Napoli 15lug2020: Solidarietà con il Gruppo Yorum

L'immagine può contenere: il seguente testo "Grup YORUM Comitato Solidarietà"🚩NAPOLI, PRESIDIO SOLIDALE con il Gruppo musicale YORUM, mercoledì 15 luglio, ore 18.00 – 20.00, Largo Berlinguer!

🚩Insieme a noi moltissime compagne e moltissimi compagni di diverse associazioni, gruppi, partiti, etc., che elenchiamo di seguito:

ANPI
PaP
Ex-OPG
Officina Popolare
Collettivo politico-culturale GAlleЯi@rt
P-Carc
Officina 99
Laboratorio Occupato SKA
(elenco in aggiornamento)

🚩Oggi, l’Avvocatessa Ebru Timtik è al suo 194° giorno di sciopero della fame, l’Avvocato Aytaç Ünsal al suo 163° giorno, la Prigioniera Politica Didem Akman e il Prigioniero Politico Özgür Karakaya al loro 147° giorno.

🚩Sultan Gökçek, Bergün Varan, Emel Yeşilırmak e Ali Aracı, membri di Grup Yorum, sono attualmente in carcere!

🚩Helin Bölek, cantante di Grup Yorum, è divenuta martire il 3 aprile scorso, dopo 288 giorni di sciopero della fame!Mustafa Koçak, prigioniero politico, è divenuto martire il 24 aprile scorso, dopo 297 giorni di sciopero della fame!
İbrahim Gökçek, bassista di Grup Yorum, è divenuto martire il 7 maggio scorso, dopo 323 giorni di sciopero della fame a cui si sono aggiunti altri 2 giorni di – purtroppo – vana speranza!

🚩Questo non può accadere ancora, non deve accadere ancora! Non può e non deve accadere che nel mondo si debba morire perchè privati della Libertà di pensiero, di parola, della Libertà di potersi esprimere attraverso le parole di una canzone, perchè privati del Diritto di andare incontro a un processo equo, perchè privati della Dignità di esseri umani!

🚩Dopo Grottaglie, oggi, e prima di Parma e di Torino, nei prossimi giorni, domani ci attende Napoli!
In questa settimana intrisa di Solidarietà Internazionalista, siateci!

🚩Per Grup Yorum, per le Avvocatesse e per gli Avvocati del Popolo, per tutte le Prigioniere Politiche e per tutti i Prigionieri Politici in Turchia, per Ebru, per Aytaç, per Didem, per Özgür, per Sultan, per Bergün, per Emel, per Ali, siateci!

Con Helin, Mustafa e İbrahim nel cuore, sempre!

https://www.facebook.com/ComitatoSolidaleGrupYorum/

El steak de Nicolás y Cilia

Risultati immagini per chavismo maduropor Néstor Francia

De verdad que las pendejeras en que caen algunos opositores radicales son de antología. Por las redes digitales (me niego a llamarlas redes “sociales”) se ha armado un escándalo porque Nicolás y Cilia estaban comiendo carne en Turquía, por una invitación que le hizo un Chef turco a su restaurante, considerado de lujo en aquel país. O sea, el Presidente no estaba gastándose el dinero de Venezuela en ese condumio, sino disfrutando de un homenaje que le hiciera un admirador.

El odio y la satanización de los chavistas es un hábito de esos extremistas, que se ha acrecentado en la misma medida de su horrible frustración, porque han hecho de todo para tumbar a Maduro y nanai nanais, el hombre sigue ahí. Se fue Kuczynski, se fue Rajoy, se fue Santos, y el nuestro sigue allí. Han ensayado guarimbas, sabotajes, bloqueos, sanciones, linchamiento mediático, marchas, remarchas y recontramarchas y… ¡nada! Esto me recuerda unos versos del poeta Aquiles Nazoa, escritos después de varios fracasos de Estados Unidos en su intención de poner un satélite artificial en órbita: “¡Le quitan tornillos / le ponen centavos/ le alargan la mecha / le acortan el rabo / y el bicho, señores / ¡El bicho clavado!”.

Pues, bien, les voy a decir algo a esos escuálidos hipócritas, que en estos días hasta me amenazaron de muerte a mí y a mi familia porque escribí un artículo que su analfabetismo funcional no entendió: el próximo asado negro que se me atraviese por ahí, me lo voy a devorar sin compasión ¡Ahora resulta que es pecado comer carne, como si viviéramos en un eterno Viernes Santo! ¿La supuesta razón? ¡La “crisis humanitaria” de Venezuela! Pues bien, voy a tener que odiar a mi vecina chavista, una guajira cheverísima, porque ayer me la encontré de lo más efusiva porque se había comprado en Quinta Crespo un corte de solomo y medio kilo de carne molida.

Mi amiga Adelaida, la hermosa hija de Jóvito Villalba y su esposa Ismenia, me dijo una vez que ella nunca dejaba comida en el plato porque había mucha gente pasando hambre (vivíamos en la Cuarta República, en la que la mayoría de los venezolanos pasaba el hambre pareja y nunca en la OEA se habló de “crisis humanitaria”). Me pareció una idea acertadísima, porque encerraba la comprensión de que comer completo es una compensación humana ante la extendida miseria del mundo, que es culpa precisamente del Imperio y la clase social admirados por los escuálidos radicales hipócritas.

Y volviendo a Aquiles Nazoa, digamos que “Cosas que no son ley, siempre resultan un fiasco”. Los mismos escuálidos extremistas hipócritas que critican a Nicolás y a Cilia, por degustar una carne que se ve del carajo y provoca clavarle el diente, admiran con embeleso a Lorenzo Mendoza, un tipo cuya fortuna en 2014 se calculaba en 2.7 millardos de dólares (y sigue creciendo) ¿Qué comerá Lorenzo? ¿Qué beberá? ¿Y por qué con tanta plata no le echa una rebajadita a la cerveza para ver si es verdad que quiere tanto a los venezolanos?

¿Tiene más derecho Lorenzo que Nicolás de meterse una buena papa? ¡A él no tienen que invitarlo, más bien quien invita es él, el muy acomodado!

El colmo es que ahora el chef turco que invitó a Maduro está siendo igualmente satanizado en las redes y ya ha comenzado el acoso y el señalamiento a un restaurant que posee en Miami ¡Son los mismos que hablan de “democracia”, “libre empresa”, “libertad de elección” y otras paparruchas inventadas por la burguesía para justificar sus ya decadentes desmanes!

Que sigan sufriendo, pues me late que Maduro va a seguir allí cuando se haya ido Trump, como pasó con Obama

¡Presidente, Cilia, buen provecho!

Napoli 24mag2017: Incontro con Bahar Kimyongur

Nel 2014 GAlleЯi@rt aderiva alla campagna per la liberazione di Bahar. Oggi siamo lieti di ospitarlo in Galleria.

Relazione di Bahar Kimyongür, analista internazionale e attivista antimperialista, accompagnato da Gianfranco Castellotti.

Contributi introduttivi:

Roberto De Gregorio, segretario P. CARC Napoli Centro
Francesco Santojanni, Comitato contro le Sanzioni alla Siria
Gianmarco Pisa, resp. questioni internazionali, Rifondazione Comunista, Napoli

Bahar Kimyongür, giornalista turco-siriano, nato il 28 aprile 1974 a Berchem Sainte Agathe, membro di una famiglia proveniente dalla Turchia, è un attivista politico belga, e ha militato nel Partito del Lavoro del Belgio, formazione politica marxista-leninista. Tra le sue pubblicazioni: Turquie, terre de diaspora et d’exil, Éd. Couleur Livres, 2008, e Syriana. La conquête continue, Éd. Couleur Livres, 2011.

A seguire: Momento Conviviale

GAlleЯi@rt, Associazione Resistenza, ALBAinformazione, Comitato contro le Sanzioni alla Siria, P. CARC Napoli Centro, Rifondazione Comunista – Federazione di Napoli.

Da Sarajevo ad Ankara

di Atilio A. Boron

Il crescente protagonismo della Russia è motivo di enorme preoccupazione per le mal chiamate “democrazie” occidentali, in realtà un congiunto di sordide ed immorali plutocrazie disposte a sacrificare i propri popoli sull’altare del mercato. Preoccupazione perché dopo la disintegrazione dell’Unione Sovietica, la Russia è stata data per morta da molti distaccati analisti ed esperti degli Stati Uniti e dell’Europa. Immersi nella loro ignoranza ed accecati dal pregiudizio hanno dimenticato che la Russia è stata sin dagli inizi del secolo XVIII con Pietro il Grande e soprattutto durante il regno di Caterina la Grande, intorno alla metà di questo stesso secolo, una delle principali potenze europee il cui intervento era solito far inclinare la bilancia da una parte o dall’altra, nei permanenti conflitti tra i suoi vicini occidentali, specialmente il Regno Unito, la Francia e l’Impero austro-ungarico.

Dimenticarsi della storia inevitabilmente finisce per produrre grossi errori di analisi come quelli che affliggono gli strateghi occidentali. La rivoluzione russa e la sconfitta dello zarismo provocarono un eclisse transitorio del protagonismo russo che molti pensarono fosse definitivo. Certamente la vittoria alleata nella seconda guerra mondiale ed il ruolo cruciale ricoperto dall’Unione Sovietica dopo la sua formidabile ripresa economica nel dopo-guerra, fecero in modo che Mosca tornasse ad occupare il suo tradizionale ruolo arbitrale nel consesso internazionale.

Durante quasi mezzo secolo il sistema internazionale è stato segnato dal marchio del bipolarismo con l’Occidente e il (di nuovo) mal chiamato “mondo libero” da un lato, e la Unione Sovietica e i suoi alleati dall’altro. Con la fulminante implosione della Urss avvenne che molti credettero che adesso sì la Russia sarebbe sparita per sempre e che quello che sarebbe venuto era un nuovo secolo americano segnato per l’incontestabile unipolarismo degli Stati Uniti guidato dal suo tradizionale avversario sovietico e con la Cina ancora lontana dall’essere ciò che sarebbe diventata pochi anni più tardi. La risposta della storia è stata demolitrice.

Così come assicura Eduardo Febbro nella sua nota del domenica passata in Pagina/12: “Non c’è terreno sopra il quale il re Putin non abbia vinto i suoi avversari: ha schiacciato la rivolta in Cecenia, ha vinto in Siria ha annesso la Crimea, ha impedito militarmente che gli indipendentisti ucraini passassero sotto l’influenza europea, ha imposto il suo ordine in Georgia ed in Ossezia, e, soprattutto, è riuscito a destabilizzare dall’interno le stesse democrazie europee con una azzeccata politica di finanziamento dei partiti e movimenti di diverso ordine ideologico. Diciassette anni dopo essere arrivato in testa al potere questo timido ex tenente colonnello dei servizi segreti, il KGB, è la figura maggiore del XXI secolo.

L’alleanza della Russia con la Cina, ed il succesivo aggiungersi dell’Iran e dell’India più l’astuto avvicinamento con la Turchia, rappresenta il peggiore scenario possibile per la declinante egemonia globale degli Stati Uniti secondo Zbigniew Brzinski, il principale stratega di Washington. L’assassinio di Andrej Karlov ad Ankara ha due propositi inoccultabili: il primo è mettere in difficoltà la Turchia sede della impressionante base aerea nordamericana di Incirlik – che conta con la permanenza di circa 5000 uomini della Forza Aerea degli Stati Uniti – affinché non sia attratta verso Mosca privando la Nato di una localizzazione chiave per chiudere dal Mediterraneo orientale l’accerchiamento della Russia che comincia nel nord con i paesi baltici. Il secondo è far sapere alla Russia che l’Occidente non resterà con le braccia incrociate mentre Putin si rafforza e acquista prestigio ponendo fine al caos che gli Stati Uniti e i suoi alleati hanno prodotto in Siria e che non hanno potuto o non hanno voluto risolvere.

L’assassinio di Karlov può ben essere stato una provocazione come l’assassinio dell’arciduca Francesco d’Austria a Sarajevo nel 1914 potrebbe precipitare una guerra se la parte colpita, la Russia, reagisse in maniera impulsiva. Ma se qualcosa ha dimostrato un personaggio tanto controverso come Putin, è che può essere accusato di qualsiasi cosa meno di essere un irruente. Piuttosto si tratta di un attore molto cerebrale e riflessivo, un uomo che gioca con impressionante freddezza nel caldo scacchiere della politica mondiale.

Il crimine perpetrato ad Ankara è stato un chiaro messaggio mafioso diretto a Mosca, per questo lo jihadista che ha compiuto l’assassinio è stato ultimato, chiudendogli la bocca per sempre. i servizi occidentali sono esperti nel reclutare ipotetici “radicali” per perpetrare crimini che sostengono la continuità dell’impero.

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Alessio Decoro]

L’imperialismo al contrattacco di fronte alla sua sconfitta in Siria

L'immagine può contenere: 1 persona, scarpe, barba, salotto e spazio al chiusodi Manuel Freytas

Non possono digerire la loro sconfitta ad Aleppo e del terrorismo made in USA in Siria.

Non possono digerire il patto politico tra Putin ed Erdogan, che ha tirato fuori la Turchia dal dispositivo terrorista della NATO sotto la direzione del Pentagono.

Non possono digerire una Russia che vince in Medio Oriente.

Non possono digerire la sconfitta degli USA, Israele, UE e Arabia Saudita con le monarchie del Golfo, nel progetto di dividere, atomizzare e controllare la Siria. Per poi attaccare l’Iran.

Hanno fallito, sono stati sconfitti militarmente. E non possono digerire la fine dello Stato Islamico. Una macchina terrorista ed assassina che ha sostituito i marines nella invasione della Siria, e nella nuova occupazione dell’Irak.

Hanno perso la guerra regionale, hanno perso la Turchia in quanto alleato strategico, hanno perso l’egemonia militare in Medio Oriente. Ed adesso si attivano per la distruzione dell’alleanza tra Russia e Turchia.

Questo era l’obiettivo strategico dell’assassinio filmato dell’Ambasciatore della Russia in Turchia. Ed è la prima volta che l’intelligence USA utilizza un fondamentalista suicida infiltrato e manipolato (vestito con giacca e cravatta) per uccidere e diffondere un messaggio in un set televisivo montato in una Galleria d’Arte.

Gli yankee, la CIA, il Mossad israeliano, e l’intelligence britannica vanno al contrattacco. Questa è la preparazione del nuovo scenario terrorista durante la presidenza Trump. L’assassinio mediatico dell’ambasciatore russo in Turchia, è stato solo l’inizio del nuovo processo della guerra tra le potenze capitaliste in Medio Oriente. Solo l’inizio di quello che ci aspetta nel 2017.

Accomodatevi pure sulla poltrona. Qui troverete tutte le spiegazioni sullo spettacolo, ed è gratis.

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Danilo Della Valle]

La Russia sbaglia se pensa che la Turchia ha obiettivi limitati

turchi

di James Petras-La Haine

15 feb. 2016.-Erdogan comincia ad attaccare i Curdi, in seguito estenderà l’attacco ai  Siriani e infine si scaglierà contro la Russia

María de los Ángeles Balparda: insieme a Diego Martinez stiamo ricevendo James Petras. Ci sono diversi temi, naturalmente, ma se per te va bene, cominciamo con la Siria, con gli attacchi turchi.

JP: Esiste una relazione diretta con la caduta dell’ISIS, dei terroristi che sono stati a lungo sostenuti  e armati dalla Turchia. Ma ora, l’esercito siriano, con il sostegno della Forza Aerea russa sta contrattaccando, recuperando il paese e distruggendo le rotte dei terroristi.

I turchi sono entrati nel conflitto, attaccando le forze curde, siriane e russe, che stanno distruggendo i terroristi. Quindi, penso che vi sia un rapporto diretto: meno i terroristi hanno forza, più l’intervento turco cerca di salvare i propri fantocci. Abbiamo visto che la Turchia e adesso anche l’Arabia Saudita vogliono provare a restaurare il potere dei terroristi con un intervento diretto. Quando l’intervento indiretto sta per fallire e la Siria sta riconquistando il suo territorio, è allora che la Turchia entra nel conflitto.

L’Arabia Saudita dice che utilizzerà aerei da guerra, ma un intervento aereo innescherà una risposta russa, una risposta siriana e una risposta da parte dell’Iran. In altre parole, essi distruggeranno l’aviazione saudita e ciò potrebbe portare a una guerra più ampia con la Turchia, che cercherebbe di sostituire la forza aerea saudita. Quindi, ci troviamo di fronte al successo del governo sovrano della Siria, ma anche a un maggiore coinvolgimento di potenze esterne.

MAB: Qualche tempo fa, ho letto le dichiarazioni del presidente del Consiglio di Difesa e Sicurezza della Federazione Russa, Victor Ozerov, in riferimento al fatto che la Russia non risponderà agli attacchi da parte della Turchia contro i Curdi in Siria, perché dice che considerava l’esercito turco non attaccano l’esercito russo in Siria e lo scopo di questi ultimi è quello di affrontare i terroristi, pertanto, “la Russia non attaccherà paesi terzi non considerati terroristi, per non aggravare le già difficili relazioni”.

JP: La Russia è un attore che cerca di raggiungere la pace. Ma penso che non capiscono che la Turchia inizia ad attaccare i Curdi, poi estenderà l’attacco ai Siriani e alla fine lo lanceranno contro la Russia. C’è una catena qui, perché queste tre forze stanno combattendo i fantocci della Turchia e la Turchia è un paese con un presidente – Recep Tayyip Erdogan – che è un arrogante dittatore, che cerca di sfidare i paesi che vanno contro i suoi burattini.

Tutto è relazionato, come una catena. Credo che i Russi si sbagliano quando pensano che possono limitare l’intervento turco nei confronti dei Curdi, perché è semplicemente il primo anello della catena e dovrebbe prendere precauzioni, perché, in particolare, la Forza Aerea turca interverrà dopo l’uso dell’artiglieria. Vedremo che succede, ma credo che la Russia stia sbagliato a pensare che la Turchia ha obiettivi limitati.

Diego Martínez: Passiamo a un altro tema. Ad Haiti è stato nominato Presidente ad interim Jocelerme Privert che ha assunto la carica in queste ore. Cosa possiamo aspettarci che accada in questo paese con il popolo mobilitato?

JP: Non hanno soluzione con il Presidente del Senato, che forma parte dell’oligarchia haitiana. Secondo le ultime notizie che abbiamo, grandi mobilitazioni popolari saranno convocate per chiedere di indire le elezioni. Se si rimandano troppo, questo cosiddetto governo di transizione dovrà affrontare altre proteste.

Questo governo non ha nessuna soluzione, perché viene dalla stessa casta politica del governo precedente. Si potrebbe ottenere un po’ di spazio, se si organizzassero rapidamente nuove elezioni, pienamente democratiche, con un conteggio onesto e che il popolo abbia la possibilità di votare per tutti i candidati, anche per il vecchio Bertrand Aristide. Finora le elezioni sono state controllate, manipolate, in forma molto corrotta, possiamo dire che non ci sono state libere elezioni.

È difficile immaginare elezioni democratiche, quando le forze di occupazione delle cosiddette missioni di pace delle Nazioni Unite stanno occupando il paese militarmente. Perché le forze d’invasione, tra cui l’esercito uruguayano, sono lì per proteggere l’oligarchia e gli interessi imperialisti, non per sopravisionare elezioni democratiche.

MAB: Un altro problema da affrontare è anche la presenza del Papa in Messico e la sua visita a Cuba, dove ha incontrato il patriarca russo Kiril, incontro che si ritiene vada al di là delle religioni, è da un migliaio di anni, che si sono separate le chiese.      

JP: L’urgenza di raggiungere un accordo tra le due Chiese -quella ortodossa russa e la Chiesa cattolica – è perché i Cristiani vengono massacrati in Medio Oriente, sono perseguitati in tutti questi paesi, l’Iraq, la Siria, Israele. I Cristiani soffrono persecuzione, sfollamenti, omicidi di massa. La popolazione cristiana è diminuita di oltre il 80% in quelle zone negli ultimi cinque anni, a causa della persecuzione.

Il Patriarca e il Papa si sono incontrati a L’Avana per dare voce ai Cristiani che soffrono per mano dei fanatici islamici e dei fanatici sionisti. Dobbiamo riconoscere questo, perché le forze progressiste non hanno preso atto di questa persecuzione religiosa, politica, sociale, in questa regione. Ed è fondamentale, quando migliaia di persone di origine cristiana marciscono in prigione o nei campi profughi.

Ma al di là dell’incontro tra i leaders religiosi, c’è la visita del Papa in Messico, dove ha fatto una grande denuncia, non solo contro i teppisti, i criminali, i politici narco; il Papa ha anche detto che la narco-politica e gli omicidi in Messico hanno radici profonde nell’élite politico-economica. E ha detto, letteralmente: “Quando ci sono grandi disuguaglianze fra i poveri, la classe politica e l’oligarchia economica, ecco il terreno che semina il traffico di droga, il traffico di esseri umani, la prostituzione, etc.

Poi, è andato al di là della condanna ai narco-trafficanti, alle banche che stanno lavando denaro, ha coinvolto il Presidente, Enrique Peña, che era di lato sorridendo, mentre il Papa li condannava come fonti della corruzione e del traffico di droga.

DM: Françoise Hollande si incontrerà con i leaders europei e latino-americani. Cosa cerca Hollande con questo tour?                

JP: Sta lavorando per rafforzare le tendenze neo-liberiste che corrispondono alle sue politiche in Francia. Cerca di guadagnare mercati, dal momento che l’economia francese è stagnante e il tasso di disoccupazione supera il 12%, se si aggiungono i sub-occupati che sono quasi il 30%. Quasi uno su tre francesi è senza un lavoro ben pagato e stabile. Si tratta di una grave crisi economica.

Inoltre, la sua campagna contro il terrorismo ha promosso azioni contro la democrazia; la legge di emergenza, che sta sospendendo tutti i diritti democratici. Un governo fortemente impopolare, che cerca, a partire dal commercio, di risolvere alcuni problemi con le esportazioni e che cerca un modo per convergere verso Cuba in un paio di cose minori, per poder alzare la bandiera di un governo progressista, cosa cui nessuno crede.

Chiaramente, la politica neo-liberista di Hollande, il sostegno alle guerre di intervento in Siria e le politiche repressive interne stanno alimentando un’opposizione maggioritaria, che non sono in grado di recuperare con misure interne. Stanno anche incoraggiando un’opposizione maggiore, che sta dalla parte del grande capitale.

Per questo motivo, ritiene che un viaggio in America Latina, alcuni accordi commerciali possano servire come pubbliche relazioni pubblicitarie, per mostrare che sta facendo qualcosa per risolvere i problemi. Il fatto fondamentale è che Hollande non ha il consenso interno per essere rieletto.

DM: Ha problemi interni, dal momento che lo stesso Partito Socialista ha votato contro la Legge Anti-terrorista.

JP:  Sì. Come possono sostenere misure dittatoriali politici minimamente democratici, come ad esempio che l’Esecutivo, la Polizia abbiano il potere di intervenire in qualsiasi ufficio, in qualsiasi casa, rompendo porte, senza alcuna autorizzazione giudiziaria. È contro la Costituzione, contro le tradizioni democratiche.

Solo i governi di estrema destra utilizzavano queste misure, i fascisti durante la seconda guerra mondiale e alcuni altri nel post-guerra. Ma ora Hollande ha esteso i suoi poteri per ancora diversi mesi, e forse per prolungarli in eterno. Equivale a trasformare la Francia in un governo autoritario.

DM: Verrà anche da queste parti, Petras, il 26 e il 27 sarà in Uruguay, non si sa bene a fare cosa..

MAB: Viene a vendere navi ed elicotteri, dicono i media.

JP: Sta cercando di rompere l’integrazione latino-americana e creare con Macri e altri politici, una qualche forma di integrazione dell’America Latina subordinata all’Unione Europea. Hollande lavora con la Germania e l’Inghilterra, la destra estrema che cerca di conquistare i mercati dell’America Latina e rompere l’unità che viene da anni fa, a partire dalla leadership dell’ex-presidente Hugo Chávez. Non c’è nulla di progressista da aspettarsi da questo pseudo-socialista.

MAB: Dal momento che hai nominato Macri, sono cominciate le proteste, sabato una grandissima convocata dagli artisti, ma il governo continua.

JP: Sì. Le proteste sono iniziate, ma ben presto si vedrà che Macri non ha alcun interesse ad avere il sostegno popolare, avrà solo i suoi poteri esecutivi, la forza, i proiettili di gomma; cercherà di cambiare il sistema giudiziario, le regole della comunicazione. Si tratta di un progetto chiaramente bonapartista.

Macri cerca il modo per concentrare tutti i poteri e li usa per svendere il paese. Già ha offerto ai fondi- avvoltoio sei miliardi di dollari a titolo di compensazione, il che è cinque volte superiore al valore ufficiale delle obbligazioni. Eppure, gli avvoltoi di New York dicono che non basta, vogliono tutto. E siccome trovano un partner che offre loro tutto quello che vogliono, perché non chiedere di più. È il dilemma di Macri adesso, ha fatto molte concessioni al capitale straniero ma loro vogliono di più, lui deve trovare la formula per consegnare i soldi senza generare conflitti.

Dunque, ci troviamo in un’epoca pre -insurrezionale. In sei mesi o un anno, queste politiche di Macri provocheranno mobilitazioni, scioperi generali e si concluderanno con una presa delle città e blocchi delle autostrade da parte dei piqueteros, come negli anni 2001-2002.

Il cammino di Macri è verso un confronto di massa. Oggi ci sono marce, domani scioperi generali, poi l’insurrezione. Perché è un estremista, ha il pieno supporto di Wall Street, della City inglese; i giornali sono i portavoce di Macri, pubblicizzano tutto quello che fa Macri per favorire il capitale. Ma questo rappresenta solo il 15 o il 20% degli Argentini che lo stanno sostenendo, che però non controllano le strade, tanto meno le organizzazioni popolari.

DM: Da questo nuovo tentativo da parte del partito socialista di formare un governo con Ciudadanos, il nuovo partito della destra spagnola, che cosa ci si può aspettare?

JP: Non hanno nemmeno abbastanza voti in parlamento. È un gesto vuoto. La proposta in un certo senso era quella di creare una collaborazione con Ciudadanos e Podemos; il centro destra e il centro sinistra con il cosiddetto Partito Socialista. Però il tentativo non è riuscito, perché Podemos comprende che Ciudadanos è semplicemente l’altra faccia del neo-liberismo. Attualmente, vi è una grave crisi in Spagna, perché il Partito Popolare, che non è popolare, è la destra neo-liberista – è in una grave crisi di corruzione che tocca tutti i livelli del partito, di modo che la Presidente del PP di Madrid, Esperanza Aguirre, ha dovuto rinunciare, perché lei dice che non aveva le mani in pasta, che erano gli altri funzionari e che non voleva essere coinvolto.

Dunque, la corruzione è così endemica nel PP, che non so se sono in grado di formare un governo con qualcuno. Saranno giudicati e forse finiranno per discutere di politica nelle carceri, dove devono stare.

Ma il PSOE nemmeno è in grado di formare un governo. Pertanto, la crisi si estenderà e approfondirà in Spagna; e penso che presto dovranno indire di nuovo le elezioni. Soprattutto ora, con l’ultima crisi del PP alla Presidenza del partito. Cadranno tantissimo e ciò darà all’opposizione la possibilità di riconfigurare le maggioranze, in qualche modo.

 DM: C’è qualche altro tema che vorresti menzionare?

JP: Beh, ho due cose. Nelle elezioni Primarie nel New Hampshire, uno stato del nord degli Stati Uniti, ha vinto il candidato democratico socialista Bernie Sanders, con un margine del 22% rispetto a Hillary Clinton. Ma in seguito alla manipolazione del partito, ha finito per avere lo stesso numero di delegati di Clinton. E questo perché il Pd non vuole permettere che l’elettorato, la base del suo partito, determini i candidati. Essi hanno un sistema di mega-delegati – così si chiama – che hanno un voto del Congresso per nominare il candidato, e che non dipendono dal voto delle basi. Sono delegati eletti dalla macchina politica del Partito Democratico.

Questo dimostra ancora una volta la corruzione, la manipolazione, e il carattere oligarchico del Partito Democratico. E se l’idea di Sanders era che avrebbe potuto – con il libero gioco libero elettorale – vincere la gara, si sbagliava. Perché questo già bolle in pentola. E penso che sia importante che gli ascoltatori capiscano che vincere le elezioni primarie negli Stati Uniti non significa che dopo sarà il candidato.

DM: Che possiamo dire ancora su Sanders?

JP: Rappresenta una politica riformista positiva, propone un Piano Sanitario Nazionale, un piano nazionale per l’istruzione gratuita e altre riforme positive. Eppure, il capitalismo americano è tanto rigido, tanto repressivo, che penso che la sua sfida non avrà successo per le restrizioni imposte.

Ma dimostra che il popolo americano ormai non ha paura della parola socialista e che un socialista può anche ottenere la maggioranza in alcune province; si tratta di grande una svolta che l’anti-comunismo, l’anti-socialismo, siano precipitati negli Stati Uniti. E il popolo americano, in particolare le giovani generazioni, sono disposti a sostenere i socialisti contro gli oligarchi corrotti e guerrafondai che stanno dominando la politica.

DM: È difficile che si possa applicare un certo orientamento che propone?

JP: Ebbene, serve come pressione in generale. I media hanno l’obbligo, nonostante tutto, di presentare la sua voce. E la sua voce e la sua presenza influenzano molte persone, nonostante tutti i pregiudizi che manifestano verso la sua candidatura questi media. Abbiamo visto, per esempio, gli annunci che dicono: ‘il candidato democratico socialista è qui oggi per annunciare modifiche di programma’. E questo significa che la gente comune sente la parola socialista associata alle riforme popolari.

Estratto da La Haine

Testo completo in: http://www.lahaine.org/creo-que-rusia-esta-equi

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Marco Nieli]

(VIDEO) Ecuador, proteste contro la visita di Erdogan

da lantidiplomatico

Alcuni manifestanti, tra le quali diverse donne, sono stati aggrediti dalle guardie di sicurezza del presidente turco, fatto che è stato condannato da diversi parlamentari ecuadoriani.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che è in visita in ufficiale Ecuador, è stato accolto, a Quito, con proteste contro la sua presenza nel paese latinoamericano.

Al grido di “Viva il Kurdistan!”, “Erdogan Fuori!” e ” Erdogan Assassino “, decine di attivisti hanno chiesto la fine operazione militare di Ankara contro le aree curde.

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Uno dei manifestanti, l’attivista curdo che vive in Ecuador, Orshan Kamasek, ha riferito che Erdogan “sta uccidendo la nostra gente”, e si è unito alla coalizione internazionale per “attaccare la Siria”.

“La Turchia è parte della guerra in Siria, perché finanzia la guerra ed è amico dello Stato islamico”, ha aggiunto l’attivista, citato dalla EFE.

Inoltre, ci sono stati una serie di scontri tra manifestanti e guardie di sicurezza di Erdogan, quando il presidente turco stava entrando all’Istituto Nazionale di Studi Avanzati (Iean) per tenere una conferenza.

Tra i manifestanti è stato aggredito anche un membro dell’Assemblea Nazionale ecuadoriana Vintimilla Diego, che ha denunciato l’accaduto attraverso il suo account Twitter.

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Le azioni delle guardie di sicurezza del presidente della Turchia sono stati riportate anche da altri membri dell’Assemblea. a tal proposito il presidente dell’Assemblea Nazionale dell’Ecuador, Gabriela Rivadeneira, ha riferito che “sono state anche attaccate donne ecuadoriane”.

A sua volta, il portavoce del gruppo “Donne per il Cambiamento”, Cecilia Jaramillo, ha raccontato che ad alcune manifestanti sono stati inferti colpi alla testa e trascinate per i capelli nella Iean.

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(FOTO) L’Esercito Siriano libera Al-Rabi’yah al confine con la Turchia

da lantidiplomatico.it

Al confine tra la Turchia e la Siria, nel Governatorato di Latakia, l’esercito siriano, questa mattina, ottiene un altro grande successo espugnando un’altra roccaforte in mano ai terroristi ad Al-Rabi’yah.

Salma liberata lo scorso 12 gennaio, così come Al-Rabi’yah, erano ritenute delle roccaforti dei terroristi inespugnabili, vista anche la vicinanza con la Turchia che offriva ogni tipo di supporto alle bande armate.

La cattura della roccaforte dei terroristi di Al-Rabi’yah è arrivata dopo molto tempo per l’esercito arabo siriano (ASA) ed i loro alleati; tuttavia, si è finalmente giunto a compimento per le forze governative che alzato la bandiera della Repubblica araba siriana nella piazza della città dopo una breve battaglia questa mattina nel nord di Latakia.

Secondo una fonte militare che segue l’offensiva dei soldati che hanno catturato Al-Rabi’yah questa mattina, la 103a brigata della Guardia Repubblicana dell’esercito arabo siriano ha condotto l’operazione primaria per liberare la città dai terroristi di Al-Nusra Jabhat (Gruppo siriano Al-Qaeda) e il Free Syrian Army (FSA).

Accanto alla 103a brigata hanno combattuto, Liwaa Suqour Al-Sahra (Brigata Flachi del Deserto), e  Forze di Difesa Nazionale (NDF) e la Resistenza siriana; queste milizie hanno giocato un ruolo fondamentale nella conquista di Al-Rabi’yah questa mattina e in tutte le operazioni militari nella campagna a nord di Latakia.

Oltre a liberare Al-Rabi’yah, 103a brigata dell’esercito arabo siriano ed i suoi alleati hanno imposto il pieno controllo sui villaggi di Al-Rawda, Darvishan, e Touros a Jabal Al-turkmeno (Monti turkmeni).

Con la perdita di Al-Rabi’yah oggi, i terroristi sono in guai seri nel nord di Latakia.

L’ultima roccaforte delle bande armate nel nord di Latakia è Kinsibba, che si trova nel terzo punto più alto a Jabal Al-Akràd (Montagne curde).

 

Di seguito le prime foto della liberazione di Al-Rabi’yah fornite dal portale di informazione Al-Masdar

 

 

 

Recep Tayyip Erdogan: ritratto di un Pasha che colpisce alle spalle

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di James Petras

12.dic2015.- Che cosa spinge Erdogan a candidarsi? La nascita di un Pasha Moderno

Erdogan ha iniziato la sua ascesa al potere come un riformatore sociale in opposizione all’élite al potere: era un sobillatore a favore dell’Islam popolare e del benessere sociale. Una volta arrivato al potere politico, ha arricchito la sua famiglia e l’élite economica ed eliminato avversari e rivali.
Con il potere politico e le connessioni economiche, egli accumula ricchezza personale attraverso operazioni di business illecite.

Con il potere politico e la ricchezza personale, cerca prestigio e status tra le élites occidentali, servendo gli interessi imperiali: abbatte un jet militare russo sul territorio siriano e, quindi, minaccia centinaia di aziende turche, perdendo una grande fonte di arricchimento personale. Quando i russi minacciano di tagliare le esportazioni di energia verso la Turchia, gli oppositori di Erdogan suggeriscono di riscaldare il suo palazzo e le sue ville con sterco di vacca questo inverno.

 

Le due facce di Erdogan

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha una lunga e ignobile storia di tradimento dei collaboratori politici, dei partners commerciali e degli alleati militari; di offrire amicizia, per poi bombardare i suoi ‘amici’ e uccidere i cittadini; di negoziare ‘in buona fede’ e poi uccidere i rivali; di giocare a fare il democratico e poi comportarsi come un comune dittatore demagogico.

Erdogan fa appello ai valori plebei e austeri della piccola borghesia anatolica provinciale, mentre si costruisce il più grande palazzo presidenziale di lusso in tutto il mondo – adatto a un Pasha del 21° secolo. Egli ripetutamente ribadisce la sua fedeltà alla ‘Nazione Turca’, mentre deruba il tesoro turco, ripetutamente accettando tangenti e bustarelle da imprese edili che poi raddoppiano i costi per i progetti finanziati pubblicamente.

Più di recente, Erdogan sostiene di contrastare il terrorismo e lottare contro l’ISIS, mentre i maggiori quotidiani nazionali e regionali, i giornalisti e la maggior parte degli osservatori interni documentano l’enorme flusso di armi illegali attraverso il confine turco-siriano a faviore dei terroristi dell’ISIS.

 

La ‘relazione carnale’ di Erdogan con l’ISIS
Erdogan sostiene l’ISIS bombardando i combattenti curdi siriani che resistono ai mercenari jihadisti; abbattendo un jet militare russo che difende il governo di Damasco contro i terroristi; col contrabbando e la vendita di petrolio che l’ISIS ruba all’Iraq e alla Siria; fornendo assistenza medica ai combattenti dell’ISIS feriti; e attraverso la formazione e l’armamento dei terroristi dell’ISIS nelle basi turche.

C’è un rapporto di reciprocità: Erdogan utilizza gli operativi dell’ISIS per terrorizzare la sua opposizione interna, compreso l’attacco bomba terroristico a un raduno curdo della ‘gioventù socialista’ nella città di Suruç il 20 luglio 2015, che ha ucciso 33 persone e il massiccio attacco bomba ad Ankara il 10 ottobre a una marcia per ‘la pace e la giustizia’, che ha ucciso più di 100 persone, tra cui sindacalisti, leaders delle associazioni professionali, attivisti di comunità e membri di un partito elettorale curdo democratico e ferito molte centinaia.

Durante le elezioni legislative del 2015, terroristi dell’ISIS e teppisti del Partito ‘Giustizia e Sviluppo’ di Erdogan (Akp) hanno attaccato gli uffici, i raduni e i candidati dei partiti di opposizione, in particolare del curdo Partito Popolare Democratico (HDP), al fine di garantire che a Erdogan sia assicurata una super- maggioranza.

In altre parole, Erdogan usa l’ISIS in tre maniere, per servire i suoi interessi interni ed esterni:

(1) attaccare e distruggere le forze curde secolari, che resistono l’ISIS in Siria e in Iraq, impedendo così la formazione di uno stato curdo indipendente al confine turco.

(2) attaccare e distruggere il governo baathista indipendente della Siria di Bashar Al-Assad, smantellare l’apparato dello Stato laico multiculturale e installare un cliente islamico sunnita di Damasco, subordinato all’ AKP di Erdogan.

(3) attaccare e terrorizzare l’opposizione interna turca, tra cui l’ampia base curda dell’HDP, e la confederazione sindacale di sinistra sindacale (DISK).

Erdogan ha un’alleanza strategica decennale con i terroristi wahabiti militanti, che ora compongono l’ISIS. Egli intende ‘rifare’ la mappa del Medio Oriente, per servire le proprie ambizioni espansionistiche. In parte, ciò spiega perché Erdogan ha fornito armi di grandi dimensioni e materiale ai terroristi, ha formato migliaia di mercenari e ha fornito assistenza medica ai combattenti dell’ISIS feriti. Ciò spiega anche perché Erdogan ha fatto il passo senza precedenti ed estremamente provocatorio di abbattere un jet militare russo sul territorio siriano, che aveva bombardato gli alleati dell’ISIS di Erdogan. I successi dell’esercito russo e siriano contro l’ISIS hanno minacciato le sue ambizioni.

La trasformazione di Erdogan da ‘musulmano democratico’ a sanguinario sovrano islamico autoritario, con pretese di diventare il Pasha dominante in Medio Oriente deve essere considerata alla luce della sua ascesa al potere nel corso degli ultimi 40 anni.

 

Cosa spinge Erdogan a candidarsi?

Erdogan, nella fase iniziale, ha mostrato la sua simpatia per una politica islamista estremista. Nel 1970 è stato a capo della sezione giovanile del Partito della Salvezza Islamico (MSP), un partito anti-comunista, anti-secolare, virulentemente impegnato a trasformare la Turchia, un grande Stato laico multi-etnico, in un regime teocratico (sulla falsariga dell’ISIS contemporaneo).
Dopo il colpo di stato militare del 1980, il MSP è stato sciolto ed è riapparso come il Partito del Welfare. Erdogan è diventato un leader del nuovo (ribattezzato) partito islamista.
Erdogan e il Partito del Benessere hanno sfruttato il malcontento di massa turco verso i corrotti e autoritari militari. Il Partito del Welfare ha sviluppato un programma di assistenza sociale populista con sfumature religiose islamiche, al fine di costruire una formidabile organizzazione di base nei quartieri popolari di Istanbul. Erdogan è stato eletto sindaco della più grande città della Turchia nel 1994.

Come sindaco, Erdogan ha abusato del suo potere, predicando l’Islamismo militante ed è stato condannato nel 1998 per sedizione contro lo stato laico. È stato 4 mesi in carcere su di una condanna a 10 mesi.

Da allora in poi ha cambiato tattica: il suo fanatismo islamista si è travestito. Ha cambiato il nome del partito del Welfare nell’apparentemente moderno Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP). Erdogan ha poi lanciato una serie di manovre politiche, in cui ha abilmente manipolato gli avversari per guadagnare potere e poi … ha pugnalato ognuno di loro alle spalle.

 

Erdogan: abbraccio e pugnalata alle spalle

Nonostante la sua precedente condanna per sedizione contro la laicità dello Stato, il ‘riformato’ Erdogan si è alleato con il kemalista, laico e repubblicano Partito del Popolo (CHP), per superare il divieto dei militari alla sua partecipazione in politica nel 2002. È stato eletto primo ministro nel 2003. Dopo, l’AKP ha vinto le elezioni generali ha tagliato i suoi legami con il CHP. Erdogan è stato rieletto primo ministro nel 2007 e nel 2011.

Erdogan si è alleato con il leader islamista pro-U.S.A. Fethullah Gülen Hizmet del movimento Cemaat, che era influente all’interno del sistema giudiziario, della polizia e dell’esercito. Insieme hanno lanciato una purga contro funzionari militari e giudiziari laici, giornalisti e critici dei media.
L’apparato di stato Erdogan – Gülenista ha arrestato e incarcerato 300 funzionari militari laici, magistrati e giornalisti e li ha sostituiti con lealisti di Erdogan e Gülen – tutti islamisti.

Soprannominata “Operazione Sledgehammer”, l’intera epurazione era basata su accuse fabbricate di tradimento e cospirazione. Eppure è stata descritta dai media occidentali in termini che esaltavano le credenziali democratiche di Erdogan, definendolo un ‘tentativo di consolidare la democrazia’ contro i militari.

Non aveva niente a che fare con la democrazia: l’epurazione ha consolidato il potere personale di Erdogan e gli ha permesso di perseguire politiche che erano più apertamente neo-liberiste e islamiste. L’epurazione della magistratura ha ulteriormente permesso a Erdogan di arricchire i suoi compari capitalisti e i suoi parenti.

 

 

Erdogan: la nascita di un Pasha neo-liberista

Erdogan poi ha abbracciato un programma di ‘recupero e stabilizzazione’ ideato dall’FMI, che ha ridotto i salari, gli stipendi e le pensioni, mentre privatizzava le imprese e le attività del settore pubblico. Questo ha attirato un gran flusso di capitale, dal momento che gli investitori stranieri e i compari hanno arraffato i bocconi migliori a prezzi stracciati. Tipicamente emblematico di questo approccio all’economia ‘tutto è permesso agli amici’ è stato il disastro della miniera di Soma del maggio 2014, quando più di 300 minatori sono morti in una miniera in precedenza di proprietà statale, che aveva subito una regressione delle condizioni di sicurezza dei lavoratori, dopo che era stata privatizzata a favore di un cliente di Erdogan. Nonostante l’indignazione locale e internazionale, Recep ha ignorato lo scandalo e ha scatenato la polizia contro i minatori che dimostravano. La combinazione erdoganiana dell’Islam con un brutale neo-liberismo ha attirato il sostegno di Bruxelles, di Wall Street e della City di Londra. Grandi afflussi di capitali speculativi dall’estero hanno gonfiato temporaneamente il PIL della Turchia e la ricchezza e l’ego di Erdogan!

All’inizio del suo governo, le concessioni di Erdogan, gli incentivi fiscali, i contratti governativi per il grande capitale sono stati ampiamente distribuiti alla maggior parte dei settori, ma soprattutto ai suoi compari capitalisti nei settori della costruzione e immobiliare.

Siccome il boom capitalista continua e il suo potere è aumentato, Erdogan è diventato più ossessionato dal suo ruolo di salvatore della Turchia. Verso il 2010, serie divergenze sono emerse tra Erdogan e il suo partner Gülen per la spartizione del potere. Erdogan si è mosso rapidamente e brutalmente. Ha lanciato un’altra epurazione massiccia di presunti ‘funzionari gülenisti’. Ha arrestato, licenziato, incarcerato e trasferito simpatizzanti di Gülen tra i giudici, la polizia e i funzionari pubblici, nonostante il fatto che si trattava di funzionari che lo avevano servito bene durante la precedente epurazione dei militari laici.

Erdogan non è disposto a condividere il potere con qualsiasi altra parte, movimento o gruppo. Il Pasha Recep voleva monopolizzare il potere. Ha attaccato i quotidiani critici, le aziende e le compagnie, sostenendo che erano ‘controllate da Gülen’. Erdogan ha assicurato che solo i capitalisti completamente a lui fedeli riceveranno il patrocinio del regime. In altre parole, ha rafforzato la dimensione, la forza e l’importanza dei compari capitalisti: soprattutto nel settore immobiliare e delle costruzioni.

 

L’attacco di Pasha Erdogan sulla società civile

La Turchia, sotto il potere assoluto di Erdogan, ha visto un aumento geometrico della corruzione e di ‘progetti di sviluppo’ senza senso, che portano alla degradazione e usurpazione degli spazi pubblici. Le sue politiche arbitrarie e distruttive hanno provocato prolungate proteste della società civile, in particolare nel centro di Istanbul – durante le manifestazioni del Parco Gezi, che sono iniziate nel maggio del 2013.

In risposta alle manifestazioni della società civile, Erdogan ha abbandonato ogni finzione, togliendosi la sua maschera ‘moderna democratica’ e reprimendo brutalmente i manifestanti pacifici, nel cuore di Istanbul – causando 22 morti, centinaia di feriti e più arrestati, poi condannati a lunghi periodi di detenzione. Erdogan si è successivamente rivolto ai critici liberali e ai dirigenti d’azienda che avevano criticato il suo uso brutale della forza.

Il 2013, l’anno del Movimento del Parco Gezi, è stato un punto di svolta – Erdogan e altri membri della sua famiglia sono stati implicati in uno scandalo per corruzione di cento milioni di dollari, mentre i critici liberali del regime sono stati eliminati.

Di fronte all’opposizione dei settori dell’élite e delle classi popolari, Erdogan è diventato più rabbiosamente ‘islamista’, sciovinista e megalomane – ‘Neo-ottomano’.

In breve tempo, ha rilanciato il suo attacco contro i Curdi turchi e ha aumentato il suo sostegno ai terroristi islamisti in Siria, tra cui il gruppo di quello che sarebbe diventato l’ISIS. Queste politiche sono state progettate per portare a termine la sua guerra in corso contro i curdi laici in Iraq e Siria.
 

Erdogan: pugnalando alle spalle la Siria laica e la ‘Best Friend’ Russia

Fin dall’inizio del suo governo, Erdogan ha coltivato la ‘migliore delle relazioni’ con la Siria di Bashar Al-Assad e col presidente russo Vladimir Putin. Ha firmato decine di accordi commerciali con Damasco e Mosca. Putin è stato accolto ad Ankara ed Erdogan a Mosca, dove hanno firmato accordi energetici da miliardi di dollari e accordi reciproci di cooperazione.

Fino a 3 milioni di turisti russi hanno visitato le località turche ogni anno, una miniera d’oro per una delle principali industrie della Turchia.

Il regime di Erdogan era esuberante, espansivo, abbracciava Mosca e Damasco, mentre metodicamente preparava il terreno per più pugnalate alle spalle!

Per il 2011, Erdogan era stato profondamente interessato dalla preparazione del terreno per quella che sarebbe diventata la sanguinaria rivolta islamista in Siria. All’inizio, centinaia di terroristi armati stranieri hanno attraversato il confine con la Turchia in Siria. La loro presenza ha sopraffatto i dissidenti siriani locali. Gli Islamisti armati hanno sequestrato villaggi e città, eliminando brutalmente i Cristiani, i Curdi, gli Alawiti e i Siriani laici. Hanno preso il controllo dei campi petroliferi. Da un giorno all’altro, Erdogan si è trasformato da amico affettuoso a mortale nemico della vicina Siria, esigente un ‘cambiamento di regime’ attraverso la violenza terroristica settaria.

Erdogan ha abbracciato i più estremi e settari gruppi islamisti wahabiti, perché erano impegnati a minare le aspirazioni nazionaliste dei Curdi siriani, come anche a rovesciare il governo laico di Al-Assad. L’alleanza segreta di Erdogan con l’ISIS e altri gruppi terroristici islamisti è stata motivata da diverse considerazioni strategiche, che sono illustrate qui di seguito:

1) L’alleanza serve a impedire la creazione di un’enclave curda autonoma al confine siriano-turco in caso di una sconfitta di Damasco, il che, Erdogan teme, porterebbe poi a collegare i Curdi siriani in armi con la vasta popolazione curda scontenta nel sud est della Turchia e portare alla formazione di uno stato curdo autonomo e laico.

2) L’alleanza di Erdogan con gli jihadisti in Siria serve l’ambizione di Ankara di imporre un regime fantoccio sunnita-islamista a Damasco.

3) Il regime dell’ISIS che controlla i giacimenti di petrolio siriano e iracheno fornisce alla Turchia una fonte di combustibile a buon mercato e lucrosi profitti per il regime. Il figlio di Recep, Necmettin Bilal Erdogan, possiede e gestisce il Gruppo BMZ, che acquista il petrolio siriano e iracheno di contrabbando in Turchia e lo vende all’estero (soprattutto in Israele), guadagnando quasi un miliardo di dollari l’anno per ‘la famiglia’. Non è una sorpresa che la famiglia Erdogan abbia direttamente finanziato l’ISIS, che utilizza il denaro del petrolio di contrabbando, delle antichità saccheggiate e delle tasse definite ‘tributo’, per l’acquisto di armi pesanti e leggere, di veicoli militari e di trasporto e dell’attrezzatura di comunicazione in Turchia e altrove, per sostenere le sue campagne di terrore in Siria e in Iraq. Osservatori turchi ben informati ritengono che i funzionari dei servizi segreti di Erdogan sono direttamente coinvolti nel reclutamento dei terroristi dell’ISIS per operare all’interno della Turchia e attaccare l’opposizione interna di Erdogan, in particolare il partito elettorale curdo HDP e i movimenti di massa di sinistra e sindacali turchi. Gli osservatori sostengono che le operazioni dell’intelligence turca hanno avuto un ruolo diretto negli attentati bomba dell’’ISIS’ a Suruç e a Ankara di quest’anno, che ha ucciso e mutilato centinaia di oppositori di Erdogan e attivisti della società civile.

Erdogan e l’ISIS hanno sviluppato una relazione co-dipendente, di manipolazione reciproca. Ognuno ha pubblicamente dichiarato la propria inimicizia tattica all’altro, mentre vanno attivamente perseguendo obiettivi strategici comuni.

Ankara utilizza il pretesto di combattere l’ISIS per bombardare i Curdi in Siria, che resistono agli jihadisti. L’ISIS usa il pretesto di opporsi al membro NATO Turchia, al fine di coprire i suoi consistenti accordi petroliferi e il commercio di armi con la famiglia di Erdogan e le imprese di affari associate a Erdogan.

 

 

Il Pasha pugnala l’Orso e l’Orso lo morde in risposta – Un colpo di troppo

L’altamente efficace campagna di bombardamenti aerei della Russia contro le reti terroristiche jihadiste e l’ISIS in Siria è partita in risposta a una richiesta formale di intervento militare da parte del governo legittimo del presidente Bashar Al-Assad. La Russia ha legami di lunga data con il regime baathista di Damasco. L’intervento ha minacciato di minare le ambizioni di potenza regionale di Erdogan e le operazioni del business illegale in Siria. In primo luogo, ha messo fine al piano di Erdogan di annettersi una grande fascia di Siria settentrionale e chiamarla ‘no fly zone’. La ‘no fly zone’ controllata dai Turchi in Siria diffonderebbe le basi di addestramento militari turche per l’ISIS e altri terroristi jihadisti e metterebbe in sicurezza le vie di trasporto per le spedizioni di petrolio dell’ISIS contrabbandato fuori dall’Iraq e dalla Siria.

A differenza degli Stati Uniti, che raramente avevano bombardato le operazioni strategiche congiunte Erdogan-ISIS di contrabbando del petrolio, i Russi hanno distrutto oltre un migliaio di camion di petrolio e numerosi depositi di petrolio e centri logistici dell’ISIS nel primo mese della loro campagna aerea. Riducendo il flusso di petrolio di contrabbando, la Russia ha tagliato fuori la principale fonte di enormi profitti per la Società BMZ di Bilal Erdogan, nonché per i trafficanti di armi turche.

Come i gangsters, Erdogan, la sua famiglia e i loro compari sono stati coinvolti in importanti attività di corruzione, in patria e all’estero; non può più operare nel contesto dei grandi interessi della classe capitalista turca, con le sue relazioni commerciali con la Russia e gli investimenti annuali di 400 miliardi di dollari. La decisione di Erdogan di abbattere un aereo russo in territorio siriano, il 24 novembre 2015, è stata in gran parte motivata dalla sua rabbia per l’interruzione riuscita da parte della Russia dei convogli di petrolio dell’ISIS. Proteggendo i propri interessi di famiglia, Erdogan ha pugnalato più alleati alle spalle: i Russi, così come gran parte della classe capitalista turca!

Fino all’atto di guerra di Erdogan contro la Russia, egli aveva pubblicamente abbracciato Putin come un alleato, amico e socio. I due leaders hanno avuto rapporti cordiali per oltre un decennio. L’esercito turco è stato pienamente informato sulle operazioni militari russe in Siria, compresi i suoi percorsi di volo. Poi, all’improvviso, nel novembre 2015 egli ha rischiato una rottura totale delle relazioni e ha provocato rappresaglie contro la Turchia da parte della Russia, abbattendo un jet russo.

La Russia ha risposto immediatamente, aggiornando i propri sistemi d’arma più avanzati per difendere le sue operazioni e basi nel nord della Siria e ha intensificato i suoi bombardamenti delle operazioni petrolifere congiunte ISIS – Turchia.

Russia ha reagito imponendo restrizioni sui visti e sanzioni economiche sulla Turchia, danneggiando il business turistico di molti miliardi di dollari. Accordi energetici strategici sono stati rescissi. Sono stati chiusi contratti di costruzione coi Turchi su vasta scala. Le esportazioni agricole turche verso i mercati russi sono praticamente terminate.

 

 

Il Pasha si morde la coda

Le azioni unilaterali di Erdogan si sono chiaramente rivolte contro i grandi interessi del vasto settore turco delle esportazioni. Da Gezi a Gülen, da una purga all’altra, Erdogan, l’ex-‘ragazzo poster’ del capitale turco neo-liberista, è diventato un despota egocentrico, che agisce per conto di un cerchio ristretto di corrotti parenti e amiconi capitalisti. Erdogan si è imposto come un moderno pasha più ricalcante l’immagine dell’auto-indulgente Ibrahim I (il Pazzo) che del lungimirante Suleyman I (il Saggio).

Una volta che Erdogan si è reso conto del danno che il suo accesso d’ira egocentrico contro i Russi aveva provocato all’estero e del suo crescente isolamento all’interno della Turchia, si è precipitato alla NATO in ginocchio, per mendicare il suo sostegno. Fedele alla sua personalità autoritaria, Recep Erdogan striscia in ginocchio davanti ai suoi ‘superiori’ (NATO-USA), mentre afferra la gola dei suoi ‘inferiori’ (il popolo turco)!

 

Conclusione

La strada di Erdogan al potere assolutista è disseminata di purghe indiscriminate, di terrore e inganno; di violenza contro i manifestanti ambientalisti e liberali del Parco Gezi e degli islamisti moderati di Gülen; di condanne al carcere e licenziamento di giornalisti ed editori, funzionari militari e giudici; di repressione dei lavoratori e dei capitalisti; di bombardamenti terroristici contro gli attivisti e i democratici; di guerra contro i Curdi e i Siriani.

La visione paranoica e mossa dall’avidità che della politica ha Erdogan esclude qualsiasi fiducia e relazioni stabili. Lui pensa di essere molto abile con la sua combinazione di fascino e promesse non mantenute, ma non inganna nessuno. Riaccende la guerra contro i Curdi in Turchia e in Siria ma essi si reagiscono!

Attacca la Russia e provoca una rappresaglia molto costosa, finora limitata all’economia turca.

Aumenta il suo potere personale, ma mina gli interessi della nazione turca e del suo popolo. Erdogan crede di essere la potenza regionale in crescita, indispensabile per l’Occidente. Ricatta l’U.E. per miliardi di euro, per il controllo del flusso di rifugiati in fuga dalla violenza in Siria e in Iraq con le sue promesse di rinchiudere i profughi disperati nei campi di concentramento turchi. Ma gli Europei devono sapere che il loro denaro non potrà mai comprare la fiducia e la lealtà del Pasha.

I suoi accordi petroliferi con l’ISIS sono in brandelli. Le bombe russe fanno sì che Erdogan dovrà trovare altre fonti di profitto illecito. Peggio di tutto, le azioni furiose di Erdogan hanno provocato la perdita di mercati, alleati e sostegno interno. Affronta nemici da tutte le parti – i professori liberali, gli studenti, i proprietari di grandi imprese e i lavoratori organizzati di Istanbul; gli uomini d’affari di piccole dimensioni nel settore turistico; le società di costruzione e petrolifere ad Ankara; gli agricoltori in Anatolia, e, soprattutto, i minatori di carbone a Soma Manis.

Chi sa in quali circostanze sarà sostituito Pasha Recep (il ‘Megalomane’)?

[Trad. dall’inglese per ALBAinformazione a cura di Marco Nieli]

Mosca smentisce che Putin abbia definito Erdogan «dittatore»

Moscow denies Putin called Erdogan 'dictator'da nationalturk.com

Il portavoce del presidente russo ha smentito le notizie di stampa secondo cui Putin avrebbe convocato l’ambasciatore turco e chiamato il presidente turco Erdogan un ‘dittatore’.

Il Cremlino ha negato la notizia che il presidente russo Vladimir Putin ha chiamato il suo omologo turco Recep Tayyip Erdogan un «dittatore». «Le notizie pubblicate su alcuni siti web, che affermano che Putin ha convocato l’ambasciatore turco Umit Yardim, e chiamato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan con l’appellativo di dittatore non sono vere», ha detto Mercoledì 5 Agosto il portavoce di Putin Dmitry Peskov ai giornalisti, durante una teleconferenza.

Peskov ha anche negato la notizia che il presidente siriano Bashar al-Assad ha chiesto a Putin di inviare truppe russe in Siria, aggiungendo che un tale dislocamento non è nella loro agenda. (Anadolu Agency)

Putin all’inviato turco: «Dì a Erdogan di andare all’inferno con l’Isis»

da al manar 

Il presidente russo Vladimir Putin ha rotto i protocolli diplomatici, ha personalmente convocato l’ambasciatore turco a Mosca, Ümit Yardim, e lo ha avvertito che la Federazione russa è intenzionata a rompere le relazioni diplomatiche, immediatamente, a meno che il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan fermi il supporto ai terroristi dell’Isis in Siria, dove la Russia mantiene la sua ultima base navale nel Mediterraneo. Lo ha riferito la FNA.

Il sito web di notizie di AWD, citato da Moscow Times, ha segnalato che il presidente russo, presumibilmente, ha avuto una discussione con Yardim, criticando la politica estera turca e il suo ruolo malevolo in Siria, Iraq e Yemen sostenendo i terroristi di al-Qaeda. Il colloquio è poi degenerato con l’ambasciatore turco in una polemica feroce.

Anche il sito web Repubblican ha riferito che, secondo le informazioni ottenute dal Moscow Times, l’incontro tra Putin e l’ambasciatore turco è stato pieno di risentimento reciproco dove Yardim ha respinto tutte le accuse russe, addossando le responsabilità alla Russia per la guerra civile prolungata in Siria.

«Puoi dire al tuo presidente dittatore che può andare al diavolo con i suoi terroristi dell’Isis e renderò la Siria un’altra grande Stalingrado per Erdogan e i suoi alleati sauditi che non sono meno crudeli di Adolf Hitler», ha risposto Vladimir Putin, dopo 2 ore discussione ed aver messo alla porta l’emissario turco.

Putin ha continuato dicendo che il suo paese non abbandonerà il legittimo governo siriano e collaborerà con i suoi alleati, in particolare Iran e Cina, per trovare una soluzione politica alla guerra interminabile in Siria.

[Trad. dall’inglese per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

ICJ potrebbe indagare sui crimini di guerra della Turchia in Siria

da hispantv

Un Partito politico turco ha chiesto alla Corte Internazionale di Giustizia di considerare come “crimine di guerra” la spedizione di armi da parte del governo turco ai terroristi in Siria.

Come riportato dai media locali, il partito HKP in una email ha chiesto alla Corte Internazionale di Giustizia, con sede all’Aia, di indagare sul caso dei camion dei servizi segreti turchi, MIT, che trasportano armi ai terroristi attivi in Siria.

I firmatari di questa nota sono stati elencati come “crimine di guerra”, l’invio di armi a una nazione devastata dal conflitto armato per oltre quattro anni.

Credono anche che l’operazione del MIT, eseguito con il supporto del governo del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, in violazione delle norme internazionali e la Costituzione di questo paese euroasiatico.

Il controverso caso di transito di armi verso la Siria MIT è stato scoperto nel primi mesi del 2014 da un gruppo di procuratori, in provincia di Adana, che si trova nel sud della Turchia.

La Corte Internazionale di Giustizia in una email inviata all’avvocato HKP, Doğan Erkan ha ammesso che l’Ufficio del Procuratore (OTP, per il suo acronimo in inglese) ha ricevuto la richiesta e ha detto che il corpo valuterà se il contenuto è concomitante con lo Statuto Roma della Corte penale internazionale (CPI).

Tuttavia, è stato chiarito che il ricevimento di tale richiesta non implica che una vera e propria indagine è stata aperta, non significa che l’ OTP lo faccia.

Occorre ricordare che lo stesso partito politico, lo scorso maggio, in merito, aveva fatto una denuncia penale contro Erdogan; il Primo Ministro Ahmet Davutoglu; l’ex ministro degli Interni Efkan Ala, e il vice direttore del MIT, Hakan Fidan.

«Qualunque sia il loro posto (nel governo), gli imputati devono comparire in tribunale per rispondere dei crimini di guerra che hanno commesso», ha ribadito il HKP nella denuncia  in cui si chiede l’applicazione della giustizia.

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

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