Dalla Bolivia per la legalità internazionale fatta a pezzi dalle potenze

morales

di Marinella Correggia

La Coordinadora nacional para el cambio (Conacam), coordinamento boliviano di decine di organizzazioni indigene, sindacali, contadine e politiche (*) riunitasi d’emergenza il 17 luglio a La Paz, «convoca le organizzazioni sociali antimperialiste e anticolonialiste, di lavoratori urbani e rurali, di contadini  di popoli e nazioni indigeni del mondo (…) al Vertice internazionale dei popoli in difesa dei diritti umani e del pieno rispetto dei trattati e convenzioni internazionali che reggono la convivenza fra gli stati», a Tiquipaya (Cochabamba) il 31 luglio e l’1 e il 2 agosto.

Il punto di partenza e tema centrale è il sequestro subito agli inizi di luglio dall’aereo del presidente boliviano Evo Morales Ayma, al quale varie potenze europee – Italia Spagna Francia Portogallo  – hanno negato il diritto di sorvolo costringendolo a un atterraggio di emergenza a Vienna per il rifornimento di carburante. La ragione? Fare un ennesimo favore ai sospettosi Usa, i quali temevano che l’aereo, in provenienza da Mosca (Morales aveva partecipato al vertice dei paesi produttori di gas) avesse a bordo Edward Snowden, agente pentito della Cia, il quale dopo aver reso noto al mondo che gli Stati uniti spiano anche i loro alleati europei si trova tuttora in un aeroporto russo in attesa di asilo, magari in un paese latinoamericano. Il documento dei boliviani definisce il gesto di questi quattro paesi «flagrante terrorismo di stato da parte di governi delle potenze imperialiste e colonialiste, dietro istruzioni impartite dagli Stati Uniti» spiega il documento dei movimenti boliviani;  «una grave minaccia alla vita del presidente» (l’aereo aveva infatti problemi di riapprovvigionamento) e «un’aggressione contro la dignità del popolo boliviano e latinoamericano». Per i movimenti, con il sequestro di Morales hanno raggiunto il culmine «le continue violazioni, da parte degli Stati Uniti e delle potenze loro alleate, dei trattati e delle convenzioni internazionali che disciplinano la pacifica convivenza fra gli Stati e il cui adempimento è garanzia del rispetto dei diritti umani dei popoli che fanno parte dell’Onu». Anche lo spionaggio denunciato da Snowden è una violazione dei diritti dei popoli e delle regole internazionali.

La denuncia della Coordinadora boliviana non trascura una delle principali violazioni della legalità internazionale messe in atto da certe potenze: la guerra, diretta o per procura. Quasi all’inizio del documento, infatti, si legge: (i governi delle potenze imperialiste) «legati alla Nato, eseguono continuamente aggressioni armate in diversi territori sovrani, non soltanto nel nostro continente, ma anche nei paesi fratelli di altri continenti, come è successo negli ultimi tempi in Libia e Siria, sotto la leadership degli Usa». I paesi e i popoli dell’Alleanza Alba  confermano la loro posizione per la pace e il dialogo e contro l’ingerenza armata. Nel marzo 2011, Hugo Chávez e Fidel Castro chiesero un appoggio internazionale (che non ottennero) per un’azione di mediazione in Libia che avrebbe evitato la guerra della Nato. E quando questa iniziò, il presidente Evo Morales chiese che a Obama fosso tolto il Nobel per la pace. Nel caso della Siria, come il nostro sito ha più volte ricordato, i paesi dell’Alba sono stati i più coerenti nel denunciare – anche nelle diverse sedi Onu –  la guerra per procura alimentata dalle potenze Nato e petromonarchiche: ecco un’altra delle loro flagranti violazioni del diritto internazionale, come abbiamo più volte fatto notare.

L’incontro a Cochabamba sarà anche l’occasione per analizzare «gli effetti della presenza di imprese multinazionali e gruppi affini all’imperialismo che operano nei nostri territori» visto che i popoli dell’America latina «affrontano da oltre 500 anni l’assalto colonialista e imperialista delle grandi potenze che sfruttano risorse, lavoratori e popoli e nazioni indigene attraverso le multinazionali».

Ricordiamo anche che la Bolivia è stata fatta oggetto di campagne di destabilizzazione a opera anche di «organizzazioni non governative» in prima linea anche nel fomentare le ingerenze in Libia e Siria. Ad esempio Avaaz.

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