di Ángel Guerra
8 marzo 2018
da Telesur
Caracas. Sono passati cinque anni dalla scomparsa fisica di Hugo Chávez. Da allora, l’amore per il comandante e la comprensione della sua fondamentale eredità americana da parte di Venezuelani, Latino-americani e Caraibici sono più grandi che mai. Inoltre, Chávez è stato un uomo universale, solidale con le lotte popolari in tutte le parti del mondo.
Alla sua morte, Washington e una coalizione della destra internazionale stavano già sviluppando una grande offensiva contro la Rivoluzione Bolivariana e contro tutti i governi rivoluzionari e progressisti della Grande Patria. Ma da quale momento, l’assalto si è intensificato, in particolare in seguito al cambiamento di governo nella patria di Bolivar, ora oggetto a un tal grado di interferenze e di tentativi di colpi di stato, da costituire pretestuosamente il preludio a un intervento straniero. Questo progetto spudorato è stato messo in pratica a costo di imporre al popolo venezuelano la manipolazione dei media, la violenza più irrazionale, la speculazione, l’inflazione provocata intenzionalmente e la scarsità di beni. Tutto conforme ai canoni della guerra ibrida o di quarta generazione.
Le batterie delle corporazioni mediatiche si sono concentrate sul presidente Nicolás Maduro, che cercano di screditare con le calunnie più basse e volgari fin dalla sua elezione. Gli Stati Uniti e le destre, che conoscono l’importanza dei leader nei movimenti popolari e rivoluzionari, mentre attaccano Maduro, hanno lanciato una feroce caccia legale e mediatica contro leader come Lula e Cristina Fernandez de Kirchner.
Un chiaro segnale del pericolo esterno in cui si trova il Venezuela l’ha fornito la dichiarazione del XV vertice dell’Alternativa Bolivariana per le Americhe (ALBA), tenuta in quel paese il 5 marzo. Fortemente segnata dalla solidarietà con il Venezuela e con un’evidente allusione alle parole del Segretario di Stato Americano, Rex Tillerson, all’Università del Texas ad Austin, punto di partenza del suo giro interventista e destabilizzante nella regione, la dichiarazione legge: “Condanniamo i tentativi di rilanciare la Dottrina Monroe e la minaccia militare e le esortazioni a un colpo di stato militare contro il governo costituzionale del Venezuela …”. Capi di Stato e di governi dell’ALBA, o i loro rappresentanti, hanno anche espresso “disaccordo con il pronunciamento di un gruppo di paesi africani, emesso il 13 febbraio 2018 a Lima, Perù, che costituisce un’interferenza negli affari interni della Repubblica Bolivariana del Venezuela”. Hanno criticato “l’esclusione della sorella Repubblica Bolivariana del Venezuela e del suo Presidente, Nicolas Maduro Moros, dall’ottavo Summit delle Americhe, perché crediamo che questo vertice deve essere un punto di incontro per tutti gli stati del continente e uno spazio in cui tutti possiamo esprimere le nostre idee, raggiungere il consenso, il dissenso e il dibattito rispettando la nostra diversità”.
Il vertice dell’ALBA ha chiesto “rispetto per gli aspetti legali dell’organizzazione del Summit delle Americhe”, ha invocato il diritto di partecipazione del Venezuela e ha annunciato che adotterà misure diplomatiche e politiche per garantirlo. “Esortiamo – sottolinea – la comunità internazionale ad astenersi da coercizioni di qualsiasi tipo contro l’indipendenza politica e l’integrità territoriale del Venezuela, come pratica incompatibile con i principi del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite e contraria alla Proclamazione dell’America Latina e dei Caraibi come Zona di Pace. Rifiutiamo le misure coercitive unilaterali e le sanzioni imposte contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela, che influenzano la vita e lo sviluppo del nobile popolo venezuelano e il godimento dei suoi diritti”.
Parallelamente al summit ALBA, sempre qui ha avuto luogo, fino a oggi, l’incontro Siamo Tutti Venezuela. Oltre alle sessioni di lavoro, i partecipanti hanno avuto il privilegio di assistere all’emozionante cerimonia religiosa per il quinto anniversario della morte di Hugo Chávez, officiata da sciamani e ministri del culto cristiano, musulmani e afro-venezuelani. Una vera e propria lezione per atei e agnostici, da parte di chi conosce l’importanza della religiosità nell’anima popolare. Abbiamo anche potuto apprezzare un’indimenticabile spettacolo con straordinari cantanti e attori di Barinas, la terra natía di Chávez. Spontaneo e commovente, con note allegre di musica llanera. Chávez vive nel cuore del suo popolo e di tutti i popoli.
[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Marco Nieli]