Dai gorilla ai sub-primati “bianchi” al potere: il caso brasiliano

di Marco Nieli

ovvero la tragi-commedia dell’unico presidente anti-vaccino al mondo

Nella celebre frase marxiana sulla storia che si ripete sempre due volte, una prima volta come tragedia, la seconda come farsa, pare di leggere in nuce la parabola di un paese come il Brasile che, avendo già subito una dittatura ventennale (1964-84) non meno cruenta e feroce di quelle cilena e argentina (checché ne dica la storiografia borghese ufficiale), oggi deve vivere il suo momento di farsa quasi al limite del macchiettistico-folkloristico con il Presidente Bolsonaro. Che, sicuramente, incarna chaplinianamente la caricatura di una personalità fascistoide dai tratti psico-patici, ma che non può essere sicuramente liquidato a pura e semplice reazione di tipo dittatoriale dell’epoca dell’imperialismo inter-bellico, come ci ha brillantemente spiegato il politologo marxista argentino A. Borón (in vari articoli alcuni dei quali tradotti e pubblicati dal blog Albainformazione)[1].

Il regime di Jair Messias (sic!) Bolsonaro, che corrisponde più propriamente alle categorie del cesarismo o bonapartismo “regressivo” (categorie gramsciane, opportunamente riaggiornate da Borón), si distingue certamente da quelle forme primo-novecentesche di dominio fascista della borghesia imperialista, se non altro, per il carattere entreguista (ossia che svende le risorse naturali) della sua economia, consistente nell’abbattimento di tutti gli ostacoli o i controlli statali verso gli investimenti delle multinazionali straniere (soprattutto a traino U.S.A.), nella dismissione del welfare e dei diritti dei lavoratori e nella cessione incondizionata delle risorse naturali (tipo il Pre-sal, uno dei più grandi giacimenti petroliferi dell’Amarica latina) agli imperialisti statunitensi e, in parte, europei.

Un altro tratto tipico del bolsonarismo è la conquista elettorale del potere apparentemente soft (in realtà, violenta e traumatica per come ha polarizzato una società molto articolata politicamente come quella brasiliana), in seguito a una sequenza ben orchestrata e coordinata dai poteri forti interni ed esterni, fatta di ripetuti golpe “intra-parlamentari” e “giudiziari” contro Dilma e Lula, con definitiva spallata di golpe “mediatico”, finanziato dai capitali di varie ONG U.S.A., con l’abile strategia del suprematista (forse sarebbe più indicato chiamarlo sub-primatista) trumpiano Bannon. Per inciso, va fatto notare come, da buon vassallo dell’Impero, incarnato dal truculento energumeno Trump la-Briscola-che-vince-sempre[2] razzista in fatto di politiche migratorie e di diritti degli afro-americani ma protezionista in economia – il Bolsa-ou-a-vida[3] brasileiro ha riallineato il suo paese al ruolo di patio trasero (cortile posteriore) o colonia privilegiata dell’imperialismo statunitense, demolendo tutti i vincoli cooperativi-orizzontali dell’ALBA e degli stessi BRICS e ripristinando la stretta adesione al Washington consensus.

Ma questa, evidentemente, è la storia, atto secondo, della farsa del Bolsonarismo e su questo già si è scritto abbondantemente.

Per tutto il corso del 2020 e fino al presente, l’accumularsi e l’incrociarsi degli aspetti tragici con quelli comici nella fase della farsa in Brasile sono stati determinati dall’acuirsi della crisi sociale ed economica del modellosuddetto alla prova del fuoco della pandemia da Sars-Cov-2 (comunemente detto corona-virus). Il “riduzionismo” se non proprio negazionismo, del Boris Johnson di marzo 2020, con il relativo corollario della necessità di alcune migliaia di morti di fragili/anziani per raggiungere in breve tempo la presunta “immunità di gregge” (herd immunity in inglese; immunidade de rebanho in portoghese) si è rivelato una fallacia pseudo-scientifica, che l’Inghilterra pare adesso stare scontando a duro prezzo. Eppure, se i governi conservatori di quel paese e degli U.S.A. paiono essere, seppure tardivamente, corsi al riparo nel ricorso a elementari strumenti di contenimento del contagio (l’uso della mascherina, i lockdown mirati o generalizzati, le misure di profilassi e sanificazione) e poi nella rincorsa frenetica verso il vaccino, il Bolsonarismo si è arroccato su posizioni biecamente e cinicamente negazioniste e non-interventiste, che sono constate al popolo brasiliano già 210.000 morti “evitabili” e 8.500.000 positivi circa, oltre a ingenti e difficilmente stimabili danni all’economia formale (il PIL) e informale, che, ricordiamolo, in Brasile costituisce una parte rilevante della ricchezza prodotta al di là delle statistiche ufficiali.

Il fatto è che la comunità scientifica internazionale sta raccogliendo sempre più prove del fatto che, con questo tipo di virus, l’immunità di gregge, non importa se perseguita col metodo brutale dell’aumento esponenziale dei decessi o con campagne vaccinali più o meno rapide, rischia di diventare un obiettivo continuamente disatteso dallo sviluppo di varianti mutageniche, come dimostrato abbondantemente dai ceppi inglese e brasiliano. Le quali producono una sorta di effetto boomerang con ulteriore balzo in avanti della contagiosità ed, eventualmente, letalità del virus stesso.

È esattamente quanto successo in Inghilterra nell’ultimo mese e nelle ultime settimane a Manaus, capitale dello stato Amazonas del nord-ovest brasiliano.

Per capire nel dettaglio come si è arrivati al vero e proprio collasso del sistema di Salute Pubblica il 14 gennaio scorso nello stato di Amazonas, bisogna partire dalla prima ondata (marzo-maggio 2020), analizzando l’intreccio delle dinamiche a livello federale, statale e municipale.

Effetto dell’atteggiamento negazionista e riduzionista del Presidente (“è so’ uma gripezinha”, è solo una piccola influenza, frase rinnegata in seguito[4]) è stata la scelta della politica non-interventista a livello federale, che si è tradotta, tra l’altro, nell’assenza di direttive o anche solo indicazioni sull’uso di misure preventive come la mascherina, il distanziamento sociale e, in caso di necessità, anche del lock-down, utile a bloccare l’aumento esponenziale del contagio. Dopo le dimissioni pilotate di ben due ministri vagamente competenti sull’argomento, i medici Mandetta (ortopedico) e Teich (oncologo) lo scorso maggio, che chiedevano con una certa cognizione di causa qualche forma, seppure blanda, di intervento federale, il messianico Bolso ha pensato bene di nominare un militare del tutto inesperto, il generale Pazuello, a gestire la pandemia, per riuscire a imporre la sua ossessione psicopatica per l’efficacia dell’idrossiclorochina nella fase precoce dell’infezione, in barba a tutta la comunità scientifica. È questo che il neo-nominato Ministro della Salute ha raccomandato alle varie Segreterie Statali, molte delle quali, intanto, adottavano misure più o meno dure e risolutive, ma senza mai giungere a un lock-down generalizzato, a livello statale. È da notare che il Bolsa-ou-a-vida, quando e laddove ha potuto, ha ironizzato, polemizzato e anche più o meno sotterraneamente intralciato le iniziative dei singoli governatori, giungendo ripetutamente ad accusare i giornalisti di gonfiare il caso. Altre volte, i suoi commenti sono stati ispirati a una visione biecamente e cinicamente suprematista (sub-primatista) sulla impossibilità di intervenire sulla legge naturale di selezione del più forte. Lui stesso sarebbe sopravvissuto all’infezione, contratta lo scorso luglio, curandosi con l’idrossiclorochina (l’episodio ha generato in molti Brasiliani il sospetto di una messa scena, ma nella parte credulona della popolazione, plagiata dalle sette e dalle Chiese protestanti, l’efficacia della narrazione ha avuto il suo peso nel confermare la fiducia verso il losco figuro e i suoi protettori sovrannaturali).[5] In ogni caso, le misure di lock-down sono state dal Presidente sistematicamente sconsigliate e ostacolate, con l’inconsistente argomento che il Brasile non poteva permettersi il lusso di fermare l’economia nemmeno per un giorno. Una parte del consenso perduto durante la prima ondata, poi, il Bolsa-ou-a-vida l’ha recuperato facendo arrivare un sussidio di 400 reais (il Congresso aveva proposto circa 600) alle famiglie indigenti.

A livello statale, intanto, il Governatore Wilson Lima (PSC, Partido Socialista Cristão, alleato del Presidente), nel maggio 2020 faceva smontare un ospedale da campo dell’esercito, allestito in fretta e furia e con pochissimi macchinari per fronteggiare la prima ondata. I trattamenti a base di clorochina si erano già largamente dimostrati inefficaci, anche nella fase precoce dell’infezione, ma l’ossessione dell’Eletto Bolsa-o-a-vida non poteva essere smentita dall’evidenza dei fatti. Per cui, si è continuato con la produzione massiccia di clorochina, affidata addirittura all’Esercito. La circolare del Ministero della Sanità del 20 maggio 2020 raccomandava l’uso di idrossiclorochina, azitromicina e ivermectina (medicinali efficaci rispettivamente per la cura del lupus, di alcuni ceppi batterici e di alcune tipologie di parassiti intestinali) per il trattamento precoce del corona-virus, cosa che è stata applicata alla lettera, con risultati pressoché nulli. Viene da pensare che chi dirige oggi il paese e anche lo stato dell’Amazonas non conosca la distinzione basilare tra malattia auto-immune, infezione batterica o micosi: ma tant’è, questi rimedi erano stati dati per miracolosi dall’idolo del Bolsa-ou-a-vida, vale a dire la Briscola-che-non-perde-mai… che non poteva mica sbagliare… (salvo poi curarsi con la terapia monoclonale messa a punto dai medici Italiani e ancora non sperimentata dall’AIFA a casa nostra, ma questa è un’altra storia).

Il resto del copione che segue potrebbe essere presentato sotto il titolo di “Cronache di un genocidio annunciato”. Appena finita la prima ondata, nonostante autorevoli organismi scientifici come la Fondazione Oswaldo Cruz (FIOCRUZ) e la Fondazione Getulio Vargas (FGV) avessero messo in guardia contro la ripresa della pandemia in forme ancora più virulente con l’arrivo delle grandi piogge (dicembre-marzo), praticamente nulla è stato messo in campo in Amazzonia per attrezzarsi all’arrivo dello tsunami rappresentato dalla seconda. Non bisogna dimenticare che la popolazione dell’Amazonas, pur avendo espresso un governatore e una maggioranza filo-bolsonarita, è composta in prevalenza di mestizos, pardos (mulatti), pretos (afro-brasiliani), indios con vari gradi di contatto e integrazione con la civiltà urbana occidentale, soprattutto Manaus e Santarem, raggiungibili dal sud solo via fiume e via aerea. I missionari protestanti hanno ripreso a visitare le comunità di indios nelle località più remote dello stato, spesso portando il virus dalle città, mentre nelle favelas urbane di Manaus, date le pessime condizioni igieniche, l’addensamento demografico e la mancanza di acqua corrente in casa, i focolai hanno continuato a covare sotto la brace nell’umida ma afosa estate amazzonica. Come stiamo ormai cominciando a capire a fatica anche in Europa il tasso di letalità aumenta esponenzialmente quando manca un’idonea preparazione in campo sanitario a fronteggiarlo. Il che significa, sostanzialmente, trattarlo in una fase precoce e poi isolare i focolai con rigide misure di tracciamento: la Cina docet ma, evidentemente, il pregiudizio ideologico, in Europa come in Brasile, ci impedisce di imparare qualcosa da un paese comunque socialista, che è riuscito a contrastare l’avanzata del virus ancora prima del vaccino (e con perdite infinitamente minori in termini di vite umane e di PIL).

A tutti questi fattori di impreparazione logistica, dovuti a incompetenza e cialtroneria tipici degli stati-vassallo dell’Impero, si è aggiunto, a partire da dicembre, l’ultimo, la mancanza di adeguate scorte di ossigeno. Quando i contagi hanno ripreso la parabola ascendente, oltre alle carenze già menzionate di posti-letto e macchinari per la respirazione, si è palesata l’incapacità della principale ditta fornitrice di ossigeno locale, la White Martins a sostenere il ritmo di produzione richiesto. Già nel corso del mese di novembre, la ditta in questione aveva comunicato al Governatore e al Governo Federale il rischio di non riuscire a coprire il prevedibile aumento esponenziale del fabbisogno, ma le autorità competenti hanno nascosto la comunicazione e non hanno predisposto la logistica ai rifornimenti necessari. Prima di Natale, il principale ospedale pubblico dello Stato, il Delphina Aziz di Manaus, segnalava di aver raggiunto il 100% di letti occupati, nei settori clinico e di TI, mostrando altresì carenze di macchinari funzionanti, personale formato e bombole di ossigeno. Il 26 dicembre entrava in vigore un decreto di Wilson Lima per attuare una prima, tardiva misura di lock-down quasi totale per 15 gg nell’intero stato e così impedire la libera circolazione del virus, di cui intanto si segnalava una pericolosa mutazione, la cosiddetta variante brasileira, su cui le fondazioni scientifiche mettevano in guardia. Il giorno stesso, le proteste della popolazione, in parte dovute alla necessità economica, in parte anche alla propaganda manipolatoria dei bolsoniti, costringeva il pavido governatore a ritirare la misura, per ragioni elettoralistiche e di quieto vivere.

A partire dalla fine dell’anno, mentre si cercava una soluzione tecnica all’avio-traporto di forniture di ossigeno, a Manaus – pare che l’unico aereo disponibile per un tale cargo fosse in manutenzione – la popolazione infetta, rifiutata dall’ospedale e accolta in un nuovo ospedale da campo rimesso su in tutta fretta, ha cominciato letteralmente a morire di asfissia. La scena finale della farsa è stata il giorno 11 gennaio scorso con la visita del Ministro della Sanità, il generale Edoardo Pazuello, che seguiva un primo carico tardivo di bombole con un aereo affittato realizzato l’8 gennaio – gli Embraer della F.A.B. (Forze Armate Brasiliane) erano impegnati in Nordamerica per un’operazione congiunta con la NATO  e gli alleati U.S.A., che avevano tra l’altro promesso di mettere a disposizione alcuni velivoli della propria flotta militare, tardavano a mantenere l’impegno. Il generale, raccontando ai giornalisti di aver dovuto rispondere anche alla cognata, preoccupata per il marito affetto da covid, che “non c’era nulla da fare”, non si lasciava sfuggire intanto l’occasione di cacciare dal cilindro il coniglio magico, che consisteva in che? Forse in un contratto con la Cina per la produzione a San Paolo del vaccino, a un costo stracciato e in grado di avviare una risoluzione su lungo termine della crisi pandemica? Nemmeno per idea! Il coniglio in questione era ancora una volta, quello di sempre: un geniale Kitanti-covid direttamente elaborato dall’Ufficio presidenziale del Planalto – senza inutili perdite di tempo in consulenze di scienziati, virologi e altri cospiratori filo-comunisti – a base di… indovinate? Una sostanza miracolosa come l’acqua del Giordano in cui dicono che il Bolsa-ou-a-vida sia stato battezzato: l’idrossiclorochina![6]

I ritardi nell’organizzazione sanitaria, unita all’incompetenza scientifica e all’arroganza cinica e spregiudicata dei politicanti locali e federali ha provocato nel solo stato di Amazonas, dall’inizio della prima ondata, circa 6800 morti evitabili – per nulla “naturali”, come la propaganda del regime vorrebbe far passare – su di una popolazione complessiva di circa 4 milioni e duecentomila abitanti, di cui contagiati ufficiali 245.000. Se la mortalità, calcolata sull’intera popolazione statale, rimane tutto sommato relativamente bassa, per ragioni di densità demografica (circa lo 0,16 %), il tasso di letalità apparente – cioè, calcolata sui numeri di risultati positivi al tampone molecolare – risulterebbe oscillare tra un 2,77 e un 9%. Nell’ultimo mese, nello Stato si sono toccate punte di 132 morti per Sars-Cov-2 al giorno.

Con un indice di mortalità di circa lo 0,9 %, calcolata su di una popolazione di circa 217 milioni complessivi, ma di letalità presunta tra il 2,4 e il 6,4% (su 8 milioni e mezzi di contagiati ufficiali), il Brasile, secondo i dati ufficiali risultanti all’OMS, risultava già in cima alle classifiche negative dei paesi che hanno peggio risposto alla pandemia, per incompetenza, irrisolutezza di fronte alla pressione delle lobbies economiche e fattori demografici e ambientali. C’è già chi, nei media, nei partiti oppositori al Bolsa-ou-a-vida e tra i governatori più responsabili, come quello del limitrofo Stato dell’Acre o quello PT del Piauì, che parla dell’attuazione di un intento genocida ai danni delle minoranze di indios e di pardos/pretos che, guarda caso, il “messianico” deputato Jair ha ripetutamente, da circa 17 anni fa, indicato come una palla al piede della crescita economica del paese. Da questo fardello storico, l’uomo “bianco” civilizzatore sarebbe stato finalmente chiamato a liberare il Brasile, con la benedizione della teologia della “prosperità” e grande vantaggi per il già deficitario bilancio dello Stato. Già lo scorso luglio, vari sindacati di professionisti del settore avevano inviato una domanda di incriminazione per genocidio al TPI dell’Aja contro il signore Jair Messias Bolsonaro e ben 60 richieste di impeachment sono state insabbiate fino a oggi dal malfido (corrotto?) Presidente del Congresso Rodrigo Maia (DEM-RI). L’ultima richiesta in tal senso si sta costruendo tra i partiti dell’opposizione a traino PT-PDT, PSOL e PCdoB, proprio mentre scriviamo e il giorno quindici è stato realizzato un panelazo (protesta pacifica al rumore dei coperchi di pentole), convocata sulle reti sociali con l’hashtag: “senza ossigeno – senza vaccino – senza governo – il Brasile sta morendo – #asfissiato” (rilanciato anche stasera, 23 gennaio).

Bisogna, infatti, aggiungere all’atteggiamento criminale descritto anche l’aggravante del rifiuto del vaccino come possibile soluzione alla pandemia e il contenzioso in corso con l’esperienza dello Stato di San Paolo, che sta producendo il vaccino cinese Sinovac all’Istituto Butantan per distribuirlo a prezzi politici anche agli altri stati. Gli argomenti utilizzati dal Subprimate al potere sono anche in questo caso folkloristicamente risibili e tragicamente macchiettistici nella loro ascientifica pregiudiziale di matrice ideologica – “non si sa che vi mettono nell’organismo quelli, insieme ai Cinesi, volete diventare dei coccodrilli? Volete che ai maschi venga la voce delle femminucce? O che alle vostre donne crescano i baffi?”, “Chi si assume la responsabilità di quello che vi inoculano? E se vi inoculano un virus ancor più potente? Io di certo non me ne assumo la responsabilità”. Dove si evince che nessuno ha mai spiegato a questo luminare della “scienza” post-vax del XXI secolo quale sia la definizione di base di un vaccino, da Jenner in poi, vale a dire l’iniezione di una quantità di virus depotenziato nell’organismo in modo da stimolare le sue proprie difese immunitarie contro gli agenti patogeni esterni. Per non parlare dei vaccini di ultima generazione, quelli a Rna messaggero.

Ultimo atto della tragicommedia brasiliana: lo scorso lunedì mattina è arrivato a Manaus un cargo di camion proveniente via Roraima, dal Venezuela, su decisione del Governo bolivariano guidato dal presidente Nicolás Maduro, il quale, sordo alle continue provocazioni e minacce di invasione degli anni passati dei Subprimati Trump e Bolso, si è sentito coinvolto nella tragedia umanitaria del popolo brasiliano ed ha deciso di fare un gesto concreto per dimostrare il valore della cooperazione e della solidarietà tra i popoli, nell’ottica integrazionista inaugurata dal Comandante Hugo Frías Chávez con l’ALBA, la CELAC e altre iniziative. Si è trattato di un atto umanitario reale e politicamente fondato, implicante la consegna di 100.000 kg di ossigeno e lontano anni luce dalla pagliacciata mediatica e politica messa in piedi dal golpista Juan Guaidó in combutta con le forze imperialiste della CIA e dell’alleato colombiano nel 2019, con l’unico scopo (miseramente fallito) di provocare una defezione nelle Forze Armate Bolivariane e scatenare un’invasione militare. Il Cancelliere venezuelano Arreaza sta firmando un protocollo con gli Stati di Amazonas e Roraima per la consegna via terra di carichi settimanali che consentiranno di salvare chissà quante vite umane.[7] Un piccolo gesto di solidarietà e vicinanza, nelle more della costruzione del Banco Vaccini Continentale, di cui il governo di Cuba insieme a quello del Venezuela si stanno facendo promotori.

Orbene, esiste un detto popolare, risalente al noto The Travels of John Mandeville del XIV secolo, che vuole che il coccodrillo pianga, dopo aver mangiato qualche preda umana. Se qualcuno si aspettava qualche parola di gratitudine, anche dettata da considerazioni di circostanza, da parte del Bolsa-ou-a-vida, si è dovuto ricredere di fronte all’ostinata e pervicace testardaggine di questa forma primordialmente coriacea e regressiva di simil-vita che si è impadronito criminalmente del potere nel Brasile. A dimostrazione che il virus più difficile da combattere è quello dell’ignoranza arrogante e presuntuosa, che nutre il razzismo e il suprematismo “razziale”, allo stesso tempo solleticando gli istinti più bassi e cinici presenti nella natura umana.

Il giorno seguente, davanti a una claque addomesticata di subprimatoidi sostenitori e giornalisti prezzolati, in puro stile neroniano, il Messia brasileiro commentava beffardamente che “il cuore di Maduro è grande, perché il personaggio pesa circa 200 kg… certo che il suo cuore deve essere grande, si capisce” (rsrsssss, risate della claque) e che “il Venezuela non è in grado di aiutare nessuno, con quei salari che non gli permettono nemmeno di comprare un chilo di riso… In Venezuela, voi vedete cani per strada? No, perché in quel paese si mangiano i cani per fame” (nuova risata della claque, rrrrsssss).[8]

Come dice un altro proverbio portoghese-brasiliano, depositario, questo, della saggezza popolare atavica: Para um bom entendedor, poucas palavras (bastam), equivalente dell’italiano: a buon intenditor (cioè, a chi è in grado ancora di decodificare/comprendere criticamente quello che succede sotto i propri occhi), poche parole…


[1]Per esempio…

[2] Trump in inglese significa briscola, ma anche trionfo. La briscola trionfante è, ovviamente, anche un riferimento al sua brillante spirito sportivo e alla sua egregia capacità di incassare la sconfitta elettorale ad opera del Democratico J. Biden. Infallibile come il Papa, anche l’ex-Presidente U.S.A. aveva cominciato col minimizzare la pericolosità del virus e a propalare gli effetti miracolosi della idrossiclorochina per il trattamento precoci delle infezioni da esso prodotte.

[3]Bolsa in portoghese è la borsa. L’espressione a bolsa ou a vida riproduce l’atteggiamento banditesco della Massima Autorità Responsabile della Salute Pubblica in Brasile, che ha terrorizzato la popolazione dicendo che sarebbero morti di fame, se avessero chiuso l’economia. Il risultato è che, dopo un anno di quest’andazzo, in Brasile le morti evitabili per corona-virus sono circa 210.000 su una popolazione di circa 217 milioni (0,9%) La letalità risulta invece oscillare tra il 2,4 e il 6,4 % ca.

[4]In http://www.terra.com.br/noticias/coronavirus/bolsonaro-diz-que…

[5] Appena ritornato negativo dalla presunta infezione da corona-virus, l’invincibile superuomo se ne è uscito con le solite battutine tra il macho e il cinico-TV, chiamando il Brasile “pais de maricas” (paese di femminucce), e dicendo che lui non era un becchino che fa la conta dei morti e che “tutti un giorno dovremo morire”. In http://www.onzedemaio.com.br/maricas-e-dai-nao-sou-coveiro-e-so…

[6]https://bncamazonas.com.br/rapidinhas/pazuello-grande-decepcao-em-manaus/

[7]httpssolidaridad-oxigeno-20210123-0015.html://www.telesurtv.net/news/venezuela-brasil-manaos-

[8]https://www.hoybolivia.com/Noticia.php?IdNoticia=325193.

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