1° Maggio 2015, il Saluto del Pc Siriano Unito

da an-nour.com

Dichiarazione del Partito Comunista siriano unito in occasione del Primo Maggio, Festa Internazionale dei Lavoratori.

Gloria alla classe operaia siriana per il sacrificio e la costruzione di una progressiva e democratica Siria ostile ad ogni forma di sfruttamento di classe.

Oggi 1 maggio i lavoratori di tutto il mondo stanno per esprimere il loro apprezzamento ai martiri della rivolta operaia di Chicago, scoppiata nel 1886 e per ciascuno dei caduti nei campi della lotta contro le varie forme di sfruttamento e colonialismo, per la libertà, la dignità e la giustizia sociale e la pace nel mondo, e per confermare la determinazione dei lavoratori, del popolo e le forze Progressive nazionali nel continuare a lavorare e lottare per un futuro migliore dove si annulla ogni forma di dominio coloniale e l’aggressività delle guerre imperialiste sotto la bandiera della lotta con i maestri della classe operaia mondiale, Karl Marx e Friedrich Angeles:

 Proletari di tutto il mondo unitevi!

La Classe operaia siriana ha svolto un doppio ruolo storico, dal momento che ha condotto una campagna per migliorare i salari e la riduzione dell’orario di lavoro, la sicurezza sociale e la sanità, e difendere i suoi diritti attraverso la sua alleanza con i contadini e il resto dei proletari.

La classe operaia siriana ha sempre associato la sua lotta con la lotta nazionale e la difesa della patria di fronte all’imperialismo e al sionismo, ed ha contribuito con entusiasmo nella costruzione di base e delle infrastrutture economiche degli edifici in Siria, e ha costituito la base per un’economia nazionale indipendente.

Cari compagni

La Siria torna oggi torna ad essere, oggi,l’avanguardia del movimento di liberazione arabo e internazionale, mentre affronta l’invasione terrorista voluta dagli Stati Uniti e dall’entità sionista e dei loro partner europei e del Golfo e dai neo-ottomani per rovesciare lo stato siriano ostile ai loro piani, e tutte le conquiste del lavoro siriano in decenni, e le conquiste dei lavoratori per cui hanno lottato a lungo .Questa guerra ha inflitto al nostro popolo ed ai nostri lavoratori grandi disastri umanitari, hanno portato alla distruzione infrastrutture sociali ed economiche e minato gran parte di ciò che abbiamo realizzato con il sudore dei nostri lavoratori e gli sforzi del nostro personale e dei sacrifici del nostro popolo. La resistenza di fronte al terrorismo, ci porta a serrare i ranghi e restare uniti il doppio della fatica e il lavoro per guarire la ferita sanguinante della nazione e per riaffermare la correlazione tra lotta di classe e lotta nazionale.

Cari compagni

Il Partito Comunista Siriano unito è il partito della classe operaia e di tutti i proletari, è orgoglioso della lotta dei comunisti siriani che da più di novanta anni combatte  per gli interessi dei lavoratori siriani, saluta i lavoratori siriani e stringe le oro mani, e apprezza il loro ruolo di fronte alle molteplici forme di aggressione affrontate dal nostro Paese, e sta vicino alla nostra classe operaia, al fine di realizzare le loro legittime richieste: un salario equo, e una generale previdenza sociale,  lavoro e casa per tutti e per mantenere i loro diritti acquisiti, e la lotta contro la corruzione e contro l’ aumento dei prezzi, e promette il proseguimento della lotta a fianco della Federazione generale dei sindacati, al fine di:

  1. Identificare una chiara identità per l’economia nazionale e riuscire a raggiungere uno sviluppo economico e sociale globale equilibrato dove non c’è posto per le politiche neoliberiste o un’economia di libero mercato.

  2. mantenere il settore pubblico come simbolo di sovranità nazionale che si è rivelata essere un supporto per la Siria e l’immunità, soprattutto nei momenti difficili, e il processo per un Futuro migliore e lavorare sullo sviluppo e liberandolo dai risvolti negativi subiti.

    3.  lavorare per essere un progetto di ricostruzione e un progetto nazionale.

  1. La difesa dei lavoratori e dei loro diritti, in particolare, i lavoratori del settore privato, ci sia un ambiente legislativo a sostegno dell’autorità del potere giudiziario e stabilisca i controlli per i licenziamenti arbitrari, garantisca il diritto di contenzioso, tuteli e libertà e i diritti sindacali conservati organizzazione costituzionalmente indipendente, incluso il diritto di manifestazione pacifica in difesa dei loro diritti.

  2. Risolvere  la situazione dei lavoratori martiri, feriti, dei rapiti e di quelli licenziati dal servizio, al fine di garantire che non ci sia nessun spostamento delle loro famiglie e che mantengano i loro diritti acquisiti.

Noi del Partito comunista siriano unito affermiamo che stiamo con la classe operaia e il movimento sindacale unito, sotto la guida della Federazione Generale dei Sindacati, per organizzare le esigenze della classe operaia, rinnovando le nostre richieste di colpire con il pugno di ferro i commercianti che sfruttano le sofferenze delle masse popolari, approfittando dei bisogni della propria patria  per accumulare ricchezze. Un fatto altrettanto grave così come il terrorismo che uccide il nostro popolo e distrugge la nostra patria.

Gloria alla classe operaia siriana che ha sacrificato in passato ed ancora oggi si  sacrifica per una Siria patriottica, democratica, progressista anti -imperialista ed anti sionista contro tutte le forme di sfruttamento di classe. Un saluto alla resistenza del popolo siriano di fronte al terrorismo

Un saluto ai martiri della patria e della classe operaia.

Viva il primo maggio!

[Trad. dall’arabo per ALBAinformazione di Laila Mousa]

Stato Spagnolo: pagato per vincolare Chávez-PODEMOS

da actualidad.rt.com

«Mi hanno proposto un assegno di quattro cifre”, afferma Santiago Donaire, fotocronista spagnolo, «Mi avrebbero dato molti soldi se avessi trovato prove che avrebbero vincolato Chávez e PODEMOS»

 27apr2015.- «Perché tutto deve essere bianco o nero?» si domanda un fotocronista spagnolo che, da ormai tre anni, lavora a Caracas, mentre interpreta l’approccio con il quale si vuole presentare il Venezuela nei mass-media spagnoli.

«Quando in Spagna si parla del Venezuela, tutto deve essere bianco o nero», ha affermato Santiago Donaire. Ha raccontato che il suo lavoro per alcuni mezzi spagnoli ed europei consiste in «una costante battaglia per non accettare di dire quello che ti ordinano, ma di raccontare quello che realmente sta accadendo».

Il fotocronista ha aggiunto che in mezzo a questa battaglia ha ricevuto delle proposte che mettevano in dubbio l’etica e la professionalità di alcuni mass-media spagnoli. «Mi hanno offerto moltissimo denaro per elaborare dei reportage mezzo assemblati o mezzo manipolati al fine di stabilire una relazione diretta tra il governo venezuelano e PODEMOS, a partire da prove che non esistono», ha evidenziato Donaire.

«Mi hanno proposto un assegno di quattro cifre, dicendomi che se avessi trovato – “frugato”, sono state le parole testuali -, un documento che dimostra il finanziamento illegale di PODEMOS da parte del governo del Venezuela, mi avrebbero pagato profumatamente. È una mancanza di etica l’infantilismo di chi pensa che esista un documento nel quale si affermi: «Io, Hugo Chávez, verso questa cifra a PODEMOS».

Nello stesso tempo Doanire ha raccontato che la crisi economica è stata la causa che l’ha spinto a uscire dal suo paese. Vista la situazione attuale, considera che per lui e i suoi colleghi, lavorare in Spagna è diventato un obiettivo impossibile. «Non è una conclusione pessimista ma realista», commenta.

Per quanto concerne la situazione del Venezuela, afferma che richiede un’analisi più approfondita e non si può «giudicare allegramente una realtà lontana 8.000 chilometri». Nel frattempo ha aggiunto che evita di parteggiare su alcuni dei parametri con i quali si osserva il Venezuela. «Perché tutto deve essere bianco o nero?», si domanda.

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione da Vincenzo Paglione]

Celac: l’Agenda 2020 al centro del dibattito in Ecuador

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I ministri degli Esteri dei 33 paesi membri discuteranno i cinque temi al centro dell’agenda regionale

I ministri degli Esteri della Comunità di Stati Latinoamericani e dei Caraibi (CELAC) si incontreranno il prossimo martedì a Quito, la capitale dell’Ecuador, per discutere i temi della cosiddetta Agenda per il 2020.

Il ministero degli Esteri ecuadoriano ha precisato che i ministri degli Esteri dei 33 paesi che compongono l’organismo analizzeranno il documento all’ordine del giorno del blocco regionale fino al 2020.

Il testo in discussione includerà le cinque aree di lavoro proposte dai presidenti pro-tempore dell’organismo per il 2014 e il 2015. I presidenti di Costa Rica ed Ecuador.

Gli obiettivi vertono su temi come: Riduzione della Povertà e della Disuguaglianza; Educazione, scienza, tecnologia e innovazione; Ambiente e cambiamenti climatici; Infrastrutture e connettività; Finanziamenti per lo sviluppo.

I ministri degli Esteri discuteranno anche riguardo le relazioni intercorrenti tra la CELAC e nazioni come la Russia, l’India, la Turchia e il Giappone, tra le altre; valuteranno inoltre i rapporti con l’Unione Europea, con la quale è in programma un vertice che si terrà nei giorni 10 e 11 di giugno a Bruxelles, in Belgio.

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Fabrizio Verde]

(VIDEO) Siria: aleviti vittime del terrorismo

da hispantv

La stampa mondiale ha riferito che il progresso della gruppi takfiri in Siria ha provocato l’uccisione di centinaia di membri delle minoranze religiose, fra le quali quella degli aleviti.

Almeno 35 siriani di etnia turkmena e di fede Alevita, sono stati uccisi in questi giorni da parte dei membri del gruppo terroristico di Al-Nusra, che fa parte di Al-Qaeda. Questo è ciò che un gruppo di giovani turchi ha denunciato, tentando di riportare all’attenzione del mondo quello che credono sia una nuova tragedia che si sta consumando in Siria.

Le uccisioni sono avvenute pochi giorni fa, a Istebrak, un piccolo paese alevita-turkmeno nella provincia siriana di Idlib, vicino al confine turco. Data la politica del governo turco che appoggia i gruppi armati che cercano di rovesciare il governo del presidente siriano Bashar al-Assad, questi manifestanti accusano Ankara di essere dietro questo nuovo massacro.

Inoltre, il culto degli aleviti non è riconosciuto dal governo turco. Date la presenza del gruppo terroristico Isis, (Daesh in arabo) in Turchia, gli aleviti turchi temono di essere le prossime vittime.

Gli aleviti hanno subito vari massacri  nel corso dei secoli per mano di coloro che li definivano “infedeli”. Il più recente è avvenuto venti anni fa.

Il gruppo terroristico Daesh, e altre organizzazioni takfire, come un rullo compressore, stanno distruggendo tutte le minoranze religiose e culturali nel Medio Oriente. Il grande pericolo è che in pochi anni, non ci sarà nessuna traccia di quella ricchezza culturale e religiosa che un tempo caratterizzava la regione.

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

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Il drone, ovvero il ritorno di Enrico VIII

A drone designed and constructed by Concepcion University and the Chilean army is seen during a flight test at Concepcion citydi Diego Angelo Bertozzi per Marx21.it

L’uccisione nel gennaio scorso dell’ostaggio italiano Giovanni Lo Porto in seguito un attacco di un drone statunitense al confine tra Afghanistan e Pakistan ha reso ancora una volta evidente che il rapporto tra Roma e Washington è quello che intercorre tra il centro dell’Impero (un poco ammaccato e in discussione) e una colonia periferica, abituata da qualche lustro all’assoluta obbedienza e subito pronta a sollevare dalle responsabilità l’imperatore: «è colpa dei terroristi che li hanno usati come scudi umani», ha subito precisato il ministro Pinotti.

Non un minimo accenno è stato fatto per mettere in discussione – condannare sarebbe troppo! – la pratica omicida e illegale delle uccisioni mirate tramite invio di droni. Mirate sino ad un certo punto, visto che la morte dell’ostaggio italiano – e con lui di quello statunitense – dimostra che ogni attacco può causare l’uccisione di innocenti. Secondo uno studio della sorosiana Open Society Foundation sono circa 2.000 le persone uccise in Pakistan dai droni Usa e tra queste molte sono civili.

Nel 2013, in occasione della presentazione di un rapporto di Amnesty International sull’argomento, il ricercatore pakistano Mustafa Qadri ha dichiarato che «Grazie alla segretezza che avvolge il programma sui droni, l’amministrazione Usa ha licenza di uccidere senza controllo giudiziario e in violazione degli standard basilari sui diritti umani. È giunto il momento che gli Usa rendano noto il programma e chiamino a rispondere i responsabili delle violazioni dei diritti umani». Le azioni esaminate dal rapporto – 45 nel periodo compreso tra il gennaio 2012 e l’agosto 2013 nel solo Nord Waziristan – hanno lasciato sul terreno numerosi innocenti, per nulla collegati ad azioni o progetti terroristici. Basta un esempio: nel luglio del 2012  – si legge – «18 braccianti, tra cui un ragazzo di 14 anni, sono stati uccisi in un attacco multiplo contro un povero villaggio situato nei pressi della frontiera con l’Afghanistan. Stavano per cenare, al termine di una dura giornata di lavoro».

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Venezuela sin hambre y sin analfabetos

por Luis Britto García

1

El capitalismo invierte en negocios, el socialismo en la gente.  La inversión social con respecto al PIB era de 11,3% en 1998, y casi se duplica elevándose al 19,2% en 2013. Dicha inversión social con respecto al Ingreso Nacional era del 37,2% en 1988, y para 2013 asciende al 60,7%. El gobierno  ataca la pobreza coyuntural y estructural mediante el Sistema Nacional de Misiones y Grandes Misiones, establecido en agosto de 2013 para  satisfacer necesidades de empleo, salud, educación, vivienda y mejoramiento del hábitat con el apoyo de organizaciones del Poder Popular

2

Para 1998 el 21% de la población padecía de subnutrición. Entre 1999 y 2001, cuatro millones de personas sufrían de hambre en el país. Para 2014 la subnutrición disminuye  19 puntos, y sólo aqueja al 3,37% de la población, superando ampliamente la Meta del Milenio de 5%. El 95,4% de los Venezolanos comen 3 y más veces al día. Más de 4 millones de niños y niñas consumen dos comidas y una merienda en las escuelas Bolivarianas. 900 mil personas reciben al menos una comida  diaria en 6.000 casas de alimentación. Según la Encuesta Nacional de Consumo de Alimentos, los venezolanos están consumiendo en promedio 2.285 Kcal diarias. En 2014 se ajustó el Ticket de alimentación a la Unidad Tributaria máxima, es decir de 0,50 U.T a 0,75 U.T, por día laboral. De acuerdo con la Organización de las Naciones Unidas para la Alimentación y la Agricultura (FAO), en Venezuela 4.717.372 personas han dejado de padecer hambre. Estos resultados han sido autenticados por la FAO, y sin embargo un diario de circulación nacional miente el 23 de abril de 2015 en primera plana que  “80 de cada cien venezolanos no pueden comer completo”. Por el contrario, la mejora alimenticia determina que un 37% de los venezolanos presenten sobrepeso.

3

En la Venezuela actual la tasa de alfabetización es de 98,8%  para ciudadanos entre 15 y 24 años, lo cual significa la erradicación del analfabetismo, reconocida por la UNESCO. Durante los años escolares 1990-91 a 1999-00 la tasa neta de escolaridad se ubicó en alrededor del 87%. Sólo 70 de cien niños culminaban la educación primaria. Pero la matrícula en primaria para el período escolar 2011-12 se eleva significativamente hasta  92,20%.  Para el período escolar 2005-06 al 2010-12 , 85% de los alumnos  culminaron la educación primaria en el tiempo reglamentario. Al considerar los que culminan este nivel educativo en siete u ocho años, esta proporción se incrementa hasta llegar a 97 de cada 100 niños y niñas. 

4

Entre 1998 y 2014, la política educativa presentó los siguientes resultados:
Aumento de la Matrícula de Educación Inicial de 43% (737.967 personas) al 77% (1.605.391 personas). Aumento de la Matrícula de Educación Primaria de 86% (3.261.343) a 93% (3.473.886). Aumento de la Matrícula de Educación Media de 48% (400.794) a 76% (1.620.583). La Educación Universitaria se incrementó de 862.862 estudiantes el año 2000, a 2.629.312  en 2013. Casi uno de cada diez venezolanos cursa educación superior. En líneas generales, estas cifras indican que uno de cada tres venezolanos está estudiando.

5

La asistencia escolar de personas entre los 3 y 16 años, pasó de 84,4% en 1997/1998 a 91.3% para 2013/2014. Los años de escolaridad promedio de la población de 25 años y más aumentaron de 7,35 años en 1998 a 9,57 en el 2014. En el mismo período, Venezuela creó 16 nuevas universidades de acceso gratuito, entre ellas una de las Artes y otra de la Seguridad.

6

Mejoras educativas mejoran los hábitos culturales. Según encuesta del Centro Nacional del Libro en 2012, el 82% de los venezolanos lee cualquier tipo de materiales;  50,2% de ellos libros, que ahora son abundantes y accesibles, lo cual nos convierte en el tercer país lector de América Latina. En Venezuela funcionan unos 29.000 planteles educativos en las diversas ramas de la educación, en su mayoría públicos y gratuitos. El gobierno ha repartido unos tres millones y medio de Canaimitas, computadoras con los programas educativos incorporados, e instaló wi fi gratuito en todos los planteles públicos. Se levanta una generación cada vez más informada e informatizada, mejor preparada para las pruebas del sabotaje interno y la agresión imperial.

Indagine sui legami tra il ‘Plan Garra’ di Polar e la Black Water statunitense

PLan-Garra-de-Polar-y-Black-Waterda Correo del Orinoco

Diosdado Cabello: «Si tratta dell’impresa terrorista Black Water, che utilizza mercenari al servizio del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti per condurre operazioni in Siria, Libia, Afghanistan e Iraq, soprattutto per destabilizzare i governi, sostenere invasioni e proteggere gli interessi petroliferi yankee

Le forze di sicurezza dello Stato indagano sui legami che intercorrono tra il cosiddetto ‘Plan Garra’ della venezuelana Polar e una compagnia militare privata statunitense chiamata Black Water, secondo quanto denunciato dal Presidente dell’Assemblea Nazionale, Diosdado Cabello.

«Un’impresa di stampo terroristico – ha spiegato Cabello – che utilizza mercenari al servizio del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti per condurre operazioni in Siria, Libia, Afghanistan e Iraq, soprattutto per destabilizzare i governi, sostenere invasioni e proteggere gli interessi petroliferi statunitensi».

Durante il programma Con el Mazo Dando, trasmesso da Venezolana de Televisión, il deputato ha inoltre sottolineato l’inquietante somiglianza tra il logo del ‘Plan Garra’ e quello della Black Water, attualmente conosciuta come Academic.

«Questo è parte della guerra economica. Dietro il ‘Plan Garra’ vi è la volontà di condurre operazioni violente di Guerra Non Convenzionale – ha denunciato Cabello – volte ad attaccare il settore economico produttivo nazionale».

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Fabrizio Verde]

Baltimore: Desigualdad y crimen, combustible para el estallido

El último adiós a Freddie Gray, el joven afroamericano que murió el 19 de abril bajo custodia policial en Baltimore, Maryland, se convirtió este lunes en un nuevo clamor contra los prejuicios y abusos de la policía de Estados Unidos contra la población negra. Foto: Boston Globepor Cubadebate

Baltimore, la ciudad que inspiró los poemas de Edgar Allan Poe y la célebre serie “The Wire”, es una urbe dividida en dos: un núcleo revitalizado que busca recuperar su antiguo papel como motor económico y un cóctel combustible de pobreza y crimen que apenas necesitaba una chispa para estallar.

Los graves disturbios del lunes en Baltimore, que resultaron en 20 policías heridos y más de 200 arrestos, han devuelto a las portadas periodísticas la imagen de una ciudad al borde del colapso que popularizó “The Wire”, una crónica de la violencia, la corrupción y el auge de las drogas en esa ciudad que se convirtió en serie de culto la década pasada.

En ese retrato televisivo cabe solo una parte de la compleja realidad de Baltimore, una ciudad de 622.000 habitantes en el estado de Maryland, noreste de EE.UU., que se ha convertido en escenario de los mayores disturbios en el país desde los registrados en agosto pasado en Ferguson (Misuri).

Aunque la muerte de un joven negro a manos de la policía fue el detonante de los disturbios en ambas ciudades, “Baltimore no es Ferguson, y sus principales problemas no son raciales”, tal y como recordó hoy Michael A. Fletcher, un periodista que lleva más de tres décadas viviendo en esa ciudad, en el diario “The Washington Post”.

En Baltimore, el 63% de la población es negra, como también lo son la mitad de su fuerza policial y su alcaldesa, heredera de una larga tradición de políticos y activistas de los derechos civiles afroamericanos en la ciudad.

Pero la desigualdad en Baltimore es una de las más marcadas de Estados Unidos, con un 23,8% de personas viviendo por debajo del umbral de la pobreza entre el 2009 y el 2013, un índice muy superior a la media del estado de Maryland, del 9,8 %, según la Oficina del Censo.

Esas bolsas de pobreza se concentran en los barrios del este y el oeste de la ciudad, muchos de ellos vigilados durante años por cámaras cuyos destellos azules servían a los residentes para identificar las calles que se consideraban peligrosas, donde la falta de empleo arrastraba a muchos jóvenes a la droga y el crimen.

Esa imagen contrasta con la de un puerto renovado, lleno de restaurantes, oportunidades de ocio y viviendas de lujo, que las autoridades locales presentan como escaparate de una ciudad que, por primera vez en más de medio siglo, puede presumir de crecimiento demográfico y de nuevas inversiones económicas.

Fundada en 1729, Baltimore fue, después de Nueva York, la segunda ciudad del país en alcanzar los 100.000 habitantes, amparada en un cotizado puerto y una pujante industria del acero, pero el declive de la actividad manufacturera en Estados Unidos tras la Segunda Guerra Mundial golpeó especialmente duro en la localidad.

Baltimore ha perdido un tercio de su población desde 1950, cuando su nutrida clase media empezó a emigrar en busca de empleos, y apenas comenzó a recuperarla en el 2012, el primer año en más de medio siglo en que el Censo estadounidense constató un crecimiento demográfico en la ciudad, con unos 1.100 habitantes nuevos.

La droga pronto se abrió paso entre los barrios más pobres de la ciudad, que según el Gobierno federal tiene la mayor concentración de adictos a la heroína del país, y comenzaron a multiplicarse los arrestos por narcotráfico y posesión de estupefacientes entre la población negra.

El índice más alto de personas encarceladas en el estado de Maryland se registra en el barrio donde vivía Freddie Gray, el joven negro que murió a raíz de lesiones sufridas cuando estaba bajo custodia policial y cuyo caso ha desatado los disturbios.

En ese barrio, el de Sandtown-Winchester, más de la mitad de los hogares ingresan menos de 25.000 dólares al año, y más del 20% de la población adulta está desempleada, según un informe oficial del Departamento de Salud de Baltimore en el 2011.

La ciudad también se hizo famosa por su alta tasa de homicidios, que en las décadas de 1980 y 1990 llegó a ser de unos 300 al año, y que en los primeros cuatro meses de este año ha sumado 68, según un recuento que lleva el diario local The Baltimore Sun.

En ese entorno, la policía de Baltimore capeó múltiples denuncias de corrupción, acusaciones de uso injustificado de la fuerza letal y de propinar palizas a sospechosos.

Esas mismas impresiones han motivado las mayores protestas en Baltimore desde 1968, cuando los disturbios generados tras el asesinato del líder de los derechos civiles Martin Luther King provocaron también el despliegue de la Guardia Nacional.

Pese a que las estadísticas siguen jugando en su contra, son muchos los residentes que creen en las perspectivas de la urbe en la que Edgar Allan Poe escribió su famoso poema “El cuervo” y que, durante casi toda la década pasada, se atrevió a llevar el eslogan de “La mejor ciudad de Estados Unidos”.

La jornada del lunes en Baltimore, que había comenzado de forma pacífica, acabó derivando en fuertes disturbios por parte de un grupo de violentos manifestantes, en su mayoría jóvenes. Foto: Boston Globe.

La jornada del lunes en Baltimore, que había comenzado de forma pacífica, acabó derivando en fuertes disturbios por parte de un grupo de violentos manifestantes, en su mayoría jóvenes.

Al menos 15 agentes resultaron heridos en los incidentes que se empezaron a registrar tras el sepelio de Gray. Foto: Boston Globe

Al menos 15 agentes resultaron heridos en los incidentes que se empezaron a registrar tras el sepelio de Gray.

El gobernador del Estado de Maryland, Larry Hogan, declaró el estado de emergencia. Foto: Boston Globe

El gobernador del Estado de Maryland, Larry Hogan, declaró el estado de emergencia.

Rozando la medianoche, buena parte de Baltimore comenzaba ya a parecer una ciudad sitiada por la policía -más de 5.000 agentes han sido desplegados- que se hacía fuerte en las calles y avenidas principales. Foto: Boston Globe

Rozando la medianoche, buena parte de Baltimore comenzaba ya a parecer una ciudad sitiada por la policía -más de 5.000 agentes han sido desplegados- que se hacía fuerte en las calles y avenidas principales.

Al caer la noche, vehículos policiales patrullaban las calles, mientras que helicópteros vigilaban desde el aire. Foto: Boston Globe.

Al caer la noche, vehículos policiales patrullaban las calles, mientras que helicópteros vigilaban desde el aire.

Aunque en algunos puntos de la ciudad continuaban los disturbios y se registraban incendios aislados, en el centro histórico y comercial los principales edificios estaban vallados y la presencia policial era fuerte. Foto: Boston Globe

Aunque en algunos puntos de la ciudad continuaban los disturbios y se registraban incendios aislados, en el centro histórico y comercial los principales edificios estaban vallados y la presencia policial era fuerte.

Según el portavoz de la policía de Baltimore, Eric Kowalczyk, un grupo de "intolerables criminales", predominantemente jóvenes, comenzaron en horas de la tarde a atacar "sin provocación previa" a los agentes, que sufrieron lesiones "de consideración”. Foto: Boston Globe

Según el portavoz de la policía de Baltimore, Eric Kowalczyk, un grupo de “intolerables criminales”, predominantemente jóvenes, comenzaron en horas de la tarde a atacar “sin provocación previa” a los agentes, que sufrieron lesiones “de consideración”.

Se decretó un toque de queda a partir de la noche del martes que durará una semana. La medida regirá entre las 10 de la noche y las 5 de la mañana. Además, las escuelas permanecerán cerradas. Foto: Boston Globe

Se decretó un toque de queda a partir de la noche del martes que durará una semana. La medida regirá entre las 10 de la noche y las 5 de la mañana. Además, las escuelas permanecerán cerradas.

En el funeral de Gray también participaron el congresista afroamericano Elijah Cummings. Foto: Boston Globe

En el funeral de Gray también participó el congresista afroamericano Elijah Cummings.

Escuelas, oficinas y centros comerciales cerraron antes de tiempo ante los rumores de que el funeral de Gray podía acabar en protestas violentas. El equipo local de béisbol, los Baltimore Orioles, también decidió posponer el partido contra los White Sox que se iba a celebrar en su estadio el lunes. Foto: Boston Globe

Escuelas, oficinas y centros comerciales cerraron antes de tiempo ante los rumores de que el funeral de Gray podía acabar en protestas violentas. El equipo local de béisbol, los Baltimore Orioles, también decidió posponer el partido contra los White Sox que se iba a celebrar en su estadio el lunes.

Flanqueando el féretro blanco abierto donde Gray recibió el último adiós no solo de familiares y amigos, sino también de miles de personas que se acercaron hasta la iglesia baptista de Baltimore donde se celebró su funeral, un mensaje luminoso se proyectaba en las paredes del templo: “Black lives matter, all lives matter”, las vidas negras importan, todas las vidas importan. Foto: Boston Globe

Flanqueando el féretro blanco abierto donde Gray recibió el último adiós no solo de familiares y amigos, sino también de miles de personas que se acercaron hasta la iglesia baptista de Baltimore donde se celebró su funeral, un mensaje luminoso se proyectaba en las paredes del templo: “Black lives matter, all lives matter”, las vidas negras importan, todas las vidas importan.

Este es el lema de un creciente movimiento nacional de protesta ante la oleada de casos de brutalidad policial contra afroamericanos que, aunque venía de antes, comenzó a copar las portadas de la prensa estadounidense tras la muerte a tiros del adolescente negro desarmado Michael Brown en Ferguson, Misuri, a manos de un agente blanco, el verano pasado. Foto: Boston Globe.

Este es el lema de un creciente movimiento nacional de protesta ante la oleada de casos de brutalidad policial contra afroamericanos que, aunque venía de antes, comenzó a copar las portadas de la prensa estadounidense tras la muerte a tiros del adolescente negro desarmado Michael Brown en Ferguson, Missouri, a manos de un agente blanco, el verano pasado.

Fotos/Boston Globe.

Maduro: «Con la classe operaia e il socialismo vinceremo la guerra»

Contacto-con-Maduro-número-19di Fabrizio Verde

Il dirigente bolivariano deciso a porre fine alla guerra economica e alle destabilizzazioni interne ed esterne che minacciano la pace nel paese di Bolívar e Chávez

Il Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolás Maduro, ha ribadito ancora una volta la ferma volontà di sconfiggere entro quest’anno la guerra economica con cui la destra, coadiuvata da Washington, cerca di destabilizzare il paese.

In diretta dal Campo di Carabobo, luogo simbolico dove fu sancita l’indipendenza del Venezuela nel 1821, dove è stato realizzato il programma ‘En contacto con Maduro, il Presidente ha affermato di fare affidamento sull’unità e l’organizzazione della classe operaia per sconfiggere i piani di destabilizzazione e completare la transizione al socialismo.

«Oggi – ha dichiarato Maduro secondo quanto riportato dall’agenzia AVN – la nostra grande battaglia di Carabobo è quella economica. Vincendola apriremo le porte ai decenni a venire. La nostra grande battaglia e la nostra grande vittoria, nel 2015, sarà quella contro la borghesia parassitaria, perché il nostro popolo ha diritto alla stabilità economica, alla tranquillità. Non permetteremo che continuino a speculare sulla pelle delle persone».

Un ruolo chiave in questa lotta spetterà alla classe operaia venezuelana: «Ho massima fiducia nei lavoratori e nelle lavoratrici. Sapranno portare avanti la Patria. Con la classe operaia, proseguendo nella costruzione del socialismo, vinceremo la guerra economica che la destra ha scatenato contro il popolo».

Riguardo alla costruzione del socialismo, Maduro ha poi spiegato: «È l’unica strada che abbiamo. Il socialismo produttivo ed efficiente è superiore a qualsiasi forma di capitalismo, in ogni ambito, da quello umano all’etico, dalla sfera politica a quella economica».

Una visione condivisa dalla stessa classe operaia venezuelana che ha recentemente presentato al capo dello stato un documento dove sono indicate misure da intraprendere per difendere la nazione dalle ingerenze interne ed esterne, oltre a ulteriori misure volte a fortificare l’economia venezuelana.

Il Venezuela, continuando sul percorso tracciato da Bolívar e Chávez, vuole tornare a essere una potenza, ma di «pace, integrazione, solidarietà, giustizia e socialismo».

Maduro ha infine invitato il popolo venezuelano a continuare la battaglia affinché il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ritiri il decreto dove il Venezuela viene indicato come una «minaccia inusuale» per la sicurezza nazionale del suo paese. Una campagna che ha portato in Venezuela un’incredibile ondata di solidarietà proveniente da ogni angolo del globo terrestre. Per Barack Obama si è trattato di una mossa volta evidentemente a destabilizzare il Venezuela, tramutatasi però in un boomerang capace di mostrare quanto gli Stati Uniti siano isolati nel continente americano. 

La Turchia conduce operazioni congiunte con i terroristi in Siria

 da hispantv

Il capo dell’intelligence turca Hakan Fidan, gestisce le operazioni congiunte dei gruppi armati nel nord-ovest della Siria. Lo ha riferito l’agenzia di stampa siriana, Al-Watan.

La fonte, che ha citato un diplomatico occidentale ha spiegato che Fidan mira a rafforzare l’alleanza tra i vari gruppi armati che operano in Siria, come parte di un piano finanziato dall’Arabia Saudita.

Secondo il diplomatico, che ha preferito l’anonimato, l’obiettivo finale è quello di prendere il pieno controllo della provincia di Idlib per usare la posizione dominante in questo settore come strumento di pressione sul governo di Damasco durante la terza edizione del Conferenza di Ginevra sulla Siria che avrà inizio il prossimo 4 maggio.

Al-Watan ha stimato che ci sono almeno 12.000 terroristi attualmente dispiegati nel nord della Siria e ha aggiunto che diverse migliaia di persone sono recentemente entrate in questa regione attraverso i confini con la Turchia e stanno ora ricevendo un addestramento militare.

Il giornale ha aggiunto che la Turchia ha deciso di rafforzare i gruppi terroristi che operano in Siria dopo essersi indeboliti per le differenze interne.

Dall’inizio della crisi in Siria nel 2011, il governo del presidente turco ,, si astiene dal svolgere un ruolo costruttivo nella lotta contro il terrorismo e ha anche fornito sostegno ai gruppi estremisti, al fine di spianare la strada per rovesciare il governo di Damasco, che si oppone con forza.

Il ministro degli Esteri siriano, Walid al-Moallem, ha dichiarato, martedì scorso, che «gli attacchi da parte dei gruppi terroristici nella regione di Idlib e Jisr al-Shughur sono stati commessi con il supporto logistico e di armi dell’esercito turco».

Il flusso di terroristi dalla Turchia ha irritato anche  l’Iraq, il cui primo ministro, Haidar al-Abadi, lo scorso febbraio, ha invitato la Turchia ad evitare che il suo territorio venga usato come passaggio per i terroristi verso i paesi della regione.

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

Le università italiane studiano la Costituzione Bolivariana

da Prensa Consulado General de Nápoles

Lo studio della Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela valica i confini del paese e dell’ambiente latinoamericano, per entrare nelle realtà accademiche europee. Esempio concreto sono le varie conferenze e lectio magistralis che negli ultimi anni, sono state realizzate nei principali atenei italiani delle città di Roma, Napoli, Firenze, tra le altre.

Ultimo in ordine di tempo l’incontro che ha avuto luogo il 27 di aprile presso l’Università degli Studi di Salerno, organizzato dall’Associazione Nazionale di Reti ed Organizzazioni Sociali in Italia (ANROS). A cui hanno preso parte l’Ambasciatore del Venezuela presso lo Stato Italiano, Julián Isaías Rodríguez e Amarilis Gutiérrez Graffe, Console Generale a Napoli. La lectio magistralis è stata coordinata dall’avvocato Marco Galdi, Professore di Diritto Pubblico e Sindaco del Comune di Cava de Tirreni. Erano presenti inoltre Jhimy Arrieta, coordinatore nazionale di ANROS – Venezuela ed Emilio Lambiase, Presidente di ANROS – Italia.

11056054_890431281003761_7278926726351258174_oIl Professor Galdi ha spiegato ai circa cento studenti di Diritto presenti, i significativi mutamenti di scenario avvenuti in politica internazionale, e indicato l’America Latina come un’alternativa da osservare con attenzione. Ha poi segnalato che il governo bolivariano, legittimato dalla sua Costituzione, ha attuato una serie di politiche sociali a beneficio del popolo, nello stesso momento storico in cui in Europa aumenta la crisi economica e sociale.

L’Ambasciatore Rodriguez ha illustrato la genesi del governo bolivariano e la sua necessità impellente di realizzare un cambiamento costituzionale, scrivere una nuova Carta Magna, nata dal popolo, frutto della partecipazione diretta e attiva degli attori del cambiamento in atto nel paese. Un documento che rappresenta tutti i cittadini e le comunità etniche, comprese le popolazioni indigene, che hanno una rappresentanza diretta in parlamento.
Isaías ha poi focalizzato l’attenzione su quegli elementi che costituiscono una novità per il diritto costituzionale europeo e di maggiore interesse per gli studenti, come i capitoli dal numero I al V, che rappresentano l’essenza del Potere Legislativo, Esecutivo, Giudiziario e del Sistema di Giustizia, così come il Potere Popolare ed Elettorale.

Descrivendo lo stretto vincolo che lega il Potere Popolare alla durata della legislazione, così come i periodi di mandato in cui possono rimanere in carica i rappresentanti del potere pubblico.

La Console Generale Gutiérrez Graffe nel suo saluto di apertura, ha portato il messaggio di solidarietà del governo bolivariano, del Presidente Maduro e del Ministro Delcy Rodríguez. Dopo aver ringraziato l’Ateneo e gli studenti, ha spiegato il legame storico esistente tra Costituzione Bolivariana, il Padre della Patria Simón Bolívar, e il pensiero del Comandante Hugo Chávez.

Dopo aver distribuito la lettera indirizzata dal Presidente Maduro al popolo nordamericano e la Dichiarazione dell’Unasur del 14 marzo 2015 contro il Decreto, ha spiegato come il Venezuela vuole costruire un progetto sociale di pace, e quindi non rappresenta una minaccia per nessuna nazione al mondo.11060278_890431391003750_4953711282509697565_o

La Console Generale a Napoli ha fatto un’introduzione riguardante i Diritti Umani, il Patto internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali dalla prospettiva Bolivariana e Socialista. Sottolineando che il cambiamento principale è stato quello che ha permesso di sostituire la democrazia rappresentativa con la democrazia partecipativa, dove tutti i cittadini hanno diritto a occuparsi degli affari pubblici, a tutti i livelli, costruendo così una società attiva e democratica.

L’avvocato Marco Galdi in qualità di Sindaco è stato uno dei primi a dichiarare pubblicamente la sua solidarietà con il popolo bolivariano, il Presidente Maduro e con il Comitato dei Familiari delle Vittime delle Guarimbas.

L’iniziativa è stata realizzata nel quadro della Campagna Internazionale che esige dal Presidente Obama l’abrogazione immediata del Decreto contro il Venezuela del 9 marzo 2015.

Un’occasione propizia per la distribuzione della Costituzione Bolivariana in lingua italiana, la cui pubblicazione è stata realizzata dal Consolato Generale, altresì della rivista ‘Amerindia’, il cui contenuto è legato ai valori sociali, culturali e umani della Costituzione.

Sezione Stampa e Pubbliche Relazioni
Consolato Generale
Repubblica Bolivariana del Venezuela a Napoli
Facebook: https://www.facebook.com/Consolato.Venezuela.Napoli
Twitter: @ConsulVenNap

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Fabrizio Verde]

Iran: «L’Economia della Resistenza è una preziosa esperienza per la Siria»

da hispantv

Il vice ministro degli Esteri iraniano per gli affari arabi e africani, Amir Hussein Abdolahian, ha affermato che l’economia della Resistenza è una preziosa esperienza per la Siria, al fine di trovare una soluzione alle sanzioni imposte e raggiungere l’autosufficienza economica.

Abdolahian Amir lo ha dichiarato durante un incontro di carattere politico ed economico con una delegazione siriana in cui ha fatto riferimento alle sanzioni economiche imposte alla Siria e al fallimento di tutte le misure anti-siriane a livello regionale e internazionale.

Il funzionario iraniano ha elogiato il modello economico della resistenza del popolo siriano ribadendo che le sanzioni e le pressioni economiche contro la Siria, nonostante i danni che comportano, sono considerate un’importante opportunità per raggiungere l’auto-convinzione e l’autosufficienza nel paese arabo .

Ha, inoltre, elogiato la resistenza della Siria di fronte alla pressione estera e dei terroristi, sottolineando che viene dalla pazienza e dalla resistenza del popolo, del governo e dell’esercito, così come dalla leadership consapevole e coraggiosa di questo paese.

[trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

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