Correa chiama i paesi dell’ALBA a costruire l’ordine mondiale dei popoli

TeleSUR

30 lug2013.- Il presidente ecuadoriano ha ricordato che «i nuovi governi latinoamericani hanno bisogno di stabilire un ordine, perché adesso comanda il popolo». Il presidente Correa ha ricordato al vertice dei capi di Stato di ALBA che «adesso non comandano le élite». Il presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, il Martedì ha esortato i paesi dell’Alleanza Bolivariana per i Popoli (ALBA), a creare un nuovo ordine mondiale in cui la supremazia sia degli esseri umani, la gente, e non del capitale.

«Dobbiamo essere in grado di creare un nuovo ordine mondiale in cui le persone abbiano la supremazia, l’uomo, non il capitale. In America Latina, le cose sono cambiate, adesso comandano le persone, non le élite e molto meno il capitale». Il presidente ecuadoriano ha aggiunto che «se è vero che non siamo riusciti a risolvere tutti i problemi, è anche vero che non comandano gli attuali paesi egemonici. In Ecuador, in Bolivia e in Venezuela comanda la sovranità popolare, e questo è il principale cambiamento nelle nostre repubbliche ed è proprio ciò che le élite non ci perdonano», ha detto in apertura del vertice XII dei capi di Stato e di governo della regione. In questo senso, Correa ha chiesto di mantenere l’unità del blocco regionale e dei loro governi contro quello che ha definito «l’entelechia del mercato e dell’imperialismo finanziario», che si sostituisce agli interventi militari.

«Certo che c’è ancora l’imperialismo, ma non si esprime su di noi con le bombe, con i missili o con gli stivali che ci schiacciano. Il nuovo imperialismo del mercato sono i dollari, l’abuso. Hanno detto che il capitale conta più che il nostro popolo e ciò non lo possiamo permettere».

Tribunali di arbitraggio regionali

Il presidente ecuadoriano ha ribadito la necessità di promuovere tribunali regionali da parte di organizzazioni di integrazione regionale come l’ALBA, la Comunità degli Stati Latinoamericani e dei Caraibi (CELAC) e l’Unione delle Nazioni Sudamericane (UNASUR). Correa si è riferito ai tribunali internazionali che rispondono all’interesse di minare i governi progressisti che rispondono al popolo al quale subordinano il loro principale obiettivo di crescita. «Risulta scandaloso che organismi internazionali intollerabili totalmente corrotti fingano di essere al di sopra della giustizia dei nostri paesi, della nostra sovranità», ha aggiunto. Correa ha citato il caso della compagnia petrolifera statunitense Chevron: «Questa società ha trascorso un decennio cercando di distruggere il sistema giudiziario ecuadoriano, accusandolo di corruzione con 900 avvocati e milioni di dollari. Siamo di fronte alla terza società negli Stati Uniti che vuole rendere chiaro che il ‘business’ delle società statunitensi non può essere giudicato».  «Il Centro internazionale per la risoluzione delle controversie relative agli investimenti (ICSID), una istituzione della Banca Mondiale, ha ritenuto la legge di un paese sovrano come l’Ecuador e la legge ecuadoriana troppo dura, ciò non sarebbe mai accaduto con gli Stati Uniti ma si applica al nostro paese, con l’obiettivo di addebitare al paese due milioni e 300 mila dollari. È terribile: quello che non hanno ottenuto con l’opposizione, con i media e con i sabotaggi lo vogliono ottenere attraverso questi organi arbitrali», ha spiegato Correa.

Pertanto, il presidente ha esortato i suoi omologhi dell’ALBA a «difendere la nostra gente, mantenere la nostra sovranità. La Patria Grande, di cui nostri parlavano in nostri antenati come Bolívar, Saenz, resta una necessità. Insieme saremo coloro che dettano le condizioni al capitale. Per fare questo abbiamo ALBA, CELAC e il nostro amato UNASUR. Le sfide e pericoli interni li risolveremo insieme».

Superare la povertà senza perdere l’identità

Il presidente Rafael Correa ha sottolineato che la sfida del XXI secolo «per i nostri villaggi ancestrali e la Patria Grande è quello di superare la povertà senza perdere la nostra identità».

«Dobbiamo essere chiari, i nostri popoli indigeni non vivono bene. Dobbiamo mantenere la nostra cultura indigena, ma credo che continuare a vivere senza acqua, elettricità e altri servizi non sia cultura è piuttosto la miseria, e la miseria non può essere permessa» ha detto Correa durante il XII vertice dell’ALBA.

«L’imperativo morale è quello di superare la povertà», ha detto il presidente dell’Ecuador. Ha inoltre esortato i paesi membri dell’organizzazione regionale «a pensare come fare le cose meglio, dobbiamo trattare e discutere all’interno dell’ALBA».

«Si è fatta una cultura della resistenza e la chiave è la cultura dell’evoluzione, di migliorare giorno dopo giorno», ha dichiarato.

Unità ed Integrazione

 D’altra parte, Correa ha avvertito che forze interne ed esterna cerano di destabilizzare le nazioni progressiste perciò ha insistito nella necessità che “i nostri governi parlino chiaro ai popoli affinché non siano confusi da false sinistre».

«Per sostenere il cambio di epoca e fare fronte ai pericoli interni ed esterni è necessario l’unità e l’integrazione». Il questo senso Correa ha evidenziato l’eredità dell’unità che ha lasciato il leader della Rivoluzione Bolivariana, Hugo Chávez, ed ha affermato che il suo spirito è più vivo che mai: «Figure come quella di Hugo Chávez è proprio di ciò di cui abbiamo bisogno, leadership che rappresentano la volontà dei popoli».

[trad. dal castigliano a cura di Danilo Della Valle]

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