Dei 180 arrestati durante le proteste violente, gli studenti sono solo il 7%

Luisa Ortega Díaz

Luisa Ortega Díaz

di Geraldina Colotti – il manifesto

26apr2014.- Solo il 7% delle 180 per­sone che si tro­vano in car­cere per aver par­te­ci­pato alle pro­te­ste vio­lente con­tro il governo vene­zue­lano è costi­tuito da stu­denti. L’informativa è stata illu­strata dalla Fiscal gene­ral Luisa Ortega Diaz.

Secondo i dati del Mini­ste­rio publico (Mp), i morti (civili e mili­tari) sono finora 41. Tra il 12 e il 24 aprile, Ortega ha pre­sen­tato altre 19 accuse con­tro 47 per­sone sospet­tate di aver par­te­ci­pato ad atti van­da­lici fina­liz­zati a pro­muo­vere un colpo di stato. Il Mini­ste­rio publico ha anche messo sotto inchie­sta 145 per­sone sospet­tate di aver vio­lato i diritti umani, due delle quali accu­sate di omi­ci­dio, uno per tor­tura e 142 per atti di cru­deltà.
Ortega ha nuo­va­mente invi­tato lo stu­dente Raul Ayala, che aveva denun­ciato di esser stato vio­len­tato con la canna del fucile a col­la­bo­rare con gli inqui­renti. Il caso aveva fatto scal­pore, ben­ché le prime peri­zie medi­che non aves­sero con­fer­mato le accuse.

Un altro rap­porto indica che, dall’inizio di feb­braio (quando sono scop­piate le pro­te­ste vio­lente), vi sono stati 162 attac­chi ai medici cubani che lavo­rano nei quar­tieri popolari.

Oltre 30.000 coo­pe­ranti che pre­stano assi­stenza a circa 11 milioni di per­sone. Sono arri­vati nel paese dopo le ter­ri­bili inon­da­zioni che hanno messo in ginoc­chio lo stato Var­gas nel 1999 e hanno for­ma­liz­zato la loro coo­pe­ra­zione nel 2003, con l’istituzione della Mision Bar­rio Aden­tro, all’insegna di uno scam­bio soli­dale: il petro­lio vene­zue­lano in cam­bio di medici. Una cam­pa­gna di odio fomen­tata dalle destre con­tro “il castro-madurismo” ha però pro­vo­cato le aggres­sioni alle strut­ture pub­bli­che in cui lavo­rano i cubani e allo stesso per­so­nale sanitario.

La Pro­cu­ra­trice gene­rale ha illu­strato i dati alla stampa al ter­mine di un corso sui Diritti umani rivolto ai «comu­ni­ca­tori sociali» e orga­niz­zata dalla Scuola nazio­nale dei giu­dici dell’Mp. Ortega ha anche respinto il rap­porto pre­sen­tato sul Vene­zuela dalla Com­mis­sione inte­ra­me­ri­cana per i diritti umani (Cidh), per­ché – ha detto — «non rispec­chia la realtà».

Il governo vene­zue­lano, insieme ad altri paesi pro­gres­si­sti dell’America latina, da anni accusa la Cidh di essere subal­terna a Washing­ton e ha deciso di non farne più parte quand’era ancora in vita il pre­si­dente Hugo Cha­vez. Fra gli argo­menti addotti, che Ortega ha ricor­dato, l’inattività della Cidh di fronte alle denunce pre­sen­tate dalle asso­cia­zioni per i diritti umani circa la scom­parsa di oltre 3.500 per­sone durante i governi della IV Repub­blica (1958–1998).

Anche le vit­time del Cara­cazo — la rivolta popo­lare con­tro le misure impo­ste dal Fondo mone­ta­rio inter­na­zio­nale al governo del social­de­mo­cra­tico Car­los Andrés Pérez nel 1989 — si sono rivolte alla Cidh, ma senza esito. Chie­de­vano giu­sti­zia per i parenti uccisi dal fuoco dell’esercito, che ha spa­rato sulla folla pro­vo­cando migliaia di vit­time, in gran parte occul­tate nelle fosse comuni.

Nem­meno i parenti delle vit­time del colpo di stato con­tro Cha­vez del 2002 hanno otte­nuto sod­di­sfa­zione dalla Cidh. E ora si oppon­gono alla pos­si­bi­lità che il governo Maduro accolga la richie­sta dell’opposizione pre­sen­tata nell’ambito dei col­lo­qui di pace in corso.

La Mesa de la uni­dad demo­cra­tica (Mud) che rac­chiude le varie com­po­nenti dell’antichavismo, ieri è nuo­va­mente scesa in piazza insieme agli stu­denti che non accet­tano il dia­logo con il governo e che chie­dono soprat­tutto l’amnistia.

«L’educazione si rispetta», dice­vano i car­telli di quelli che hanno sfi­lato ieri. Una sto­na­tura con­si­de­rando che, in 15 anni di governo, il cha­vi­smo ha soprat­tutto pun­tato sull’educazione per tutti e che per stu­diare gli stu­denti non devono sbor­sare una lira. Gli stu­denti di oppo­si­zione hanno pro­te­stato anche con­tro la recente deci­sione del Tri­bu­nal supremo de justi­cia (Tsj) che ha accolto il ricorso di un sin­daco e ha sta­bi­lito che, prima di mani­fe­stare, si deve chie­dere l’autorizzazione alle auto­rità locali.

Una misura adot­tata in tutti i paesi demo­cra­tici, ha fatto notare il sin­daco del muni­ci­pio Liber­ta­dor (il più grande dei cin­que che com­pon­gono la capi­tale), Jorge Rodri­guez. Anche ieri, gli oltran­zi­sti hanno mar­ciato all’interno delle zone bene­stanti, nei quar­tieri est di Cara­cas: i quar­tieri in cui non si pla­cano del tutto le «gua­rim­bas», bar­ri­cate di detriti e spaz­za­tura data alle fiamme.

Durante un assalto dei «gua­rim­be­ros» nel muni­ci­pio Cha­cao si è quasi rischiata una strage in un asilo pieno di bam­bini che si tro­vava all’interno del mini­stero dell’Abitare, dato alle fiamme. Per que­sto, ieri il Tri­bu­nal supremo de justi­cia ha accolto la denun­cia pre­sen­tata con­tro il sin­daco Ramon Mucha­cho da alcune asso­cia­zioni: per non aver ottem­pe­rato al dovere costi­tu­zio­nale di garan­tire la libera cir­co­la­zione dei cittadini.

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