ha vinto le elezioni con una “maggioranza semplice”. In altre parole, l’investimento da lei realizzato ha, in effetti, dato i risultati attesi, nonostante abbia votato il 57% dei 231.556.622 di cittadini nordamericani che hanno diritto al voto. Ma lei ha perso dovuto al sistema elettorale denominato “Collegio elettorale”, il quale rappresenta un sistema in cui i risultati non necessariamente devono coincidere con la maggioranza dei voti dei cittadini. Allo stesso modo, poiché il sistema di “Collegio elettorale” degli USA si basa in due sottosistemi elettorali definiti come “Gerrymandering [ii]” e “Malapportionment [iii]”, i quali ogni quattro anni modificano le “circoscrizioni originali” all’interno dei cinquanta stati dell’unione. Negli USA ogni elezione presidenziale merita una reimpostazione delle strategie elettorali, diversa a quelle precedenti.

Visto in questa maniera e svolgendo un’analisi “post mortem” di tipo elementare, si potrebbe asserire che la squadra tecnico-elettorale della Clinton ha conseguito un successo mirabile vincendo la battaglia sul piano della “Gerrymandering”, ma ha fallito su quello della “Melapportionment”. In secondo luogo, com’è d’abitudine, le vittorie sul campo della “Gerrymandering” dipendono in buona parte dall’uso di meccanismi e campagne elettorali distorte. L’acquisto di sondaggi prefabbricati è una pratica molto caratteristica.  Nonostante la popolazione statunitense ha iniziato a votare dal mese di settembre, in quella data già si sapeva che Trump era fornito di una certa leadership, i mezzi di comunicazione privati in lingua spagnola a livello mondiale cominciarono a produrre notizie “prive di fondamento” per dimostrare che Trump avrebbe perso.

Come se si volesse occultare il sole con un dito, i mass media erano riusciti nel loro intento a trasmettere questa sensazione di sconfitta che poi si è disfatta quando Trump ha vinto le elezioni. La vittoria di Trump ha provocato sconcerto e sorpresa in America latina, quando in realtà ciò non sarebbe dovuto accadere. Già da settembre si sapeva che Trump possedeva nei sondaggi un alto punteggio, ma la squadra della Clinton si mise subito all’opera nel finanziare e pagare qualunque cifra perché si costruissero delle prospettive da distribuire alle grandi agenzie di comunicazione latinoamericane con lo scopo di fabbricare notizie, sondaggi e contrattare a qualche cantante o attore latino affinché parlasse male di Trump e indebolisse il suo potere comunicativo, facendolo apparire come se fosse una sorta di entità del male. Era almeno questa la speranza moribonda che lo staff della Clinton vagheggiava. L’obiettivo era di istigare gli elettori latini dello stato della Florida per votare contro Trump, ma nemmeno lì, dove i mass media affermavano che egli era “il figlio di Satana”, la Clinton ha potuto vincere. In terzo luogo, la squadra di Trump ha fatto quello che qualsiasi altra squadra tecnico-elettorale avrebbe fatto. Lavorare nel campo della “Malapportionment”, dove il trucco consiste nel lasciare che il “nemico” raggiunga una sovra rappresentazione in alcuni stati, cioè, che ceda degli spazi per assicurarli ad altri più importanti.

Per questa ragione Trump non sentiva il bisogno di pagare i giornalisti né di investire in grandi campagne. E il risultato è stato quello, lo sfruttamento di una distorsione elettorale che si è imposta su di un’altra. In quarto luogo, bisogna indicare che grazie a questa semplice e naturale azione di assicurare l’arena della “Malapportionment”, Trump ha vinto per uno scandaloso margine di “voti elettorali”. Azione che è stata molto ben puntellata per via dello stile politico e per la sua estrema sincerità … potete essere sicuri che tutto quanto afferma riproduce in gran parte il sentimento del comune cittadino statunitense. E se lui ha asserito che “i messicani sono un problema” così come lo sono gli altri latini in USA, è perché più del 60% della popolazione di quel paese la pensa come lui. Inoltre lui è stato il primo che ha osato dire queste cose senza peli sulla lingua … di modo che la mia raccomandazione (in questa nuova tappa) è quella di ascoltare con attenzione quello che dice Trump, giacché lui vi spiegherà in maniera molto sintetica cosa pensa l’americano medio, volgare e spontaneo sui problemi che lo affliggono … e forse sarà per questo motivo che dubito che gli consentiranno di arrivare a finire i primi quattro anni di presidenza … realmente lo dubito …

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Vincenzo Paglione]

________________________________

[i] Politologo, Master in Rapporti Internazionali, Dottore di Ricerca.

[ii]  Rappresenta un metodo ingannevole per ridisegnare i confini dei collegi nel sistema elettorale maggioritario (N.d.T.).

[iii] Qualsiasi sistema in cui un gruppo ha significativamente più influenza di un altro, come ad esempio quando i distretti di voto non sono equamente distribuiti tra una popolazione (N.d.T.).

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